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Autore: Bree94    17/07/2014    3 recensioni
[Salem]
I personaggi di questa fanfiction NON sono di mia creazione bensì sono tratti dalla serie tv 'Salem'. La One Shot si colloca tra la 1x08 e la 1x09 ed esplora i pensieri di Cotton Mather dopo l'allontanamento forzato di Gloriana dalla comunità per volere del reverendo Mather Senior.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Scagli la pietra, chi è senza peccato’

Chi, tra noi, potrebbe mai vantare una simile fortuna?

Lerci e manchevoli esseri umani, ecco svelata la nostra immonda natura.
Detentori d’un fragile corpo terreno e di un’anima annerita e sbrindellata dal viscido e serpeggiante marciume della corruzione.  Non v’è più traccia d’autentica purezza nei nostri avidi cuori peccatori, non v’è alcuna scintilla di luce a rischiarare le nostre deprecabili vite ottenebrate.
Debole la carne, fatale il  sangue infetto che al par d’un mortale veleno scorre erosivo nelle nostre vene.
Maschere di perbenismo celano con invidiabile perizia i nostri reali volti, falsi sorrisi camuffati d’accondiscendenza deturpano le labbra di coloro che osano professar con foga precipitosi verdetti in nome di un’ignota Fede.

A me, ormai estranea.

Siam tutti peccatori in questo depravato mondo, viscidi esseri alla costante conquista del personale appagamento, maestri d’artificiosa solerzia, giudici inflessibili.
Facile scorgere colpe altrui, difficile imputar le medesime a noi stessi; offuscati dall’ingannevole barlume dell’ipocrisia dilagante, intimoriti dalla crudeltà dell’uomo e delle sue aspre pene.
Fin troppi son coloro che scaltramente si fanno portatori in Terra della sacra parola del Signore, professando una morale di cui sono profani.

Increase Mather è fra questi il maggior esponente.

Orbo nella sua folle ed insana pretesa di riscattare Salem dalle marce piaghe che l’hanno ormai infettata, implacabile nell’ostinata ambizione di liberarla dalla putrefazione che infesta la nostra, una volta onorevole, cittadina di Puritani.
Quel vecchio bigotto che nell’avversa sorte son costretto a riconoscere come padre, colui che sin dalla tenera età ho ben presto imparato a temere e rispettare con somma reverenza, torna quest’oggi ad adombrare la mia vita strappandole quell’ultimo brandello di felicità rimasto.
Impavido fustigatore dei vivi e dei morti, assennato emissario del nostro buon Dio, cappio incessante che grava sui nostri colli. Nessuno può ritenersi al sicuro dalla sua minaccia: né le streghe, né gli innocenti, men che meno il suo unico figlio; promemoria incessante del fallimento ed incarnazione dei peccati capitali.


Un nome rimbomba con intensità frastornante nella mia mente annebbiata dall’alcol.
Un nome grava pesantemente sul mio spirito vacillante, macchiando la mia già sporca coscienza.

Gloriana

Quella donna mi è stata prematuramente strappata via, costretta ad abbandonare la propria casa, la propria città ed identità; bandita da coloro che per codardia hanno chinato il capo di fronte all’erroneo giudizio di un uomo il cui senno è da tempo perduto.
Ed io? Non ho forse peccato di vigliaccheria?
Mai mi son sentito tanto indegno dell’amore perduto d’una donna; le cui acute grida di disperazione riecheggiano ancora una volta nel mio arido animo.
Nella fitta nebbia dell’etilica quiete riesco nuovamente a scorgere il pallido riflesso di quel volto la cui fulgida bellezza è stata segnata dall’orrore, le rosee gote rigate dalla salata scia delle molteplici lacrime che zampillanti sgorgavano dai suoi tristi occhi nocciola.
Quello sguardo, così denso d’amore, così carico di tradita aspettativa.
Per sempre perseguiterà i miei ricordi, infestando i miei inquieti sogni.
 
La mia Gloriana..
Amavo quella donna, anelavo il tocco gentile delle sue dita esperte, bramavo selvaggiamente di possedere il suo sinuoso corpo, desideravo ricevere le sue tenere attenzioni, il suo sincero affetto. Il calore della sua anima era il prelibato nettare che nutriva e scaldava il mio cuore consunto.
Le stelle invidiose hanno avversato il nostro giovane amore, condannati dalla bramosia di grandezza dell’uomo di cui ignominiosamente reco il nome ed il retaggio.

Un giorno mia dolce Gloriana, liberi dal gravoso fardello della nostra mortale collocazione, ci ricongiungeremo laddove la maestosità del nostro amore non conoscerà impedimento alcuno.

Perdonami amor mio, ed io nell’impazienza attenderò. 
  
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