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Autore: Birdcage D Swan    15/07/2014    4 recensioni
[Storia a OC; Iscrizioni chiuse] [Continuazione della serie Fury]
Era lì con lei.
Poteva sentirlo.
Nonostante fosse morto da anni, il suo amore viveva tramite quel bey argentato: Hades Selene.

INTERROTTA | Capitolo "Quinto" con "Nota dell'autrice" scritta in data 31 gennaio 2016
Genere: Comico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damian Hart, Kyoya Tategami, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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† Quarto †
 

«… Questo è tutto ciò che so» concluse Dunamis col solito tono enigmatico.
«Che storia incredibile» commentò Ginka, faticando a parlare tanto era stupefatto.
«Però c’è una cosa che non torna…» iniziò Madoka «Perché mai hanno sigillato Cosmic Pegasus e Phantom Orion?».
«Tutto quello che so, ve l’ho appena riferito. Tuttavia, il fatto che abbiano messo i sigilli su questi due bey, ha un collegamento con gli strani fenomeni astronomici che si stanno verificando in queste ultime notti.»
«Stai parlando della Luna, non è così?» domandò Kenta.
«Già. Dopotutto, Anael era la Figlia della Luna; è sicuramente un punto da non ignorare.»
«Ma allora noi…che possiamo fare?» disse Madoka, incredibilmente ansiosa.
«Sono abbastanza sicuro che l’unico modo per sistemare le cose sarà ricorrere alla potenza dei blader leggendari.»
Se la aspettavano una conclusione simile. Dopotutto, in qualche modo, era sempre di Nemesis che si stava parlando. Tuttavia, erano vari gli interrogativi riguardo quella nuova avventura. In primis, nessuno sapeva quale fosse il famigerato compito di questa misteriosa donna di nome Anael, e il fatto che persino Dunamis ne ignorasse il significato era tutto un dire. In secundis, c’erano vari problemi riguardo ai blader leggendari.
«Ma… Come possiamo riporre le nostre speranze nei blader leggendari? Cosmic Pegasus e Phantom Orion non sono utilizzabili, e Flash Sagittario non esiste più» affermò Kenta.
«Quindi ci troviamo d’innanzi ad una faccenda di cui sappiamo poco o niente?»
In quella stanza non c’erano solo i ragazzi che avevano discusso finora. Tranquilli, lettori - tra non molto capirete quali siano i personaggi in questione; vi basti pensare, comunque, che lo spazio diventò rapidamente più angusto a causa della quantità di gente appena giunta.
«No, Masamune, non stiamo del tutto barcollando nel buio…» assicurò il blader del pianeta Giove.
«Ah no? E allora cos’altro sappiamo?» proseguì King.
«C’è solo una cosa da fare: raggruppare un certo numero di blader affinché le nostre forze per contrastare il nemico siano sufficienti.»
«E di che blader avremmo bisogno? Sentiamo…» rispose Kyoya con la sua classica aria scettica. Quel ragazzo non era mai stato convinto dall’atteggiamento di Dunamis.
«Andrà portata avanti una ricerca simile a quella da voi attuata per recuperare i blader leggendari.»
Le espressioni degli ascoltatori non erano troppo varie: andavano dall’attonito, al rassegnato, al seccato. Però, Dunamis non aveva ancora spiegato la parte peggiore del suo discorso: «Non c’è un numero massimo di blader di cui abbiamo effettivamente bisogno; l’importante è che quando questi combattano, riescano a scaturire un’energia che vada oltre un certo limite.»
Assunsero tutti un’aria interrogativa con tanto di sopracciglio sollevato.
«Ma…come facciamo a sapere se il blader che cerchiamo è abbastanza forte?» domandò Madoka.
«Ho dato a Ryo una lista di tutti i possibili blader che ci sono utili per contrastare Anael, e come sapete già, voi tutti ne fate parte. Tuttavia, nonostante io sia già a conoscenza del vostro spirito di blader e della vostra incredibile potenza, tutto questo, raggruppato insieme, non riuscirà neanche a ferire il nostro nemico.»
Ora, a differenza di prima, erano davvero molto spaventati. Insomma, avevano sconfitto Nemesis, il supremo Signore della Distruzione, e immaginare che potesse esistere un’entità dieci, cento, mille volte più forte di quest’ultimo, li faceva accapponare la pelle. Per loro era come il concetto d’infinito: un concetto talmente estraneo per il nostro intelletto umano da non poter essere concepito.
«Allora? Che dobbiamo fare?» Kenta era forse il più spaventato di tutti. Dunamis, al contrario dei presenti, sembrava calmo, forse anche grazie al suo atteggiamento impenetrabile. «Ci serve un piano, un piano ben congegnato, dove ognuno abbia dei compiti precisi e il più attinente possibile alle loro capacità.»
Annuirono tutti. Le conclusioni di Dunamis erano più che giuste e nessuno aveva da obbiettare. Peccato che non tennero conto di un pericoloso ciclone che avrebbe scombussolato tutti i piani.
«Signor Direttore!» Hikaru entrò nella stanza senza troppe cerimonie, ansiosa. «Qualcuno ha fatto irruzione nel Quartier Generale.»
«Cosa? Non è possibile, questo luogo è sotterraneo e le porte sono in acciaio e fibra di carbonio» affermò Ryo stupito.
Si diressero a passo svelto in direzione di una delle uscite.
«Si sa come ha fatto a entrare?» domandò il Direttore.
«Con un moto, sembra. Andava veloce, ma le telecamere hanno rilevato che a bordo ci fossero due persone.»
«Due persone?» Nell’udire quella frase, il proprietario di Fang Leone s’arrestò.
«Sì…» affermò Hikaru.
«Che ti prende Kyoya?» domandò Ginka, osservando l’espressione indecifrabile dell’amico.
Il blader della primavera portò gli occhi al cielo, sbuffando. «No, non mi dire che…».
 
SBAAAAAAMMMM!!!!
 
La grossa parete d’acciaio esplose, impolverando tutto lo spazio circostante. I presenti si buttarono a terra, tentando di evitare le eventuali e pesanti schegge di muro. Tossirono e tenettero gli occhi chiusi. Non avevano idea di chi avesse fatto irruzione così violentemente, ma all’improvviso, udirono una voce familiare.
«Dio mio, Kakeru, perché diavolo non hai parcheggiato? Avresti evitato di fare tutto ‘sto casino!».
«E dai, sorellina, credevo ti piacessero le entrate in scena casiniste».
«E questo dove cavolo l’avresti sentito?».
Quei momenti di paura si trasformarono in attimi di conforto. Con un grosso sorriso sul volto, si misero in piedi e salutarono gli ultimi arrivati.
«Paschendale!».
«Kyoya!» il ragazzo che fino a due secondi fa era a cavallo della moto, si lanciò letteralmente addosso al blader della primavera, il quale sembrava parecchio infastidito dalla presenza di quel giovane.
«Fratellone, come stai? È da un secolo che non ci si vede!».
«Sì, sì Kakeru, lo so…» rispose Kyoya sull’orlo del proseguire con un bel “Va bene, ma ora togliti di mezzo”.
Stupiti, guardarono Paschendale. «Avete un altro fratello?».
«Eh già» cominciò la ragazza «Tranquilli però, non ce ne sono altri, per fortuna…».
Osservando meglio, però, si notava la spiccata somiglianza tra Kyoya e suo fratello: stessi occhi, stessa carnagione, stesso colore di capelli e corporatura all’incirca identica.
«Sì, il mio nome è Kakeru. Come va?». Mostrò un sorriso amichevole verso i presenti. A primo impatto, sembrava essere più simile a Paschendale piuttosto che a Kyoya, come personalità.
«Che ci fai qui?» domandò il blader della primavera, non troppo entusiasta per la presenza del fratello.
«Non è ovvio? Sono venuto ad accompagnare la mia cara sorellina che non vedeva l’ora di venirvi a trovare!» rispose, cingendo le spalle del Presidente della WBBA.
«La mia pigrizia m’impedisce di fare una marea di cose; ecco perché scrocco passaggi» si giustificò la ex blader. «Comunque, si può sapere cosa cavolo ci facciamo tutti qui?».
 

 
BIP! BIP! BIP!
 
Che cos’era quel suono incessante che gli martellava la mente già da un po’?
 
BIP! BIP! BIP!
 
Risuonava nella sua testa, inesorabile, già da alcuni minuti; ciò lo infastidiva parecchio.
Sapeva bene di essersi appena destato da un sonno piuttosto duraturo e rammendava ancora quel terribile combattimento – l’ultimo ricordo serbato. Sapeva anche di trovarsi in un letto comodo e pulito.
Fisicamente stava bene, se non per qualche lieve dolore alla testa e alla schiena.
Le sue palpebre vibrarono, in seguito ad una sensazione strana e improvvisa: qualcosa lo attanagliava, attaccandosi più allo spirito che al corpo.
Improvvisamente, l’odio. L’odio che gli scorreva dentro lo invase. Un odio che nemmeno lui sapeva per chi fosse destinato, ma che gli stava dettando un compito talmente urgente, che il blader non poteva aspettare.
Spalancò gli occhi di colpo, i quali non sbatterono neanche a causa dell’improvvisa luce al neon. Si sedette sul letto, in procinto di alzarsi e andarsene da quella camera d’ospedale. Con un gesto veloce, strappò i fili che lo tenevano fermo e in quel preciso istante, il BIP! cessò.
 
Avanzava per i corridoi, barcollando. Il suo unico supporto erano le pareti che lo circondavano. I suoi occhi erano socchiusi, e la testa gli girava, rivelando le figure innanzi a lui come ombre sdoppiate e sfocate. Ogni tanto si toccava la fronte, ormai grondante di sudore caldo. Spesso ansimava, affaticato a causa di una stanchezza proveniente da chissà dove.
Intravide un’ombra mobile avvicinandosi con passo svelto.
«Ehi, ragazzo. Che ci fai qui?» Era un medico, ma non lo riconobbe.
«Devo…andare…da lui» La bocca era impastata, le parole pronunciate con voce flebile. «Devo…avere…il suo bey.»
«No, ragazzo. Non puoi uscire in queste condizioni.» Gli si avvicinò, ma il paziente con una forte spinta lo scaraventò contro il muro.
Proseguì.
Non c’era nessuno nelle vicinanze.
«Ti troverò. Te lo porterò via.»
Aveva raggiunto l’uscita dell’ospedale. Avvertì il gelido vento di quella nottata autunnale intorpidirgli muscoli e ossa. La vista s’annebbiò ulteriormente, la testa che non smetteva causargli dolore. Tuttavia, il suo obiettivo, in quel momento, era raggiungere quel luogo. Un luogo da lui mai visto né sentito nominare, ma che, chissà perché, era sicuro di raggiungere.
 
 
«Okay… Quindi, se ho capito bene, una setta satanica sta cercando di bloccare i bey delle quattro stagioni a random affinché venga esaudito il desiderio di Anael e Lucifer. Giusto?».
«Esatto.» Affermò Ginka.
«Paschendale, nessuno ha parlato di setta satanica.» la corresse Kyoya.
«Vabbè, Lucifer, Lucifero, Satana… Siamo lì, no?».
«Kakeru, » Dunamis si rivolse al più piccolo dei Tategami con grande serietà «Hai detto di aver incontrato uno strano tizio che aveva due V nere incrociate sulla fronte.»
«Sì, se non ricordo male. Inoltre, mi ha chiesto se ero effettivamente io il Tategami che cercava.»
«Allora non ci sono più dubbi» Il blader di Giove era ancora più cupo di quanto non fosse già in precedenza. «Anael ha mandato i suoi uomini per cercare Kyoya, affinché bloccassero Fang Leone.»
Ci fu un silenzio agghiacciante. All’idea che già due bey delle quattro stagioni fossero fuori uso, non faceva altro che aumentare la preoccupazione nei loro animi. Inoltre, quella gente losca era già sulle tracce di Kyoya.
«A questo punto, immagino che la singola forza dei blader leggendari non sarà sufficiente per contrastare questo nemico.»
A tali parole, la situazione divenne ancora più testa. Un nemico tanto forte che nemmeno i blader leggendari riuniti sarebbero riusciti a sconfiggere? Era una faccenda assolutamente inconcepibile.
«Perciò la mia idea è la seguente: si dovranno riunire più blader possibili, la cui forza raggiunga una soglia ben precisa sulla quale ci si dovrà accordare.»
“Una soglia ben precisa?” Paschendale si strofinò il mento; era fin troppo chiaro che stesse covando qualcosa. Ignorando gli altri discorsi, si diresse verso l’uscita della stanza.
«Dove stai andando? Dunamis sta parlando di una faccenda importante» La riprese il fratello maggiore.
«Devo fare una telefonata, è urgente.» E uscì.
 
 
Viola chiaro.
Rosso intenso.
Due piccoli segni che lampeggiavano su una mappa rivelata dallo schermo di un avanzato computer. Il primo pallino si avvicinava al secondo velocemente, mentre quest’ultimo restava fermo.
Gli occhi di ghiaccio della giovane Child-1 fissavano il desktop con stupore, una quantità infinita d’interrogativi ad affollarle la mente.
«Allora esiste ancora…» bisbigliò.
Quella piccola luce rossa era per lei qualcosa d’inspiegabile. L’avevano cercato per mesi e mesi quel bey, senza mai riuscire a trovarlo. Infine, la sua padrona aveva elaborato un piano geniale per scovare l’ultimo frammento.
«Che ti avevo detto?».
Si girò velocemente. La Potente Anael la fissava con aria soddisfatta.
«Perdonatemi. Perdonatemi se ho dubitato di voi.»
«Child-2 ha fatto un ottimo lavoro. Bloccando Phantom Orion, la mente di Chris può essere facilmente controllabile; adesso quel ragazzo si sta recando dal blader leggendario dell’estate. Tutto secondo i piani.» Negli occhi di quarzo di Anael brillava la soddisfazione.
«Scusate, mia Signora, ma come farà il blader dell’inverno a imprigionare il suo avversario?» domandò Child-1, spaventata dall’aria spettarle della sua padrona sotto quella fioca luce al neon.
«È semplice; » Cominciò la Figlia della Luna, con sicurezza «Child-2, durante l’incontro, ha istaurato in Chris un potere latente che verrà violentemente scaturito contro il blader dell’estate, il quale sarà condannato a soccombere.»
 
 
La lunga spiegazione di Dunamis fu improvvisamente interrotta dal suono del campanello.
«Ah, allora c’era una porta.» Commentò Kakeru, stupito.
«Già, e non c’era assolutamente bisogno di sfondare tutto per entrare.» Lo sgridò Madoka.
Sugli schermi collegati alle telecamere di sorveglianza, comparve l’immagine del visitatore.
«Chi è?» domandò Hikaru.
«Ehm… Buonasera!» Rispose una voce femminile alquanto intimidita. «Sono stata chiamata da Paschendale Tategami, il Presidente della WBBA. Ho cercato di fare più in fretta che ho potuto.»
Hikaru aguzzò la vista. Vi era un metaldetector, accanto alle telecamere, che non rivelavano la presenza di armi, fatta l’ovvia eccezione per un beyblade.
«D’accordo… Puoi entrare.» Premette un tasto e le porte si aprirono. «Ginka, per favore, va incontro alla nostra visitatrice. Assicurati che non sia pericolosa.»
Ginka obbedì e salì le scale per raggiungere l’entrata, preceduta da svariati e labirintici corridoi.
Dopo alcuni minuti, gli mancavano ormai pochi metri per raggiungere l’entrata; una volta svoltato l’angolo, vide la visitatrice: una ragazza sui quindici anni, dal fisico formoso, coperto da una salopette bianca e camicia lilla lunga fino alla vita. Aveva un’altezza giusta per la sua presunta età. Il bel viso dalla carnagione rosea era incorniciato da due code basse color cioccolato, di cui una ciocca andava a coprirle parte dell’occhio sinistro; quest’ultimo, insieme all’altro, dalle iridi color grigio-azzurro con riflessi dorati.
«Ci-Ciao…» biascicò Ginka, sforzandosi di non spalancare la bocca in segno di stupore.
«Ma tu sei…» Tuttavia, la nuova arrivata non si limitò a trattenere alcuna forma d’entusiasmo. «Ma sì, ti riconosco, sei Ginka Hagane!».
«Beh… Sì, sono io.» Il blader dell’autunno si gratto la nuca, leggermente intimidito.
«È surreale conoscerti. Non mi sarei mai immaginata di trovarti qui. Comunque, mi chiamo Seya, Seya Yamada.»
«Il piacere è mio!» Il blader allungò una mano e Seya gliela strinse con fare amichevole.
«Forza, venite qui!».
«Muovetevi, idioti!». Gli chiamarono rispettivamente Hikaru e Paschendale con fare tutt’altro che paziente.
«È meglio andare.»
«Sono d’accordo!».
 
«Ciao, Paschendale!».
«Seya, quanto tempo!».
Le due ragazze si sorrisero e sia avvicinarono.
«Mamma!» Un urlo infantile strillo entusiasta dalle braccia di Seya.
Ginka, incantato dalla bellezza della nuova arrivata, non aveva minimamente notato lo scricciolo che reggeva tra le braccia.
Due sottili braccine si mossero affannosamente verso il Presidente della WBBA. Gli occhioni ridenti, color dell’acqua pura, guardavano quest’ultima con impazienza, in attesa di un forte abbraccio.
«Ciao, amore!» Paschendale la prese dalle braccia di Seya, le mise le mani sotto le ascelle e le sollevò. «Come stai, tesoro mio, eh? Come stai?».
«Mamma!» Rideva la bambina, felice come non mai.
A differenza di queste tre ragazze, la reazione degli altri fu totalmente basita.
«Mamma?» Si domandarono in coro i presenti. Non riuscivano a togliere gli occhi da quella bambina dagli occhi azzurri, la pelle leggermente scura e i capelli color della neve. Tuttavia, né Seya, né tantomeno Paschendale, si curarono di quelle facce attonite.
«Paschendale, questo che cosa significa?» urlarono tutti, a differenza dei fratelli della diretta interessata che si limitarono a roteare gli occhi.
«Kyoya, tu sai qualcosa, non è così?» Domandò Masamune.
«No, non so niente…» S’intuiva lontano un miglio che stava mentendo.
«Paschendale, dì qualcosa!» S’intromisero Yu e Titi – ah, sì, c’erano anche loro in quell’affollatissima stanza.
 
DRIN! DRIN!
 
«Oh! Scusa, tesorino mio.» Paschendale riconsegnò la bimba tra e braccia di Seya, afferrò il cellulare e s’allontanò. I presenti udirono un flebile Pronto? in lontananza.
«È una lunga storia. Ogni cosa a suo tempo.» Cercò di giustificare la nuova arrivata.
Era un eufemismo descrivere l’espressione dei presenti come attonita, cosa che mese particolarmente a disagio la Yamada. Per fortuna per lei, fu salvata dal suono emesso dal computer di Madoka.
«C’è un messaggio.» Affermò la meccanica, aprendo il pc. Ci volle un istante e tutti i presenti si misero intorno a lei.
«Ciao, ragazzi! Quanto tempo.»
«Ryuto! Che sorpresa!» Gridarono tutti all’unisono. «Come stai? È da tanto che non ci si sente.»
«Già. Anch’io sento molto la vostra mancanza.»
«E a cosa è dovuto questo tuo messaggio?» domandò Kyoya senza troppe formalità.
«Al momento mi trovo nei pressi del Monte Aso1. Ho trovato dei reperti che credo possano interessarvi.»
 
 
Minuti. Ore. Giorni.
Non ne aveva idea. Trascorreva il tempo a camminare, ad ascoltare quel flebile ronzio che lo avrebbe guidato fino a lui.
Percorse kilometri, kilometri e kilometri a piedi, finché non si ritrovò in mezzo al nulla.
Il cielo era buio, nuvoloso, fatta eccezione per quel satellite dalla luce spettrale. Il vento soffiava, freddo, spostando i granelli di sabbia che ricoprivano quell’immenso deserto. Il suo corpo sembrava sempre più pesante, passo dopo passo. Sempre più stanco e spossato. Chris allungò la vista, alla ricerca di un qualsiasi elemento che potesse spezzare la monotonia di quel luogo. Portò una mano all’altezza delle sopracciglia, sicuro di aver visto una figura in lontananza.
«È lui…» bisbigliò.
Il suo incedere diventò improvvisamente più rapido. Era pronto per scontrarsi, pronto per consegnare quell’impostore alla potente Anael.
«Ehi!» urlò quando giunse più vicino a quella figura.
Il suo interlocutore si voltò. Chris si ritrovò osservato da quello sguardo terrificante, impossibile da reggere, ma questo al balder di Orione non toccò minimamente.
Gli ringhiò contro, pieno di disprezzo e determinazione. «Finalmente ti ho trovato… Ryuga.»
 
 
Note
1. Monte Aso: il più grande vulcano attivo del Giappone ed è tra i maggiori al mondo.


 
† Angolo dell’autrice †

 
Ciao!
Ehm… Okay, come dire. Dire che il mio imbarazzo è al massimo è un eufemismo.
È passato più di un anno dall’ultima volta che ho aggiornato e questo è ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE. Mi scuso moltissimo con tutti voi, veramente. Mi merito tutti gli insulti di questo mondo, e la caso peggiore è che, molto probabilmente, farò ancora dei ritardi del genere.
Che dire, quindi? Spero solo che continuiate ad apprezzare questa storia. Siamo solo all’inizio, tuttavia mi ci sto affezionando e spero CON TUTTO IL CUORE che venga bene.
Come ultimo punto, avrei da farvi una richiesta… vi chiedere di dare un’occhiata a questa breve raccolta di drabble/flashfic, sempre riguardante la Metal Saga, ovviamente:
Goodbye Metal Saga!
Ve lo chiedo perché ci tengo particolarmente a questa piccolo lavoro e spero tanto vi piaccia ^^
Infine, ringrazio Forzabeyblade per aver recensito gli scorsi capitoli e avermi inserita tra gli autori preferiti.
Al prossimo capitolo! ;)
 
RebelYell

PS: che ne dite della nuova impaginazione? Vi piace? Fatemi sapere.
  
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