Quando Cory se n’è andato, quasi senza rendercene conto, abbiamo tutti pensato la stessa cosa: no, non è morto, ha preso solo il treno di mezzanotte che non va da nessuna parte. Forse perché volevamo accompagnarlo con la canzone che ci ha un po’ cambiato la vita in quell’ultimo viaggio che ha dovuto percorrere da solo, forse spaventato e sconfitto. Volevamo che avesse con lui qualcosa che gli fosse familiare, che contrastasse la paura dell’ignoto e del dolore. Che lo portasse lì dove non esistono fantasmi da sconfiggere e un passato troppo pesante per le spalle di un ragazzo.

Perché quando qualcuno se ne va, qualcuno di tanto amato e caro, alla fine speriamo con tutto il cuore che se ne vada per arrivare in un posto qualunque dove la cattiveria e il male del mondo non possano più raggiungerlo. Che sia il Paradiso, una nuvola bianca, un campo di fiori, la riva del mare.

E noi abbiamo pensato allora che Cory meritasse di andare nel posto più bello di tutti. Dove nessuna tristezza avrebbe più sporcato i suoi occhi o avvelenato il suo sorriso. Dove avrebbe potuto splendere, come una stella o un arcobaleno, su tutti quelli che aveva amato, giovane e bello com’era. Per sempre.

365 giorni dopo, di lui restano ancora tante canzoni e tanto amore. Puro, incondizionato. Che ci tocca tutti, anche quando non ce lo aspettiamo. Che vediamo negli occhi di quei suoi amici, che tra qualche mese si lasceranno per inseguire i loro sogni e la loro vita.

A volte, più di tutto, ci fa paura che, quando questa folle avventura finirà, smetterà di esistere l’unico posto in cui lui potrà essere ricordato per quello che è stato, piuttosto che per come se n’è andato. Che non ci saranno più un’aula canto, un palcoscenico, una batteria in cui lui può continuare a vivere, per noi che lo abbiamo amato con la sua maglietta rossa e il coraggio di essere chi voleva essere.

Poi alla fine pensiamo che, ovunque saranno gli altri, lì sarà anche lui. Sarà in ogni film, in ogni canzone, in ogni libro. Perché quel film, quella canzone e quel libro esisteranno anche grazie a lui. Lui, che ha permesso a un gruppo di sfigati di cambiare il mondo.

Cory è un ricordo dolce che porteremo con noi per sempre. E’ uno spirito che ci incoraggia a non smettere di credere, per quanto brutta possa essere la situazione. E’ un amico gentile e una mano sulla spalla che ci rasserena quando ne abbiamo bisogno. Anche quando non capiamo se il mondo sia davvero consapevole di aver perso un po’ della sua luce e di essere diventato un posto più buio, senza di lui.

Non dirò che Cory è un eroe o un idolo. Cory alla fine era un ragazzo come tanti che è riuscito a farsi amare come pochi, in un mondo, quello dello spettacolo, che non si fa problemi a buttarti giù alla prima difficoltà.

Cory era e resta un inno alla vita. Una vita che può essere ancora bella. Anche quando si sente di aver toccato il fondo.

Perciò, 365 giorni dopo, a chi come me lo ha amato come Finn Hudson, a chi lo ha amato come Cory Monteith, dico solo: vivete. Amate. Gioite. Sognate. Prendetevi tutto e siate felici. Non abbiate paura di aver paura e siate coraggiosi. Godetevi tutto. E, nel vostro cuore, conservate sempre un pezzettino per un ragazzo sincero, gentile, imperfetto, che ha cercato di lottare contro i suoi demoni fino alla fine.

Un ragazzo che, senza saperlo, ci ha migliorato un po’ la vita.
Un ragazzo che, nella nostra vita, è entrato una volta per non uscirne più.
 
Cory Monteith, 1982 - ∞