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Autore: PulcinoGirl    18/07/2014    2 recensioni
---- dal primo capitolo----
Quando la ragazza alzò momentaneamente il capo per copiare i compiti alla lavagna –non che le importasse di farli, ma perlomeno se la madre le avrebbe controllato il diario, avrebbe visto qualcosa di scritto- la signora di mezz’età che doveva essere la professoressa, mutò improvvisamente forma: i capelli neri e il cardigan scolorito, avevano lasciato il posto a degli ispidi capelli –probabilmente mai pettinati- e degli stracci unti. Il viso si era tinto di un verdognolo, simile al colore del vomito, e dalla bocca spuntavano una sorta di canini da vampiro.
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Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I.
Lorreine
 
 
Come faceva Lorreine ad ascoltare quella professoressa? “Spostate i banchi”, “All right”, “ Me-mo-riz-za-te” , diceva sempre queste frasi con un accento così fastidioso, e con una così pessima pronuncia inglese –Lei è madrelingua italiana- che ti chiedevi per quale oscuro motivo non se ne fosse rimasta a fare assistenza, invece di sedere dietro quella cattedra.
La prof di lingua italiana si girò verso Malcom. Al solito,  ce l’aveva sempre con lui, e Lorreine non ne capiva il motivo.
-Mattia, smettila di parlare con la tua compagna-
-Veramente mi chiamo Malcom, dall’inizio dell’anno-
-Smettila di rispondere male ai professori, Marco. Ecco, ti meriti una segnalazione sul registro rosso-
-Prof..-
-Non chiamarmi Prof! Lo dico dall’inizio dell’anno scolastico.-
La professoressa prende una penna nera dal suo astuccio a forma di maialino, e si mette a scarabocchiare sul registro. Probabilmente qualcosa tipo “L’alunno Mattia Keats disturba la classe”.
Lorreine non faceva minimamente attenzione a quello di cui parlottavano le sue compagne di banco, né tanto meno alla discussione che si era creata tra Malcom, alcuni altri alunni, e la prof.
Incredibile era il fatto che ormai era il mese di Aprile, e questa signora non aveva ancora imparato i nomi di nessun ragazzo delle prime classi alla New Design High School di New York alle quali insegnava.
Lorreine pensava che non si sforzasse neanche, oppure era solo stupida.
Quando la ragazza alzò momentaneamente il capo per copiare i compiti alla lavagna –non che le importasse di farli, ma perlomeno se la madre le avrebbe controllato il diario, avrebbe visto qualcosa di scritto- la signora di mezz’età che doveva essere la professoressa, mutò improvvisamente forma: i capelli neri e il cardigan scolorito, avevano lasciato il posto a degli ispidi capelli –probabilmente mai pettinati- e degli stracci unti. Il viso si era tinto di un verdognolo, simile al colore del vomito, e dalla bocca spuntavano una sorta di canini da vampiro.
Lorreine sbiancò non appena vide l’orrenda creatura che la fissava, ma gli altri la guardavano come se fosse sempre la solita insegnante di lingua italiana. Sentiva di stare per svenire, e a quanto pare anche quel combina guai di Malcom, Nephilis Otway, e Haribo Rowe, avevano lo stesso istinto. Si scambiarono uno sguardo di terrore, quando il ragazzo, da poco più in là, mormorò: -Ma cosa diavolo succede?-
-Chi sta parlando?- L’orchessa-vampiro tirò fuori i canini mentre scrutava uno ad uno tutti gli alunni, neanche volesse ucciderne uno.
Camminava tra i banchi, quando si fermò davanti a quello di Lorreine. Gli occhi del mostro diventavano sempre più rossi, e il naso si arcuava, riempiendosi di bitorzoli e facendolo sembrare quello di una strega.
-Dammi il pagellino, signorina Lauren-
La ragazza, girando gli occhi, arrabbiata per non essere stata chiamata con il suo nome, gli consegnò il foglio squadrato. Con una manovra quasi impercettibile la vecchia donna bitorzoluta lasciò cadere il pagellino e afferrò il suo braccio, portandoselo alla bocca. Lorreine aveva probabilmente lo sguardo di una che aveva appena visto davanti a sé la sua morte, mentre cercava di tirare indietro l’arto.
All’improvviso la porta dell’aula si apre, e la professoressa torna normale, lasciando il braccio dell’alunna.
Il signor Fitzroy, il professore di matematica, varca la porta, facendo le sue scuse all’orchessa –la quale sorrideva in modo innaturale come se non ci fosse un domani-.
-Scusi, avrei bisogno degli alunni Keats, Otway, Rowe, e Geller-
-Siamo nel mezzo di una lezione, non potrei mandarglieli nell’intervallo?- ribattè la Prof di Italiano.
Il professore dava l’impressione di essere parecchio allarmato. -No, scusi davvero, ma mi servono in questo istante.-
L’orchessa sembrava pensare ad una risposta che fosse diversa da “No, mi scusi, ma devo mangiare gli alunni, ripassi più tardi” -Allora vada pure, professore- Lorreine tirò su un sospiro di sollievo mentre si alzava dalla sedia –Ma fate in fretta-
Quando uscì dalla classe coi suoi compagni, la povera ragazza era sicura che il cuore le stesse per scoppiare dall’ansia.
-Cosa succede Professor Fitzroy?
Quell’uomo le era sempre stato simpatico, le dava un senso di sicurezza e al tempo stesso un’immensa simpatia. Ma in quei pochi minuti che ci misero ad attraversare il corridoio a passo affrettato, fino alle scale, le trasmetteva solo preoccupazione.
Aveva sempre pensato che fosse un po’ strano. Non per i suoi comportamenti, forse più per l’aspetto. Aveva due penetranti occhi azzurri, non di ghiaccio, ma nemmeno caldi, e ai lati della testa pelata spiccavano due buffe orecchie, leggermente a punta, che davano l’idea di appartenere a una sorta di elfo. Come se non bastasse, non era certamente l’uomo più alto che Lorreine avesse visto, anzi. E con ciò, dall’inizio dell’anno si era guadagnato il nominativo di “Fitzroy, l’elfo”.
I’uomo prese un enorme respiro –E’ troppo complicato da spiegare ora. Dovete solo seguirmi.
-O mio dio, quella lì è un mostro!- Cominciò a urlare Haribo, la mora punk che fino a quel momento era stata così traumatizzata da essere stata in silenzio, cosa che sapevano bene tutti, lei non faceva mai. -Ma l’avete vista anche voi?!
Si tirò indietro i corti capelli neri, rasati da un lato, cercando di restare calma, guardando intensamente i suoi compagni per cercare sostegno.
-Rock ha ragione- Annuì Malcom –Mi è quasi venuto un infarto quando l’ho vista. Guardate, la mia mano trema ancora, tocca, Rock.
Il ragazzo porta di scatto la mano di Haribo sopra la sua, fissandola con i suoi enormi, e bellissimi occhi azzurri. Lui sì, che aveva degli occhi impressionanti. Erano così belli, che ogni volta che Malcom aveva la terribile abitudine di prendere di sorpresa le persone e fissarle intensamente –come faceva in quel momento con la mora- pensava di svenire. Sembrava che ci avessero immerso il mare stesso. E Lorreine adorava il mare, da sempre, quando sua madre –anche lei con la sua stessa fissa- la ci portava tutte le estati da piccola a fare surf, finchè non cominciò la crisi, e dovette rinunciare al suo personale paradiso.
Ha sempre pensato che Rock e Malcom sarebbero stati una bellissima coppia. Non perché fossero particolarmente romantici, niente affatto, ma avevano quella strana sintonia che faceva frullare nella testa di Lorreine strano idee sui loro futuri figli. E poi, aveva la sensazione che ogni volta che Malcom la sfiorava, o le parlava, o la fissava, o semplicemente viveva, la ragazza punk provasse tanti di quei brividi da far invidia a a un contatore elettrico.
Intanto erano usciti dall’edificio, e l’insopportabile iperattività del ragazzo sembrava infastidire Nephilis, che continuava a guardarlo male, mordersi le unghie e mangiarsi i capelli viola leggermente sbiaditi, sembrando quasi più agitata di lei, cosa davvero difficile. -La prego professore, prima di impazzire ancora di più di prima, ci spieghi chi era quella cosa che si è impossessata della nostra noiosissima insegnante.
-Salite in macchina, vi spiego strada facendo- rispose allarmato il professore.
Haribo si era seduta davanti, affianco al prof; Lorreine, Nephilis e Malcom erano nei sedili posteriori.
L’ometto pelato aveva fatto partire la sua Panda gialla, con degli adesivi raffiguranti la natura appiccicati sopra.
-Ora, cerchiamo solo di non farci notare, e poi vi spiegherò tutto.
“Perfetto” pensava Lorreine, “Per mimetizzarsi è una favola quest’auto”.
Quando imboccarono la strada principale e l’auto raggiunse i 50 km/h, il professor Fitzroy si schiarì la gola e cominciò a rivelare ai ragazzi cose di cui nemmeno immaginavano l’esistenza. Spiegava loro che avevano un genitore divino, che loro erano dei semidei, ovvero l’unione di un umano e un dio, e che in quel momento la buffa auto gialla li stava portando al Campo Mezzo-Sangue, una sorta di campo estivo per ragazzi come loro, che li addestrava e li preparava a combattere i mostri, come la professoressa Greco.
-Lei è una Lamia- continuò l’elfo. –E’ cosi che i Greci chiamavano queste creature di orribile aspetto, una sorta di orchesse o di streghe, che vivevano nei boschi e nei crepacci, da cui uscivano di notte a succhiare il sangue e a divorare il cuore degli sprovveduti che erano in giro a quell'ora, in special modo i bambini e i ragazzi.-
Malcom metteva in continuazione le mani nei suoi riccioli castani, mentre ascoltava attentamente il professore di matematica.
-Com’è inquietante questa storia…- Lorreine stava quasi pensando che il ragazzo fosse tenero, in quella situazione.
-Secondo una leggenda attribuita a Duride di Samo- continuava Fitzroy -E poi narrata da Diodoro, una fanciulla libica che si chiamava appunto Lamia, resa madre da Zeus e impazzita per vendetta di Era gelosa, uccise i propri figli, e da allora, per invidia verso le madri più fortunate, andò errando nel mondo per uccidere i bambini.
Seguì un silenzio che parve durare ore, quando un tonfo fece sussultare tutti i passeggeri nell’auto.
-Cosa è stato?- Lorreine a quel punto era davvero spaventata. Ma Malcom sembrava esserlo ancora di più, forse per via della sua iperattività.
A Lorreine erano sempre piaciute le storie sulla mitologia greca, ma non aveva mai pensato che ci fosse stata dentro anche lei. Si chiedeva di quale dio poteva essere figlia. Da sua madre sentiva parlare davvero poco del papà, e ogni volta che faceva qualche domanda, lei sviava il discorso chiedendole cosa volesse a pranzo, o le dava delle faccende di casa da fare. Sapeva solo che se n’era dovuto andare pochi anni dopo della sua nascita. Non avevano foto in casa, ma sua madre lo descriveva sempre come un uomo dai capelli neri, un po’ di barba, e dei bellissimi occhi verdi come il mare. Maledì chiunque fosse a capo della genetica di famiglia, e che non le avesse fatto ereditare gli occhi del padre, invece che quelli marroni della mamma.
Il professore stava accelerando. Sembrava quasi che sapesse cose ci fosse sul tettuccio della Panda, e cercasse di buttarlo giù senza farci capire nulla.
Improvvisamente un’ essere spaventoso tagliò la strada e si fiondò sull’auto gialla, disintegrando gran parte del cofano della macchina. Fitzroy sterzava a destra e a sinistra, più velocemente possibile, cercando di non schiantarsi contro altre macchine, provando a scrollare dalla macchina la Lamia.
-Avete allacciato le cinture vero?- Urlò lui.
Lorreine era esterrefatta. Come poteva pensare a una cosa del genere nel bel mezzo di un attacco?
Ma pochi secondi dopo, capì. La piccola automobile mutò forma: Le ruote sparirono, e comparvero due piccole ali gialle e piumate, e il cofano diventò il muso e il becco di un uccello. I finestrini sparirono, e si alzarono in volo, seduti sulla groppa di un canarino gigante.
La Lamia sembrava sparita, almeno fino a quando comparve sul retro dell’uccellino giallo, che puntava a far cadere Malcom, il quale a sua volta, cercava terrorizzato di tenersi al corpo di Haribo per non cadere.
-Malcom! Attento!- Lorreine urlò più forte che poteva, ma l’orchessa aveva spinto il compagno, costringendolo ad aggrapparsi a un piccolo mazzetto di piume dell’ala sinistra.
Il professor Fitzroy si girò velocemente, e si tolse i pantaloni.
Rock si allarmò –Ma cosa sta facendo prof?!
Non è difficile spiegare perché il soprannome della ragazza fosse Rock. Aveva cominciato proprio Malcom a chiamarla così, per via del suo modo di vestire, del suo aspetto, ma soprattutto del suo carattere. Haribo era una tipa difficile da prendere, era forse la ragazza più tosta che Lorreine avesse mai incontrato –cosa che si poteva poco constatare dal suo nome, come le caramelle. Odiava rispettare le regole, era la più brava della classe, e come se non bastasse era davvero carina. Non che fosse trasgressiva per farsi vedere, nessuna sapeva com’era la sua famiglia, ma si doveva supporre che la madre avesse fatto –in un certo senso- fatica a indirizzarla. Non era colpa della madre, probabilmente, ma si pensava che il padre fosse un tipo duro come la figlia.
Non le veniva dietro molta gente, anzi, per quello che Lorreine sapeva di lei, non aveva nemmeno mai baciato un ragazzo, ma se lei fosse stata un ragazzo sicuramente non avrebbe perso occasione per provarci. La sua pelle candida quasi come la neve, e i suoi capelli scuri la facevano assomigliare a una specie di Biancaneve in versione punk; aveva un bel fisico, magro ma non troppo, e due occhi a mandorla color cioccolato fondente.
-Vi sto salvando la vita- aveva prontamente risposto l’uomo. Quando i pantaloni scivolarono via due zampe caprine spuntarono fuori al posto delle gambe.
-Ma lei è.. una capra!- Nephilis saltò su squadrando male le “gambe” del professore. In classe le amiche la chiamavano Phils perché più corto e semplice, ma Lorreine non era abituata a chiamare i conoscenti per soprannome, soprattutto se non le stavano particolarmente simpatici. Lei e Nephilis erano in classe dalle scuole medie, ma avevano sempre parlato poco. Lorreine aveva l’impressione che la compagna fosse tutto ciò che lei stessa non voleva essere: bugiarda, pettegola, e non proprio bellissima.
Non che Lorreine fosse bellissima, lei ci teneva all’aspetto, e si curava meglio che poteva, ma non aveva dei lineamenti perfetti. “Sicuramente non sono figlia di Afrodite” Pensava in quei momenti, quelli in cui ripensava con nostalgia alla sua unica e breve storia, con un ragazzo che la aveva solo usata per “coprire i suoi buchi”, al fatto che aveva intorno solo tipi sbagliati, tutti, meno quello che amava davvero.
Ma da adesso poteva cominciare una nuova vita, e magari scordarsi anche del ragazzo che l’aveva fatta soffrire così tanto. Sempre che fossero sopravvissuti a quella giornata.
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Macciao pucciosissimi semidei che avete letto my story :'3
Innanzi tutto, vorrei ringraziare -e salutare- la mia cucciolosa amica Arianna (Haribo/Rock) nella storia uu'), che ha letto prima di tutti la storia, e che mi aiuta sempre.

Anyway, questa storia non è destinata a voler in qualche modo "copiare" la meravigliosa saga dello Zio Rick, l'ho scritta semplicemente come sfogo per.. i miei trip mentali semidivini huahuaha.

For second, ci tengo a mandare un enorme bacio a tutti coloro che metteranno tra i seguiti o preferiti questa storia, ma soprattutto a chi recensirà!

Al più presto posterò il secondo capitolo, e magari farò un video(cino) con i prestavolti dei personaggi della storia, per farvi anche un pò capire come li ho immaginati OuO



Kiss Kiss, PulcinoGirl
  
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