Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: hotaru    02/09/2008    9 recensioni
Mettiamo che Daichi non abbia mai cambiato casa e sia rimasto al fianco di Himeko anche dopo la fine dell'avventura col fiocco magico. E se un'estate una triste notizia, una proposta inaspettata e un tuffo nel passato dessero una svolta al loro rapporto?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I Cento Racconti

 

Quella mattina il cielo si presentava di uno splendido azzurro zaffiro, ma nel pomeriggio cominciò a prendere una tinta bluastra sempre più scura, mentre in lontananza si intravedevano lampi abbaglianti.

-         Daichi – chiamò Himeko – Le previsioni del tempo dicono che stasera ci sarà un forte temporale!

-         E hai bisogno delle previsioni per saperlo? – ribatté quest’ultimo – Guarda un po’ fuori dalla finestra!

-         Sì, ho visto, ma speravo fosse una turbolenza di passaggio, invece sembra proprio che si scatenerà il finimondo! Che facciamo?

-         Cosa vuoi che facciamo? Chiudiamo bene porte e finestre, tanto la casa reggerà. Non hai mai assistito ad un temporale?

-         Mmm… va bene… - rispose la ragazza, guardando ansiosa fuori dalla finestra. Non aveva mai visto una tinta del genere: il cielo sembrava quasi violaceo.

Quindi aggiunse sottovoce:

-         Mah. Speriamo bene.

 

Lo “speriamo bene” di Himeko venne decisamente deluso, ma non solo dal punto di vista atmosferico. Probabilmente il brutto tempo metteva in moto gli ingranaggi contorti della mente di Daichi, perché ad un certo punto, prima di cena, si presentò di fronte a Himeko- gli occhi che brillavano- con una proposta:

-         Giochiamo allo Hyakumonogatari?

-         Eh? Cosa? – rispose confusa la ragazza, temendo di non aver capito bene. Hyaku che?

-         Hya-ku-mo-no-ga-ta-ri – scandì bene il ragazzo – Il gioco dei “Centoracconti”. Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare, non ci credo!

-         Libero di non crederci, ma è così.

-         E a casa tua come vi divertite quando ci sono i temporali?

-         Corriamo nudi sotto la pioggia.

-         Davvero? Ehi, niente male come idea… - cominciò il ragazzo.

-         Guarda che scherzavo! – si affrettò ad interromperlo Himeko. Meglio i “Centoracconti”, qualunque cosa fossero, piuttosto di chissà che altro!

-         Va bene, allora ti spiego. Questo gioco è antichissimo, risale addirittura al diciassettesimo secolo: molte persone si riuniscono in un luogo di notte e accendono parecchi lumini, poi cominciano a raccontare, a turno, storie di fantasmi. Al termine di ogni racconto, si spegne un lumino. E alla fine, terminata l’ultima storia e spento l’ultimo lumino, si dice che si manifesti un fantasma!

-         COOOSA? Stai scherzando!

-         Certo che no! Io ci ho giocato un sacco di volte!

-         Con Shintaro (*)?

-         Anche. Ma soprattutto con Tetsu, e poi con i miei nonni là in città.

Himeko pensò che, conoscendo il nonno di Daichi, una cosa del genere non era affatto improbabile, anzi. Inoltre era piuttosto scettica sulla verità di ciò che il ragazzo le stava dicendo. Certo che… un fantasma… non ci teneva proprio a fare una prova pratica per sbugiardarlo…

-         Allora, ci giochiamo? L’atmosfera è perfetta!

-         Adesso?

-         Ma no, stanotte! – “Ah, di bene in meglio!” pensò la ragazza – Quando infurierà il temporale, con tuoni e fulmini! Ti immagini l’adrenalina? Non vedo l’ora!!

L’espressione di Himeko non doveva essere poi così entusiasta, perché il ragazzo si affrettò a rassicurarla con un sorriso sornione:

-         Non preoccuparti, ci sarò io con te. Se hai paura, puoi stringerti a me.

Hime-chan si accigliò, arrossendo:

-         Ma per chi mi hai preso? Io non ho paura!

-          Allora va bene. Cominciamo a mezzanotte?

-         Che?

-         Se dici di non aver paura…

 

“Accidenti, ma chi me l’ha fatto fare?” pensò la ragazza, mentre rigovernava la cucina dopo cena.

-         Ecco fatto! È tutto a posto! – un Daichi supercontento entrò nella stanza, felice come una pasqua.

Prima di mangiare era andato in città a fare man bassa in tutti i negozi che aveva trovato: nei grandi magazzini, nelle piccole botteghe presso il tempio… cento lumini non era riuscito a trovarli, ma una ventina c’erano di sicuro. Ed erano anche troppi, a parere di Himeko.

 

Trascorsero la serata guardando un paio di film, in attesa della mezzanotte. Non si sarebbero addormentati neanche volendo: Daichi era troppo eccitato, e Himeko troppo agitata.

Poco prima dell’ora dei fantasmi spensero la tv e si diressero nella stanza in cui il ragazzo aveva portato a termine tutti i preparativi: aveva spostato tutti i possibili oggetti infiammabili, vale a dire mobili e tappeti, e sparso qua e là i lumini che aveva trovato.

Con l’aiuto di una scatola di fiammiferi cominciò ad accenderli, uno per uno, mentre fuori, guarda caso, i tuoni si facevano sempre più forti.

Quando ebbe acceso l’ultimo, Daichi andò a spegnere la luce.

-         Ma che fai? – chiese Hime-chan – Così non vedremo niente!

Come a sbugiardarla, un lampo abbagliante, che sembrò mettere radici fin quasi a toccare terra, illuminò a giorno il cielo notturno.

-         Dicevi? – le chiese il ragazzo con un ghigno.

Se non fosse stata così spaventata, Himeko l’avrebbe malmenato fino a fargli perdere quel sorrisetto odioso. Aveva intenzione di farla morire di paura? Lo sapeva benissimo che era una ragazza piuttosto impressionabile! E quell’atmosfera così spettrale di certo non aiutava…

-         Allora, cominciamo? – esordì Daichi sfregandosi le mani, allegro come una pasqua. Cosa ci trovava mai di così divertente?

-         Ehm… volentieri, ma… io non credo di conoscere molte storie di fantasmi…

-         Nessun problema, io ne so a centinaia!

-         Veramente penso di non conoscerne nemmeno una…

-         Uff! Non c’è proprio gusto a giocare con te… ma tuo padre non ha mai diretto un film di fantasmi?

-         Che io sappia, no.

Un tuono tremendo sembrò quasi voler spaccare in due la casa, facendo sobbalzare Hime-chan per lo spavento.

-         Questo significa che hai appena detto una bugia? – chiese tranquillo Daichi.

-         Assolutamente no! – fece Himeko, la voce un po’ tremante.

-         Bene, allora cominciamo.

La ragazza trattenne a stento un lamento. Uffa, non potevano continuare a chiacchierare tranquillamente? Non potevano andarsene a dormire? D’accordo che con tutti quei lampi e quei tuoni non avrebbe dormito granché lo stesso, ma… qualunque cosa tranne quella specie di “gioco”…

-         Ascolta bene – esordì Daichi, la voce pacata e un po’ più bassa – Questa è la prima storia.

 

Una sera un ragazzo di diciassette anni, uno come tanti altri, andò in discoteca, dove conobbe una ragazza che gli piacque sin dal primo momento: ballarono insieme, chiacchierarono, risero… insomma, fu il classico colpo di fulmine!

Ad un certo punto si sedettero in un bar a prendere un caffé, ma la ragazza rovesciò per sbaglio la tazzina, macchiandosi il golfino giallo che indossava.

-         Sara, tutto bene? – fece il ragazzo, preoccupato che si fosse scottata.

-         Sì, non preoccuparti. È solo una macchia, andrà via – rispose lei con un sorriso.

Era molto tardi, perciò il giovane decise di accompagnarla a casa. Era pieno inverno,  e la nebbia era molto fitta, ma cercò comunque di memorizzare la posizione dell’abitazione.

-         Ciao, ci vediamo presto! Buonanotte! – le disse.

-         Buonanotte – rispose lei.

Il giorno dopo, manco a dirlo, il ragazzo non fece altro che pensare a lei. A scuola, a casa, con gli amici non combinò un bel niente: davanti agli occhi aveva sempre quel viso dolce, e non sognava altro che rivederlo.

Così, quello stesso pomeriggio, decise di andare a trovarla.

Ritrovare la casa esatta non fu semplice, visto che l’ultima volta era buio e c’era parecchia nebbia, ma alla fine vi riuscì.

Bussò alla porta, e venne ad aprirgli un uomo.

-         Salve! – disse il ragazzo – Sono venuto a trovare Sara, è in casa?

L’uomo spalancò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie.

-         Cosa? – disse.

A quel punto il giovane si presentò educatamente, spiegando che aveva conosciuto la ragazza la sera prima in discoteca.

       -    Guarda che ti stai sbagliando, giovanotto – rispose l’altro, turbato – Quello che dici non è

            assolutamente possibile.

-         Ma come? Sono certo di quel che dico, e se sono venuto a trovarla a casa è appunto perché ieri sera l’ho riaccompagnata io.

-         No, no, è impossibile.

-         Cosa…? Ma scusi, lei ha o non ha una figlia di nome Sara?

-         Sì, ma… mia figlia è morta tre anni fa.

Il ragazzo ammutolì, esterrefatto.

-         Cosa? – disse piano – Ma… ma che sta dicendo? Io le ho parlato, ieri sera in discoteca, e c’era anche tanta altra gente, e…

A quel punto l’uomo prese il cappotto, lo indossò e uscì.

      -    Seguimi – gli disse.

Lo condusse al cimitero. Si stava di nuovo alzando la nebbia, tuttavia l’uomo sapeva dove andare, e dopo un po’ indicò al ragazzo una tomba.

Lui si avvicinò, e quel che vide gli fece fermare il cuore nel petto.

La tomba c’era. La tomba di una ragazza di nome Sara, morta tre anni prima. La foto sulla lapide rappresentava proprio la diciassettenne che lui aveva conosciuto la sera prima.

E su quella fredda pietra, appoggiato sulla sommità, c’era un golfino giallo macchiato di caffé.

 

Himeko avrebbe voluto urlare, ma le mancava la voce. Era rimasta impietrita, il cuore che galoppava impazzito, mentre Daichi soffiava tranquillo su un lumino.

-         Piaciuta? – le chiese.

-         Vuoi farmi morire? – ribatté lei, piano.

-         Cosa? Non dirmi che questa innocua storiella ti ha spaventata. Aspetta di sentire le altre! Ne ho di terrificanti!

Un altro tuono squarciò il cielo, facendo sobbalzare Himeko come se si fosse trovata su un tappeto di chiodi.

-         No, basta, sono stufa di questo stupido gioco! Sono spaventata a morte! Come fai a divertirti così? – gridò, coprendosi le orecchie con le mani.

Non aveva alcuna intenzione di esplodere in quel modo, ma non ce la faceva più. Certi divertimenti non facevano proprio per lei!

Stava ancora nella stessa posizione, tremando leggermente, quando sentì due mani appoggiarsi sulle sue spalle, mentre fuori la pioggia iniziava a scrosciare.

-         Scusami.

Himeko alzò la testa, sorpresa.

-         Non volevo spaventarti in questo modo. Io mi sono sempre divertito un sacco con questo gioco, e non mi sono fermato nemmeno un momento a pensare che forse a qualcuno poteva non piacere. Mi dispiace.

-         Anche a me dispiace. Sono una fifona – rispose la ragazza, colpita dal gesto di Daichi. Erano poche le volte in cui le aveva chiesto scusa così apertamente, e lei ne rimaneva sempre piacevolmente sorpresa.

-         Questo è vero – concordò lui.

-         Ehi! Non devi per forza darmi ragione! – esclamò lei.

-         Meno male! Sei tornata alla normalità! Sai, stavo cominciando a pensare che il fantasma si fosse già manifestato e si fosse impossessato di te…

-         Ancora con questo fantasma? Che fai, rincari la dose?

Stavolta Daichi si mise a ridere sul serio, ma ammutolì (per forza) nell’istante in cui sentì chiaramente le labbra di Himeko poggiarsi sulle sue.

In quel momento avrebbe anche potuto bruciare la casa, e nessuno dei due avrebbe mosso un dito.

Il ragazzo allargò un po’ le gambe, tenendone una alzata e facendo appoggiare la schiena di Hime-chan sul suo ginocchio. Lei lo lasciò fare, tranquilla.

In quella notte buia e tempestosa (Ehi, che esordio fantasioso, eh? ndA), la ragazza cominciava stranamente a sentirsi a proprio agio. Alzò una mano ad accarezzare i capelli di Daichi, infilandovi delicatamente le dita, mentre lui la teneva stretta.

Dopo parecchi, dolcissimi minuti, i baci si approfondirono spontaneamente, nello stesso naturale modo in cui la neve si scioglie al calore del sole.

Alla fine si sistemarono su un divano, dove continuarono tranquilli a coccolarsi. Sentire come fuori infuriava il temporale li faceva sentire ancora più al sicuro, l’una fra le braccia dell’altro, finché entrambi sprofondarono nel sonno.

 

I lumini dovettero spegnersi da soli, quella notte.

E, se anche alla fine fosse apparso un fantasma, nessuno se ne sarebbe accorto.

 

 

(*) Shintaro: vero nome di Stefano, il fratellino di Daichi. Dato che sono riuscita a trovarlo, ho deciso di mettere il nome originale.

 

 

Questo è il penultimo capitolo, perché nel prossimo si concluderanno un po’ di cose e farò i dovuti ringraziamenti a tutti quanti.

Di solito cerco di scrivere subito dopo aver visto l’ennesima puntata di questo dolcissimo anime, così da mantenerne un po’ l’atmosfera e cercare di non sforare nell’OOC (anche se qualche differenza è comunque necessaria, dato che i protagonisti sono cresciuti).

La storia di fantasmi qui inserita non l’ho inventata io, me l’ha raccontata mio zio qualche anno fa. Quindi i diritti d’autore non so a chi appartengano.

Altra nota: avete mai notato che tutti i fantasmi (o comunque tutte le donne morte) spesso e volentieri si chiamano Sara?

Ad esempio, ecco un piccolo elenco:

-         Sara Martin: fantasma nel libro “Il settimanale fantasma” di Toby Forward

-         Sara: fantasma nell’anime “BuBuChaCha”

-         Sarah: moglie morta del signor Sheffield nel telefilm “La Tata

-         Sarah: madre morta in un bellissimo film degli anni ’80, che mi sembra si intitolasse “Jack e Sarah”

-         Sara: è l’unica sirena che muore in “Mermaid Melody”, e nella seconda serie ogni tanto appare il suo “fantasma”

Tutte coincidenze? Voi che ne dite? Avete altri riferimenti?

Tra l’altro, a pensarci bene, il nome Sara si può considerare l’equivalente italiano di Himeko, dal punto di vista del significato: Sara significa “principessa” e “hime”, in giapponese, se non sbaglio significa proprio “principessa”.

 

Ultimissima nota, poi chiudo: lo Hyakumonogatari non l’ho inventato, è un gioco che esiste davvero. Mi piacerebbe moltissimo provare a farlo, a voi no?

 

Ehm... credo di avere dei poteri magici… mentre stavo scrivendo del temporale in questo capitolo, qui si è messo davvero a tuonare e adesso sta piovendo a catinelle, dopo due mesi di secca!

Guarda un po’ come si scopre di essere un po’ streghe!

 

 

   
 
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