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Autore: Ali InDreamland    17/07/2014    4 recensioni
Alec, cullato da quelle dolci parole, piange.
I suoi occhi celesti, profondi come laghi di montagna, piangono tutto il loro dolore per Max.
Per la sua vita interrotta così bruscamente, per l'addestramento da Nephilim mai finito, per i compleanni mai festeggiati, per i demoni mai combattuti, per l'amore mai trovato.
Per ciò che non ha potuto fare, per il passato che non può cambiare e per il futuro che non verrà ai vissuto dal piccolo Max.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla mia Parabatai, che mi ha aiutato a trovare un titolo adatto, che è pazza come me, che shippa i MALEC insieme a me. <3
Dedicata a stella13, per la sua FAVOLOSA Malec Routine. grazie mille ^_^
 

Bianco è il colore per il lutto e il dolore,
Candida seta per i nostri caduti



-Max è morto.
La prima cosa che Alec pensa è: no, non è vero. Non può essere vero.
Vede Magnus al suo fianco irrigidirsi, Clary sbiancare, Jace spalancare gli occhi e Izzy scoppiare ancora a piangere.
Vede, ma non registra nulla;. Non sente il vociare della Sala degli Accordi, i singhiozzi di sua madre o sua sorella. . . non percepisce nulla.
La sua mente è rimasta alle prime parole pronunciate dal padre.
-Max è morto.
L'unica cosa che percepisce è una stretta al petto, quella che gli capita quando è a caccia di demoni e pensa di aver dimenticato all'Istituto lo stilo; così pensa che fra poco tutto passerà.
 Tra poco troverà lo stilo, tra poco suo fratello comparirà tra la folla o qualcuno gli dirà che non è vero.
Così aspetta. Aspetta che la sensazione passi.
Ma. . .  non passa.
Allora aspetta che le espressioni sui volti dei suoi famigliari cambino ma. . .  niente. Rimangono immutate.
Ma non può essere, perchè questo vorrebbe dire che. . .
-Max è morto.- ripete ad alta voce.
Si odia per quello che ha appena detto; pronunciare quelle parole le ha fatte diventare, in qualche modo, vere.
Aspetta ancora, istanti che per lui potrebbero essere ore scivolano silenziosamente tra lui e i suoi compagni, e non va bene. No, perchè quei secondi riescono solo a provare quello che suo padre ha detto: Max è morto.
-Max. . .
ciò che gli esce dalle labbra è un rantolo, un mugolio indistinto come quello che ti esce dalla bocca appena svegli.
Dato che lui non dice nulla il padre prosegue. Colma il vuoto prodotto dal silenzio. - Quando hai lasciato la casa Sebastian ha attaccato lui e Isabelle, ecco perché è ferita. - Indica il taglio che la figlia ha sopra l'occhio sinistro.
Alec guarda Isabelle, si aspetta di vederla con il suo stesso sguardo aìsmarrito e invece no.
Gli occhi della sorella trasmettono dolore, rabbia, smarrimento.
Oh. Allora è vero.
-Max è morto davvero.
I accorge di averlo detto ad alta voce quando vede gli sguardi di chi gli sta intorno evitare il suo o rompersi sotto il dolore martellante; è il caso di sua sorella e di Jace.
Entrambi muovono alcuni passi verso di lui.
Vogliono stringerlo, confortarlo. Piangere insieme.
Alec, però, non è della stessa idea.
Non ha ancora metabolizzato ciò che il padre ha detto, figuriamoci se è pronto per piangere la morte del fratellino.
Così si gira verso la porta della Sala degli Accordi. I primi passi che muove sono lenti, come se portasse un peso immenso o come se fosse sott'acqua.
Sente la gente chiudersi su di lui, le persone lo schiacciano e lui respira affannosamente, sempre più affannosamente e ha il viso rigato di lacrime.
Arriva finalmente alla porta, scende di corsa i pochi gradini, attraversa la piazza a rotta di collo e vola. Giù per le via di Alicante, lontano dalla sua famiglia, lontano dalla verità.
Sa che presto dovrà affrontarla, ma non è pronto a farlo, non ancora. Per il momento ha bisogno di stare da solo, di piangere e gridare.
Di colpevolizzarsi.
 Sì.
Perché ciò che è successo al fratellino è colpa sua.
Chi è che ha deciso di farlo rimanere nella casa dei Penhallow; benché non avesse alcuna protezione?
Lui.
Chi ha affidato la sua vita e quella di Izzy a Sebastian?
Solo lui.
Lui è il colpevole. è tutta colpa sua.
Arriva a una piccola piazza con fontana, dietro la statua che la sovrasta vede un piccolo giardino pubblico illuminato dalla luce lunare. Pochi passi, confusi e ansimanti respiri e s'accascia contro una magnolia.
Tossisce e, d'improvviso si volta e vomita.
Passano alcuni minuti e lui è ancora appoggiato al tronco dell'albero, riverso a terra con lo stomaco sottosopra e la gola che brucia. Debole com'è avrebbe dovuto cadere, le braccia avrebbero dovuto cedere eppure riesce a reggersi al tronco rugoso dell'albero.
Però sente una pressione a livello del diaframma e un piacevole calore sulla schiena.
Odore di Sandalo arriva dolcemente alle narici ed improvvisamente è consapevole di una presenza dietro di lui. Ciò che gli ha impedito di scivolare a terra è stata una mano che gli cingeva il busto, il calore che sentiva sulla schiena era il petto alto e slanciato di. . .
-Magnus. . .
Un sorriso triste spunta sul viso della stregone. - Ti tengo, fiorellino.
- Grazie. . .- altre lacrime fioriscono dagli occhi di Alec. Ma questa volta non sono solo per il fratellino, sono anche per tutta la tristezza che ha visto negli occhi dello stregone.
Tristezza per la sorte do Max, certo. Ma anche dolore più profondo, radicato nell'animo dello stregone da tanti e tanti anni.
Quanto dolore deve provare una creatura immortale? Una persona che è destinato inesorabilmente a vedere morire tutte le persone a cui si affeziona?
Forse anche l'unica persona capace di poter comprendere il dolore del giovane Nephilim.
Con uno svolazzo della mano lo stregone si fa apparire in mano un fazzoletto umido e, con calma e dolcezza infinita  lo passa sul volto di Alec.
Il giovane allora chiude gli occhi e si lascia accudire da Magnus; il quale dopo aver pulito dalle lacrime il volto di Alec, sospira.
Il giovane Nephilim rimane in silenzio. Sa che, altrimenti, le parole uscirebbero con tanta forza da fargli ancora più male e lui non vuole. Non vuole soffrire ancora.
Eppure, alla fine, sembra che tenerle per sé provochi ancora più dolore.
-Avrei dovuto fare qualcosa, avrei dovuto salvarlo. . .Il mio fratellino! - Gli occhi del cacciatore di demoni sono profondi, in balia di un fuoco che li strazia dall'interno.
Anche il cuore fa male: tira e tira e Alec pensa sia sul punto di spezzarsi.
-Hai fatto ciò che potevi, Alexander. Semplicemente ciò che potevi.- gli occhi di Magnus traboccano di pena per il suo fiorellino.
Vorrebbe con tutto se stesso poter fare qualcosa, ma riportare i morti in vita non è nelle capacità di un figlio di Lilith, neppure in quelle del Sommo Stregone di Brooklyn.
Così, l'unica cosa che può fare è stringere a se la persona che ama, mentre il suo cuore si sgretola. Mentre piange disperatamente tra le sue braccia.
 L'unica cosa che è in grado di offrirgli sono parole dolci, sussurrate in una antica lingua, di cui ormai si sono perse le traccie nel tempo.
E Alec, cullato da quelle dolci parole, piange.
I suoi occhi celesti, profondi come laghi di montagna, piangono tutto il loro dolore per Max.
Per la sua vita interrotta così bruscamente, per l'addestramento da Nephilim mai finito, per i compleanni mai festeggiati, per i demoni mai combattuti, per l'amore mai trovato.
Per ciò che non ha potuto fare, per il passato che non può cambiare e per il futuro che non verrà ai vissuto dal piccolo Max.




Grazie a chi è arrivato fino alla fine, grazie a chi si ferma a leggere ancora queste poche parole.
Sappiate solo che l'ispirazione per scrivere questa storia l'ho avuta dalla FF di stella13 (che ringrazio ancora una volta) e leggendo della morte di Jonathan in CoHF.
La morte, o meglio, ciò che Sebastian ha detto prima di morire mi hanno fatto rivalutare il suo personaggio.
Noi non nasciamo buoni o cattivi, veniamo al mondo 'puri' . Sono l'educazione che riceviamo e la strada che decidiamo di seguire a definirci come individuo. ma no  dobbiamo mai pensare di non poter cambiare o di non poter chiedere mai scusa.
Le parole di Sebastian lo dimostrano ampiamente, la redenzione è sempre possibile, così come il perdono.

 

GRAZIE.

  
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