Viveva in una casa dei sogni, con una famiglia perfetta, con gli amici che chiunque vorrebbe avere, con le sue passioni e i suoi sogni, con una scuola e un'istruzione che gli avrebbero permesso di fare strada, eppure si sentiva sbagliato, e forse era sbagliato. Era come un errore su un romanzo, come uno sbaffo su un disegno, come uno sgarro su un'auto nuova, come il nero sul bianco. Il mondo in cui viveva non era davvero il suo mondo, non ci si trovava bene come avrebbe voluto. Quella casa non la sentiva davvero sua, quella famiglia non era quella da cui avrebbe voluto essere sostenuto, quelle passioni e quei sogni non poteva inseguirli con quella scuola e quell'istruzione per niente adatte a lui. Lui era il genere di ragazzo fuori dagli schemi, quello che se ne fotte degli insulti, specialmente se vengono da gente di cui gliene frega ancora di meno, quello a cui non interessa delle feste, quello che si veste senza farsi problemi di seguire la moda e altre cagate simili, quello che si tinge i capelli in continuazione, tutte le volte di uno stranissimo colore diverso, e lo cambia anche se gli piace, solo per essere differente, solo per non mischiarsi con quell'ammasso di gente grigia.
Ma forse è stata proprio quella diversità a portarlo in quel punto morto della sua vita. Odiava questo mondo così sbagliato ai suoi occhi, odiava la gente falsa, odiava la gente opportunista, odiava la gente ipocrita, odiava la gente senza dei gusti, senza delle idee, senza una personalità, odiava la gente senza carattere, odiava la gente pigra, odiava la gente menefreghista, odiava la gente superficiale, odiava la gente chiacchierona, odiava la gente che sparla alle spalle, odiava la gente che critica, odiava la gente che si lamenta, odiava la gente, punto. Non aveva nessuno che gli assomigliasse, neanche lontanamente. Di aspetto mi sembra abbastanza logico che nessuno gli assomigliasse, ma lui non voleva qualcuno che amasse le tinte per capelli o le camicie con su scritto "idiot". Lui voleva una persona che avesse le sue stesse idee, che ragionasse come lui, che non lo guardasse male quando associava un colore -che era sempre il grigio- ad ogni persona che conosceva, che  odiasse le persone esattamente allo stesso modo in cui le odiava lui. I suoi migliori amici, ovvio, avevano provato in tutti i modi a sostenerlo e farlo andare avanti, ma non erano bastati. Michael aveva bisogno di qualcuno simile a lui sotto alcuni aspetti, di qualcuno che lo capisse quando faceva uno delle sue pazzie, e a me sarebbe piaciuto essere quella persona, ma nonostante tutti i miei sforzi non c'ero riuscita, e ormai è troppo tardi per provarci di nuovo. È tardi, già. Michael già da una settimana, sì, esattamente sette giorni, si trova in quel vicolo cieco che era la sua vita. Si è trovato quel muro davanti, talmente alto che non ha neanche provato a scavalcarlo, si è semplicemente seduto lì per terra, ad aspettare che la signora con il mantello nero e la falce si avvicinasse a lui, per poi aprirgli le porte del suo regno.
Ed io ora sono incazzata. E lo sono tanto. È tutta colpa sua, di Michael. Si è lasciato andare, ha mandato tutto a puttane, si è stancato e si è arreso, si è fatto battere troppo facilmente. Aveva tutti i mezzi per lottare, ma si è fatto sopraffare. Ha trovato quella merda di eroina e ha pensato che fosse la cosa più adatta per farlo stare meglio. -Ma come si fa?- Aveva tutta una vita davanti e centinaia di modi per cambiarla, per continuare a viverla, e invece ha preferito lasciare tutto, lasciare i suoi amici, la sua famiglia, la sua casa, i suoi affetti, e me.
Lui lo sapeva, lo sapeva che io lo amavo, ma non quanto lo sapessi io. Glielo avevo ripetuto tante volte, e lui tante volte aveva annuito, rispondendo di amarmi anche lui, ma non aveva mai colto a pieno il senso delle mie parole. L'amore che provavo per lui era qualcosa di irrazionale, di insensato, di assurdo, ma di così profondo, così vero, che sapere che era stato ritrovato morto di overdose mi aveva uccisa, sì, anche a me. Sono passati esattamente sette giorni da quando è stato ritrovato senza vita, sono passati esattamente sette giorni da quando sono morta dentro. Il mio cuore continua a battere e il mio cervello a mandare ordini al resto del corpo solo perché sanno di doverlo fare, ma se non fosse per loro io sarei un corpo vuoto, privo d'anima e di sentimenti.
Ed è stato uno stronzo Michael, sapeva a cosa andava incontro, ma non ha pensato a nulla, solo a quanto fosse troppo diverso da quell'ammasso di gente grigia. Quella gente grigia che l'ha portato a questo, alla morte.
Ma è stato lui, Michael, a sbagliare.
È sbagliato combattere per le proprie idee ragionando di testa propria, e lottarci davvero, e fermarsi a metà strada? Sì, è sbagliato.
È sbagliato illudere la gente, avvicinarla, farla affezionare e poi lasciarla di punto in bianco, così, senza dire nulla, semplicemente scomparendo? Sì, è sbagliato.
È sbagliato fregarsene di tutto e di tutti, e pensare solo a sé stessi facendo le cose senza pensare agli altri, ma solo a quello che si ha in testa in quel momento, senza pensare alle conseguenze? Sì, è sbagliato.
È sbagliato far credere alla gente di essere forte e poi perdersi per un nulla, fare una cazzata e pentirsene troppo tardi? Sì, è sbagliato, ma è anche troppo tardi.
A mio parere questo è sbagliato, tutto questo è sbagliato, e anche qualcosa in Michael era sbagliato, ma non ho fatto in tempo ad accorgermene, non ho fatto in tempo a riparare quel pezzetto rotto, sono arrivata tardi, come sempre.





NOTE DELL'AUTRICE :)
Saaalve c: premetto che questa è la mia prima OS quindi non sono esperta in questo campo (?)
Una mia amica mi ha attaccato la depressione, e questo è il risultato
Spero che la storia vi piaccia e mi farebbe davvero piacere trovare una vostra recensione per sapere com'è e se devo aggiustare qualcosa
Ho finito lol ma tornerò presto o con una nuova OS (chi lo sa di cosa sono capace😏 ahahaha) oppure con un altro capitolo della mia ff
Ciaociao👋❤️