The Jabberwack
Il giovane uomo si aggirava ormai da mezza giornata nella fitta foresta vicino
alla sua cittadina. Il sole era stato al suo zenit almeno cinque ore prima ed
ora mancava poco perchè questo tramontasse.
Era sfinito,ma doveva andare avanti nella sua ricerca,sebbene sia le gambe che
le braccia gli dolessero da morire.
Non si accorgeva nemmeno di essere bagnato di sudore dai capelli ai piedi,tanto
era attento e spaventato da cosa avrebbe potuto trovare nella sua ricerca.
I minuti sembravano passare sempre più veloci e quindi Ashley,questo era il nome
dell’uomo,si adeguò cercando sempre con più efficienza e più alacrità nella
profondità insidiosa di quegli alberi.
Faceva funzionare solo gli occhi e le gambe,la mente adesso sembrava perdersi in
timori crescenti e supposizioni che lo facevano rabbrividire.
Pensava a ciò che stava facendo,e al perché lo stesse facendo...Egli stava
cercando suo padre,del quale non si avevano notizie da poco meno di una
settimana.
Al villaggio di Imnesvale,dove Ashley viveva felicemente con la sua famiglia,non
si erano preoccupati più di tanto,sarebbero andati a cercarlo solo se non fosse
tornato a casa entro un mese.
Ma per un figlio le preoccupazioni non permettevano di sopportare un attesa
talmente lunga,così Ashley aveva fatto di testa propria ed era andato da solo.
-Che idiozia!- disse a se stesso,non solo si era avventurato in un impresa al di
là delle sue possibilità,ma aveva anche disobbedito ai consigli che suo padre
gli ripeteva sempre da bambino ed ora questi consigli gli vorticavano nella
testa -Se andrai mai in una foresta qualsiasi,non ci andare mai da solo,portati
sempre qualcuno che la conosce ed un arma per difenderti. E non andare mai in
posti sconosciuti sia a te che a chi ti accompagna…le insidie sono molte.-
Ashley era sicuro che la compagnia di se stesso gli sarebbe bastata,conosceva
abbastanza la foresta,e come arma stava brandendo il pesantissimo spadone del
padre,il quale era sempre stato un guerriero,come anche il nonno. La sua
famiglia aveva una vera tradizione di combattenti,ma lui era un pacifista
convinto,faceva l’artigiano e il commerciante. Le sue braccia non erano ne forti
ne allenate come quelle del suo vecchio…quindi lo spadone non gli sarebbe
servito a molto in quella situazione di stanchezza,ma lo teneva comunque
saldamente in mano,convinto che si sarebbe dovuto difendere da qualche cosa. Eh
già,il suo vecchio,pensò,da quando il nonno era morto suo padre non era più lo
stesso,non si sapeva che fine avesse fatto suo nonno e quindi non si dava per
vinto credendo che fosse ancora vivo. Era diventato un po’ paranoico in
effetti,ogni tanto diceva che sarebbe andato a cercarlo,anche se era già da
cinque anni che non c’era più.
Continuando a vaneggiare,e a chiedersi ininterrottamente quanto fosse stato
stupido,non si accorse che stava camminando su un suolo a lui poco
familiare,allora si girò su se stesso cercando di scorgere un punto
distintivo,ma non ne trovò.
E in più non riusciva nemmeno a vedere al di là di pochi metri dal suo naso. Il
sole era stato coperto per tutto il giorno dalle nuvole,era da quasi tre
settimane che pioveva a giorni alterni,ma un tramonto così precoce non l’aveva
proprio previsto!Senza che se ne rese conto,si era perso in una zona che mai
aveva visitato prima d’ora,ed era improvvisamente calata la notte.
All’inizio la prese quasi con ironia,abbassò la spada e si mise a camminare
verso un grande masso che stava lì nelle vicinanze. Gli stivali intrisi d’acqua
calpestando le foglie secche facevano un rumore che sembrava l’unico a rompere
il silenzio che segnava la fine della luce e l’inizio delle tenebre. Una volta
raggiunto il masso pensò che si era davvero perso,chi si sarebbe dimenticato di
una pietra così grande nel bel mezzo di un sentiero che passava proprio fra gli
alberi?
A quel punto Ashley decise,quasi con sufficienza, di appoggiarsi lì a quella
roccia e di dormire fino all’alba,quando avrebbe potuto ritrovare la strada più
agevolmente.
Il giovane si mise seduto,tenendo a portata di mano la sua arma,e cercò di
chiudere gli occhi, e per alcuni minuti ci riuscì.
Proprio quando stava per addormentarsi,le nuvole che fino a poco prima erano
rimaste calme lasciarono che l’acqua scrosciasse sulla terra e si mise a
piovere. Benché le chiome degli alberi fossero folte,la pioggia colpì ugualmente
Ashley facendolo svegliare ed imprecare quasi nello stesso istante. Il giovane
aprì gli occhi constatando quasi immediatamente che non vi erano ne le stelle ne
la luna e che in questo momento,il buio era ancora più profondo di prima. Ancora
non se ne preoccupò e si rallegrò invece che i suoi vestiti di cuoio,trattato da
lui in persona,non lasciavano che l’acqua entrasse in contatto con il suo
sudore. Ma poi toccandosi la lunga chioma nera che già era fradicia,imprecò
nuovamente e con più vigore,adesso per quel suo gesto folle si sarebbe pure
ammalato. Solo quando cominciarono a piovere anche fulmini,si accorse di quanti
pericoli più concreti lo stessero minacciando. Ripose subito lo spadone nel
fodero per paura di attirarsi addosso un fulmine,ma qualcosa gli fece cambiare
idea repentinamente facendoglielo estrarre nuovamente.
Ora era completamente sveglio e vigile,stava brandendo la spada con tutta la
forza che gli era rimasta. I rumori che aveva sentito lo impaurivano ora ben più
di un fulmine. I versi di rapaci notturni gli mettevano ansia,alcuni pipistrelli
cercavano riparo dalla pioggia e il loro battere le ali era solo un breve
intervallo all’incessante scrosciare della pioggia. Infine ai lampi seguivano
possenti tuoni e a questi tuoni,spesso seguiva un minaccioso ululato. Ora Ashley
aveva la schiena premuta contro il gigantesco sasso,e stava immobile con l’arma
sollevata,gli occhi spalancati e le orecchie tese. Adesso persino il suo cuore
era cosi accelerato che lo poteva sentire,e l’adrenalina stava fluendo nel suo
sangue come l’acqua che scendeva dal cielo e come il vento che la spazzava in
ogni direzione.
Quanto avrebbe potuto resistere ancora?Sarebbe riuscito a rivedere l’alba?
Restò paralizzato per diversi minuti,la semplice paura che si stava incendiando
nella sua mente non permetteva al corpo ne disattenzioni ne sprechi della già
poca energia rimasta.
La sua attenzione raggiunse ben presto un livello paranoico,quando cominciò
addirittura a sentire dei passi,sempre più vicini,fra un lampo e l’altro gli
parve di scorgere due gemme color ambra che lo fissavano.
I suoi denti si strinsero,ma le sue gambe tremarono quando quei bagliori ambrati
si fecero più nitidi e si moltiplicarono,lo stavano ora accerchiando da ogni
possibile direzione di fuga.
Ci mise poco a capire che quelli erano lupi,e a giudicare dal loro boccheggiare
continuo dedusse che dovevano essere stanchi ed affamati ben più di lui. I
Cinque animali che formavano il branco si avvicinarono alla agognata preda fino
a rendere chiara la loro forma e fino a far diventare visibili le loro zanne ad
ogni fascio di luce che le investiva.
Ashley venne posseduto per qualche secondo da un puro istinto di sopravvivenza
che gli fece fare un urlo di guerra in risposta al ringhiare dei lupi e che
subito dopo gli ordinò di far roteare l’enorme spada in modo orizzontale per
tenerli a distanza. Ma con questo movimento finì per sbilanciarsi con il peso
dell’arma e quasi stava per cadere con la faccia ed il resto del corpo nel
fango.
Alla prima occasione gli animali gli si gettarono contro senza pietà in una
carica di gruppo.
Il ragazzo si credeva ormai spacciato quando vide una delle bestie volare
nell’aria ad una velocità altissima per andare poi a rovinare su di un'altra e
scaraventarle entrambe su di uno spesso tronco di pino. I rimanenti tre si
guardarono attorno in preda al panico dopo aver visto i loro compagni morti con
le ossa frantumate.
Ashley guardò con la bocca spalancata e restando immobile,mentre un ombra
gigantesca e fulminea passava davanti ai suoi occhi. Un secondo più tardi
l’ombra saltò in aria dileguandosi tra le fronde e a terra al suo passaggio
aveva lasciato altre due carcasse,le quali a differenza delle prime erano
sanguinanti e piene di orribili e profondi tagli. Il capobranco rimase da solo
con il ragazzo per qualche secondo ancora…poi la stessa ombra di prima gli
piombò addosso cadendo dagli alberi per infilzare ed uccidere anche lui.
Ashley guardò l’ombra che ora sembrava avere acquisito la forma di una bestia
bipede alta quasi quattro piedi più di lui. Ora gli tremavano non solo le
gambe,ma anche i denti,le mani che testardamente brandivano ancora lo spadone e
tutto il resto del corpo. Quando la bestia si girò verso di lui egli poté vedere
solo due occhi color sangue in mezzo ai quali non vi era che una sottile fessura
nera. Successivamente un lampo rischiarò l’immagine che fece quasi morire di
terrore il ragazzo e si impresse nella sua mente come una premonizione
indelebile del suo destino.
In quel istante memorizzò come doveva essere quel suo ultimo incubo. Il mostro
che aveva davanti era alto abbondantemente sopra i due metri eppure non era
nemmeno in posizione eretta. Il suo corpo era rivestito interamente da una
corazza ossea,la forma poteva essere simile a quella di un umano,ma le sua
braccia erano sproporzionatamente lunghe e le sue mani terminavano con una lunga
lama ricurva per ogni dito. Ma ciò che più lo scosse fu la sua faccia,sembrava
l’unione di quella di un uomo e di quella di un rettile,i capelli erano simili a
lunghi aculei rigidi,gli occhi di rubino rilucevano e la sua bocca era aperta in
un minaccioso sorriso che lasciava scoperti i denti aguzzi, affilati e
perfettamente uguali.
Il sorriso si allargò ulteriormente proprio prima che il mostro cominciasse a
parlare ad Ashley che ora era nuovamente al buio più totale.
La voce quasi spettrale della creatura raggiunse le orecchie del giovane come se
provenisse da dietro di lui anche se sapeva che la minaccia gli stava ancora
davanti.
-Finalmente…sei arrivato…anche tu….Ashley!-
Nel sentire pronunciare il suo nome la follia prese il sopravvento. Si alzò e
velocemente scagliò la spada verso il mostro con tutta la sua forza per poi
scappare a massima velocità da qualunque parte.
Ogni posto al mondo sarebbe stato meglio di quello,dovunque esso fosse…
La spada roteante venne deviata senza difficoltà dalla creatura che invece di
inseguire il disperato giovane stette per un momento ad osservare la sua
direzione e poi spiccò un possente ma agile salto che la portò nuovamente
nell’oscurità,fra i rami intricati di quella foresta.
Era ormai un minuto che Ashley correva il più veloce possibile,ma ora si stava
stancando,i suoi piedi si staccavano con sempre più fatica dal terreno fangoso e
le gambe non lo avrebbero sorretto ancora per molto. Troppo stremato dalla
fatica egli inciampò e cadde in ginocchio,per qualche secondo si fermò a
riprendere fiato,ma poi subito si ricordo che a comandare era solo la sua paura.
Così si rialzo di scatto,ma prima che si lanciasse di nuovo a correre udì come
dei passi appena dietro di sé. Con una mossa veloce quanto istintiva il giovane
si girò sguainando un lungo pugnale che già sapeva,sarebbe stato inutile.
Dietro di sé non vide nulla a parte il sentiero sul quale si era precipitato
pochi secondi fa.
Ma voltandosi nuovamente verso la sua strada si trovo di fronte la faccia
orribile del mostro,che lo fissava con il suo sadico sorriso. - E’
inutile…sfuggire al destino…Ashley- Gli sussurrò la belva.
Una delle enormi mani lo colpì tagliandogli il petto in quattro punti e facendo
volare via il suo futile pugnale.
Il giovane incredulo si toccò le ferite dalle quale cominciava a sgorgare
sangue.
Il mostro invece arretrò di un passo e gli lanciò un oggetto dalla forma quasi
sferica. L’impatto fece cadere Ashley all’indietro. Teneva ora quella cosa fra
le mani cercando di capire cos’era e all’improvviso gli venne un terribile
sospetto. Un sospetto che venne confermato al primo lampo,che illuminò l’oggetto
alla sua vista,quella era la testa di suo padre!
-Nooooo!-Fu il grido di disperazione e rabbia che gli uscì dalla bocca.
Egli tentò ancora di alzarsi,ma non per scappare,voleva parlare al suo carnefice
prima di morire.
Ma il mostro era nuovamente sparito. Ashley allora gridò le sue suppliche al
vento -Perché lo hai fatto?Cosa sei tu?Rispondimi!-
Le richieste furono sentite ed in un attimo le braccia del ragazzo vennero
immobilizzate dalla creatura che era atterrata alle sue spalle e gli stava
rispondendo con la sua voce così simile al soffio della morte.
-Tu mi conosci…Ashley…una volta…mi conoscevi…se sapessi perché lo sto facendo…mi
ringrazieresti!Nell’aldilà…ricordami solo…con questo nome…Jabberwack!- e queste
furono le sue ultime parole prima che lo infilzasse con cinque lame sollevandolo
da terra per poi lanciarlo via in mezzo a un cespuglio. La sua orrenda mano ora
era bagnata di sangue caldo,ma la fredda pioggia lo stava già lavando
via,aiutandolo a dimenticare il suo gesto.
Adesso il mostro,un jabberwack,era soddisfatto,la sua opera era finalmente
completa.
Egli se ne sarebbe andato da quella foresta per cercare ed uccidere chi,cinque
anni fa,lo aveva ridotto così.
Almeno in quel modo la sua maledizione non si sarebbe trasmessa ai suoi
eredi,quelli che aveva ucciso in meno di una settimana erano suo figlio e suo
nipote…
Senza pensare a nulla,se non a un tetro ritornello di una canzone triste, il
jabberwack camminava attraverso la foresta,in mezzo alla tempesta che lo avrebbe
seguito ovunque egli fosse andato per incontrare il suo destino.