Vecchio in un mese arido
Implacabile, la luce di luglio
brucia petali fioriti in primavera,
accende d’ali
pensieri di fuoco
come aquiloni rossi tra le nuvole,
mentre il vento del sud porta lontano
i sogni dell’amore
che assaltano la mente, e tormentano
come piccoli spettri irriverenti.
Persi per sempre
i ricordi di ieri
giorno per giorno
cerco in me la forza
di proseguire il viaggio da Bisanzio
verso l’amaro luogo dell’oltraggio.
Nella calma eterea non appare
neanche l’ombra di una nuvola,
scudo a protezione del forte sole.
Delirante d’arsura,
chiedo invano la pioggia
ai danzatori folli,
adoratori del Dio senza nome,
nascosto nel blu, tra i flutti del Cielo
antico sempre e sempre nuovo…
L’opera mai scritta
si mostra nei segni del mondo
che leggo e non afferro,
prigioniero di ristretti orizzonti
nel misterioso spazio-tempo…
Domande
a cento a mille a diecimila
irrompono violente
come nomi e ritratti
che la mente stenta
a focalizzare sullo schermo appannato,
strano specchio stregato
che nessuno mai riuscirà a lustrare.
Il Visibile e l’Invisibile
due maschere della stessa Realtà
– macchina dell’assenza,
illusione dei sensi
e non sostanza,
ombra d’ombre
sfuggenti, di passaggio...
Dove la verità attesa e mai appresa,
l’oro e lo splendore della bellezza eterna
invano rincorsa,
invano amata?
Dove le vite che ho vissuto
e lasciato per strada
in cambio della pace solitaria?
Dove riverbera l’eco del Verbo
che sentivo gemere nel deserto
come un cieco lamento?
Mi apparteneva il grido di soccorso,
la nota più alta
nella musica del tempo.
Le visioni urlavano dal mio paradiso:
e angelo non venne
a bussare alla porta,
nè destino superiore
si rivelò, dannato
dalla fredda Ragione positiva
a giudicare l’Altrove bugia...