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Autore: Naoko_chan    16/07/2014    5 recensioni
{Mio primo lavoro su questo fandom}
Interruppe il flusso dei suoi pensieri, focalizzando la sua attenzione su Vanilla, che aveva preso a giocherellare con le dita affusolate, intrecciandole tra di loro con una delicatezza tale da far impallidire la più aggraziata delle farfalle. In quel momento avvertì l'impulso di stringere quella creatura fragile fra le sue braccia possenti, in modo da proteggerla da qualsiasi minaccia.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanilla the Rabbit, Vector the Crocodile
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano circa le dieci di sera. Il cielo era limpido e tempestato di stelle lucenti.
Due mani coperte da un guanto candido si appoggiarono dolcemente sul davanzale del balcone, mentre due grandi occhi nocciola scrutavano il paesaggio col fare sognante.
Una figura la osservava da lontano, indecisa se avvicinarsi o meno.
"Tutto bene, Vanilla?" Quelle parole gli uscirono senza che se ne rendesse conto. Si tappò la bocca sperando che non l'avesse sentito.
Avvertì una morsa strizzargli lo stomaco quando invece incrociò lo sguardo di lei, che si era voltata per capire la provenienza della voce.
"Sì. Avevo bisogno di un po' d'aria" gli spiegò tranquilla. "Di là va tutto bene?"
"A meraviglia! Si stanno divertendo tutti moltissimo!" la rassicurò Vector, facendole l'okay con la mano. La stessa mano che usò successivamente per schiaffeggiarsi, essendosi reso conto della gaffe commessa.
Come gli era solamente passato per l'anticamera del cervello di fare quel gesto grossolano davanti ad un'esperta di buone maniere come Vanilla The rabbit?
Fortunatamente lei sembrava non averci fatto caso ed era tornata a volgere la sua attenzione davanti a sé. "Questo mi tranquillizza" esclamò, mentre il coccodrillo si avvicinava a scatti e grondante di sudore. "Sono rare le volte in cui dò una festa e credevo..."
"Al contrario! È una delle migliori a cui abbia partecipato!" enunciò il rettile, guadagnandosi un'altra occhiata dalla madre di Cream.
"Sul serio?" gli chiese, accennando un sorriso.
Vector sentì mancargli la terra sotto i piedi e prese a torturarsi le dita tozze mentre farfugliava frasi sconnesse e senza senso. "Sì… cioè… ecco… io…" Si lasciò sfuggire un colpo di tosse.
Possibile che riuscisse sempre a metterlo in soggezione? Insomma, lei era una donna straordinaria: bella, gentile, altruista, educata, praticamente una Dea.
E lui cosa era in confronto? Un rude, pigro e impacciato coccodrillo amante della musica rap e rock, il quale, nonostante cercasse di mantenere un atteggiamento duro, nascondeva sotto la sua 'pellaccia' un cuore tenero e traboccante di amore.
Sapeva di essere palesemente inferiore a lei.
Interruppe il flusso dei suoi pensieri, focalizzando la sua attenzione su Vanilla, che aveva preso a giocherellare con le dita affusolate, intrecciandole tra di loro con una delicatezza tale da far impallidire la più aggraziata delle farfalle. In quel momento avvertì l'impulso di stringere quella creatura fragile fra le sue braccia possenti, in modo da proteggerla da qualsiasi minaccia.
Aveva fantasticato più volte sulla proposta di fidanzamento. Nei momenti in cui riusciva a ritagliare un fazzoletto di tempo per loro due, aveva provato ad affrontare l'argomento, ma, proprio quando era sul punto di pronunciare le fatidiche parole, tempestivamente sentiva il discorso, provato e riprovato davanti allo specchio migliaia di volte, morirgli in gola.
Che cosa lo bloccava?
Forse la possibilità di una risposta negativa. La paura di rovinare un'amicizia formatasi nel tempo.
L'ultima volta che aveva tentato era una settimana fa. Le aveva proposto di fare una passeggiata nel bosco.
Era stata una mezz'ora tranquilla, con lui che si fondeva i neuroni per cercare un argomento che potesse stare in piedi per tutta la durata del tragitto, e lei che camminava tranquilla guardandosi ogni tanto intorno. L'aveva accompagnata a casa e, dopo averla salutata, aveva sentito il coraggio mancargli e aveva girato i tacchi per andarsene.
Però, appena fatti due passi avanti, si era improvvisamente voltato verso la coniglietta intenta a girare la chiave nella toppa e l'aveva chiamata.
Lei lo aveva osservato in modo interrogativo.
Il coccodrillo aveva sentito l'audacia scivolargli con la stessa velocità in cui gli si era aggrappata. "Ehm, ormai ci conosciamo da un po', non c'è più motivo di continuare a darci del lei."
Vanilla si era lasciata sfuggire una piccola risata cristallina. "Per me va benissimo" gli aveva risposto cordiale.
Non era riuscito a dichiararsi, ma era stato comunque un passo avanti.

Lo sguardo del rettile fu rapito da una piccola scia luminosa che stava fendendo il cielo. "Guarda! Una stella cadente!"
L'altra si voltò nella direzione indicata da Vector e la scorse. "Vero. Com'è bella" notò, assumendo un'espressione incantata.
"Quale desiderio hai espresso?" le domandò il coccodrillo dopo qualche secondo di pausa.
Vanilla gli sorrise divertita. "Mi spiace, non posso dirtelo. Altrimenti non si avvera."
Non ne era molto sicuro, ma in quel momento a Vector parve di vedere un lieve rossore nel viso dell'altra. "Hai ragione, che sbadato" proferì, grattandosi la testa.
Seguirono alcuni minuti di silenzio, prima che il rettile si voltasse ancora in direzione dell'amata.
Si schiarì la gola e con uno sforzo immane si costrinse a guardarla negli occhi, ignorando le guance che gli andavano a fuoco e le gambe tremanti che faticavano a sorreggerlo.
"Vanilla?"
"Sì?"
Le mani del coccodrillo si avvicinarono lentamente a quelle della compagna e le sfiorarono appena. Quel contatto bastò a dargli la scossa.
Lei lo fissò incuriosita.
"I-io…" Fu improvvisamente assalito da un mare di dubbi e preoccupazioni: era sicuro di quello che stava per dire? E se l'avesse ferita? Perché non si era sistemato meglio prima di presentarsi a casa sua? Si era messo il deodorante? E se fosse ancora presto? Non aveva neanche l'anello!
"I-i-io t-…"
Un groppo. Aveva le labbra secche e gli mancava l'aria. 'Coraggio! Ce la puoi fare!' pensò.
Riprese fiato e ricominciò.
"I-io t-trovo che cominci a fare freddo."
"Hai ragione" convenne lei.
Sembrava delusa.
"Entriamo o ci daranno per dispersi" scherzò Vector, mentre sentiva il respiro e il battito cardiaco farsi regolari.
Lei rise di quella battuta e si avviò dentro con lui.
  
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