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Autore: Namida no me    16/07/2014    1 recensioni
La auto biografia non autorizzata della mia vita, molto romanzata. A partire dal primo anno.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Un ragazzo. Quel ragazzo.

Dicembre. 22. Giorno degli addii scolastici. Chiusura del trimestre.

Sono single ma abbastanza felice. Mi chiamo Siria. Ho 14 anni.

Vado in un Liceo Artistico dimenticato da Dio. Ormai è casa mia. Niente è più nuovo. Niente compagni nuovi. Nessuna nuova esperienza. Semplicemente casa.

Poi c'è lui. Si chiama Mauro. Ha 17 anni. Ha la ragazza. Ama la mia migliore amica, Sofia. Sofia ha il ragazzo. Stanno bene insieme quei due. Odia Mauro. Io non so cosa provo per Mauro. Siamo conoscenti. Io è da un po' che mi devo incontrare con un ragazzo di Milano, Giacomo. Io sono di Brescia Sono indecisa. E' complicato.

 

Oggi è festa, c'è un'atmosfera felice a scuola e di conseguenza questo mi rallegra.

L'odore di zucchero filato e pandoro mi entra nelle narici come un turbine quando mi decido a varcare la soglia della palestra piena di ragazzi.

Dietro di me c'è Sofia dolce e piccola, ancora più timida di me. Lei è bassina, sarà 1.55, è molto magra. Ha avuto parecchi problemi in passato, come me, e grazie a questo condividiamo ogni cosa, ci sosteniamo a vicenda e ci capiamo, come due sorelle.

Io invece sono alta 1.75 , riesco a coprire la gracile figura di Sofia alla perfezione, mi tiene per la manica del maglione grigio e logoro che indosso perennemente, le dà fastidio essere guardata da tante persone ma dobbiamo entrare, per forza. Uno spintone mi riporta alla realtà e varco la soglia, in palestra regna il caos, c'è gente ovunque, non ci guarda nessuno. “Ma muovetevi!Le solite primine...” l'urlo di una ragazza snob con pantaloni a fiori e giacca azzurro pastello mi fa trascinar via Sofia, dirigendomi in un angolo della solita palestra, che durante le lezioni sembra così stretta, ora invece, piena di gente, mi sembra tanto spaziosa.

Sofia a mio contrario ha tante amiche in questa “nuova” scuola, infatti ci raggiungono due ragazze, non mi ricordo nemmeno i nomi, non mi interessa e poi fanno parte di altre sezioni, se la portano via, lei si gira e mi guarda con fare malinconico io mimo un “ Vai pure” con le labbra, io la capisco, dopotutto è ammirata da tutti per le varie acrobazie che sa fare, fa ginnastica artistica da quando ha tre anni, è brava.

E così, con uno sguardo, mi ritrovo da sola in quell'angolo deserto, a pensare, ed io quando penso va sempre a finir male. Allora trovo la soluzione più veloce prendo le auricolari me le infilo nelle orecchie e alzo il volume al massimo e mi immergo nel metal che riesce a distrarmi completamente da quella solitudine che mi fa sempre precipitare in un abisso infinito, sono talmente concentrata nelle parole della mia canzone preferita che non sento i passi che si avvicinano a me,non vedo l'ombra che oscura la mia figura rannicchiata nell'angolo della palestra, così rimango in posizione fetale con le braccia incrociate e i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa abbandonata nella cavità lunga tanto quanto il mio bicipite.

Una mano leggera tira appena il mio maglione all'altezza della spalla destra, sussulto, non mi ero accorta di nulla. Mi ritrovo di fronte a me, appena ricurvo su se stesso, Mauro, lui alto e snello, sempre vestito di nero, lui è lì che mi guarda con una faccia sia preoccupata che incuriosita, mi scruta e io vado nel pallone, mi sento avvampare, ormai so che le mie guance saranno della stessa tonalità dei miei capelli rosso fuoco.

“Ciao” mi disse con voce flebile ma sicura, potevo sentirlo solo io, era una conversazione solo nostra, è questo che mi piace di lui, sa sempre quello che bisogna fare in qualsiasi situazione. Lo fisso incredula di quello che è appena successo. Incredibile, mi ha parlato, ma la cosa che mi sconvolge di più è che mi ha notata, ha notato una piccola foglia secca, caduta in un angolo, una foglia di cui il rosso acceso autunnale si è sbiadito con l'arrivo del' inverno e ora quella foglia si confonde col mondo.

Si sta muovendo, lo sento, ora che le cuffiette sono a terra e la musica si disperde nell'aria. Sento i suoi piedi camminare, le sue ginocchia piegarsi e appoggiarsi a terra ed infine il tonfo della sua spalla contro il muro il quale sembra sorretto dalla mia schiena. Si è seduto accanto a me. Ma cosa diavolo sta succedendo?! Il mio sguardo è ancora fisso verso un punto indefinito del soffitto della palestra.

  Ora che mi accorgo io sono di profilo, e ho un profilo orrendo, meglio voltarmi verso Mauro.

E appena mi volto lo vedo pensieroso, mi sta guardando, mi sta studiando, chissà che sta pensando.

“Come mai tutta sola in un angolo, tesorino?” chiama chi vuole davvero bene così, son felice di far parte delle sue grazie, è la prima volta che mi chiama così, mi sento un po' a disagio, ma con questa sua frase mi risveglio da questi pensieri come da un sonno profondo: “Ciao!Scusa...Ah, sono sola perché la mia unica amica è stata rapita dalle sanguisughe.” è con questo soprannome che mi rivolgo alle altre ragazze di prima che da come si comportano sembrano delle diciottenni in miniatura. Mauro all'inizio non capisce, poi ci arriva.”Allora posso farti io compagnia?” devo rispondere, non posso fare come prima, vorrei urlare “Siiii!” e abbracciarlo, baciarlo, ma mi devo trattenere :

“Se non hai niente di meglio da fare, non è che io sia così divertente...”

“Tranquilla, nemmeno io lo sono.”

“Non è vero!Tu riesci a far sorridere le persone, l'ho visto prima!”

“Se fai sorridere le persone ma tu non ci riesci cosa cambia?”

Era triste. Triste perché non riusciva a conquistare Sofia. Triste perché la storia con Sveva, la sua ragazza continuava a peggiorare. Triste perché si sentiva solo. Triste perché non voleva essere abbandonato. E tutto questo io lo so perché mi sbagliavo, siamo molto più che conoscenti, ci diciamo tutto, ci capiamo, non so cosa siamo.

Silenzio. Era davvero tutto quello che riuscivo a fare? Starmene muta a fissarlo non avrebbe cambiato la situazione, non avrebbe migliorato niente.

Sono parecchio inutile, non riesco mai ad aiutarlo. Tanto io non sono nulla per lui. Devo rispondere.

“Perché sei triste?”

“Come se tu non lo sapessi...”

Si certo, lo so, ma non conosco la soluzione e questo mi distrugge dentro, non so cosa fare. Vorrei poterlo render felice, io, vorrei fosse felice con me. Ma lui desidera lei, solo lei.

“Invece di pensare a quello che non hai, pensa a quello che possiedi...”

“E cosa possiedo?”

“Io sono certa che hai me”

“Grazie”

Sento le sue braccia avvolgermi, mi sento come dentro una rosa, petali delicati, soffici, ma sicuri e saldi al gambo, mi fa sempre sentire così, siamo una rosa, così le mie braccia, di riflesso, si aggrappano ai suoi fianchi, e lo stringo a me, è la mia roccia.

Il nostro accordo, deciso qualche mese fa, ognuno sostiene l'altro, so che lui ci sarà nel momento opportuno.

Mi sento le spalle calde, mi sento al sicuro nella nostra rosa.

Ci allontaniamo leggermente l'uno dall'altra, la sua bocca si avvicina al mio orecchio e sussurra:”Non fumare, non bere, fa la brava in queste vacanze”

“Non te lo posso garantire”preferisco lasciarlo col dubbio.

Ci alziamo, sento suole di cuoio scalpitare dirigendosi verso di noi, è Sofia. Meglio che non si incontrino, lo saluto e vado incontro alla mia migliore amica, mentre con la coda dell'occhio lo spio dirigersi versoi suoi compagni di classe, lo vedo ridere e scherzare, so che sta fingendo, vorrei non fingesse felicità, vorrei fosse felice davvero.

Un attimo e mi ritrovo un pasticcino a tre millimetri dal naso, è Sofia.

“Mangia”

“No, grazie...” rispondo.

“Ti ho detto di mangiarlo!”è testarda, con lei non ci si può far niente, o si fa quello che vuole lei o non c'è altra soluzione.

Spalanco la bocca e un'esplosione di pasta frolla, crema pasticciera e ribes colpisce le mie papille gustative, ingoio, e lo stomaco, vuoto da tempo, brontola famelico.

Non voglio mangiare, non devo farlo se voglio essere bella, non posso permettermi di mangiare ancora. Sofia è a conoscenza di tutto quello che penso, lei c'è già passata, mi capisce ma mi vieta di farmi del male, sa che non mangio, che la mia pelle è cadaverica anche perché non mangio oltre al fatto che odio abbronzarmi, è uno spreco di tempo.

Non voglio stare qui, troppa gente, con uno sguardo io e Sofia comunichiamo al volo, la vedo sfrecciare tra la gente, diretta all'uscita. Lei è piccola, riesce a passare ovunque, io faccio un po' più fatica a causa della mia statura, finalmente dopo qualche spintone e una gomitata mi ritrovo nel corridoio della scuola, è deserto, non l'ho mai visto così, pacifico, pochi passi, due rampe di scale e siamo al primo piano, ho voglia di pensare, siamo di fronte all'aula di scienze.

“Sofia devo andare all'armadietto”

“Non ho voglia di andare fin là...”

“Tranquilla ci vado da sola”

“Mi trovi in laboratorio, ne approfitto per ripassare le reazioni”

“Va bene”

Mi incammino verso il secondo plesso, per fortuna son da sola ho voglia di pensare, spero di aver lasciato il cellulare nella giacca che ho nell'armadietto, non lo trovo più, certo che è bello stare da sola a pensare in questo corridoio dove un tempo regnava il caos invece ora così tranquillo.

Suona la campanella, dieci minuti e poi inizieranno le vacanze invernali, inizierò a dormire finalmente, giro l'angolo, lui è lì, mi stava aspettando, è appoggiato con la schiena al mio armadietto.

Mi conosce, sa che lascio sempre qui la giacca, fa freddo e anche se odio il sole evito volentieri di trasformarmi in un surgelato.

La sua mano bollente imprigiona il mio polso, lui è caldo.

“Sei gelata...Stai tremando, Siria”

Ha ragione, non me ne ero nemmeno accorta.

Mi tira a se ed io, come un bambola di ceramica, cado inerte fra le sue braccia, le sue mani calde si intrufolano sotto al maglione, sollevano la maglia nera che porto sotto e salgono la mia schiena, mani brucianti sulla mia pelle gelata. Lo guardo con uno sguardo stupito ed incredulo.

“Voglio solo scaldarti.... Sarebbe meglio se fossi nuda” il solito cretino, lui e le sue battute, ormai ci sono abituata.

“Maniaco”

“Guarda che riuscirei davvero a scaldarti meglio”

“Certo certo...”

Lo stringo a me, non se l'aspetta, però mi stupisce ancor di più lui:”Mi mancherai tantissimo durante queste vacanze Siria”

La nostra rosa fiorisce ancora, ora so quello che provo.

Lo amo, per quello che è, perché mi fa battere il cuore con le sue parole dolci, lo amo non come lo può amare una possibile ragazza, lo amo come se fosse mio fratello. Le persone a cui vuoi bene se le vuoi bene davvero le ami e non te ne vergogni.

  
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