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Autore: Farawayx    16/07/2014    7 recensioni
Dianne e sua cugina Gwen partono insieme per il college intenzionate a lasciarsi tutto alle spalle. Dianne, però, è ancora fidanzata e non riesce a immaginare il suo mondo senza Austin. Bello quanto stupido, questo ragazzo l’ha condotta sul fondo, facendola diventare bulimica. Nessuno sa quello con cui Dianne deve convivere ogni giorno, nemmeno Gwen. Sarà Cam, un enigmatico quanto affascinante ragazzo, a risvegliare Dianne dal suo stato di catalessi interiore, facendola sentire viva e bellissima come non mai.
Un sentimento così forte e travolgente può portare Dianne solo sull’orlo di una scelta: rimanere bloccata fra il fango del passato o tuffarsi nelle acque incerte e tempestose del futuro?
« Gli occhi vengono definiti lo specchio dell’anima, allora mi chiedo, perché quando
incrocio i miei allo specchio riesco solo a pensare a quanto siano vuoti e
spenti? E’ questo che ho dentro? Sono un involucro vuoto nato in un giorno di
pioggia?
Ma chi mi crederebbe mai. Chi penserebbe che uno come me ha questi pensieri che
periodicamente gli girano in testa. Però ci sono e ho quasi il timore che
qualcuno li sgorga.
Cosa ne sarà di me? Di me.»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 12








«Ecco perché ho paura: ho perduto qualcosa di importante, 
non riesco più a ritrovarlo, e ne ho bisogno.
 »








                           
                           ◊ CAPITOLO XII ◊  What would you do?





-
Dai, un bel respiro ed entra.- 
-No, non ci riesco.-
Dianne lasciò per l’ennesima volta la stretta delle dita contro la maniglia. Era davanti al suo appartamento con Cam, lui l’aveva praticamente trascinata di peso per riportarla a casa e ora se ne stava lì a guardarla, mentre la pazienza lentamente abbandonava il suo bel viso.
-L’ultima volta che ho controllato Gwen e Nives non si cibavano di carne umana.- Borbottò lui, stringendosi le braccia al petto. Di prima mattina la sua bellezza sembrava accentuata, gli occhi azzurri completamente assonnati, la pelle del viso fresca di barba e le spalle, ricoperte da una felpa, appoggiate stancamente alla parete.
Quando si era svegliata nel suo letto, c’era stata una frazione di secondo in cui il cervello aveva resettato ogni cosa, prima che i ricordi del giorno precedente le affluissero alla mente, si era ritrovata a diventare rossa come un pomodoro maturo. Fortunatamente Cam dormiva ancora profondamente per rendersi conto del suo imbarazzo. Però, oltre ogni aspettativa, non si sentiva in imbarazzo per avergli parlato della sua malattia… o meglio, avergli confermato i suoi sospetti. Anzi, nonostante un iniziale scambio di sguardi poi, tra loro, non c’era stato niente di che, lui era sempre il solito Cam e la trattava come faceva dal primo giorno, senza mostrarle nessuna forma di pietà o cambiamento. E Dianne gli era grata per questo, in più si sentiva terribilmente sollevata, solo il pensiero che ora al mondo avesse qualcuno con cui poter parlare liberamente, la facevano stare meglio. Poteva farsi aiutare a trasportare quel peso che ormai le logorava la schiena.
-No, me ne vado direttamente a lezione, non fa niente se sembro una barbona.- Annuì convita, voltandosi velocemente, però la sua corsa durò nemmeno cinque secondi visto che una mano le afferrò il braccio.
-Cam…- Mormorò mentre si voltava nella sua direzione, cercando di non guardarlo negli occhi.
-Dee, scappare non serve a nulla, prima o poi dovrai tornare a casa, non penso che pur di non affrontare le tue amiche tu decida di diventare una senzatetto.- Il suo viso non tradiva nessuna emozione, in quel momento Cam era impassibile. –Quindi, porta il tuo bel culo davanti alla porta oppure suono io e ti ci porto di peso.-
Dianne prese un lungo respiro, annuendo lentamente.- Va bene…- Sussurrò con un filo di voce mentre Cam scioglieva la presa delle dita dal suo braccio. –Però non sono pronta a parlare con loro della…- Le parole le morirono in gola, abbassò lo sguardo come per sfuggire dagli occhi del ragazzo.
-Non devi.- La rassicurò lui. –Nessuno ti obbliga a parlarne, Dee. Però ora devi tornare a casa.- Il suo tono di voce si era addolcito.
Lei lo guardò, non era mai stata grata a nessuno come a Cam in quel momento. Sentì le lacrime pungerle gli occhi per come le emozioni la stavano scuotendo lasciandola senza fiato. – Grazie.- Fu tutto quello che disse.
Lui inclinò la testa, sollevando una mano che portò sulla sua guancia, accarezzandola appena con la punta delle dita. –Te l’ho detto tante volte, non ringraziarmi Dee.-
Dianne sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi di lui, e mentre stava per rispondergli la porta di casa si aprì.
Sulla soglia c’era Gwen, lo sguardo basso e l’attenzione completamente rivolta alla borsa, nella quale sembrava cercare qualcosa disperatamente, alle sue spalle c’era Nives che, a differenza della coinquilina, posò subito lo sguardo sui due.
Entrambi voltarono di scatto la testa in direzione della porta e Cam scostò bruscamente la mano dalla guancia di Dianne.
-Dianne!- Esclamò Nives e a quelle parole anche Gwen sollevò lo sguardo sulla ragazza.
-Razza di idiota, dove sei stata? Mi hai fatto prendere un infarto!- Esclamò la cugina, annullando del tutto la distanza tra loro e stringendo Dianne in un abbraccio stritolante. – Non farlo mai più.-
Lei si lasciò stringere da Gwen, per poi sciogliere la stretta indietreggiando di un passo. –Mi dispiace tanto.- Sussurrò spostando lo sguardo su Nives. –Non ho nessuna giustificazione.-
Entrambe la guardarono in silenzio, però poi Gwen si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. –Non fa niente, l’importa è che tu sia qui.-




Dopo il breve incontro con Gwen e Nives, Dianne era ritornata nella sua stanza per cambiarsi i vestiti. Cam era andato via senza dire nemmeno una parola, questo le aveva lasciato una strana sensazione allo stomaco, una sensazione che non riusciva a decifrare nemmeno lei stessa. Probabilmente avrebbe dovuto soffermarsi a pensarci di più, Cam si era costruito un muro intorno e quel muro diventava sempre più impenetrabile con il tempo, eppure… Eppure a lei aveva raccontato di sua madre, le aveva mostrato un lato di se che molti ignoravano. Però questo non lo aveva fatto solo lui, anche Dianne si era aperta a Cam come non aveva mai fatto con nessuno primo di allora e questo la spaventava terribilmente, perché con quel ragazzo era tutto così spontaneo, mentre con Austin non c’era mai riuscita a parlare così? Poi arrivava un secondo fattore, ogni qualvolta lui la sfiorava, la sua pelle era scossa da brividi e sensazioni sconosciute le si annidavano nello stomaco, scuotendola in profondità. Aveva il batticuore solo nel ripensare al loro bacio sul balcone, le sue labbra piene sulle proprie, il modo in cui le aveva accarezzato i capelli… Dio, sentiva caldo solo a pensarci.
Il suono della campanella la fece sobbalzare, riscuotendola dai suoi pensieri, aveva le dita talmente serrate contro la penna che le nocche erano diventate bianche. Il resto dei ragazzi stava già uscendo, il professor Ordaway sistemava in silenzio i libri all’interno della borsa, aggiustandosi più volte gli occhiali sopra il naso.
Dianne raccolse velocemente le sue cose, tentando di risvegliarsi da quello stato di intontimento, e si sollevò velocemente dalla sedia, percorrendo i gradini dell’aula a due a due.
-Era molto distratta durante la lezione, Rivera.-
La voce del professore la bloccò, costringendola a fermarsi. –Mi scusi, non capiterà più.-
Lui si girò nella sua direzione, distogliendo l’attenzione dalla borsa. –Giornata pesante?-
Dianne lo guardò interdetta, era la seconda volta che quel professore tentava un approccio amichevole nei suoi confronti. –No.- Mentì. –E’ solo difficile riprendere il ritmo delle lezioni dopo alcuni giorni di pausa.-
-Già, per abituarci agli orari comodi non ci mettiamo niente, perdendo quelli che sono i nostri abituali.- Commentò lui, facendo scivolare entrambe le mani all’interno delle tasche.
-Già. Beh, io andrei…- Tentò di dire Dianne, muovendosi in direzione della porta.
-Aspetta.- Esclamò lui.- Vieni qui.- Le ordinò ritrovando il suo consueto tono di voce.
Lei sollevò lo sguardo confuso sui suoi occhi, annuendo appena mentre si avvicinava alla cattedra tenendosi comunque a distanza di sicurezza. –Sì?-
Ordaway si lasciò ricadere pesantemente sulla sedia, scostandosi con le dita alcune ciocche di capelli dalla fronte. –Dianne. – Esordì. –Spero non ti dispiaccia del fatto che ti chiami con il tuo nome di battesimo, meglio abbandonare le formalità visto l’argomento che stiamo per trattare.-
Dianne aggrottò maggiormente le sopracciglia, allo sguardo confuso si sostituì uno carico di sospetto, ma non replicò, lasciò che il professore continuasse a parlare.
Lui si chinò in avanti, poggiando entrambe le mani sulla scrivania. –So che hai legato molto con Cameron Carter.- Sollevò lo sguardo verso Dianne. –Posso farti alcune domande sul suo conto?-
Lei sbattè le palpebre sorpresa. –Cam? Perché dovrebbe farmi delle domande su di lui? –
-Perché sono suo fratello e quel ragazzo mi preoccupa.- Mormorò Ordaway sospirando stancamente.
-Lei è Zachary?- Chiese sorpresa e poi una scena le comparì nella mente come un flash, il primo giorno di lezione Cam aveva chiamato il professor “Z.” e non con il suo cognome, come lui aveva richiesto a tutti. In più Cam le aveva anche spiegato che suo fratello non portava più il cognome del padre, ma quello del secondo marito della madre.
-Vedo che ti ha parlato di me.- Un sorriso triste gli si formò sulle labbra. –Sono preoccupato per lui, Dianne.-
Lei si inumidì le labbra, facendogli un cenno con la testa. –Perché è preoccupato per lui?-
Zachary sospirò. –Da quando nostra madre è morta Cam non è più la stessa persona, si è lasciato sopraffare dai vizi, non gioca più a football e salta le lezioni.-
Dianne deglutì lentamente, Cam giocava a football?
-Con me e mia moglie si rifiuta di parlarne, quindi ho dovuto prendere a osservarlo, forse non sono cose da fare, ma sono davvero preoccupato per lui. Ho notato che oltre a Theo o Alys, sta spesso con te. Lo so che sbaglio a metterti in questa situazione, però vorrei solo sapere se sta bene.-
Dianne sentì la gola terribilmente secca, si rese conto che non sapeva rispondere a quella domanda, Cam stava bene? Quello che mostrava era un ragazzo a cui non gli fregava di niente e che chiunque avrebbe potuto dire di tutto sul suo conto, però, alla luce di queste nuove informazioni, capì che lui non era stato sempre così. C’era stato un tempo in cui a Cam tutte quelle cose importavano.
Si morse l’interno guancia, chinandosi appena. –Ascolti, proverò a cercare una risposta valida alla sua domanda.- Mormorò. –Le farò sapere.-
Zachary le rivolse un sorriso pieno di gratitudine. –Ti ringrazio Dianne, ora vai, mi dispiace averti rubato tutto questo tempo.-



Non appena fu fuori dall’edificio, Dianne nascose il viso nel colletto della giacca, le parole del professore Ordaway le ronzavano in testa, si chiedeva se informare il fratello di come stesse Cam fosse la cosa giusta da fare. Infondo non parlare con lui di quello era stata una sua scelta e si sentiva di tradirlo in quel modo.
-Dianne.- Sentì la voce gentile di Theo chiamarla.
Sollevò lo sguardo e non appena vide il ragazzo appoggiato con la schiena contro il tronco di un albero, gli rivolse un sorriso.- Ehi, cosa ci fai qui?- Gli chiese avvicinandosi.
-Aspetto quel ritardatario di Cam.- Brontolò lui. –Lui passeggia come una lumaca ed io divento un pezzo di ghiaccio.-
Dianne inclinò il viso. –Io a lezione non l’ho visto.-
-Che cosa?!- Esclamò Theo scostandosi dall’albero. –Ma è cretino?-Lei sollevò le spalle e Theo non le diede modo di replicare continuando a parlare.- Tu stai bene?-
Annuì energicamente sollevando una mano come per dirgli di non preoccuparsi. –Tutto passato.-
Il ragazzo le rivolse un sorriso rassicurante. –Meno male, ci hai fatto infartare tutti quanti.-
Dianne accennò un sorriso. –E a te con Gwen?-
Theo parve completamente colto alla sorpresa da quelle parole, la sua tranquillità sembrò creparsi. –Mh, tutto bene?- Azzardò.
-Ho capito, non vuoi parlarne.- Scherzò lei.
-Non è questo.- Lui abbassò lo sguardo tirando un calcio a un sasso. –E che non so nemmeno io come va, se siamo amici o no. Da quando siamo tornati sembra un’isterica.-
-Come biasimarla.- Borbottò Dianne. –E’ impaurita e confusa, dovresti fare chiarezza e rassicurarla.-
Theo la guardo e mentre stava per rispondere fu interrotto da una voce femminile.
-Ehi, che fate?- Alys era comparsa alle spalle del fratello, i capelli biondi lunghi fino alla vita erano sapientemente intrecciati in una treccia che le ricadeva di lato, gli occhi verdi scrutavano con curiosità i due. Perché doveva essere così bella?
-Theo vuole tingersi i capelli.-
Lui annuì. –Voglio farmi biondo, proprio come te sorellina.-
-Non ti azzardare.- Esclamò inorridita Alys e gli altri due scoppiarono a ridere.




Era notte fonda, Dianne ne era convinta, il conforto della coperta calda contro il corpo mandava via qualsiasi brutto pensiero, lasciandola riposare nella pace assoluta… Eppure come mai era sveglia?
Un tonfo colpì il portone principale del suo appartamento. Ecco perché non dormiva, c’era qualcuno che bussava come un pazzo alla loro porta alle... Si girò appena per vedere l’ora e sgranò gli occhi. –Ma chi cavolo è alle tre del mattino?!- Esclamò sollevandosi di scatto da letto. Che Gwen o Nives fossero rimaste chiuse fuori?
Quando uscì dalla sua stanza quell’opzione fu subito scartata, le due ragazze erano appena uscite anche loro dalle loro camere, con un’espressione confusa sul viso.
-Ma chi sarà a quest’ora?- Mormorò Gwen a voce bassa, ancora immersa nei suoi sogni.
-E se è un ladro?- Strillò Nives.
-Certo, perché i ladri bussano. Toc toc, siamo qui per rubarvi anche le mutande.- Borbottò Dianne sollevando gli occhi al cielo.
-A quest’ora sei antipaticissima.- Disse l’altra, incrociando le braccia al petto.
-Io non apro.- Mise subito in chiaro Gwen.
-Vado a prendere la pistola?- Chiese Nives.
-Tu hai una pistola?-
-Sì, solo che mi è scaduto il porto d’armi, quindi in pratica è illegale.-
-Tu hai un’arma illegale in casa?- Ripeté Dianne scioccata.
L’altra sollevò gli occhi al cielo e, a un ulteriore colpo alla porta, sobbalzarono tutte e tre.
Dianne osservò lo sguardo spaventato delle due ragazze e in preda ad un attimo di coraggio si avviò verso il portone, girò lentamente la chiave e con un movimento della mano lo aprì di scatto.
Qualcuno le cadde addosso, facendola indietreggiare sia per il peso che per la sorpresa, Nives e Gwen alle sue spalle avevano lanciato un urlo di puro terrore. Sollevò il viso, ritrovandosi faccia a faccia con Cam, aveva i capelli lisci premuti contro la fronte sudata, gli occhi socchiusi e un sorriso beato sul viso.
-Cam, che diavolo fai?-
-E’ Cam?- Chiese cauta Nives, avanzando di alcuni passi.
Lui non rispose, sembrava essersi addormentato e Dianne iniziava a sentirsi soffocare per lo sforzo fisico che stava compiendo nel sorreggerlo. –Qualcuno mi da una mano, tra cinque secondi lascerò la presa e morirò spiaccicata sul pavimento.-
Le due ragazze a quelle parole sembrarono risvegliarsi dallo loro stato confusionale e le arrivarono vicino, afferrando Cam per entrambe le braccia, liberando Dianne dal suo peso.
-Ma che belle braccia muscolose ha il nostro Cam.- Commentò Nives mentre premeva le dita contro i bicipiti del ragazzo.
-Nives!- La rimproverò Dianne. –Ti sembra il momento?-
Lei fece spallucce per poi muoversi tutte e tre, portando Cam sul divano e facendolo distendere nel modo migliore che potessero.
-Vado a prendere un cuscino e delle coperte.- Mormorò Gwen prima di sparire nella sua stanza.
Dianne si chinò vicino al ragazzo e gli passò le dita sulla fronte, scostandogli i capelli sudati dalla pelle.- Cam...- Lo richiamò in un sussurro.
Lui dischiuse le labbra, mormorando qualcosa di incomprensibile.
-Ultimamente ubbriacarsi di notte è diventata una moda.- Commentò amaramente Nives e quando vide Dianne irrigidirsi subito tentò di rimediare alle sue parole. –Cioè, intendevo dire…-
-Lascia stare.- La interruppe lei continuando a darle la schiena, con il viso rivolto verso Cam. –E’ solo la verità.- Fece una pausa respirando profondamente. –Solo che… Non capisco perché Cam sia venuto qui.-
-Davvero non lo capisci?-
A quelle parole Dianne voltò di scatto il viso verso di lei mentre Gwen le compariva alle spalle sommersa di cuscini e coperte. –Dovrebbero bastare.- La sentì dire sotto quella massa di roba.
Lei prese uno dei cuscini e , facendo sollevare la testa a Cam, glielo infilò sotto la nuca. –E’ completamente sudato, non so se coprirlo sia una buona idea.- Disse pensierosa, mentre osservava il viso del ragazzo completamente rilassato e perso in chissà quale sogno.
-Lasciagliele vicino al letto, così nel caso si svegliasse e avesse freddo, le trova lì.- Propose Gwen e lei annuì.
Quando fu di nuovo nel suo letto proprio non riusciva ad addormentarsi, i suoi pensieri ritornavano sempre a Cam e del perché il ragazzo fosse piombato a casa loro alle tre del mattino. Cosa lo aveva spinto ad andare lì e non a casa sua? E soprattutto perché aveva bevuto in quel modo?
Prima si era soffermata ad osservarlo mentre dormiva, sembrava un bambino, i lineamenti distesi, la bocca socchiusa e le ciglia lunghe che gli facevano ombra sulle guance. Era dannatamente bello, però gli sembrava quel tipo di bellezza che nascondesse tanto gelo e tanto dolore. Fuori come il sole appena sorto, dentro come stalattiti di ghiaccio che ti bucano lo stomaco.


Quella mattina non aveva lezione, però si sveglio comunque presto… okay, era più che presto visto che l’orologio segnava le sei del mattino. L’unico motivo per cui Dianne si era alzata a quell’ora era per parlare con Cam, temeva che lui svegliandosi prima se ne sarebbe andato lasciandola lì con tutte le sue domande.
La cucina era illuminata dalla fievole luce del sole che non era ancora sorto, Cam era ancora lì, profondamente addormentato e con una coperta che gli cingeva le spalle.
Dianne si avvicinò lentamente a lui, soffermandosi ad osservarlo più del dovuto per poi poggiare una mano sulla sua guancia e iniziando ad accarezzarla senza nemmeno rendersene conto. Con il pollice tracciò la linea della sua mascella, risalendo delicatamente in direzione del mento, quando sfiorò le sue labbra un brivido di piacere le percorse la schiena costringendola a ritirare bruscamente la mano.
-Cam.- Lo richiamò scuotendolo leggermente. –Cam, svegliati.-
In risposta lui mugugnò contrariato, girandosi dall’altra parte.
-Cam, ti prego, svegliati.- Lo incitò nuovamente, scuotendolo con più forza.
Lui si girò verso di lei con gli occhi socchiusi. –Dee?- Mormorò e il suo viso si contrasse in una smorfia confusa mentre sollevava del tutto le palpebre. –Che cavolo ci faccio a casa tua?-
-Questa è la domanda del giorno.-
Cam si sollevò sulla schiena, mettendosi seduto, aggrottando appena le sopracciglia ancora più confuso. –Che è successo ieri sera?-
Dianne che gli era di fronte, dovette reprimere l’impulso di spostargli i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi. – Riassumendo tutto velocemente: erano le tre di notte e bussavi come un forsennato alla porta di casa, quando sono venuta ad aprirti mi sei caduto addosso addormentato.-
Il ragazzo aggrottò maggiormente la fronte, passandosi le dita tra i capelli. –Non ricordo niente, dovevo essere proprio fuori.- Poi si zittì, sollevando lo sguardo oltre la spalla di Dianne.- Posso usare il bagno?-
-Certo, conosci già la strada.- Gli rispose lei con un mezzo sorriso.

Dopo che Cam fu entrato in bagno, Dianne tornò nella sua stanza decisa ad indossare qualcosa di più adatto visto che il pigiama grigio con i bordi rosa e su la scritta “coccole coccole”, non le sembrava proprio il massimo. Anzi, era un abbigliamento leggermente imbarazzante.
Aprì l’armadio, però non ebbe nemmeno il tempo di scorgere con lo sguardo cosa ci fosse al suo interno, che sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò  incrociando gli occhi azzurri di Cam, aveva i capelli umidi e la pelle odorava del loro sapone, delle occhiaie abbastanza evidenti risaltavano sul suo viso.
-Dee…- Sussurrò per poi abbassare lo sguardo su di lei.- Bel pigiamino.- Disse poi sollevando le labbra in un sorrisetto.
Lei strinse le braccia al petto, come per coprirsi, e sollevò lo sguardo verso di lui. –Cam che sei venuto a fare qui stanotte?-
Lui si inumidì le labbra con la punta della lingua, indietreggiando appena in direzione della porta, che si chiuse alle spalle. –Non lo so.- Disse poi, poggiando la schiena contro il legno.
Dianne di morse un labbro, avanzando di un passo verso di lui e lasciando vagare una mano tra i capelli arruffati. –Cam, cosa sta succedendo?-
Il ragazzo sbattè le palpebre colto alla sprovvista da quella domanda. –In che senso?-
-Tra me e te. Cosa sta succedendo tra noi?- Ripeté lei, abbassando lo sguardo.
Cam allungò entrambe le mani che portò sui fianchi della ragazza e con un movimento veloce l’attirò a se, premendo maggiormente la schiena contro la porta. –Dimmelo tu Dee, cosa sta succedendo?- Le chiese a voce bassa, chinando di poco il viso, così da accarezzarle una guancia con la punta del naso.
Lei deglutì rumorosamente, tenendo lo sguardo basso. –Non lo so.-
-Sì che lo sai, hai solo paura di ammetterlo.- Replicò lui. –Guardami.-
Dianne aveva quasi il terrore di incrociare i suoi occhi azzurri in momenti come quello, però sollevò lo sguardo leggendo negli occhi di Cam qualcosa che non aveva mai visto prima. Le pupille erano dilatate, l’azzurro si era fatto più intenso unendosi a delle sfumature di viola, nei suoi occhi vedeva il desiderio. O forse la sua mente stava camminando troppo di fantasia?
Lui si mosse in avanti e si girò così da premere lei con la schiena contro il legno della porta, Dianne tirò Cam verso il proprio corpo, così da portarlo contro la proprio figura.
I suoi occhi la scrutavano con attenzione, come se la stesse studiando per intuire la sua prossima mossa. Era quando Cam la guardava così che Dianne sentiva il proprio cuore palpitare così forte che quasi sembrasse uscire dal petto. Avvertiva il suo respiro contro la pelle, era caldo e odorava di tabacco.
Mossa dal proprio istinto gli avvolse le braccia intorno al collo, portando le dita nei suoi capelli lisci e accarezzandoli lentamente, come se a sua disposizione avesse avuto tutto il tempo del mondo. In quel momento non le importava di niente, sentire il calore del corpo di Cam le bastava, voleva osservarlo senza che il senso di colpa le stringesse la gola così forte da impedirle di respirare.
Cam continuava ad osservarla, seguendo con lo sguardo ogni piccolo movimento, tra loro c’era così poco spazio che sembra impossibile non percepire ogni vibrazione che attraversasse il corpo dell’altro.
Lui s’inumidì le labbra, chinando di poco il viso e con la punta delle dita le scostò alcuni capelli che le ricadevano sulla fronte.
-Dianne.- Mormorò, la sua voce compariva incrinata, abbandonata della sua solita sicurezza, però ascoltarlo pronunciare il suo nome in quel modo, accentuò la pelle d’oca sulle braccia di Dianne.
Lei allargò le mani, così da stringerle a coppa contro il suo viso, percorrendo con esse le sue guance, soffermandosi sugli zigomi e scendendo verso la mascella.
 –Baciami Cam.- La sua voce si rivelò essere un sussurro, un respiro strozzato.
Cam le passò un braccio intorno alla vita e senza esitare ulteriormente posò le labbra su quelle di lei. Fu come se una scintilla di fuoco scoccasse tra i loro corpi, all’esitazione e la prudenza di poco prima, si sostituì una smania di toccarsi sempre più frequentemente, di premere maggiormente il corpo contro quello dell’altro. Lui la stringeva con forza a se, mentre con l’altra mano continuava ad intrecciarsi alcune ciocche dei suoi capelli tra le dita. Quel movimento mandava delle sensazioni di piacere lungo tutto il corpo della ragazza che continuava a baciarlo, come se Cam fosse l’acqua e lei arsa, come se il tocco le risvegliasse ogni parte di se dormiente da tempo.
Qualcosa vibrò alle sue spalle e Dianne, completamente persa in quel bacio, ci mise qualche istante per capire che qualcuno stava bussando alla porta. Tirò la testa all’indietro, sentiva le labbra gonfie e arrossate per via di quei baci, lo sguardo di Cam era su di lei, sul volto un’espressione indecifrabile.
-Sì?- Quasi strillò e diede un colpo di tosse per rendere la propria voce meno acuta.
-Dianne, sei abbastanza presentabile?- Era la voce di Nives.
Lei sollevò lo sguardo, incrociando quello di Cam che le rivolse un sorrisetto. –Direi di no.- Farfuglio. –Possiamo parlare dopo?-
-Non si tratta di questo.-
-E di cosa?-
-Hai visite.-
Lei aggrottò la fronte, Cam la teneva ancora chiusa tra il suo corpo e la porta. –Visite?-
-C’è Austin.-






 

 


NdA :
Saaalve a tutte come state? Spero bene, anche se è luglio qui sembra inverno, quindi, per passare il tempo ho letto un'immensità di libri e scritto un po'.
Spero che questo capito vi piaccia, ormai siamo nel vivo della storia, gli antipasti sono stati consumati (?) e passiamo alla portata principale. 
Ve l'ho mai detto che io adoro Cam? Bene, perchè io lo adoro. E' uno dei personaggi di cui mi piace più scrivere, è tutto un mistero asdfg. Basta. Oggi mi sentivo particolarmente chiacchierona quindi mi sono persa in cose inutili.... E NIENTE, fatemi sapere cosa ne pensate, adoro leggere le vostre recensioni e.... Visto che mi sento buoona, vi lascio unpiccolissimo spoiler per il prossimo capitolo a fine pagina. 
Un bacione <3-

p.s. 
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“Aveva gli occhi ridotti ad una fessura, la bocca serrata, riusciva a sentire la vena sul proprio collo che pulsava così tanto da sembrar di volere esplodere a momenti. Ci vollero alcuni istanti perché schiudesse le labbra e parlasse: - Come hai potuto farmi una cosa del genere?- Mormorò, i suoi occhi sembravano due pozzi vuoti. Vuoti come la sensazione che si propagava nel suo cuore.


   
 
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