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Autore: Stephanie86    13/07/2014    8 recensioni
Spalancò la porta.
Dentro faceva freddo. Molto freddo.
La stanza era in disordine. Vestiti e oggetti sparsi un po’ ovunque.
E sangue.
Sangue dappertutto.

[Jocelyn's POV - Ambientata all'inizio del romanzo "Città degli Angeli Caduti"]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jocelyn Fray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Motherhood

 

 

 

 

Jocelyn rientrò in casa e la prima cosa che notò, a parte le nuove tele coperte in salotto, fu un giubbino scamosciato beige gettato sul bracciolo di una poltrona, con noncuranza.

Quel giubbino non era suo e certamente non era di Clary. Non era neppure di Luke o di Simon.

Jace?

Era impossibile che sua figlia avesse portato Jace a casa. Era una cosa che non faceva mai, perché sapeva che lei non lo considerava il benvenuto. Si sforzava di accettare la sua relazione con Clary, ma aveva serie difficoltà a mostrarsi contenta di quella situazione.

Udì dei rumori. Fruscii e tramestii provenienti dalla camera da letto.

Colta da una scossa di paura improvvisa e raggelante, Jocelyn si diresse a passo svelto verso il punto da cui provenivano i suoni. Il cuore batteva all’impazzata nel suo petto, lo sentiva persino nelle tempie. Il sangue scorreva più rapido nelle vene. Il respiro era diventato ansante. Il fiato le usciva a scatti dalla bocca.

No, ti prego. Ti prego, no.

Spalancò la porta.

Dentro faceva freddo. Molto freddo.

La stanza era in disordine. Vestiti e oggetti sparsi un po’ ovunque.

E sangue.

Sangue dappertutto.

Jace Wayland se ne stava inginocchiato al centro della stanza, con i capelli biondi tutti in disordine, la pelle tirata sulle ossa del viso, gli occhi sbarrati, cerchiati da ombre scure e iniettati di sangue, fissi nel vuoto, come se non vedessero niente. Indossava i pantaloni neri da Shadowhunter e una normale camicia bianca sbottonata, che scopriva i numerosi marchi tracciati sul petto.

C’era sangue anche su quella camicia. C’era sangue sulla sua faccia e tra i capelli. C’era sangue sulle sue mani da pianista.

C’era sangue sulla lama del pugnale da caccia abbandonato sul tappeto.

E tra le braccia di Jace c’era Clary. Lui stringeva il corpo della ragazza contro di sé, la cullava come si può cullare un bambino per farlo addormentare.

Gli occhi di Clary erano sbarrati e realmente vuoti. Realmente morti. Senza sguardo. Gli occhi di Clary fissavano il soffitto. Era da lei che veniva tutto quel sangue.

Dall’orribile squarcio al centro del suo torace.

Sul muro alle spalle di Jace era stato disegnato il simbolo degli Shadowhunter. La prima e più potente runa data ai Cacciatori dall’angelo Raziel.

Era stata disegnata col sangue. Con il sangue della sua bambina.

- Ave atque vale... – disse Jace. E con la mano destra macchiata di rosso chiuse gli occhi di Clary.

Ave atque vale.

Ave atque vale.

Ave atque vale.

Il viso di Jace si confuse con quello di Valentine. Il viso di Valentine si confuse con quello di Jace.

Jace.

E Valentine.

Jocelyn gridò, sprofondando in un gorgo di orrore nero...

 

...E si drizzò a sedere nel letto, ansimando, gli occhi verdi spalancati nel buio e la fronte imperlata di sudore.

Ave atque vale.

Jocelyn Fairchild si girò di scatto e vide che Luke dormiva ancora, accanto a lei, placidamente. Russava.

Forse non aveva urlato davvero. Forse aveva urlato solo nell’incubo.

Sfiorò la barba che stava ricrescendo sul volto dell’uomo che amava. Lui si mosse, ma non si svegliò.

Jocelyn avvertì l’acuto bisogno di alzarsi dal letto e andare a dare un’occhiata a Clary. Non era successo niente, era stato solo in incubo, ma si recò comunque nella stanza di sua figlia e vi entrò.

Era buio pesto. E Clary, come Luke, dormiva, sprofondata sotto le coperte, con i capelli rossi che spiovevano sul viso, scomposti. Jocelyn si avvicinò al letto e si chinò sulla figlia, scostandole le ciocche ribelli e posandole un bacio sulla fronte. Il suo corpo emanava calore. Era vivo. Niente sangue. Niente sguardi vuoti e morti. Clary era lì. Stava bene.

Ave atque vale...

Appoggiò la fronte contro quella di lei. Clary seguitò a dormire.

“So cosa vuol dire essere innamorati di una persona: vuoi stare dove sta lei e fare quello che fa lei. Però, Clary...”

“Io non sono te”.

Gliel’aveva detto così, trattenendo a stento la rabbia. L’indignazione. Clary era cambiata, in quel periodo. Jocelyn non c’era stata, era in coma e non aveva potuto guidarla o aiutarla. E ovviamente sua figlia era cambiata. Era cresciuta. Aveva un’aria diversa. Più adulta. Perché aveva visto cose che Jocelyn non avrebbe voluto che vedesse. Perché aveva conosciuto Jace e si era innamorata di lui.

Così come io mi sono innamorata di Valentine.

Jocelyn si rialzò e uscì dalla stanza, dirigendosi verso il salotto. Non sarebbe riuscita ad addormentarsi di nuovo. Ne era consapevole.

“Io non sono te. Gli Shadowhunters non sono il Circolo e Jace non è Valentine”. Clary era stata categorica.

“Non ho parlato di Valentine”.

“Ma è quello a cui stavi pensando. Valentine l’avrà anche cresciuto, ma Jace non c’entra niente con lui!”.

Certo. Era quello a cui stava pensando. Pensava che, se anche Jace non era figlio biologico di Valentine, ci vedeva comunque qualcosa di lui. Jace era biondo come Stephen Herondale, il suo vero genitore, e aveva quegli occhi color nocciola verde dorato, che erano stati gli occhi della povera Celine. Ma era dotato di un fascino e di un magnetismo che le ricordava il fascino che il suo ex marito esercitava su tutti i membri del Circolo. Anche sulla donna che aveva sposato. Jocelyn pensava che Valentine fosse magnifico, all’inizio. Solo dopo si era resa conto di che tipo di uomo fosse. Che tipo d’uomo fosse diventato. Il fatto che quello stesso uomo avesse cresciuto il ragazzo di sua figlia... Le metteva addosso un’ansia che non poteva controllare.

No. Non è ansia. È paura. Paura vera.

(Ave atque vale)

Come poteva spiegarlo a Clary? Come poteva spiegarlo a quella ragazza tanto innamorata e tanto desiderosa di diventare una Cacciatrice di Demoni? Come poteva?

Clary, io sono tua madre. Ho già perso un figlio. Non posso permettermi di perdere anche te. Non lo potrei sopportare. Sarebbe... È impensabile! Morirei!

Stai alla larga da Jace. Ecco cos’avrebbe voluto dirle.

Stai alla larga da Jace.

(Ave atque vale)

Si era arresa. Si era arresa, anche se aveva imposto delle condizioni. Clary non avrebbe dormito all’Istituto. Mai. Non avrebbe dormito nello stesso posto in cui dormiva il suo ragazzo. Comprendeva... i desideri di Clary. Li comprendeva bene, ma la terrorizzava l’idea che potesse succedere... Che potesse succedere.

- Jocelyn, so a cosa stai pensando. Ma Jace non è Valentine – aveva detto Luke, sorridendole, comprensivo. Tempo prima, le aveva detto qualcosa di simile.

Clary non è Jonathan.

Ed era vero. Clary non era come suo fratello; non era come quel bambino che lei non era riuscita ad amare perché era un mostro. Clary era pura. Era la sua bambina. Clary aveva sangue angelico nelle vene, non sangue demoniaco. Ma comunque non era solo per quello che era diversa da Jonathan. Lo era... Perché Clary era Clary.

“Io non sono te”.

“Jace non è Valentine”.

- Non è Valentine... Ma per Valentine ha provato dei sentimenti contrastanti. Me l’hai detto tu stesso – aveva replicato Jocelyn.

Luke aveva annuito. – Sì, tuttavia era anche disposto ad ucciderlo. Era molto determinato.

E questa era un’altra cosa a cui pensava spesso. Cos’era accaduto veramente al Lago Lyn, quando Valentine aveva evocato l’angelo? Cos’era accaduto mentre loro combattevano contro l’esercito di demoni più spaventoso che avessero mai visto? Le sfuggivano dei dettagli. Ed erano dettagli importanti. Ne era sicura. L’aveva domandato a Clary, ma lei era rimasta sul vago, raccontandole che effettivamente Valentine aveva evocato Raziel e quest’ultimo aveva guarito Jace dalle ferite infertagli dal presunto padre...

Cosa mi nascondi, tesoro?

- Capisco la tua preoccupazione, Jocelyn – le aveva detto Maryse, quando l’aveva interrogata riguardo a Jace. Aveva un’aria davvero stanca e provata, la sua amica. Un’aria addolorata, più vecchia, più distante. La morte di Max era troppo recente. – Ma io conosco bene Jace. L’ho cresciuto. È stato come un figlio per me e per Robert. È un giovane coraggioso e intelligente. Non farebbe mai del male a Clarissa. Isabelle e Alec ti direbbero la stessa cosa.

- Sospettavi di lui – le aveva ricordato Jocelyn.

- È vero, sono arrivata a credere che fosse una spia di Valentine. Ero sconvolta quando ho scoperto che... che era suo figlio, anche se alla fine... Anche se alla fine non era davvero... Oh, beh insomma, hai capito! Ma sta di fatto che non avrei potuto commettere un errore più grande... Jace è una persona onesta – Maryse le aveva messo le mani sulle spalle. – Se ti fa stare più tranquilla, controllerò personalmente Clary. Seguirò i suoi progressi e te li comunicherò. Certamente non le permetterò di passare tutto il suo tempo ad ammirare la bellezza di Jace.

“Non farebbe mai del male a Clarissa”.

No, non le farebbe del male volontariamente, forse.

Aveva interrogato persino il povero Simon.

- Signora Fray...

- Jocelyn.

- Sì, giusto. Jocelyn – Non si era ancora abituato a chiamarla per nome. – Jace... Ecco, non mi piaceva, all’inizio, lo ammetto. Ma sa... Pensavo... Pensavo fosse pieno di sé. Pensavo che Clary per lui fosse solo un gioco. Ma si fidi... Non è così. Mi sbagliavo. La ama.

Simon... Sei innamorato di mia figlia, per questo non ti piaceva.

Jocelyn era al corrente di ciò che quel ragazzo... che ormai non era più un ragazzo, ma un Nascosto... provava per sua figlia. Aveva sperato che Clary scegliesse lui. Si sarebbe sentita meglio. Molto più tranquilla. Non l’avrebbe costretta a rientrare presto. Non l’avrebbe controllata, perché di Simon si fidava... Era un vampiro, ma si fidava.

“Non farebbe mai del male a Clarissa...”

“Pensavo che Clary per lui fosse solo un gioco. Ma si fidi... Non è così. Mi sbagliavo. La ama...”

“Jace non è Valentine...”

“Io non sono te. Gli Shadowhunters non sono il Circolo e Jace non è Valentine...”

“Jace non è Valentine...”

“Non farebbe mai del male a Clarissa...”

AVE. ATAQUE. VALE.

L’incubo era ancora presente. Era ancora vivo nella sua testa. Il sangue dappertutto. La runa dipinta sul muro. Lo squarcio... Dio, lo squarcio sul petto di Clary!

Ave atque vale...

La voce di Jace che era identica a quella di Valentine. Il suo viso che mutava. Si contorceva. Si confondeva.

Jocelyn cercò di distogliere i pensieri dall’incubo e guardò le ultime tele che aveva dipinto.

Alla fine, aveva rappresentato Idris. Per anni si era tenuta il ricordo di quella terra solo per sé. Per anni aveva desiderato disegnare le torri di vetro di Alicante, ma non l’aveva mai fatto perché non voleva che Clary iniziasse con le domande. Domande alla quali, fino a poco tempo prima, non avrebbe potuto rispondere senza mentire, senza omettere un sacco di dettagli...

Adesso poteva. E le aveva dipinte, quelle torri.

Dovresti pensare al tuo matrimonio con Luke, invece di concentrarti su Clary e sulla sua relazione.

Forse avevano ragione Maryse e Luke. Forse Jace non era come Valentine.

(Ave atque vale)

C’erano giorni in cui riusciva a comportarsi come una madre... normale. Preoccupata ma non esageratamente protettiva. Severa, ma non esageratamente... rompiscatole.

E poi c’erano giorni in cui Clary rientrava a casa in ritardo, un po’ scarmigliata, più in disordine del solito, con le guance arrossate, la camicetta stropicciata, gli occhi che brillavano e l’aria svagata di chi non si era soltanto allenata. Quelli erano i giorni in cui Jocelyn rivedeva se stessa in sua figlia. Quelli erano i giorni in cui la frase di Clary...

“Io non sono te”

...Sembrava una menzogna. Perché Clary si comportava proprio come si era comportata lei all’epoca, quando aveva conosciuto Valentine.

Erano simili, lei è Clary.

Erano... Erano identiche, in certi momenti più che in altri.

E la vita era un cerchio, perché tutto pareva ripetersi. Lei e Valentine; Clary e Jace. Lei e Maryse, che erano sempre state amiche, così come lo erano ora Clary e Isabelle. Beh... Forse non era propriamente amiche del cuore, ma lo sarebbero diventate.

Luke, il suo migliore amico, innamorato di lei; Simon, il migliore amico di Clary, innamorato della stessa Clary.  

“Jace non è Valentine...”

“Non farebbe mai del male a Clarissa...”

“Io non sono te...”

“Valentine può anche averlo cresciuto, ma Jace non c’entra niente con lui!”

Jocelyn si prese la testa fra le mani e poi si passò le dita tra i capelli. Un orologio ticchettava nel buio.

- Io spero che tu abbia ragione, Clary. Per il tuo bene. E per il bene di tutti noi.

AVE ATQUE VALE.

 

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Angolo autrice:

Ehm, dunque... Salve! Questa piccola One Shot costituisce il mio esordio nel fandom. Ho voluto scegliere uno dei personaggi che preferisco (anche se non è uno dei principali), ovvero Jocelyn (che tra l’altro nel film è interpretata da Lena Headey, una delle mie attrici preferite, scusate se è poco xD ).

Spero l’abbiate apprezzata. E grazie a tutti quelli che si sono fermati a leggerla!

 

   
 
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