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Autore: The Squad    06/01/2005    5 recensioni
Ecco a voi la storia breve di un giovane alle prese con una strana sparizione,una maledizione di famiglia ed...un terribile mostro. il jabberwack è una figura ispirata al romanzo di Lewis Carrol 'Alice nel paese delle Meraviglie' ma nella versione più fumettistica rappresentata nel manga 'Arms'
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Jabberwack  Il giovane uomo

The Jabberwack

Il giovane uomo si aggirava ormai da mezza giornata nella fitta foresta vicino alla sua cittadina. Il sole era stato al suo zenit almeno cinque ore prima ed ora mancava poco perchè questo tramontasse.
Era sfinito,ma doveva andare avanti nella sua ricerca,sebbene sia le gambe che le braccia gli dolessero da morire.
Non si accorgeva nemmeno di essere bagnato di sudore dai capelli ai piedi,tanto era attento e spaventato da cosa avrebbe potuto trovare nella sua ricerca.
I minuti sembravano passare sempre più veloci e quindi Ashley,questo era il nome dell’uomo,si adeguò cercando sempre con più efficienza e più alacrità nella profondità insidiosa di quegli alberi.
Faceva funzionare solo gli occhi e le gambe,la mente adesso sembrava perdersi in timori crescenti e supposizioni che lo facevano rabbrividire.
Pensava a ciò che stava facendo,e al perché lo stesse facendo...Egli stava cercando suo padre,del quale non si avevano notizie da poco meno di una settimana.
Al villaggio di Imnesvale,dove Ashley viveva felicemente con la sua famiglia,non si erano preoccupati più di tanto,sarebbero andati a cercarlo solo se non fosse tornato a casa entro un mese.
Ma per un figlio le preoccupazioni non permettevano di sopportare un attesa talmente lunga,così Ashley aveva fatto di testa propria ed era andato da solo. -Che idiozia!- disse a se stesso,non solo si era avventurato in un impresa al di là delle sue possibilità,ma aveva anche disobbedito ai consigli che suo padre gli ripeteva sempre da bambino ed ora questi consigli gli vorticavano nella testa -Se andrai mai in una foresta qualsiasi,non ci andare mai da solo,portati sempre qualcuno che la conosce ed un arma per difenderti. E non andare mai in posti sconosciuti sia a te che a chi ti accompagna…le insidie sono molte.-
Ashley era sicuro che la compagnia di se stesso gli sarebbe bastata,conosceva abbastanza la foresta,e come arma stava brandendo il pesantissimo spadone del padre,il quale era sempre stato un guerriero,come anche il nonno. La sua famiglia aveva una vera tradizione di combattenti,ma lui era un pacifista convinto,faceva l’artigiano e il commerciante. Le sue braccia non erano ne forti ne allenate come quelle del suo vecchio…quindi lo spadone non gli sarebbe servito a molto in quella situazione di stanchezza,ma lo teneva comunque saldamente in mano,convinto che si sarebbe dovuto difendere da qualche cosa. Eh già,il suo vecchio,pensò,da quando il nonno era morto suo padre non era più lo stesso,non si sapeva che fine avesse fatto suo nonno e quindi non si dava per vinto credendo che fosse ancora vivo. Era diventato un po’ paranoico in effetti,ogni tanto diceva che sarebbe andato a cercarlo,anche se era già da cinque anni che non c’era più.
Continuando a vaneggiare,e a chiedersi ininterrottamente quanto fosse stato stupido,non si accorse che stava camminando su un suolo a lui poco familiare,allora si girò su se stesso cercando di scorgere un punto distintivo,ma non ne trovò.
E in più non riusciva nemmeno a vedere al di là di pochi metri dal suo naso. Il sole era stato coperto per tutto il giorno dalle nuvole,era da quasi tre settimane che pioveva a giorni alterni,ma un tramonto così precoce non l’aveva proprio previsto!Senza che se ne rese conto,si era perso in una zona che mai aveva visitato prima d’ora,ed era improvvisamente calata la notte.
All’inizio la prese quasi con ironia,abbassò la spada e si mise a camminare verso un grande masso che stava lì nelle vicinanze. Gli stivali intrisi d’acqua calpestando le foglie secche facevano un rumore che sembrava l’unico a rompere il silenzio che segnava la fine della luce e l’inizio delle tenebre. Una volta raggiunto il masso pensò che si era davvero perso,chi si sarebbe dimenticato di una pietra così grande nel bel mezzo di un sentiero che passava proprio fra gli alberi?
A quel punto Ashley decise,quasi con sufficienza, di appoggiarsi lì a quella roccia e di dormire fino all’alba,quando avrebbe potuto ritrovare la strada più agevolmente.
Il giovane si mise seduto,tenendo a portata di mano la sua arma,e cercò di chiudere gli occhi, e per alcuni minuti ci riuscì.
Proprio quando stava per addormentarsi,le nuvole che fino a poco prima erano rimaste calme lasciarono che l’acqua scrosciasse sulla terra e si mise a piovere. Benché le chiome degli alberi fossero folte,la pioggia colpì ugualmente Ashley facendolo svegliare ed imprecare quasi nello stesso istante. Il giovane aprì gli occhi constatando quasi immediatamente che non vi erano ne le stelle ne la luna e che in questo momento,il buio era ancora più profondo di prima. Ancora non se ne preoccupò e si rallegrò invece che i suoi vestiti di cuoio,trattato da lui in persona,non lasciavano che l’acqua entrasse in contatto con il suo sudore. Ma poi toccandosi la lunga chioma nera che già era fradicia,imprecò nuovamente e con più vigore,adesso per quel suo gesto folle si sarebbe pure ammalato. Solo quando cominciarono a piovere anche fulmini,si accorse di quanti pericoli più concreti lo stessero minacciando. Ripose subito lo spadone nel fodero per paura di attirarsi addosso un fulmine,ma qualcosa gli fece cambiare idea repentinamente facendoglielo estrarre nuovamente.
Ora era completamente sveglio e vigile,stava brandendo la spada con tutta la forza che gli era rimasta. I rumori che aveva sentito lo impaurivano ora ben più di un fulmine. I versi di rapaci notturni gli mettevano ansia,alcuni pipistrelli cercavano riparo dalla pioggia e il loro battere le ali era solo un breve intervallo all’incessante scrosciare della pioggia. Infine ai lampi seguivano possenti tuoni e a questi tuoni,spesso seguiva un minaccioso ululato. Ora Ashley aveva la schiena premuta contro il gigantesco sasso,e stava immobile con l’arma sollevata,gli occhi spalancati e le orecchie tese. Adesso persino il suo cuore era cosi accelerato che lo poteva sentire,e l’adrenalina stava fluendo nel suo sangue come l’acqua che scendeva dal cielo e come il vento che la spazzava in ogni direzione.
Quanto avrebbe potuto resistere ancora?Sarebbe riuscito a rivedere l’alba?
Restò paralizzato per diversi minuti,la semplice paura che si stava incendiando nella sua mente non permetteva al corpo ne disattenzioni ne sprechi della già poca energia rimasta.
La sua attenzione raggiunse ben presto un livello paranoico,quando cominciò addirittura a sentire dei passi,sempre più vicini,fra un lampo e l’altro gli parve di scorgere due gemme color ambra che lo fissavano.
I suoi denti si strinsero,ma le sue gambe tremarono quando quei bagliori ambrati si fecero più nitidi e si moltiplicarono,lo stavano ora accerchiando da ogni possibile direzione di fuga.
Ci mise poco a capire che quelli erano lupi,e a giudicare dal loro boccheggiare continuo dedusse che dovevano essere stanchi ed affamati ben più di lui. I Cinque animali che formavano il branco si avvicinarono alla agognata preda fino a rendere chiara la loro forma e fino a far diventare visibili le loro zanne ad ogni fascio di luce che le investiva.
Ashley venne posseduto per qualche secondo da un puro istinto di sopravvivenza che gli fece fare un urlo di guerra in risposta al ringhiare dei lupi e che subito dopo gli ordinò di far roteare l’enorme spada in modo orizzontale per tenerli a distanza. Ma con questo movimento finì per sbilanciarsi con il peso dell’arma e quasi stava per cadere con la faccia ed il resto del corpo nel fango.
Alla prima occasione gli animali gli si gettarono contro senza pietà in una carica di gruppo.
Il ragazzo si credeva ormai spacciato quando vide una delle bestie volare nell’aria ad una velocità altissima per andare poi a rovinare su di un'altra e scaraventarle entrambe su di uno spesso tronco di pino. I rimanenti tre si guardarono attorno in preda al panico dopo aver visto i loro compagni morti con le ossa frantumate.
Ashley guardò con la bocca spalancata e restando immobile,mentre un ombra gigantesca e fulminea passava davanti ai suoi occhi. Un secondo più tardi l’ombra saltò in aria dileguandosi tra le fronde e a terra al suo passaggio aveva lasciato altre due carcasse,le quali a differenza delle prime erano sanguinanti e piene di orribili e profondi tagli. Il capobranco rimase da solo con il ragazzo per qualche secondo ancora…poi la stessa ombra di prima gli piombò addosso cadendo dagli alberi per infilzare ed uccidere anche lui.
Ashley guardò l’ombra che ora sembrava avere acquisito la forma di una bestia bipede alta quasi quattro piedi più di lui. Ora gli tremavano non solo le gambe,ma anche i denti,le mani che testardamente brandivano ancora lo spadone e tutto il resto del corpo. Quando la bestia si girò verso di lui egli poté vedere solo due occhi color sangue in mezzo ai quali non vi era che una sottile fessura nera. Successivamente un lampo rischiarò l’immagine che fece quasi morire di terrore il ragazzo e si impresse nella sua mente come una premonizione indelebile del suo destino.
In quel istante memorizzò come doveva essere quel suo ultimo incubo. Il mostro che aveva davanti era alto abbondantemente sopra i due metri eppure non era nemmeno in posizione eretta. Il suo corpo era rivestito interamente da una corazza ossea,la forma poteva essere simile a quella di un umano,ma le sua braccia erano sproporzionatamente lunghe e le sue mani terminavano con una lunga lama ricurva per ogni dito. Ma ciò che più lo scosse fu la sua faccia,sembrava l’unione di quella di un uomo e di quella di un rettile,i capelli erano simili a lunghi aculei rigidi,gli occhi di rubino rilucevano e la sua bocca era aperta in un minaccioso sorriso che lasciava scoperti i denti aguzzi, affilati e perfettamente uguali.
Il sorriso si allargò ulteriormente proprio prima che il mostro cominciasse a parlare ad Ashley che ora era nuovamente al buio più totale.
La voce quasi spettrale della creatura raggiunse le orecchie del giovane come se provenisse da dietro di lui anche se sapeva che la minaccia gli stava ancora davanti.
-Finalmente…sei arrivato…anche tu….Ashley!-
Nel sentire pronunciare il suo nome la follia prese il sopravvento. Si alzò e velocemente scagliò la spada verso il mostro con tutta la sua forza per poi scappare a massima velocità da qualunque parte.
Ogni posto al mondo sarebbe stato meglio di quello,dovunque esso fosse…
La spada roteante venne deviata senza difficoltà dalla creatura che invece di inseguire il disperato giovane stette per un momento ad osservare la sua direzione e poi spiccò un possente ma agile salto che la portò nuovamente nell’oscurità,fra i rami intricati di quella foresta.
Era ormai un minuto che Ashley correva il più veloce possibile,ma ora si stava stancando,i suoi piedi si staccavano con sempre più fatica dal terreno fangoso e le gambe non lo avrebbero sorretto ancora per molto. Troppo stremato dalla fatica egli inciampò e cadde in ginocchio,per qualche secondo si fermò a riprendere fiato,ma poi subito si ricordo che a comandare era solo la sua paura.
Così si rialzo di scatto,ma prima che si lanciasse di nuovo a correre udì come dei passi appena dietro di sé. Con una mossa veloce quanto istintiva il giovane si girò sguainando un lungo pugnale che già sapeva,sarebbe stato inutile.
Dietro di sé non vide nulla a parte il sentiero sul quale si era precipitato pochi secondi fa.
Ma voltandosi nuovamente verso la sua strada si trovo di fronte la faccia orribile del mostro,che lo fissava con il suo sadico sorriso. - E’ inutile…sfuggire al destino…Ashley- Gli sussurrò la belva.
Una delle enormi mani lo colpì tagliandogli il petto in quattro punti e facendo volare via il suo futile pugnale.
Il giovane incredulo si toccò le ferite dalle quale cominciava a sgorgare sangue.
Il mostro invece arretrò di un passo e gli lanciò un oggetto dalla forma quasi sferica. L’impatto fece cadere Ashley all’indietro. Teneva ora quella cosa fra le mani cercando di capire cos’era e all’improvviso gli venne un terribile sospetto. Un sospetto che venne confermato al primo lampo,che illuminò l’oggetto alla sua vista,quella era la testa di suo padre!
-Nooooo!-Fu il grido di disperazione e rabbia che gli uscì dalla bocca.
Egli tentò ancora di alzarsi,ma non per scappare,voleva parlare al suo carnefice prima di morire.
Ma il mostro era nuovamente sparito. Ashley allora gridò le sue suppliche al vento -Perché lo hai fatto?Cosa sei tu?Rispondimi!-
Le richieste furono sentite ed in un attimo le braccia del ragazzo vennero immobilizzate dalla creatura che era atterrata alle sue spalle e gli stava rispondendo con la sua voce così simile al soffio della morte.
-Tu mi conosci…Ashley…una volta…mi conoscevi…se sapessi perché lo sto facendo…mi ringrazieresti!Nell’aldilà…ricordami solo…con questo nome…Jabberwack!- e queste furono le sue ultime parole prima che lo infilzasse con cinque lame sollevandolo da terra per poi lanciarlo via in mezzo a un cespuglio. La sua orrenda mano ora era bagnata di sangue caldo,ma la fredda pioggia lo stava già lavando via,aiutandolo a dimenticare il suo gesto.
Adesso il mostro,un jabberwack,era soddisfatto,la sua opera era finalmente completa.
Egli se ne sarebbe andato da quella foresta per cercare ed uccidere chi,cinque anni fa,lo aveva ridotto così.
Almeno in quel modo la sua maledizione non si sarebbe trasmessa ai suoi eredi,quelli che aveva ucciso in meno di una settimana erano suo figlio e suo nipote…
Senza pensare a nulla,se non a un tetro ritornello di una canzone triste, il jabberwack camminava attraverso la foresta,in mezzo alla tempesta che lo avrebbe seguito ovunque egli fosse andato per incontrare il suo destino.

  
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