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Autore: LeoValdez00    13/07/2014    6 recensioni
Ecco come mi sono immaginata il primo bacio tra Leo e Hazel.
Con un piccolo aiuto da parte Annabeth riusciranno a ritrovarsi e capire cosa provano l' uno per l' altra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Hazel Levesque, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Leo Valdez'
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Leo era appena uscito dalla sala macchine, ed era sporco e sudato.
Ogni volta che era nervoso, si rifugiava lì per pensare.
Si era sempre trovato meglio con le macchine che con gli esseri umani, gentile dono di suo padre.
Da quando aveva conosciuto Hazel Levesque, ci tornava sempre più spesso.
Quella ragazza lo metteva in crisi.
Certo, a lui erano sempre piaciute le ragazze carine e al di fuori della sua portata, come Thalia e Chione.
Ma questa volta era diverso, se lo sentiva.
Per lui Hazel era bella, ma anche simpatica e divertente, una persona con cui scherzare.
Era però la ragazza di Frank e, anche se lui non gli stava particolarmente simpatico, non poteva cercare di rubargli la fidanzata.
E soprattutto, come poteva pensare di piacere ad una ragazza come lei?
Ultimamente, però, il pensiero di Hazel lo tormentava.
Stava sempre più spesso da solo e nessuno pareva notarlo, tranne Annabeth.
Fu lei che vide, uscendo dalla sala macchine, quella sera.
Era seduta a gambe incrociate, con quella espressione pensierosa che solo lei sapeva fare.
Lo guardò e gli sorrise.
"Ciao Leo"
"Ciao Annabeth, cosa ci fai qui? Dov' è Percy?" chiese il ragazzo perplesso.
"Testa d' Alghe? Penso stia dormendo, dopotutto è tardi e dovresti dormire anche tu. Stai lavorando tanto Leo, ti conviene fare una pausa" disse comprensiva.
"Vale anche per te, come mai non sei in cabina?"
"Volevo parlarti, seguimi"
A Leo piaceva Annabeth, la trovava una ragazza davvero in gamba.
Intelligente, sveglia e pericolosa, ma a volte davvero sensibile e gentile.
"Di cosa mi vuoi parlare?" chiese, non riuscendo proprio a capire il motivo di quella conversazione.
Iniziarono a passeggiare sul ponte.
"Leo, so cosa sta succedendo. Stai sempre più da solo, spesso in sala macchine. È per Hazel vero?"
"E tu come lo sai?" chiese il ragazzo sbalordito.
"Non sarò figlia di Afrodite, ma so qualcosa dei problemi di cuore. Con tutto quello che mi ha fatto passare Testa d' Alghe..." disse lei pensierosa.
"Pensavo di essere riuscito a mascherarlo... Ti prego, non dire nulla a Frank, già mi odia"
"Non ti odia, e comunque non ho intenzione di dirgli nulla" disse Annabeth sorridendo.
"Grazie" il ragazzo le era davvero riconoscente.
Annabeth era l' unica a bordo che lo capiva e lo ascoltava.
Jason, il suo migliore amico, era troppo impegnato a pensare alla sua fidanzata Piper, la sua migliore amica, e a lui non rimaneva nessuno con cui parlare.
"Di nulla, ma non sono qui per questo, c' è una persona che ti vorrebbe parlare"
Camminando, Leo, non si era accorto che si stavano dirigendo sempre più vicini alla camera di Hazel.
"No, scordatelo, non entrerò mai lì dentro" disse spaventato.
"C' è dentro una ragazza, non un' idra! Coraggio!" disse lei ridendo divertita.
"In questo momento preferirei un' idra..." borbottò Leo a mezza voce.
"Sei sicura che voglia parlarmi?" continuò lui, sempre meno propenso ad entrare.
"Sì, sono sicurissima, e ora vá" disse convinta, spingendolo verso la porta.
Leo guardò il pomello, senza decidersi ad entrare.
"Annabeth, io non credo che ..."
La ragazza se ne era andata, lasciandolo solo davanti alla stanza.
"Leo, ce la puoi fare. Non è un' idra, non è un' idra" si ripeteva per farsi forza.
Il cuore gli batteva all' impazzata e il respiro si era fatto corto.
In un impeto di coraggio, aprì la porta, e trovò Hazel seduta sul letto, intenta a disegnare qualcosa sul suo album.
Quando sentì qualcuno entrare, si spaventò e d' istinto prese il gladius che aveva appoggiato di fianco al letto.
Una volta riconosciuto Leo, gli urlò qualcosa come "Che diavolo ci fai qui a quest' ora?"
Il ragazzo era ancora sull' uscio, immobile per l' imbarazzo.
"Scusa Hazel, Annabeth mi aveva detto che mi volevi parlare. Scusami me ne vado subito, mi dispiace che ..." si interruppe quando vide il disegno che la ragazza stava realizzando prima del suo arrivo.
Un semplice schizzo a matita di un volto.
Il suo.
Quando la ragazza notò lo sguardo di Leo, prese l' album e lo chiuse di colpo.
"Non fa nulla, non è colpa tua" rispose pronta lei.
"Va bene, allora io vado, ci vediamo domani..."
"Leo aspetta!" disse lei quando ormai stava per chiudere la porta.
"Tanto che sei qui, facciamo due chiacchiere. Io non riesco a dormire e tu non sembri avere sonno" continuò timida.
Leo sbiascicò qualcosa come "Ma certo" e uscirono dalla camera.
Si ritrovarono sul ponte, dove l' aria aveva iniziato a farsi più fredda.
Hazel stava tremando, poiché aveva addosso solo un pigiama leggero.
"Tieni! Non avrà un buon odore di pulito, ma almeno ti terrá al caldo" disse Leo, offrendole la giacca da lavoro.
La ragazza accettò regalandogli un sorriso, che lo fece sciogliere.
"Allora, di che cosa vorresti parlare?" chiese lui, tentando invano di ritrovare un po' di sicurezza e spavalderia.
"Non so, mi basta non restare in camera da sola a disegnare tutta la notte" disse lei triste.
Leo aveva ancora impresso il disegno, un suo bellissimo ritratto, circondato da lingue di fuoco.
"Disegni molto bene" disse lui per spezzare la tensione.
"Grazie, quello era l' album che mi regalò mio padre, insieme ai colori" disse lei ancora imbarazzata.
Mentre camminavano, Hazel inciampò nei suoi stessi piedi, e per poco non cadde malamente.
Leo però la afferrò in tempo e, per impedirle la caduta, l' aveva praticamente abbracciata.
I loro visi erano a pochi centimetri l' uno dall' altro, e il ragazzo si perse negli occhi scuri di Hazel.
La ragazza intanto, nella caduta, gli aveva afferrato le braccia e stava ora ammirando i suoi riccioli ribelli.
Leo si riscosse per primo e si rimise in piedi, chiedendo ad Hazel se stava bene.
"Certo, grazie per non avermi fatta cadere"
"Non ti avrei mai fatta cadere" disse lui quasi senza volere.
La ragazza gli sorrise e gli si avvicinò sempre più.
Leo la guardò, era bellissima, anche in pigiama e con i capelli ricci scompigliati dal vento.
Hazel lo guardò, era bellissimo, anche sudato con la tuta da lavoro e il viso macchiato di olio per motori.
I loro visi erano vicinissimi e, la ragazza, lo baciò.
Leo non se lo sarebbe mai aspettato.
Era il primo bacio della sua vita.
Le labbra di Hazel erano morbide e sapevano di lucidalabbra alla fragola, il suo preferito.
Chiuse gli occhi e assaporò il momento.
Quando si guardarono di nuovo, la ragazza lo abbracciò.
"Puzzi di sala macchine e sudore" disse da sopra la spalla di Leo, che arrossì immediatamente, ringraziando mentalmente il buio della sera.
"Dovrei farmi un bagno, per essere almeno presentabile" disse lui, sussurrandole all' orecchio.
"Sei perfetto così come sei" ribattè lei "magari con un pochino di deodorante in più" aggiunse infine ridendo.
Leo amava la sua risata, il suo modo di parlare, il suo senso dell' umorismo.
Leo amava tutto di lei.
La abbracciò ancora più stretta, come per impedire al tempo di scorrere, e portargli via quel momento magico e perfetto.
"Ti amo" disse lui, ancora tremando per l' emozione.
"Ti amo anch' io Leo Valdez"
E restarono abbracciati loro due, insieme, contro il freddo della notte.
 
   
 
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