Nantes,Francia 1791
Stava tornando a casa,sotto la pioggia,ma lui non aveva bisogno di un ombrello
come le altre ‘signorine’ come li chiamava lui:i giovani viziati figli dei
nobili che da due anni circa se la stavano passando veramente brutta.
No,lui non ne aveva bisogno perché indossava una di quelle ‘strane diavolerie
del nuovo mondo’ che però non faceva passare l’acqua,gli altri lo deridevano per
quel suo impermeabile e per il fatto che odiasse mettersi quelle ridicole
parrucche bianche tipiche delle famiglie nobili.
Non avrebbe nemmeno preso una carrozza perché di tornare a casa a sentire la
clamorosa predica della madre non aveva così tanta voglia.
Camminando a testa bassa,lontano dalla folla che si stava radunando accanto al
cadavere della sua ultima vittima, sentiva l’odore della pioggia che da fin
troppo tempo non si alternava a quel altro odore che invece era sempre più
presente in quei suoi giorni…l’odore del sangue.
Lo stesso che ora sentiva sui suoi guanti neri,lo stesso che aveva assaporato
durante quel ennesimo e folle duello e lo stesso che respirava sempre quando
ripuliva la mortale lama del suo stocco con un candido panno.
Mentre la pioggia batteva sui suoi capelli biondi e mentre fissava la larga
strada fatta di ciottoli stava pensando di nuovo al perchè di tutto
questo…perché gli altri rampolli dell’alta società si irritavano,tanto da
sfidarlo in un duello a morte,ogni volta che lo vedevano?E soprattutto perché
quelle smorfiose e smorte dame che li accompagnavano,truccate fino a fare
ribrezzo,incitavano i loro ‘valorosi’ cavalieri a provare il proprio valore?
Mah,volente o nolente,continuando a vivere come gli pareva al contrario degli
altri,si era abituato a tali avvenimenti.
Ed ogni volta doveva ringraziare gli insegnamenti del suo tutore,che oltre alla
matematica e alla letteratura gli dava anche lezioni di scherma,che lui
apprendeva con velocità,capacità e passione.
Oramai doveva essere sopravvissuto a circa una dozzina di combattimenti come
quello,e si era creato anche una certa fama,come persona temibile e da
evitare,s’intende!
Adesso sapeva già cosa lo aspettava una volta tornato a casa,o almeno così
credeva….
Sarebbe arrivato attraversando il cortile e avrebbe osservato lo sguardo
preoccupato del loro servitore di colore mentre gli prendeva il cappotto.Un
secondo dopo avrebbe sentito le urla infuriate della madre,perché si sa che
nelle città francesi le notizie viaggiano più in fretta delle persone stesse.
Sarebbe corsa poi come una furia rimproverandolo per aver commesso un’altra di
quelle ‘atrocità inumane’ che lei non capiva fossero normali atti di autodifesa.E
tutta piangente lo avrebbe schiaffeggiato per poi ritirarsi nelle sue camere con
un fazzoletto per tutta la serata,e forse anche per il giorno dopo.
Poi Cid Almasy,questo era il nome dell’uomo,si ricordò che avrebbe dovuto
presentare le scuse formali alla famiglia del malcapitato…Ma no,questa volta non
lo avrebbe fatto nemmeno per sogno!
Una persona così pomposa,collerica e istintiva non l’aveva mai vista,non aveva
aspettato neanche un momento per sfidarlo,dopo che gli aveva detto per ben due
volte che non riteneva necessario cominciare una ‘discussione fra gentiluomini’.
Evidentemente non riusciva a capire che uno può anche non voler parlare tutto il
giorno.Proprio nessuno lo lasciava libero di starsene zitto a meditare quando
era in città.
Erano già passate le undici di sera quando,sconsolato e stanco,varcò il cancello
della sua magione ai margini di Nantes,e si avviò a passi lenti e monotoni verso
il portone.
Non era in vena di bussare per svegliare tutti quanti,quindi entrò usando la sua
grossa chiave in ferro.
Si sorprese nel vedere che non vi era nessuno ad attenderlo all’entrata o nella
hall e dunque si diresse verso la sala da pranzo.
Arrivato lì vide i soliti candelabri sempre accesi,anche di notte,la tavola in
legno pregiato sempre imbandita con la tovaglia di tela veneziana ricamata e
posate del miglior argento,ma oltre a questo vide anche qualcosa di insolito,in
mezzo al salone semi-illuminato dalla fioca luce vi erano due figure avvolte in
abbraccio che era talmente passionale da provocare delle compulsioni.
Si avvicinò silenziosamente per vedere meglio chi essi fossero,una era sua madre
ed era girata di spalle,l’altro sembrava essere un uomo,elegantemente vestito e
dai capelli argentei,che però non aveva mai visto in casa sua…
Credendo di aver scoperto la madre,vedova da circa venti anni,con un suo nuovo
amante si avvicinò ulteriormente facendo in modo che l’uomo lo potesse vedere.
In quel attimo i loro sguardi s’incrociarono e solo allora Cid si accorse che
l’uomo stava mordendo il collo della madre e vide anche un rivolo di sangue
scendere da esso.
La faccia del misterioso uomo era pallida,ma i suoi occhi gelidi come il
ghiaccio presero vita immediatamente accorgendosi della presenza del giovane.
Cid cominciò a fare dei lenti passi all’indietro e la sua mano scese verso
l’impugnatura della sua spada,sperava con tutto il cuore che ciò che aveva visto
fosse solo un illusione,ma si dovette ricredere presto quando l’uomo estrasse i
suoi denti acuminati dal collo di sua madre e si gettò furente di rabbia verso
di lui,con la bocca che ancora grondava di sangue….il sangue di sua madre,la
quale ora si accasciava a terra,come un corpo senza vita.
La creatura demoniaca si muoveva a velocità impressionante ed in breve fu dietro
di lui e gli mostrò i suoi affilati artigli che partivano da ogni dito.
Con prontezza,ma spaventato a morte,Cid estrasse la sua arma e si preparò a
fronteggiare l’imminente assalto.
Il suono del sibilo di morte che partiva dalla bocca della creatura fu
sostituito da quello prodotto dall’aria spostata dai fendenti.
Le taglienti lame della creatura partirono verso la sua faccia ma riuscì ad
evitarle per un paio di volte,poi il mostro si gettò su lui cercando di
morderlo,ed allora cercò di difendersi affondando la sua spada profondamente
nella gola dell’avversario.
Qualcosa gli diceva che non doveva essere così facile abbattere quel
essere,infatti appena estrasse la lama,il mostro vomitò del sangue…per sfoggiare
poi in sorriso di color vermiglio e tornare alla carica,con più precisione e con
la medesima foga di prima.
Questa volta riuscì a ferirgli un braccio,poi una gamba,Cid cercava di
impegnarsi schivando alcuni colpi e parandone altri,bucandogli più volte le
mani,ma era tutto inutile.
L’incalzare velocissimo della creatura e suoi improvvisi salti e cambi di
direzione lo stavano davvero mettendo in difficoltà.
Nonostante ciò egli continuava a difendersi,nel disperato tentativo di salvarsi
la pelle,di vendicare la madre…e non voleva nemmeno pensare a cosa gli sarebbe
successo se avesse perso.
Ad un certo punto il mostro trovò un punto debole nella sua difesa e fu rapido a
sfruttarlo,Cid tentò di evitare il minaccioso artiglio che stava puntando dritto
verso la sua faccia,ma non ci riuscì del tutto.
Uno schizzo di sangue attraversò la stanza ed imbrattò la tovaglia,la ferita non
gli fece male,era riuscito ad evitare il peggio,ma ora aveva una cicatrice sulla
cima del naso,proprio in mezzo agli occhi ed oltre a questo stava per perdere
l’equilibrio.
Barcollando all’indietro e cercando di aggrapparsi a qualcosa il giovane toccò
un oggetto che gli diede un ispirazione per la sua salvezza.
Le sua mano sinistra si appoggiò fortuitamente su di un candelabro,con un
intuizione immediata si rialzò di forza e con la vista ancora coperta dal sangue
sbandierò il candelabro verso l’avversario,il quale si bruciò e ed emise un urlo
soffocato.
Cid se ne accorse subito e sperando di avere ancora una possibilità si accanì
con la fiamma delle candele sul corpo e sulle vesti del mostro che in poco tempo
presero fuoco ed avvamparono violentemente.
L’espressione pallida ora era diventata spaventata ed incredula,i dolorosi
artigli smisero di attaccare Cid,il quale continuò ad imperversare trafiggendolo
con la spada in ogni parte del corpo fino a che,tra fiamme e fiotti rossi,la
creatura si accasciò a terra e smise di lamentarsi per sempre…
Il giovane si accasciò subito a terra tenendosi le ferite che ora gli dolevano
da morire,ma subito i suoi pensieri andarono alla madre.
Chiamandola e trascinandosi a carponi verso di lei,Cid notò che aveva due ferite
rotonde sul collo,le quali ancora erano sanguinanti,e le gocce colavano
lentamente in una piccola pozza che si era formata vicino alla sua testa.
Quando suo figlio la prese tra le braccia la sentì fredda e vide la sua pelle
bianca,come quella dell’abominio che aveva affrontato,il suo cuore non batteva e
lei non respirava più…si rese conto che era arrivato troppo tardi.
Infuriato allora si rialzò ed impugnò nuovamente la sua arma per andare ad
infierire il più possibile su quel demone assassino che…..era sparito.
Il suo corpo si era trasformato in polvere nera simile alla cenere e stava li
sul pavimento tinto di grandi macchie vermiglie.
Anche se ora non lo vedeva più aveva intuito più che bene la natura di ciò che
d’ora in poi avrebbe dovuto combattere,era uno di quelli veri,e lui che aveva
pensato che fossero solo delle leggende,un vampiro…