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Autore: Sherlocked_Alien    15/07/2014    2 recensioni
Sembrava più pallido del solito, gli occhi erano arrossati. Watson s’irrigidì.
-Che è successo?!- chiese preoccupato, incapace di muoversi.
Sembrava l’espressione di una persona che aveva visto le cose peggiori della vita in un solo minuto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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John Watson si rigirò nel letto, percependo il sonno che lo abbandonava lentamente. Aveva avvertito un leggero movimento al di fuori della stanza, probabilmente uno scherzo del suo subconscio, pensò. Aprì un occhio e incontrò le cifre rosse della sveglia: 4.17 del mattino. Si rese conto che la sua camera da letto era più luminosa del solito; di scatto si voltò verso la porta. Per un momento, gli si gelò il sangue nelle vene.

-Sherlock.. sei tu?- chiese, sedendosi sul materasso.

La sagoma in controluce non rispose, ma il dottore  ne riconobbe le forme: le braccia snelle, la figura slanciata, i capelli ricci e spettinati, più arruffati del solito. Sospirò, e si lasciò andare contro la testata del letto.

-Mi hai spaventato, pensavo fosse un ladro-

Il turbamento di John era giustificato dal fatto che il detective saliva di rado al piano superiore, e mai durante la notte. La pioggia cadeva insistentemente su Londra  e si infrangeva sulle finestre del 221B di Baker Street. Non ricevendo risposta dal coinquilino, accese la lampada posta sul comodino. Dall’altra parte della stanza, il viso di Sherlock venne illuminato dalla luce fioca e calda. Il detective era in piedi, a pochi metri da lui; indossava solo i pantaloni del pigiama, alcune ciocche di capelli erano appiccicate al volto imperlato di sudore. Sembrava più pallido del solito, gli occhi erano arrossati. Watson s’irrigidì.

-Che è successo?!- chiese preoccupato, incapace di muoversi.

Sembrava l’espressione di una persona che aveva visto le cose peggiori della vita in un solo minuto.

-John..- la voce suonò debole, poco più che un sussurro –sei qui..-

-E dove dovrei essere?- chiese, accennando un sorriso.

L’espressione del detective, però, non cambiò. Il blogger lo scrutò attentamente, senza sapere come comportarsi.

-Tutto bene..?-

-Si, John.. scusa, ti ho svegliato. Ho fatto un incubo così dannatamente realistico che..-

La voce gli si ruppe in gola, non riuscì a finire la frase. Ci fu un boato dovuto ad un tuono e i loro sguardi si incrociarono.

-Vieni qui, siediti..- disse John, facendogli posto sul materasso.

Sherlock avanzò lentamente, portandosi vicino all’amico. Si lasciò cadere pesantemente al suo fianco. Lasciò affondare le dita dei piedi nella morbida moquette, fece sparire il viso tra le lunghe dita affusolate, poi si massaggiò le tempie.

-Ti va di parlarne?- chiese a voce bassa.

Seguì con lo sguardo la su colonna vertebrale che percorreva tutta la sua schiena diafana. Probabilmente, si disse John, si era tolto la maglia del pigiama mentre dormiva, senza neanche accorgersene, a causa del calore e del sudore che l’incubo gli aveva causato.

-Avere un palazzo mentale non è sempre bello, John- spiegò.

La voce tremò nuovamente. Il dottore si sdraiò su un fianco, sostenendo la testa con una mano. Vedeva il profilo teso dell’amico.

-Molti invidiano le mie doti, ma nessuno considera il fatto che la mia mente sia come un cavallo in corsa.. che però non riposa mai, neanche durante il sonno. Questo significa che i sogni hanno un maggiore impatto su di me e quelle.. emozioni.. che non percepisco da sveglio sono amplificate-

John Watson deglutì più volte sentendo quella che sembrava essere una confessione. Non si era mai chiesto cosa potesse sognare un individuo dalle facoltà mentali così sviluppate, ma di sicuro dovevano influenzare molto il suo stato d’animo.

-Cos’hai sognato?- chiese, pacato.

-Ho sognato te, John. Eravamo in un sotterraneo che assomigliava alla metropolitana.. stava succedendo qualcosa di grosso, come un complotto terroristico.. c’è stata una sparatoria, un’esplosione, dolore e urla. Tu, John, urlavi.. eri stato colpito.. io non sapevo cosa fare, la mia razionalità mi aveva abbandonato..- la voce tremava sempre di più.

-Volevo salvarti la vita, portarti al sicuro.. ma non sapevo come fare.. perdevi sangue, la tua pelle diventava sempre più chiara, come se il tuo corpo volesse dissolversi tra le mie braccia..-

Una lacrima solcò il suo viso e il cuore di John perse un battito. La vide scivolare lungo gli zigomi fino al mento, dove abbandonò la pelle per tuffarsi sui pantaloni.

-John, era così realistico.. pensavo di averti perso per sempre..-

Sherlock alzò il volto in direzione dell’amico: i loro occhi si incontrarono ed entrambi si persero nella delicatezza di quel momento. Il dottore notò dei leggeri spasmi nel corpo del detective.

-Hai freddo?- chiese John, mantenendo la voce bassa.

Tutte le parole che si erano detti sembravano galleggiare attorno a loro, in un’atmosfera fatta di strazio, dolore ma anche di serenità.
Il detective rispose alla domanda limitandosi ad annuire con la testa. Il dottore si spostò al centro del letto, lasciando un po’ più di spazio a Sherlock che si lasciò andare al tocco caldo della mano di John sulla sua spalla. Si distese al suo fianco, con gli occhi serrati. Respirò a fondo più volte mentre l’uomo si allungò per spegnere l’abat-jour. La luce in corridoio era rimasta accesa, ma nessuno dei due aveva la minima intenzione di interrompere quell’attimo. Il viso di Sherlock trovò posto sul petto di John e sentì il cuore del blogger battere forte. Capì che i suoi tentativi di salvarlo durante il sogno non erano paragonabili agli sforzi che il suo dottore faceva in ogni istante della loro vita. John Watson aveva salvato Sherlock Holmes, e continuava a farlo ogni giorno.

-John, io ho bisogno di te.. non mi lasciare..- sussurrò, sentendosi finalmente al sicuro.

L’uomo passò una mano attraverso i suoi capelli corvini e gli diede un leggero bacio sulla fronte.

-Non lo farò..-
  
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