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Autore: noraakatic_    17/07/2014    3 recensioni
"Castle sostenne quel fragile corpo mentre il sangue non sembrava volersi fermare. Lui tenne la sua intera vita fra le braccia, tenne il suo mondo tra le mani mentre esso cadeva a pezzi."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Johanna Beckett, Kate Beckett, Richard Castle, Roy Montgomery | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Quarta stagione
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"It's not about the books anymore."


“Ha preso tutto?” Disse una voce dolce alle spalle di Beckett.

“Penso di si”, rispose cordialemente lei. “Papà puoi prendermi la borsa?”

Quasi contemporaneamente a lei, Jim aveva già in mano una grande sacca contenente degli abiti piegati approsimativamente.

Kate insistette molto per uscire dall'ospedale a piedi, “sto bene”, diceva, “non ho bisogo di aiuto”.

Il medico, il dottor Shelpern, glielo aveva però proibito. Era un ottimo dottore, si ero preso a cuore Beckett fin da quando si trovava nella sala di rianimazione, tre settimane prima.

Ormai conosceva Kate, sapeva che era un osso duro, non mollava mai, ma lui era sempre riuscito ad essere più forte di lei; la ragazza riteneva di saper badare a sè stessa ma Paul Shelpern sapeva essere più cocciuto e premuroso allo stesso tempo, dicendo “no, non è vero. Tu hai bisogno di noi”.

Disse 'noi' perché Beckett si stava opponendo ad incontrare uno psicologo, il quale, riteneva invece il dottore, l'avrebbe aiutata ad accettare meglio la situazione. Kate si arrese e da quel giorno il dottor Winston incontrava la paziente regolarmente, e ciò evidentemente aiutò Beckett più di quanto lei credesse.

 

Un infermiere l'accompagnò fuori spingendola per una sedia a rotelle. Lei aveva i capelli legati in un ordinata coda di cavallo e ciò le metteva molto in risalto il magro viso, pulito ma segnato da notti insonnie ed espressioni di dolore.

Jim l'aiutò a salire in macchina, nonostante Kate ripeteva di farcela anche da sola. Era diventata molto tesa e distante da quando si era risvegliata.

 

Per diverse ore i medici temevano che non avrebbe più aperto gli occhi. Suo padre stava vicino al suo letto a vegliarla e a tenerli premurosamente la mano mentre lei giaceva sul quel grande letto d'ospedale.

Non dormiva mai, anche quando la stanzchezza portava via la sua mente. “Io sto qui, vicino alla mia Katie”, ripeteva ai medici.

Il dottor Shelpern capì immediatamente da chi aveva preso la figlia.

Tutte le sere anche qualcun'altro passava a far visita a Beckett.

Castle non si era più ripreso da quando in quell'enorme e isolato cimitero Kate cadde a terra, con il petto sanguinante.

Ricordava tutto. Lui si. Lui aveva provato il vero panico. Lui sostenne quel fragile corpo mentre il sangue non sembrava volersi fermare. Lui tenne la sua intera vita fra le braccia, tenne il suo mondo tra le mani mentre esso cadeva a pezzi.

Passò intere notti a pensare a quello che gli aveva detto Josh. Era colpa sua. Solo colpa sua.

 

 

 

   
 
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