«Questo pomeriggio stavo tornando dalla moschea, quando ho incontrato un signore stranissimo dalla lunga tunica nera, dalla pelle che sembrava di porcellana.

Non ricordo se sono stato io ad avvicinarmi a lui, o lui si avvicinò a me, ma ad un tratto notai che avevo indosso non solo la mia maschera, ma anche il turbante e la tunica di quando ero ancora un Ottomano. Decisi quindi di presentarmi come tale, come il Sultano del mio Impero - dovete capirmi, ancora adesso non capisco cosa mi sia successo - e gli chiesi da dove venisse. Aveva una pietra enorme, rossa come il più bel rubino, incastonata nel turbante scuro.
Mi disse di essere anche lui un Sultano, al che io gli risposi:

"Di che terra?"

perché ero davvero interessato.
Mi disse che era il sovrano di tante terre, del lontano Egitto e della Mongolia, e mi disse che i Sultani prima di me dovettero chiedere a lui per ricevere i loro regni.
Notai, mentre camminavamo per le strade del mercato - ma non era Istanbul quella, non almeno l'Istanbul moderna! - che aveva sotto il braccio un tappeto ricamato d'oro e di smeraldi.
Il mio ospite dagli occhi neri come la notte intercettò il mio sguardo e come prova delle sue parole, srotolò il tappeto al suolo.
"Sali," mi disse.

Mi sedetti sul tappeto, che non appena ebbe su di sé anche il Sultano in nero decollò, sfrecciando sopra le cupole di Costantinopoli. Dietro ad esse, le Piramidi e il Cairo, mercati e fiumi che mai avevo visto sotto la luce di questo Sole.
Stupito e spaventato, mi rivolsi al pallido proprietario del tappeto.

"Non ho mai visto i posti che possedete", gli dissi.
"Li visiti ogni notte, Sadik, in sogno."
"Siete voi quindi il Sovrano di quelle terre?"

L'individuo dagli occhi neri annuì, ed io rimasi per un certo tempo a contemplare tutto ciò che Allah aveva fatto avere a quel sovrano.
Riprese a parlare lui, osservando il mare passar sotto di noi mentre tornavamo nelle zone civilizzate, da quelle che credo fossero le coste della Grecia.

"Sono venuto da te per comprare la tua città," mi disse.
Fui solo capace di voltarmi verso di lui, per poi tornare ad osservare le terre del Sogno.

"Ad una condizione, risposi.
Voglio che ne venga ricordata la sua bellezza, e fatta eterna."

Mi sono svegliato fuori dal mercato di Istanbul, una signora straniera che mi scuoteva per la spalla, dicendo che forse ero svenuto per il caldo.»