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Autore: My_Heroes    20/07/2014    12 recensioni
Quando una persona pensa che la propria vita sia un disastro e che nulla potrebbe peggiorarla più di così, ecco che le si presenta davanti il 'nulla'. Questo è quello che successe a Maddison Harris, era fin troppo convinta che tutte le sue paure fossero morte dentro di lei dalla morte di sua madre, ma la comparsa di un ragazzo misterioso farà riemergere tutte quelle paure nascoste da fin troppo tempo. Ma la paura più grande di Maddison era proprio lui.
Tratto dalla storia:
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso irrigidendo i muscoli della mascella.
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo.
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo.
//
"Guardami negli occhi. Riesci a vedere qual'è la mia paura?" chiese lei arrabbiata per come si stava prolungando la discussione.
"Si, hai paura di me."
"Sbagliato! Ho paura di amarti, ma ormai è troppo tardi." A quelle parole il biondo sbiancò di colpo spalancando gli occhi incredulo.
Questa è la mia prima FF e spero possa piacere a qualcuno. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THOUSAND SHADES OF BLUE



In quel momento la parete frontale bianca dell'enorme casa di Luke le parve molto più interessante del viso indispettito dell'amica di fronte a lei. Non aveva una risposta alla domanda di Audrey, non sapeva cosa dire. Era stanca di dover dare sempre una spiegazione a tutti di quello che faceva. Era libera anche lei di avere i suoi segreti, ma questo gli altri non lo capivano. Non capivano quanto oppressa si sentisse.
 
Fece vagare lo sguardo su quelle mura bianche con inciso invisibilmente il nome di Luke Hemmings su ogni centimetro di quella superficie. Per gli altri poteva sembrare un normalissima casa come le altre, ma per Maddison pareva strana e misteriosa proprio come chi ci viveva all'interno. Intravide la figura del biondo alla finestra della sua camera. La fissava. La fissava con uno sguardo impassibile e senza emozioni. Maddison si perse nel suo sguardo, in quello sguardo dalle migliaia sfumature di blu, cercando di captare qualche sua mossa o qualche sua reazione. Ma nulla. Lui la guardava con quell'aria indecifrabile.
 
Una mano si mosse davanti alla sua faccia risvegliandola e riportò lo sguardo sulla mora.
 
"Allora? Maddison, ti ho fatto una domanda!"
 
"Nulla! Non stavo facendo nulla, ok? Smettila di controllare ogni mio passo e smettila di farmi sempre il terzo grado." sbottò lei. Non avrebbe voluto risponderle con quel tono irritato, ma era intenzionata a farle capire una volta per tutte che quel suo modo di fare non le piaceva. La mora abbassò lo sguardo puntandolo sulle sue converse nere rovinate. "Scusa, Audrey...volevo dire che-"
 
"No, hai ragione. Da oggi non ficcherò più il naso nelle cose che ti riguardano, ho capito." rispose lei in modo distaccato alzando il viso. Maddison scorse una nota delusa nel suo sguardo. Andava tutto male, era tutto sbagliato.
 
"Non intendevo questo. Solo che, mi fai sempre pressione su tutto. E..."
 
"Non importa. Volevo solo dirti che Karen per il suo compleanno dà una festa e noi siamo invitate." spiegò lei perdendo tutta la felicità di qualche istante prima. Le consegnò il piccolo invito rosso prima di voltarsi e dirigersi verso la strada opposta.
 
"Audrey! Aspetta..."
 
"Ah, e alla festa devi venire accompagnata, altrimenti non ti fanno entrare." la interruppe con tono annoiato girandosi verso di lei senza però fermarsi e continuando a camminare, ma all'indietro. "A domani."
 
La mora prese a camminare nuovamente dandole le spalle e Maddison si sentì perforare lo stomaco. Odiava quando discuteva con Audrey. Lei era la sua unica e vera amica, non voleva perderla ma quando si comportava così proprio non riusciva a tollerarla. Le cose che tollerava in quel periodo erano ben poche.
 
Guardò l'invito e subito pensò che non ci sarebbe andata, non sapeva nemmeno chi fosse la festeggiata e non capiva perché l'avesse invitata. E soprattutto non aveva nessuno con cui andarci. Quello ero uno di quei momenti in cui il mondo le ricordava che era da sola, che non era nessuno, che doveva cavarsela senza l'aiuto di nessun'altro. Si sentiva come se fosse lei contro tutti, lei contro la società. E quella società era così sbagliata per la sua generazione. Aumentava il suo senso di malinconia. Da piccola non ne aveva di questi problemi.
 
Alzò di nuovo lo sguardo verso la finestra di Luke e ne vide solo il leggero movimento delle tende. Ma di lui non ce n'era più traccia. Era scomparso all'interno di quella casa piena delle sue mille sfaccettature. Le avrebbe scoperte tutte prima o poi. Una ad una, voleva poter dire di conoscere a fondo quel ragazzo, ma per il momento di lui conosceva solo il lato buio, quel lato che lei non riusciva a sostenere.
 
Maddison strinse gli occhi trattenendo la rabbia che portava da anni dentro di se.
 
Accartocciò l'invito e lo lanciò nel prato vicino. L'unica cosa che sentiva era tristezza. Nient'altro.
 
Iniziò a camminare con le mani nelle tasche della felpa cercando di trattenere il caldo che sentiva. Non le importava. Non le importava del caldo, non le importava della solitudine, non le importava di se stessa. Di nulla. Era impassibile al mondo che la circondava.
 
 
 
Una mattina come le altre. Raggi che penetravano dalla finestra, occhi affaticati a causa degli incubi, il cinguettio degli uccellini poggiati sul davanzale del balcone. Tutto uguale. Non aveva voglia di alzarsi dal letto. Non aveva voglia di andare a scuola e non aveva voglia di rivedere Luke. Quel giorno non era pronta a rivedere quegli occhi magnetici e impenetrabili. Dopo una nottata passata a piangere e a tremare per colpa di suo padre non aveva la forza di alzarsi e rivedere quelle solite facce conosciute camminare per i corridoi della scuola.
 
Non aveva voglia di incontrare lo sguardo di Audrey dopo la precedente discussione. Voleva solo stare in camera sua, semplicemente a trovare una soluzione alla sua vita disastrata. Malgrado questo, si dovette svegliare lo stesso, sbuffando. Appoggiò i piedi sulla superficie fredda del pavimento e sentì subito una scarica di brividi partire delle piante dei piedi percorrendo poi tutto il corpo. Decise di alzarsi, perdendo per un istante l'equilibrio sui suoi piedi, si avvicinò alla finestra per constatare che quella giornata noiosa fosse soleggiata e abbastanza calda. Andò verso l'armadio per poi estrarne un paio di shorts di jeans chiari sfilacciati ai bordi e una maglia larga nera con varie scritte bianche sopra. Indossò il tutto e mise ai piedi le sue solite vans nere. Si diresse verso il bagno con passo svogliato e dopo essersi posizionata davanti allo specchio, iniziò a sistemarsi i capelli quel poco che bastasse per renderli un minimo presentabili e successivamente passò quel suo leggero velo di trucco sugli occhi.
 
Rimase qualche secondo a fissarsi nello specchio e percepì una strana sensazione di vuoto al suo interno. Non era fame, era mancanza. Quel viso così bianco, così delicato le ricordava il viso di una donna molto importante della sua vita. Si, proprio lei, sua madre. Le mancava tremendamente. Le mancava la sua voce angelica, il suo tocco dolce e delicato e il suo modo di rendere sempre facile la vita. Sentì subito gli occhi velarsi di lacrime pensando che in quest'ultima cosa lei non fosse per niente brava. Lei al contrario era brava a complicarsela. Si impose, però, di non piangere. Era stanca di farlo. Aveva pianto abbastanza. Con tutte le lacrime versate in quegli anni, si chiese come ancora non riuscissero ad esaurirsi.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte e dopo essersi ripresa ritornò in camera, afferrò lo zaino preparato come d'abitudine la sera e uscì dalla finestra. Dopo quello che successe la sera prima con suo padre, non se la sentì di scendere in soggiorno.
 
"Farò colazione fuori." pensò. Non le importava molto della colazione, le importava solo evitare di incontrare la figura di quell'uomo. Meno lo vedeva e meglio era.
 
Scese dal balcone e per un attimo sentì una sensazione di libertà su di se. Avrebbe pagato oro per poter provare veramente quella sensazione tutti i giorni, in ogni momento. Essere libera di andare dove l'istinto l'avrebbe portata, non dipendere da nessuno e seguire solo se stessa e le sue regole. Maddison si promise che prima o poi sarebbe stato così. Sarebbe stata libera. Libera da tutto: da suo padre, dalla scuola, dalla solitudine...da tutto. E quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita. Ma per ora doveva adeguarsi alla società e subire la loro mentalità perfida.
 
 
 
7:55. Solite persone, solite parole, solita noia. Il giardino era come tutte le mattine, strapieno di studenti. E come sempre Maddison si ritrovava ad attraversare il cortile della scuola a testa bassa con qualche ciocca di capelli ricadente davanti al viso, con lo zaino su una spalla e le cuffiette nelle orecchie. Con sottofondo la voce di Ed Sheeran sulle note di "The A team" avanzava ignorando gli sguardi altezzosi degli altri, concentrandosi su quelle parole così profonde e così vere. Alzò distrattamente il viso e la prima cosa che vide fu lo sguardo freddo di Calum. La osservava da lontano ed era solo. Solo, con le mani in quei suoi soliti skinny jeans neri strappati all'altezza delle ginocchia. Maddison si fermò gradualmente in mezzo alla folla, mantenendo lo stesso sguardo freddo e neutro fisso in quello scuro di Calum. Dopo quei vari secondi ad osservarsi da lontano, lo vide abbassare la testa e scuoterla leggermente come se fosse contrariato da qualcosa. Ma Maddison in quel momento non seppe precisamente cosa passasse per la testa di quel ragazzo. Le riservò un'ultimo sguardo prima di voltarsi e sparire tra la folla di studenti. Lasciò perdere e continuò ad avanzare verso l'entrata, ma qualcosa la distrasse. 
 
Voltò lo sguardo verso sinistra per poi vedere Audrey, vicino al muretto insieme ad altre ragazze, guardarla con sguardo triste e distaccato. Maddison mimò con le labbra un "ciao", un saluto che venne ignorato dalla mora che si rigirò cercando di seguire il discorso delle altre ragazze con sguardo vuoto e poco attento.
 
Proprio come fece per Calum, decise di lasciare stare, avrebbe risolto tutto il prima possibile, ma non in quel momento. Si passò una mano tra i capelli nervosamente e continuò nuovamente per la sua strada verso le vetrate, quando poi decise che avrebbe fatto una sosta seduta sul muretto non avendo voglia di entrare subito. 
 
Stette li con la musica nelle orecchie mentre il giardino si svuotava sempre di più fino a quando non si ritrovò da sola. Sola come sempre, ma ora come ora non le dispiaceva.
 
Qualcuno, però, qualche minuto dopo occupò lo spazio sul muretto accanto a lei. Maddison sapeva benissimo chi fosse ma non ci fece caso e continuò ad ignorare quella figura maschile al suo fianco concentrandosi sulle parole della sua playlist. Tenne lo sguardo fisso sulla pelle bianca delle sue gambe scoperte. 
 
Il ragazzo allungò una mano sotto lo sguardo di Maddison. In mano aveva il suo invito alla festa tutto stropicciato. Alzò lentamente lo sguardo prima di trovare un Luke Hemmings serio come sempre guardare davanti a se continuando a tenere tesa la mano verso di lei.
 
"Come fai ad averlo tu?" chiese con voce debole dopo essersi tolta le cuffiette dalle orecchie. 
 
"Direi che sei poco furba. L'hai gettato vicino al mio vialetto di casa." rispose con tono di voce neutro e basso. Maddison si riprese l'invito sfiorando la mano del biondo e iniziò a rileggere mentalmente quelle parole scritte in un corsivo raffinato. Sospirò prima di accartocciarlo di nuovo.
 
"Se l'ho gettato vuol dire che non lo volevo, non credi?!"
 
"Dovresti andarci."
 
Maddison dischiuse le labbra alzando il viso su di lui. Lui distolse lo sguardo dal fondo del cortile scolastico per voltare il viso verso di lei. Le sue mille sfumature di blu, più scure del solito, penetrarono le semplice iridi castane chiaro di Maddison. I suoi occhi lo rispecchiavano a fondo: erano fredde, di ghiaccio, erano intimidatorie, erano uniche ma consumate. Una cosa era certa, Luke Hemmings era unico nel suo genere, non esistevano ragazzi come lui. Ma Maddison si accorse che qualcosa non andasse quel giorno, giurò a se stessa di vederlo turbato.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte per ritornare alle sue parole e ne rimase confusa.
 
"Non dovrebbe interessarti." rispose a tono spostando lo sguardo altrove. Si alzò dal muretto, ma una stretta al polso la riportò seduta.
 
"Non mi sembra di averti detto che puoi andare." disse duramente. Estrasse una sigaretta dal suo pacchetto e dopo averla accesa la portò alle labbra facendo il primo tiro. Maddison si soffermò sui suoi movimenti, finché non lo vide dischiudere le labbra. "Cosa voleva la tua amica, ieri?"
 
"Mi ha chiesto cosa ci facessi a casa tua." rispose lei dopo qualche attimo di tentennamento. 
 
"Poi?" continuò lui rilasciando una nube di fumo nell'aria. Maddison era confusa da quel suo strano interessamento. Lei ignorò la sua domanda e si rimise le cuffiette, ma subito dopo se le sentì strappare dalle orecchie. Si voltò velocemente verso di lui. Luke con forza le afferrò il mento con la mano destra portandole il viso pallido vicino al suo.
 
"Cazzo, ti ho fatto una domanda. Rispondi." sibilò digrignando i denti. Maddison portò una mano sul polso destro del ragazzo facendogli capire che dovesse allentare la presa. Luke fortunatamente capì il suo gesto e le lasciò il viso, mantenendo ugualmente quella distanza ravvicinata.
 
"Non ho detto nulla su di te, se è questo che ti preoccupa."
 
"Bene. E continuerai a tenere queste morbide labbra chiuse, ok?" le chiese sotto forma di ordine mentre con il pollice contornava le sue labbra leggermente dischiuse. Maddison deglutì annuendo nervosamente. In ogni caso non sarebbe mai andata in giro a raccontare quello che le era capitato a causa sua. I lividi, le spinte, le lacrime, i baci, tutte quelle cose sarebbero rimaste solo tra loro due e nessun'altro. Come un segreto costudito da due anime opposte.
 
"Ottimo." sentenziò alzando leggermente l'angolo sinistro della bocca in un ghigno. A Maddison cadde lo sguardo sul suo piercing nero al labbro inferiore notando solo ora quanto gli stesse bene, per poi vederglielo prendere tra i denti maliziosamente. Distolse subito lo sguardo e guardando verso il basso chiese "Posso riavere le mie cuffie?"
 
Luke gliele tese su una mano e subito lei le afferrò posandole dentro lo zaino. Si alzò dal muretto e questa volta il ragazzo non la fermò. Continuò ad aspirare gli ultimi tiri della sua sigaretta guardando davanti a se, non interessandosi veramente di come fosse il giardino, ma semplicemente perdendosi nei suoi pensieri. Maddison si chiese che tipo di pensieri potessero passare per la mente di un ragazzo come lui. Ci pensò su rivolgendogli un ultimo sguardo e decise che forse per il momento sarebbe stato meglio se non lo avesse saputo.
 
Si incamminò lentamente verso le vetrate, ma dopo qualche passo si sentì afferrare per i fianchi da dietro ritrovandosi ad indietreggiare velocemente finché non si ritrovò con la schiena perfettamente combaciata contro il petto di Luke. Sgranò gli occhi dallo spavento e sentendo il respiro caldo del biondo sul suo collo percepì tutti i muscoli immobilizzarsi sopraffatta dal momento. Le labbra calde di Luke si posarono delicatamente sulla sua pelle dopo averle spostato di lato i capelli scuri. Lasciò un debole bacio alla base del collo, tra quest'ultimo e la spalla, per poi salire con una scia di baci lenti fino a fermarsi con le labbra vicino al suo orecchio.
 
"Oggi ti voglio a casa mia." sussurrò con la voce bassa e roca procurandole dei brividi allo stomaco. Maddison provò ad allontanarsi da lui cercando di avanzare verso l'entrata, ma le braccia di Luke le avvolsero completamente l'addome tenendola ferma. "Dove pensi di andare, resta qui." continuò con quel tono basso.
 
"Non posso venire da te."
 
"Ti devo ricordare quali sono le mie regole?" chiese e prese il silenzio di Maddison come la risposta che voleva sentirsi dire. Lei abbassò il viso rassegnata. Luke le lasciò un'ultimo bacio umido sul collo prima di sussurrarle un "Allora a dopo, Maddison." soffermandosi sul suo nome facendolo scivolare dal suo palato in mano delicato. Si allontanò da lei e senza aggiungere altro scomparì verso il retro della scuola. Maddison rimase qualche attimo imbambolata li davanti risentendo quel respiro caldo sul suo collo, sul suo orecchio. Luke la stava rovinando, più di quanto non fosse già.
 
Infilò l'invito accartocciato nella tasca degli shorts e si decise ad entrare, pronta per subirsi le sei strazianti ore di scuola.
 
 
 
Quando Maddison si arrese all'idea che quella cazzo di campanella non volesse segnare la fine dell'ultima ora, finalmente suonò facendole alzare la testa dal libro di filosofia. Controllò la classe e quando vide che gli altri ragazzi si stessero alzando, constatò il fatto di non averlo sognato.
 
Raccolse le sue cose e uscì finalmente da quell'aula piena da così tanti pensieri da soffocare i suoi. E forse era un bene che non riuscisse a concentrarsi sui suoi pensieri per quel giorno, si sarebbe ritrovata con il mal di testa.
 
Il corridoio era trafficato come sempre e cercando di non andare addosso a nessuno, si avvicinò al suo armadietto. Non fece in tempo a comporre la composizione personale di numeri per aprirlo che due mani le si posarono sugli occhi. Una persona normalmente lo avrebbe preso per uno scherzo, ma lei in quelle due settimane aveva solo alimentato la sua paura di essere toccata senza preavviso. E la causa era sempre la stessa. Sentiva il tocco di Luke impresso sulla sua carne, ritrovava il suo viso in quello degli altri, sentiva le sue parole sussurrate all'orecchio come se si sentisse perseguitata. Non ce la faceva più. Doveva smetterla d'avere paura.
 
Trattenne il respiro e si irrigidì all'istante. Quando lo sconosciuto si accorse della sua reazione, tolse le mani dai suoi occhi e la girò lentamente da una spalla.
 
"Hey, Maddison. Tranquilla, sono solo io."
 
Maddison si scontrò con gli occhi dorati e preoccupati di Ashton. Subito rilassò il corpo e sforzò un sorriso.
 
"Ti faccio così paura?" continuò lui inarcando un sopracciglio. Lei non aveva paura di lui. Era una cosa che non sapeva spiegarsi, ma tutti i movimenti di Luke, tutti i suoi gesti, le sue parole, i suoi sguardi, ecco...giravano nella sua testa senza darle un momento di tregua.
 
"No, no. Pensavo che...beh...no, niente di importante. Tranquillo." rispose balbettando insicura sul da farsi. Ashton le rivolse uno sguardo incerto, quasi indagatorio immaginando quale fosse realmente il problema. 
 
La guardò per qualche secondo prima di avvicinarla velocemente e stringerla a se. Maddison strabuzzò gli occhi, ma subito dopo ricambiò l'abbraccio e lo strinse a sua volta come se ne avesse bisogno. Appoggiò la testa nell'incavo del collo del ragazzo ricordando il profumo della sua pelle. Le piacevano i suoi abbracci, erano così pieni d'affetto. Quell'affetto che le mancava, cosí lo strinse maggiormente, sicura che in questo modo avrebbe ricevuto piu affetto da parte sua.
 
E quando lentamente sciolsero quel contatto, si sentì bene e apprezzata. Ashton le rivolse un sorriso spondandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
 
"Lo sai che puoi contare su di me se c'è qualcosa che non va, vero? Potremmo sistemare tutto con un abbraccio."
 
"Però non tutto si può sistemare con un abbraccio, ma lo apprezzo. Grazie mille." gli rispose terminando la frase con un ampio sorriso. Ashton si sentì sollevato a vederla sorridere, non lo faceva molto spesso, forse quasi mai, ma preferiva di gran lunga vederla con uno di quei sorrisi sulle labbra. Ashton sarebbe stato un amico eccezionale. Un amico su cui avrebbe sempre potuto contare e questo le piaceva.
 
Il riccio abbassò lo sguardo e notò il fogliettino accartocciato nella tasca di Maddison.
 
"Anche tu sei invitata alla festa di Karen?" le chiese curioso rialzando il viso. In un primo momento il viso di Maddison espresse confusione, ma successivamente seguì lo sguardo di Ashton fino al suo invito e capì.
 
"Ah si, ma...non so nemmeno chi sia questa Karen. Tu ci andrai?"
 
"Karen è quella ragazza strana, con i capelli rosso fuoco e una chewing-gum sempre in bocca. Quella con la risposta sempre pronta, ma con la testa sempre nel suo mondo. Sono sempre molto richieste le sue feste." A Maddison passò per la testa l'immagine di una ragazza dalle stesse caratteristiche descritte da Ashton. Si ricordò che Audrey le dava ripetizioni di matematica e così arrivò alla conclusione del suo invito. Era grazie ad Audrey. "Comunque no, non ci vado. Sarò fuori città quel weekend. È un peccato, mi sarebbe piaciuto accompagnarti perché le feste di Karen sono fatte in grande ma non sono molto sicure, non ci sono molte persone con la testa apposto." le spiegò lui con tono dispiaciuto e Maddison fu subito pronta a riparare a quel suo inutile dispiacere.
 
"Non ti preoccupare, non ho intenzione di andarci. Non mi diverto alle feste e non saprei nemmeno con chi stare. Opterò per un film o un libro standomene sotto le coperte a casa."
 
Detto in quel contesto a Maddison parve un po' triste il suo programma, ma anche volendo a quella stupida festa non ci poteva entrare senza accompagnatore.
 
"Beh, la decisione spetta solo a te." disse lui sorridendole dolcemente. "Ora devo andare, ci vediamo domani, ok?" 
 
Maddison annuì lievemente ricambiando il sorriso. Ashton le lasciò un piccolo bacio sulla guancia percependo il calore delle sue labbra prima di allontanarsi da lei e dirigersi verso l'uscita della scuola. Rimase a fissarlo fin quando non scomparve dalla sua visuale, quando fece vagare lo sguardo per i corridoi si accorse che non c'era più nessuno e che forse era meglio sbrigarsi. 
 
Luke la stava aspettando.
 
 
 
I passi aumentavano e al contrario la strada da casa sua a quella di Luke diminuiva sempre di più. Ebbe avuto solo il tempo di entrare in camera sua per lasciare lo zaino, che subito dovette uscire nuovamente dalla finestra, sempre cercando di fare il meno rumore possibile e avviarsi verso casa Hemmings.
 
Maddison dal fondo della via iniziò ad intravedere il vialetto dell'enorme casa e subito iniziò a sentire un fastidioso peso al petto. Come se qualcuno glielo stesse comprimendo, e faceva male. Faceva male il fatto che una volta varcata quella soglia, avrebbe dovuto subirsi gli sbalzi d'umore di quel ragazzo, faceva male il fatto di non riuscire a capire nulla di lui. Era un punto interrogativo, un incognita. Luke rappresentava il mistero. E più avanzava, più il dolore si faceva più intenso.
 
Percorse il vialetto avvicinandosi alla porta e prima che potesse fare qualunque cosa, vide Calum uscire. Si chiuse la porta alle spalle e ne rimase negativamente sorpreso quando voltandosi si ritrovò davanti il viso intimidito di Maddison. Inarcò un sopracciglio confuso e infastidito.
 
"Tu che ci fai qui?" le chiese con un tono abbastanza duro.
 
"Mi ha detto Luke di venire." rispose con voce neutra non scomponendosi più di tanto, abbassò lo sguardo annoiato iniziando a stuzzicare i braccialetti al polso sinistro. Calum le afferrò il mento alzandole il viso per poi riportare il suo braccio lungo il fianco, le riservò uno sguardo serio. A Maddison era rimasta impressa nella mente l'immagine di Calum quella stessa mattina nel cortile della scuola. Voleva davvero sapere che cosa volesse da lei, ma era sicura che anche se glielo avesse chiesto non avrebbe ricevuto nessuna risposta.
 
"Io ti consiglio di non entrare. Luke non è dell'umore per sopportare un'altro cuore battere vicino al suo, oggi." disse lui mantenendo quella caratteristica seria sul suo volto. Non capì cosa volesse intendere.
 
"Cosa vuoi dire?" chiese ingenuamente. Calum la sorpassò facendo scontrare le loro spalle. Dalla sua bocca uscì solo "Io ti ho avvertito" per poi incamminarsi fuori da quel vialetto. Maddison rimase confusa e intimorita da quelle parole. Non sapeva se gliele avesse dette tanto per dire o perché in quelle parole, forse, un fondo di verità c'era davvero.
 
"No, Calum. Aspetta!" urlò Maddison per farsi sentire. Il moro non si fermò e continuò per la sua strada. Rimanendo di spalle le rispose con un semplice "Ciao Maddison." 
 
Lei si passò una mano tra i capelli e si rigirò verso la grande porta in legno scuro sibilando uno "Stronzo" alludendo alla non-risposta di Calum. Suonò al campanello per educazione anche vedendo la porta leggermente aperta. Non ricevette nessuna risposta e decise di entrare ugualmente. Spinse la porta con una mano e una volta entrata la richiuse bene alle sue spalle. Sembrava tutto normale, anche fin troppo. Il soggiorno era ripulito e in ordine, tutto era al proprio posto. Finestre e pavimenti lucidi...insomma, tutto perfetto. Quella stanza non sembrava proprio per niente urlare proprietà di Luke Hemmings.
 
C'era anche un gran silenzio. Il silenzio di quella casa la spaventava anche più di qualsiasi altro rumore. Quel silenzio era fastidioso. Quel silenzio era troppo rumoroso per le orecchie di Maddison.
 
Si mosse in avanti controllandosi in giro come per paura che Luke potesse nascondersi da qualche parte per il solo scopo di spaventarla maggiormente. Ma fortunatamente non vide nessuno.
 
Quel silenzio assordante venne poi interrotto da un rumore proveniente dal piano di sopra e capì che Luke dovesse essere li. Si avvicinò alle scale in marmo bianco e prima di salire controllò in cima agli scalini. Titubante decise di salire. Più saliva e più sentiva dei forti rumori, dei forti tonfi e delle...urla.
 
Maddison deglutì cercando di contenere l'ansia. Si fermò in cima alle scale per poi sentire un rumore di un vetro frantumato. Tutto quel rumore proveniva dalla sua stanza, dalla stanza di Luke. Si avvicinò lentamente a piccoli passi, chiedendosi se fosse meglio andarsene o controllare cosa stesse succedendo.
 
I suoi piedi si mossero senza il suo consenso verso quella camera. La porta era semiaperta e Maddison l'aprì piano mentre la sua coscienza le ripeteva di andarsene da li subito.
 
Quello che vide le fece spalancare gli occhi sconvolta e spaventata. La camera era in un totale disordine: il letto era disfatto come se qualcuno avesse voluto stracciare le intere lenzuola come per sfogare i propri sentimenti distrutti, i poster di varie band attaccati ai muri erano tutti strappati con alcuni residui di carta per terra, pagine di libri e fogli accartocciati giacevano sul pavimento creando caos. Le parve di riconoscere la mentalità di Luke in tutto quel disordine. Lui era il caos, quello che stravolge, quello che sarebbe capace di estirparti dall'ordinario per costringerti ad immergerti nel suo uragano di confusione.
 
Le foto incorniciate e tutti i gingilli che occupavano lo spazio sulle mensole, ora erano tutti a terra frantumati. Alzò lo sguardo da terra vedendo Luke che con un estrema furia e un movimento rapido del braccio gettò tutto quello che c'era sulla scrivania facendolo finire sul pavimento insieme a tutte le altre cose rotte. I movimenti senza controllo del biondo erano accompagnati da delle urla strazianti. Maddison si spaventò alla vista di quella sua versione e indietreggiò portandosi una mano davanti alla bocca. Era fuori controllo. Luke, troppo occupato a distruggere tutto quello che gli capitava tra le mani, non si era ancora accorto della presenza di Maddison in camera sua.
 
Lo vide afferrare la sedia di legno accanto alla scrivania e subito capì quali fossero le sue intenzioni. Voleva frantumare quella sedia come il resto della stanza, come il resto di se stesso. Maddison non ce la fece più a guardare quella scena e si risvegliò da quello strano stato di shock. Gli si avvicinò velocemente da dietro cercando di fermare la sua mossa successiva.
 
"Luke! No, basta. Fermati!" urlò lei afferrandogli le spalle larghe lasciate scoperte da una canottiera larga nera. Il biondo si girò di scatto con rabbia verso di lei, ma la sedia che teneva in mano si scontrò contro il corpo esile di Maddison facendola cadere in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie.
 
"Che cazzo vuoi!" sbottò senza controllo con gli occhi iniettati di una strana luce oscura. Quella luce che avrebbe fatto tremare chiunque. Ma quel pomeriggio, la luce scura dei suoi occhi era invasa da uno strano liquido, da una strana tempesta pronta a spazzare via qualunque cosa. Quando si accorse di aver colpito Maddison, quando si accorse che proprio lei ora era sul suo pavimento con il fianco dolorante, si fermò un istante.
 
"Maddison?"
 
Cercò di alzarsi sentendo delle fitte al fianco. Si ritrovò in piedi ad un metro di distanza da lui con entrambe le mano sul punto dolente. Solo in quel momento notò gli occhi gonfi e velati del ragazzo. Non lo aveva mai visto ridotto così e si chiese cosa fosse potuto accadere di così grave da ridurlo in quel modo.
 
Fece un passo in avanti verso di lui, ma subito se ne pentì.
 
"Vattene." ringhiò lui voltandosi di spalle, forse per non farsi vedere in quello stato. L'unica cosa che Maddison non voleva in quel momento era andarsene sapendo che avrebbe potuto distruggere l'intera casa, e si, anche se stesso.
 
"Luke, cos-"
 
"Maddison, ti ho detto di andartene. Cazzo!" urlò a pieni polmoni rigirandosi verso di lei e facendo accadere tutto molto velocemente, la sedia che teneva in mano venne scagliata con forza bruta verso il muro alla sua destra. Maddison si spavento e si ritrovò nuovamente a indietreggiare. Luke si lasciò andare a terra ignorando la sua presenza portando con se rabbia, frustrazione, fallimento e lacrime. Appoggiò la schiena al muro e portò un ginocchio al petto lasciando l'altro gamba distesa. Lasciò andare indietro la testa fino ad incontrare la superficie cementata e chiuse gli occhi cercando di allontanarsi da tutto.
 
Le parve strano a Maddison, ma rivedeva lei stessa nel biondo in quel momento. Molte volte si era ritrovata al muro a piangere per colpa di suo padre e vedere lui nella stessa situazione, in un certo senso, le creò dei brividi allo stomaco. Non era abituata a vederlo così, era abituata a vederlo con quella maschera da duro senza sentimenti che indossava ogni giorno.
 
Titubante, ma con più decisione rispetto a prima, si avvicinò a piccoli passi sentendo i pezzi delle cornici di vetro frantumate sotto le suole di quelle sue vans rovinate. Si accasciò a terra affianco a lui guardando la camera distrutta mentre gli occhi del ragazzo stavano piovendo silenziose gocce amare. Non era intenzionato ad aprire gli occhi, sembrava stare meglio guardando il buio nelle sue palpebre.
 
Maddison distolse finalmente lo sguardo dalle migliaia di fotografie sparse per terra spostandolo sul ragazzo. Non sapeva cosa fare, non sapeva se dire qualcosa o semplicemente stare zitta, lasciando parlare il silenzio. Pensò a se e al fatto che se fosse stato al suo posto, non avrebbe voluto sentire nemmeno una parola, avrebbe voluto essere lasciata stare. Ed è quello che avrebbe fatto con lui, sarebbe rimasta zitta.
 
Quando una lacrima scivolò dall'angolo del suo occhio solcandogli l'intera guancia, le venne spontaneo avvicinare lentamente la mano al suo viso. Passò delicatamente un pollice sulla pelle arrossata del biondo catturandola. Luke mosse di poco il viso verso di lei decidendosi ad aprire quelle mille sfumature di blu. Corrugò le sopracciglia quando vide un mezzo sorriso imbarazzato sulle labbra di Maddison. Richiuse nuovamente gli occhi tornando alla posizione si prima, con la testa contro il muro.
 
"Perché sei ancora qui?" parlò lui con la sua solita voce roca, ma questa volte debole per il pianto. Lei gli fissò il profilo del viso, ammettendo a se stessa che fosse perfetto. Non negava il fatto che esteriormente fosse perfetto, e quando si soffermò un pò troppo sulle sue labbra, sentì lo strano desiderio di assaggiarle di nuovo. Perché si, quando Luke la baciava si sentiva accesa nel profondo, si sentiva stranamente viva. E non ne capiva il motivo, perché lei lo odiava. Non provava nemmeno un piccola briciola di simpatia verso i suoi confronti e questo la confondeva.
 
"Non lo so." rispose sinceramente. Non sapeva perché non fosse scappata via. Forse perché Luke anche essendo la persona che era, non meritava di essere lasciato solo. Al suo fianco sentiva il biondo calmarsi lentamente. Aveva i capelli scompigliati, gli aloni di lacrime asciutte sulle guance e le labbra dischiuse leggermente.
 
Maddison smise di fissarlo e riportò lo sguardo sulle foto, individuandone una che la incuriosì particolarmente: Luke era sdraiato su un prato macchiato di fiori con le braccia tese verso l'alto. Tra le mani teneva una bambina dai lunghi capelli color grano che per non cadere si teneva a lui nel miglior modo possibile. Entrambi ridevano e non esagerò quando pensò che il sorriso di Luke in quella foto fosse una delle cose più belle che avesse mai visto.
 
"Chi è?" chiese di getto senza rendersene conto e subito Luke si voltò nuovamente verso di lei. Quando vide quella foto tra le mani di Maddison sul suo viso si formò una smorfia, cercando di trattenere l'imminente lacrima che avrebbe tracciato il suo percorso a breve.
 
"Kathrine. Mia...sorella." riuscì a dire con voce spezzata per poi stringere gli occhi disperatamente. Maddison si maledì mentalmente per averglielo chiesto, a quanto pare era uno dei suoi punti deboli quella bambina. "Oggi sarebbe stato il suo...decimo compleanno. Era-"
 
"Fermo. Non...continuare. Non voglio saperlo, non importa." lo interruppe lei, non voleva peggiorare la situazione aprendo cicatrici ancora non del tutto rimarginate. Luke non parlò più, si limitò a stringere in un pugno il tessuto dei jeans neri alla spaccatura sul ginocchio. Maddison dopo aver riposato la foto a terra, si alzò afferrando la mano di Luke, quella stretta a pugno e lo vide osservarla con aria interrogativa.
 
"Dai, alzati." disse dolcemente muovendo la mano per incitarlo a tirarsi su. Lui facendo leva a terra con l'altra mano, si alzò ritrovandosi davanti la ragazza stranamente serena. Per una volta non c'era nessuna traccia di paura sul suo viso.
 
Maddison passò un'altra volta i pollici sulle guance del biondo, ma questa volta lui gliele afferrò delicatamente fermandola. Si sporse in avanti appoggiando la fronte contro quella di lei.
 
"Maddison, che stai facendo?" mormorò soffermandosi poi sulla sua espressione perplessa.
 
"Ti sto asciugan-"
 
"Non questo. Intendo, cosa fai qui? Cosa cerchi da me?" I suoi pozzi blu erano ancora una volta fissi negli occhi semplici e insignificanti di Maddison.
 
"Dovrei chiedertelo io, Luke. Cosa vuoi da me?" chiese sentendosi tremare da tutta quella vicinanza. I loro respiri sbattevano l'uno contro l'altro come ad unirsi tra loro in quei pochi centimetri che dividevano le loro labbra.
 
Luke non rispose, e Maddison si aspettò proprio questo. Il suo silenzio. Sapeva che non le avrebbe risposto, probabilmente perché non lo sapeva nemmeno lui. Lei abbassò lo sguardo interrompendo quel loro contatto visivo, ma subito lui le afferrò il mento alzandoglielo lentamente.
 
Lui la osservava, osservava quei suoi occhi spenti, osservava la curva delle sue sopracciglia ora alzate leggermente, osservava le sue lunghe ciglia e la sottile linea nera che aveva sulle palpebre, osservava il suo piccolo naso, osservava le sue guance tinte ora di una leggera sfumatura di rosso causato dall'imbarazzo e osservava le sue labbra rosee e piene dischiuse leggermente facendo intravedere gli incisivi centrali superiori perfettamente bianchi.
 
"Posso?" chiese lui dopo vari attimi di silenzio. Maddison non capiva proprio quando usava mezze frasi di quel genere, semplicemente non lo capiva.
 
"Fare cosa?"
 
"Questo."
 
Le labbra del ragazzo spezzarono qualsiasi distanza scontrandosi con la morbidezza di Maddison senza aspettare una sua risposta. Quest'ultima rimase spiazzata dal suo gesto, diverso dagli altri. Non c'era violenza, Luke non ne aveva nemmeno la forza. Ma quando il biondo si accorse di non essere ricambiato, afferrò entrambi i lati del viso di Maddison e fece più pressione con le labbra. Lei non poteva farci nulla, voleva sentirsi di nuovo viva. Anche per poco, ma lo voleva. Cedette alla propria opposizione e iniziò a ricambiare quel contatto muovendo le labbra contro le sue in una danza coordinata. Sentì di nuovo il calore dentro di se, di nuovo quel fuoco che ardeva solo quando le loro labbra si toccavano.
 
Luke fece scivolare le mani sui suoi fianchi, mentre quelle di Maddison andarono a finire tra i capelli di lui. L'ardere nel suo stomaco aumentò quando le loro lingue si incontrarono. Luke cercò di farla indietreggiare verso quel letto mezzo distrutto senza però, interrompere quello scambio di emozioni. La fece sdraiare sopra quelle lenzuola nere e lui la seguì posizionandosi sopra di lei tenendosi con le braccia per non pesarle.
 
Erano entrambi fuori dal mondo, e anche se dopo avrebbe ricominciato a trattarla come se fosse niente, non le importava. Voleva sentirsi viva. Maddison fece scendere le sue mani sul suo collo spingendolo verso di se. Luke lasciò per un attimo le sue labbra per passare a baciarle la mascella, per poi passare a torturarle la pelle delicata del suo collo, mentre lei si stringeva a lui provando a non farlo sentire solo. Lui la marchiò succhiandole un lembo di pelle provocandole un po' di dolore, e Maddison in quel momento sentì il suo respiro irregolare e affannato. Le lasciò baci umidi sul punto della pelle segnato per diminuirle quel lieve bruciore.
 
Lò tirò delicatamente dai capelli volendo risentire le sue labbra e non aspettò molto prima di essere accontentata. Quelle labbra erano state create per essere assaggiate da labbra come quelle di Luke. Calore, e ancora altro calore sentiva dentro di se ogni volta che le loro lingue si accarezzavano. Il biondo le morse il labbro, prima di darle tanti baci casti appoggiando leggermente le labbra alle sue. Maddison gli afferrò il viso allontanandolo di poco.
 
"Luke." lo chiamò interrompendo il bacio ritrovandosi quegli occhi lucidi a pochi centimetri dai suoi. Lui le fece un verso gutturale facendole capire che l'ascoltava.
 
"Vuoi venire alla festa di Karen con me?" chiese imbarazzata e intimidita da quello che era appena successo. Luke spalancò di poco gli occhi non aspettandoselo.
 
"E ora che le rispondo?"



Spazio miooo:
allora salve, mi scuso come sempre (non faccio altro che scusarmi, ma dettagli), ho scritto questo capitolo stanotte e sono andata a letto alle 6 di mattina per finirlo in tempo, ho dormito solo tre ore e ora sono in super ritardo...e devo scappare. Allora spero mi perdoniate e spero che non mi abbiate abbandonata. Passando al capitolo, lho fatto ppiù lungo perche...in realtà ero cosi presa a scrivere che non mi ero accorta della lunghezza, ma...non lho riletto quindi non so se ci sono errori. Correggerò quando tornerò a casa, perche questa settimana non ci sono (lo so che non vi interessa ahhaah) e un ultima cosa...visto che mi piace interagire con voi e farmi domande, secondo voi come reagirà Luke alla richiesta di Maddison, e soprattutto...vi piace il capitolo? Magari fa schifo, ceh, non lo so... lho riletto velocemente e mi viene da piangere ahahaha ok la smetto, spero di sentirvi in tante...vado...recensite, mi raccomando...ciaoo xx :)
Gio.

 
 
 
  
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