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Autore: _Chloe_Shadowhunters    16/07/2014    0 recensioni
Tutto quello che Elle si ricordò era un ragazzo dai capelli neri. I suoi occhi azzurri la stavano scrutando.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Triangolo
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"14:30, Londra 1842
Cara madre, quando leggerai questa lettera probabilmente saremo già a Londra. Perché Londra, ti chiederai. Io e Daniel siamo stanchi di tutto ciò. Di tutte le bugie che mi dici, quando la sera esci usando la scusa del “vado a trovare vostra nonna”quando in realtà vai a prostituirti. Odio dire questa parole, ma Daniel l’altra sera ti ha seguita e mi ha riferito che te ne vai nei bordelli e svendere il tuo corpo, neanche avessimo bisogno di soldi. Io e Daniel abbiamo preso un po’ di soldi dalla cassaforte per farci una nuova vita. Senza di te, e non venirci a cercare. Addio

Elle&Daniel”


Elle lesse per l’ultima volta la lettera che avrebbe dovuto spedire una volta arrivati a Londra. La ragazza e Daniel, orami sul treno diretto a Londra, erano comodamente seduti sulle poltrone della prima classe, mentre il biglietto era piegato sul tavolino in legno che li divideva. 
Daniel guardò sua sorella attentamente. Era minuta e bassina, nonostante avesse sedici anni chiunque le avrebbe dato minimo quattordici anni.
Aveva gli occhi color ghiaccio che scrutavano attentamente fuori dal finestrino, il treno sarebbe partito a momenti.
Indossava un abito scarlatto acceso, qua e là ornato da pizzi bianchi, erano leggermente sgualciti in una piccola scucitura.
I lunghi capelli rossastri le arrivavano fino alle scapole e facevano risaltare la sua pelle pallida ancora di più. “sembra una bambola di porcellana” pensò Daniel. 
Lui era completamente diverso dalla sorella, aveva preso tutto da suo padre, ma nonostante ciò neppure sua madre assomigliava a Elle. Daniel era alto ma con un fisico asciutto, i capelli castani facevano risaltare i grandi occhi verde smeraldo.
“Va benissimo la lettera” commentò lui con dolcezza. Cercava di rassicurarla perché le vedeva dal petto che si alzava e abbassavo velocemente che era agitata.
Il fratello le mise una mano su quella della ragazza, inguantata, e lisciò la seta bianca che la ricopriva. 
Elle alzò lo sguardo sul suo e i loro occhi si incrociarono. 
“Sono tranquillissima” ribatté lei “è che non so cosa ci aspetterà una volta arrivati a Londra. Troveremo subito una casa? Dove staremo se non la troveremo?” 
“Non è da signora agitarsi così tanto.Se non troveremo subito casa staremo in un Hotel, non preoccuparti, penso che per te sia troppo grande la cosa” le rispose lui. 
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. Era sicurissima di volersene andare da quel paese, da quella vita. Non avrebbe sopportato un altro giorno con una madre che si vendeva per pochi spiccioli e con il caos totale nella sua vita.
L’assenza del padre si faceva sentire giorno dopo giorno, anche se lei non se lo ricordava più. Era morto quando era ancora una bambina per cause che a lei non erano state dette, perché ritenute “discorsi da grandi”.
Sbuffò prima di parlare “sono sicurissima della mia scelta” parlò Elle, per poi mettere il broncio. 
Era sempre stata una ragazza testarda, viziata e permalosa, snobbava chiunque e Daniel pensò ad un certo punto che non fosse capace di amare.
Il treno iniziò a partire lentamente e a lasciare la stazione.
“Io mi riposo, non ho chiuso occhio tutta la notte per scrivere quella dannata e inutile lettera” si appoggiò allo schienale chiudendo gli occhi “non svegliarmi” aggiunse prima di addormentarsi. 

Elle si svegliò con un trambusto che la fece sussultare. I passeggeri avevano iniziato a borbottare e a camminare avanti a indietro per il vagone. 
Turbata, aprì gli occhi. 
Le luci che prima di addormentarsi illuminavano le carrozze, si erano spente. Guardò fuori il finestrino. 
La tipica giornata Londinese. Nebbia e leggera pioggerellina che bagnava l’erba. Si trovavano in una vasta campagna.
La gente iniziò a preoccuparsi, c’erano madri che tenevano figli con la faccia spaventata, di chi sta vivendo un incubo con la speranza di svegliarsi da un momento all’altro. 
Confusa fece per guardare il fratello, ma questo non c’era.
Era sempre stato da Daniel intromettersi in cose che non lo riguardavano, e sicuramente era andato a cercar di capire cosa stesse succedendo. 
Si alzò con le gonne che si erano incastrate nel tavolino, decise di andare a cercare il fratello nella seconda classe, perché lì non c’era.
Si fece strada tra la folla che aveva iniziato ad urlare e d’improvviso si sentì un grosso tonfo accompagnato da un rumore metallico che fece raggelare il sangue ad Elle.
I passeggeri avevano iniziato ad entrare nel panico, gridando e dimenandosi per uscire al più presto.
Con grande fatica la rossa passò nella seconda classe, la quale si stava svuotando delle ultime persone che uscivano da una piccola porta in legno. 
“Che diavolo succede?” si domandò la ragazza, andò in fondo alla carrozza dove gli ultimi passeggeri erano usciti poco prima, chiudendosi alle spalle la porta.
Elle provò ad aprirla con tutte le sue forze, ma non ci riuscì. 
Decise di andare dall’altro lato dove la porta era semiaperta, ma una violenta scossa fece tremare il treno e di conseguenza la porta si chiuse sbattendo. 
Provo a tirare la maniglia, ma dallo sforzo le nocche le erano diventate bianche, e decise di mollare la presa.
Iniziò a fare freddo in quel vagone e il cuore della ragazza le martellava nel petto.
Un rumore metallico le fece pensare che qualcuno stava probabilmente sfasciando un lato del treno, forse erano i passeggeri che tentavano di uscire.
Sentì dei rumori di passi, ma non capì da dove provenissero, si guardò intorno tremando “Daniel, Daniel sei tu?” ci fu un attimo di silenzio. 
Elle appoggiò l’orecchio su una delle porte cercando di sentire se qualcuno era nelle vicinanze. 
D’un tratto il tetto del vagone in cui elle si trovava si squarciò e un essere ne cadde. 
Era di colore scuro, molliccio e deformato. Non aveva gli occhi, ma di conseguenza una bocca gigante munita di denti affilati come spilli. Dalla bocca cadeva una quantità incredibile di bava verdognola, che fece rivoltare lo stomaco alla rossa. 
Elle si accasciò alla porta, con la schiena appoggiata al legno mentre le mani, insieme ai piedi cercavano di spostarsi in un angolo. 
Era sbiancata quando quella creatura le rivolse degli orrendi versi disumani.
La creatura le si avvicinò con una lentezza incredibile, ma da una distanza di due metri il mostro le lanciò una spina tirata fuori direttamente dalla bocca, la quale si conficcò nella spalla della ragazza.
Tutto quello che venne successivamente era oscurato. 
Il tetto si squarciò nuovamente e una figura calò sopra il mostro brandendo una spada azzurrognola. 
L’ultima immagine che Elle si ricordò prima di svenire fu un ragazzo davanti a lei che la guardava.
Aveva capelli neri e occhi azzurri che la scrutavano. 
   
 
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