“Siete in arresto, signore.”
Colleen ti sei sentita sprofondare, incendiare.
Ti hanno tolto il marito, l’unica colpa stava nella vostra pelle.
Differente, nemica.
Disperatamente cercasti di aggrapparti al colletto della camicia di tuo marito, Neil, invocando il Signore, pregando la polizia ché lo lasciasse.
Urlasti e piangesti lacrime amare, le sentivi pizzicare in gola: giù sempre più giù.
Non si arrestava il senso d’angoscia per la famiglia, soprattutto i bambini.
I vostri splendidi, magnifici bambini.
Quel giorno, ti sei sentita morire dentro: ti hanno rubato la famiglia, il tuo amore, ciò che ti eri costruita.
E oltre la tua testa, c’era in palio la messa in ridicolo di quel qualcosa a cui tenevi profondamente.
“Aspettate!” invano gridi all’autovettura blu.
“Per favore, fate come dice” sussurra tuo marito.
Lo lasciano bruscamente, seguendolo a vista.
Si avvicina a te velocemente, ti guarda e sorride mesto: “Andrà tutto bene, tootsie”
Ti bacia e di colpo un poliziotto nerboruto lo agguanta per portarlo via.
Dopo un paio di minuti lasciano casa tua fra la brina e il roseto.
Lo guardi e ti rendi conto di essere un fiore dalla corolla spenta ma nitida.
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