Motherhood
Jocelyn rientrò in
casa e la prima cosa che notò, a parte le
nuove tele coperte in salotto, fu un giubbino scamosciato beige gettato
sul
bracciolo di una poltrona, con noncuranza.
Quel giubbino non era suo e
certamente non era di Clary. Non
era neppure di Luke o di Simon.
Jace?
Era impossibile che sua figlia
avesse portato Jace a casa.
Era una cosa che non faceva mai, perché sapeva che lei non
lo considerava il
benvenuto. Si sforzava di accettare la sua relazione con Clary, ma
aveva serie
difficoltà a mostrarsi contenta di quella situazione.
Udì dei rumori.
Fruscii e tramestii provenienti dalla camera
da letto.
Colta da una scossa di paura
improvvisa e raggelante, Jocelyn
si diresse a passo svelto verso il punto da cui provenivano i suoni. Il
cuore
batteva all’impazzata nel suo petto, lo sentiva persino nelle
tempie. Il sangue
scorreva più rapido nelle vene. Il respiro era diventato
ansante. Il fiato le
usciva a scatti dalla bocca.
No,
ti prego. Ti prego, no.
Spalancò la porta.
Dentro faceva freddo. Molto
freddo.
La stanza era in disordine.
Vestiti e oggetti sparsi un po’
ovunque.
E sangue.
Sangue dappertutto.
Jace Wayland se ne stava
inginocchiato al centro della stanza,
con i capelli biondi tutti in disordine, la pelle tirata sulle ossa del
viso,
gli occhi sbarrati, cerchiati da ombre scure e iniettati di sangue,
fissi nel
vuoto, come se non vedessero niente. Indossava i pantaloni neri da
Shadowhunter
e una normale camicia bianca sbottonata, che scopriva i numerosi marchi
tracciati
sul petto.
C’era sangue anche su
quella camicia. C’era sangue sulla sua
faccia e tra i capelli. C’era sangue sulle sue mani da
pianista.
C’era sangue sulla lama
del pugnale da caccia abbandonato sul
tappeto.
E tra le braccia di Jace
c’era Clary. Lui stringeva il corpo
della ragazza contro di sé, la cullava come si
può cullare un bambino per farlo
addormentare.
Gli occhi di Clary erano sbarrati
e realmente vuoti.
Realmente morti. Senza sguardo. Gli occhi di Clary fissavano il
soffitto. Era
da lei che veniva tutto quel sangue.
Dall’orribile squarcio
al centro del suo torace.
Sul muro alle spalle di Jace era
stato disegnato il simbolo
degli Shadowhunter. La prima e più potente runa data ai
Cacciatori dall’angelo
Raziel.
Era stata disegnata col sangue.
Con il sangue della sua
bambina.
- Ave
atque vale... –
disse Jace. E con la mano destra macchiata di rosso chiuse gli occhi di
Clary.
Ave
atque vale.
Ave
atque vale.
Ave
atque vale.
Il viso di Jace si confuse con
quello di Valentine. Il viso
di Valentine si confuse con quello di Jace.
Jace.
E Valentine.
Jocelyn gridò,
sprofondando in un gorgo di orrore nero...
...E si drizzò a
sedere nel letto, ansimando, gli occhi verdi
spalancati nel buio e la fronte imperlata di sudore.
Ave
atque vale.
Jocelyn Fairchild si
girò di scatto e vide che Luke dormiva
ancora, accanto a lei, placidamente. Russava.
Forse non aveva urlato davvero.
Forse aveva urlato solo
nell’incubo.
Sfiorò la barba che
stava ricrescendo sul volto dell’uomo che
amava. Lui si mosse, ma non si svegliò.
Jocelyn avvertì
l’acuto bisogno di alzarsi dal letto e andare
a dare un’occhiata a Clary. Non era successo niente, era
stato solo in incubo,
ma si recò comunque nella stanza di sua figlia e vi
entrò.
Era buio pesto. E Clary, come
Luke, dormiva, sprofondata
sotto le coperte, con i capelli rossi che spiovevano sul viso,
scomposti. Jocelyn
si avvicinò al letto e si chinò sulla figlia,
scostandole le ciocche ribelli e
posandole un bacio sulla fronte. Il suo corpo emanava calore. Era vivo.
Niente
sangue. Niente sguardi vuoti e morti. Clary era lì. Stava
bene.
Ave
atque vale...
Appoggiò la fronte
contro quella di lei. Clary seguitò a
dormire.
“So
cosa vuol dire essere
innamorati di una persona: vuoi stare dove sta lei e fare quello che fa
lei.
Però, Clary...”
“Io
non sono te”.
Gliel’aveva detto
così, trattenendo a stento la rabbia.
L’indignazione. Clary era cambiata, in quel periodo. Jocelyn
non c’era stata,
era in coma e non aveva potuto guidarla o aiutarla. E ovviamente sua
figlia era
cambiata. Era cresciuta. Aveva un’aria diversa.
Più adulta. Perché aveva visto
cose che Jocelyn non avrebbe voluto che vedesse. Perché
aveva conosciuto Jace e
si era innamorata di lui.
Così
come io mi sono
innamorata di Valentine.
Jocelyn si rialzò e
uscì dalla stanza, dirigendosi verso il
salotto. Non sarebbe riuscita ad addormentarsi di nuovo. Ne era
consapevole.
“Io
non sono te. Gli
Shadowhunters non sono il Circolo e Jace non è
Valentine”. Clary era stata categorica.
“Non
ho parlato di
Valentine”.
“Ma
è quello a cui stavi
pensando. Valentine l’avrà anche cresciuto, ma
Jace non c’entra niente con
lui!”.
Certo. Era quello a cui stava
pensando. Pensava che, se anche
Jace non era figlio biologico di Valentine, ci vedeva comunque qualcosa
di lui.
Jace era biondo come Stephen Herondale, il suo vero genitore, e aveva
quegli
occhi color nocciola verde dorato, che erano stati gli occhi della
povera
Celine. Ma era dotato di un fascino e di un magnetismo che le ricordava
il
fascino che il suo ex marito esercitava su tutti i membri del Circolo.
Anche sulla
donna che aveva sposato. Jocelyn pensava che Valentine fosse magnifico,
all’inizio. Solo dopo si era resa conto di che tipo di uomo
fosse. Che tipo
d’uomo fosse diventato. Il fatto che quello stesso uomo
avesse cresciuto il
ragazzo di sua figlia... Le metteva addosso un’ansia che non
poteva
controllare.
No.
Non è ansia. È paura.
Paura vera.
(Ave
atque vale)
Come poteva spiegarlo a Clary?
Come poteva spiegarlo a quella
ragazza tanto innamorata e tanto desiderosa di diventare una
Cacciatrice di
Demoni? Come poteva?
Clary,
io sono tua madre. Ho
già perso un figlio. Non posso permettermi di perdere anche
te. Non lo potrei
sopportare. Sarebbe... È impensabile! Morirei!
Stai
alla larga da Jace. Ecco cos’avrebbe voluto
dirle.
Stai
alla larga da Jace.
(Ave
atque vale)
Si era arresa. Si era arresa,
anche se aveva imposto delle
condizioni. Clary non avrebbe dormito all’Istituto. Mai. Non
avrebbe dormito
nello stesso posto in cui dormiva il suo ragazzo. Comprendeva... i
desideri di
Clary. Li comprendeva bene, ma la terrorizzava l’idea che
potesse succedere...
Che potesse succedere.
- Jocelyn, so a cosa stai
pensando. Ma Jace non è Valentine –
aveva detto Luke, sorridendole, comprensivo. Tempo prima, le aveva
detto
qualcosa di simile.
Clary
non è Jonathan.
Ed era vero. Clary non era come
suo fratello; non era come
quel bambino che lei non era riuscita ad amare perché era un
mostro. Clary era
pura. Era la sua bambina. Clary aveva sangue angelico nelle vene, non
sangue
demoniaco. Ma comunque non era solo per quello che era diversa da
Jonathan. Lo
era... Perché Clary era Clary.
“Io
non sono te”.
“Jace
non è Valentine”.
- Non è Valentine... Ma
per
Valentine ha provato dei sentimenti contrastanti. Me l’hai
detto tu stesso –
aveva replicato Jocelyn.
Luke aveva annuito. –
Sì, tuttavia era anche disposto ad
ucciderlo. Era molto determinato.
E questa era un’altra
cosa a cui pensava spesso. Cos’era
accaduto veramente al Lago Lyn, quando Valentine aveva evocato
l’angelo?
Cos’era accaduto mentre loro combattevano contro
l’esercito di demoni più
spaventoso che avessero mai visto? Le sfuggivano dei dettagli. Ed erano
dettagli importanti. Ne era sicura. L’aveva domandato a
Clary, ma lei era
rimasta sul vago, raccontandole che effettivamente Valentine aveva
evocato
Raziel e quest’ultimo aveva guarito Jace dalle ferite
infertagli dal presunto
padre...
Cosa
mi nascondi, tesoro?
- Capisco la tua preoccupazione,
Jocelyn – le aveva detto
Maryse, quando l’aveva interrogata riguardo a Jace. Aveva
un’aria davvero
stanca e provata, la sua amica. Un’aria addolorata,
più vecchia, più distante.
La morte di Max era troppo recente. – Ma io conosco bene
Jace. L’ho cresciuto.
È stato come un figlio per me e per Robert. È un
giovane coraggioso e
intelligente. Non farebbe mai del male a Clarissa. Isabelle e Alec ti
direbbero
la stessa cosa.
- Sospettavi di lui –
le aveva ricordato Jocelyn.
- È vero, sono
arrivata a credere che fosse una spia di
Valentine. Ero sconvolta quando ho scoperto che... che era suo figlio,
anche se
alla fine... Anche se alla fine non era davvero... Oh, beh insomma, hai
capito!
Ma sta di fatto che non avrei potuto commettere un errore
più grande... Jace è
una persona onesta – Maryse le aveva messo le mani sulle
spalle. – Se ti fa
stare più tranquilla, controllerò personalmente
Clary. Seguirò i suoi progressi
e te li comunicherò. Certamente non le permetterò
di passare tutto il suo tempo
ad ammirare la bellezza di Jace.
“Non
farebbe mai del male a
Clarissa”.
No,
non le farebbe del male
volontariamente, forse.
Aveva interrogato persino il
povero Simon.
- Signora Fray...
- Jocelyn.
- Sì, giusto. Jocelyn
– Non si era ancora abituato a
chiamarla per nome. – Jace... Ecco, non mi piaceva,
all’inizio, lo ammetto. Ma
sa... Pensavo... Pensavo fosse pieno di sé. Pensavo che
Clary per lui fosse
solo un gioco. Ma si fidi... Non è così. Mi
sbagliavo. La ama.
Simon...
Sei innamorato di
mia figlia, per questo non ti piaceva.
Jocelyn era al corrente di
ciò che quel ragazzo... che ormai
non era più un ragazzo, ma un Nascosto... provava per sua
figlia. Aveva sperato
che Clary scegliesse lui. Si sarebbe sentita meglio. Molto
più tranquilla. Non
l’avrebbe costretta a rientrare presto. Non
l’avrebbe controllata, perché di
Simon si fidava... Era un vampiro, ma si fidava.
“Non
farebbe mai del male a
Clarissa...”
“Pensavo
che Clary per lui
fosse solo un gioco. Ma si fidi... Non è così. Mi
sbagliavo. La ama...”
“Jace
non è Valentine...”
“Io
non sono te. Gli
Shadowhunters non sono il Circolo e Jace non è
Valentine...”
“Jace
non è Valentine...”
“Non
farebbe mai del male a
Clarissa...”
AVE.
ATAQUE. VALE.
L’incubo era ancora
presente. Era ancora vivo nella sua
testa. Il sangue dappertutto. La runa dipinta sul muro. Lo squarcio...
Dio, lo
squarcio sul petto di Clary!
Ave
atque vale...
La voce di Jace che era identica
a quella di Valentine. Il
suo viso che mutava. Si contorceva. Si confondeva.
Jocelyn cercò di
distogliere i pensieri dall’incubo e guardò
le ultime tele che aveva dipinto.
Alla fine, aveva rappresentato
Idris. Per anni si era tenuta
il ricordo di quella terra solo per sé. Per anni aveva
desiderato disegnare le
torri di vetro di Alicante, ma non l’aveva mai fatto
perché non voleva che
Clary iniziasse con le domande. Domande alla quali, fino a poco tempo
prima,
non avrebbe potuto rispondere senza mentire, senza omettere un sacco di
dettagli...
Adesso poteva. E le aveva
dipinte, quelle torri.
Dovresti
pensare al tuo
matrimonio con Luke, invece di concentrarti su Clary e sulla sua
relazione.
Forse avevano ragione Maryse e
Luke. Forse Jace non era come
Valentine.
(Ave
atque vale)
C’erano giorni in cui
riusciva a comportarsi come una
madre... normale. Preoccupata ma non esageratamente protettiva. Severa,
ma non
esageratamente... rompiscatole.
E poi c’erano giorni in
cui Clary rientrava a casa in
ritardo, un po’ scarmigliata, più in disordine del
solito, con le guance
arrossate, la camicetta stropicciata, gli occhi che brillavano e
l’aria svagata
di chi non si era soltanto allenata. Quelli erano i giorni in cui
Jocelyn
rivedeva se stessa in sua figlia. Quelli erano i giorni in cui la frase
di
Clary...
“Io
non sono te”
...Sembrava una menzogna.
Perché Clary si comportava proprio
come si era comportata lei all’epoca, quando aveva conosciuto
Valentine.
Erano simili, lei è
Clary.
Erano... Erano identiche, in
certi momenti più che in altri.
E la vita era un cerchio,
perché tutto pareva ripetersi. Lei
e Valentine; Clary e Jace. Lei e Maryse, che erano sempre state amiche,
così
come lo erano ora Clary e Isabelle. Beh... Forse non era propriamente
amiche
del cuore, ma lo sarebbero diventate.
Luke, il suo migliore amico,
innamorato di lei; Simon, il
migliore amico di Clary, innamorato della stessa Clary.
“Jace
non è Valentine...”
“Non
farebbe mai del male a
Clarissa...”
“Io
non sono te...”
“Valentine
può anche averlo
cresciuto, ma Jace non c’entra niente con lui!”
Jocelyn si prese la testa fra le
mani e poi si passò le dita
tra i capelli. Un orologio ticchettava nel buio.
- Io spero che tu abbia ragione,
Clary. Per il tuo bene. E
per il bene di tutti noi.
AVE
ATQUE VALE.
_______________________________________
Angolo
autrice:
Ehm, dunque... Salve! Questa
piccola One Shot costituisce il
mio esordio nel fandom. Ho voluto scegliere uno dei personaggi che
preferisco
(anche se non è uno dei principali), ovvero Jocelyn (che tra
l’altro nel film è
interpretata da Lena Headey, una delle mie attrici preferite, scusate
se è poco
xD ).
Spero l’abbiate
apprezzata. E grazie a tutti quelli che si
sono fermati a leggerla!