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Autore: Vahonica    13/07/2014    1 recensioni
Prompt: your character is exhausted || Il tuo personaggio è esausto || Jalex zombie apocalypse!AU
Non sa da quanto sta correndo. Forse qualche minuto, oppure da addirittura qualche ora, ma ha perso il senso del tempo, quindi non saprebbe dire con esattezza. Sa che, comunque, ha corso tanto e spera vivamente di essere davvero riuscito a seminarli.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Note dell'autrice*
Salve a tutti!
Ecco qui, la mia seconda fic per gli ATL (uuuh, addirittura).
Anche stavolta, come nella precedente, ho trovato il prompt su Let's write on tumblr, ed è una Jalex (che può anche essere vista come BrOTP, libera interpretazione) con la gentile partecipazione di Zack e Rian, stavolta :3
Il titolo viene dalla canzone Dead Walker Texas Ranger degli Sleeping With Sirens.
Buona lettura, lasciatemi qualche commento, non mordo! c:





Creatures in the night to haunt you
 

Non sa da quanto sta correndo. Forse qualche minuto, oppure da addirittura qualche ora, ma ha perso il senso del tempo, quindi non saprebbe dire con esattezza. Sa che, comunque, ha corso tanto e spera vivamente di essere davvero riuscito a seminarli.
Non c'è alcun rumore percepibile, a parte quello del suo respiro pesante e dei suoi passi veloci, e quello dei rami che si spezzano con quel particolare e inquietante suono secco quando li calpesta.
Una piccola parte di lui ringrazia che quella notte abbia piovuto, inumidendo il terreno e smorzando il suo calpestio discontinuo, mentre un'altra parte maledice il brutto tempo, perché continua a scivolare sui mucchi di foglie bagnate e ogni volta riesce a mantenere l'equilibrio a malapena.
D'un tratto però inciampa su una grossa radice sporgente e stavolta non è molto fortunato; finisce lungo disteso a terra con un grugnito. Il colpo è così forte che tutta l'aria nei suoi polmoni viene buttata fuori, come se gliela stessero aspirando a forza, e lui rimane bloccato lì, scombussolato e disorientato, per qualche secondo.
Ora il silenzio è assordante e gli mette più inquietudine di quanto faccia il suono strisciante delle creature che apparentemente è riuscito a seminare.
Prende grosse boccate d'aria, inspirando ed espirando profondamente mentre riesce a mettersi carponi con fatica. Sputa a terra, sentendo il sapore del sangue invadergli la bocca e capisce che gli sta uscendo dal naso quando percepisce il liquido solleticargli il labbro superiore.
Si mette a sedere, le sue lunghe dita pallide e ossute scavano nel terreno cercando un qualche appiglio, e si posa con la schiena contro il tronco dello stesso albero che l'ha fatto cadere.
Adesso che è fermo non crede di essere in grado di riprendere. Non si sente più le gambe, ha tagli aperti ovunque - uno dei quali è sulla tempia e un rivoletto di sangue gli è sceso fino al mento - anche se non sono profondi, lividi che gli mandano scosse di dolore ad ogni minimo movimento e sangue che gli esce dal naso.
Sommato a tutto questo ci sono la completa mancanza di sonno negli ultimi tre giorni - non può permettersi di dormire, ora che ha perso i suoi compagni e non c'è più nessuno con cui fare i turni di guardia - e il digiuno pressoché totale in cui vive da una settimana a questa parte, essendo quasi impossibile trovare del cibo lì, dove si trova - e dov'è che si trova? Non lo sa nemmeno lui. In mezzo al bosco, da qualche parte a Baltimora. Bene.
È esausto e tutto quello che vuole fare al momento è chiudere gli occhi, solo un attimo, e riposare un po', poi può riprendere, no?
No.
Una parte remota del suo cervello lo avverte dei passi che si stanno avvicinando e lo mette in allarme. Deve alzarsi e scappare facendo il meno rumore possibile.
Cerca di tirarsi in piedi, ma le sue membra protestano immediatamente, cedendo, il dolore così forte che per un momento crede di essere sul punto di svenire e che quella sia la sua fine.
Una patetica morte per una patetica vita: divorato dagli zombie mentre è mezzo moribondo, troppo debole per combattere.
Ma non sono zombie quelli che si inginocchiano accanto a lui.
Un paio di mani si posano sulle sue spalle e lo scuotono appena, una di esse lo schiaffeggia piano.
Il respiro gli s'incastra in gola e tossisce un paio di volte.
“È vivo” dice una voce stranamente morbida nonostante il tono duro, e dal vago accento inglese.
“Ehy, come ti chiami?” chiede quella stessa voce.
“Jack” riesce a buttar fuori in un respiro rasposo e stanco.
“Okay, Jack, io sono Alex. Tieni gli occhi aperti e resta con me” dice stringendogli la mano.
Jack fa una smorfia e grugnisce in segno che ha capito e ci sta provando, a rimanere sveglio.
“Zack, Rian, datemi una mano. Dobbiamo rientrare e portare Jack, qui, con noi.” lo sente parlare poi e Jack si domanda distrattamente quante persone ci sono e se le creature sono lontane e quanto lo siano davvero.
Sente un paio di braccia forti alzarlo da terra e i suoi pensieri vanno in frantumi, mentre sente la voce di questo Alex che gli riempie le orecchie, e vuole solo aprire gli occhi e dare un volto a quel timbro soffice e caldo, quindi lo fa.
Volta appena la testa nella direzione dalla quale proviene il suono e la prima cosa che mette a fuoco sono un paio di labbra a cuore. Più su c'è il naso e un paio di occhi marroni intensi, fissati su un punto davanti a loro. Alex non è esattamente come la sua mente aveva cercato di immaginarlo, è molto più bello. Ha i capelli color caramello bruciato, un ciuffo enorme gli copre la fronte, lasciando però in vista le enormi sopracciglia nere, e porta una bandana bianca e nera legata in testa. È abbastanza alto, forse un po' più basso di Jack, e ha il fisico asciutto. È sporco e sudato, ma Jack lo capisce, non è che lui sia messo tanto meglio.
Alex non si accorge che Jack lo sta guardando e, quando finalmente sente degli occhi puntati su di lui, Jack distoglie lo sguardo, perché l'ondeggiare della camminata costante di Zack – colui che lo sta tenendo in braccio - e il chiacchiericcio basso di Rian – l'altro ragazzo – lo stanno cullando lentamente verso la perdita dei sensi.
Ci prova ancora un po', a rimanere sveglio, ma gli sembrano passati secoli dall'ultima volta che è stato così comodo e la stanchezza è più forte di lui, quindi si abbandona nel sonno, l'oscurità lo inghiotte.
È esausto e il pericolo è dietro l'angolo, sì, ma per ora pensa di potersi riposare un po'; si sente stranamente al sicuro e la cosa non gli dispiace.

   
 
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