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Autore: Yatsuki    20/07/2014    0 recensioni
Questa fanfic è il proseguimento ideato da me di TVD a seguito della quinta stagione conclusa. Una specie di season 6 di mia invenzione. Spero che possa piacervi, io ho sempre pensato che le migliori season fossero la 2 e la 3 per TVD, vorrei farla tornare a quei fasti ecco.
Mi raccomando commentate, mi piacerebbe molto sapere le vostre opinioni in proposito. Buona lettura!
(PS: forse ci metterò ad un certo punto gli Originals, ma soltanto quelli apparsi già nel contesto di TVD, comunque è una cosa che deciderò in corso d'opera)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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01 - Rialzarsi

INIZIO
6 mesi erano passati da quell'orribile giorno. Il giorno in cui due persone sono svanite nel nulla lasciando i loro cari a pezzi. Ognuno aveva reagito in modo diverso, ma una cosa è sicura: non erano mai stati così lontani l'uno dall'altra.

WHITMORE
Due studentesse non esattamente ordinarie, vale a dire che non bruciavano al sole soltanto grazie ad un anello, erano sedute in alto, in fondo, per tenersi a distanza dagli altri studenti. Una delle due, bionda, aveva trascorso i mesi a preoccuparsi come nessun altro avrebbe potuto. Lei, una totale maniaca del controllo, ora sentiva di non avere proprio niente sotto controllo. Una delle sue migliori amiche era morta, il suo migliore amico era sparito in sella ad una moto da un giorno all'altro, distrutto per la perdita di suo fratello maggiore.
Quest'ultima non poteva nemmeno contattarlo, il suo numero di telefono era inesistente, visto che aveva distrutto il cellulare prima di fuggire da quella realtà. La ragazza accanto a lei, la sua altra migliore amica, era ridotta peggio di lei. Aveva perso l'amore della sua vita e una delle due migliori amiche, aveva perso di vista suo fratello, sparito poco tempo dopo la fuga dell'ex amore della sua vita. Per quanto potesse, ad un occhio molto superficiale, sembrare tranquilla, non appena giunta in camera avrebbe di nuovo passato il tempo a struggersi dinanzi alle foto del maggiore dei fratelli Salvatore. Si era maledetta di continuo per essere salita su quella macchina con lui, perché forse sarebbe tornato da lei invece di sparire per sempre. Non aveva cercato suo fratello, il quale non lo voleva il suo conforto, essendo anche lui in collera totale verso se stesso perché sapeva, in cuor suo, che, se non l'avesse fatto resuscitare, Bonnie sarebbe ancora viva e sua sorella felice. All'inizio aveva reagito come avrebbe fatto Damon, era andata in giro di notte nei quartieri poveri ad uccidere, sebbene si limitasse a spezzare il collo ai barboni. Sceglieva le sue vittime come a cercare di darsi una motivazione per i propri gesti, una sorta di pietà che, in realtà, non era affatto la ragione che la spingeva ad agire in tal modo. Poi aveva capito che doveva fare qualcosa per tenere la mente occupata e l'aveva trovata semplicemente guardandosi attorno.
La ragione che spingeva Elena ad andare avanti fece il suo ingresso in quel momento per la lezione di storia. Mentre alcune ragazze restavano affascinate dal suo viso, lei incrociava il suo sguardo, quello del nuovo professore dell'università: Alaric. Alaric aveva trascorso l'inizio della sua nuova vita a ubriacarsi e a pugnalarsi con ogni arma possibile impregnata di verbena per punirsi della sete di sangue. Alaric, condannato a vivere per sempre, la creatura più immortale di ogni altra, persino dell'Ibrido Originale, aveva bisogno di aiuto. Elena aveva a propria volta bisogno di una figura di riferimento per poter fronteggiare la perdita che li accomunava. "Buongiorno a tutti. Spero che abbiate trascorso un piacevole weekend, ma ora è tempo di studiare." diede così inizio alla lezione. Elena sembrava molto interessata, ma in realtà aveva lo sguardo fisso sulla sclera degli occhi del docente, attenta che non diventasse più scura, non prestava alcuna attenzione alle sue parole. Caroline, invece, continuava a guardare lei e, ogni tanto, rivolgeva l'occhio al cellulare, nella speranza, consapevolmente vana, di trovarvi un messaggio o una chiamata, anche solo uno squillo da parte sua, Stefan. Lui c'era sempre stato per lei e lei c'era sempre stata per lui, ma nel momento più importante in cui avrebbe potuto, dovuto e voluto sostenerlo, lui era andato via. Prigioniera di se stessa, dotata di una forza tale da poter stroncare una vita come niente fosse, eppure pregna di una sensazione di impotenza totale. Non riusciva ad aiutare la sua migliore amica, non poteva andare a trovare sua madre e la persona più importante per lei, il suo migliore amico, se n'era andata.

MYSTIC FALLS
Il Grill era stato ricostruito. Era seduto ad uno dei tavoli Tyler, il quale stava aspettando qualcuno. Questi arrivò e si sedette, con la sua nuova uniforme, davanti a lui. "Agente Donovan, ben arrivato." disse con un sorriso l'ex ibrido al suo migliore amico. "Piantala." rispose con ugual sorriso il nuovo agente di polizia di Mystic Falls.
"Allora, com'è portare la pistola in un posto in cui finalmente avere un'arma ti rende davvero quello col coltello dalla parte del manico?"
"Mah, onestamente mi devo ancora abituare." rispose Matt, ma la serenità del discorso sparì presto. Infatti, facendosi più serio, cambiò argomento "Comunque avrò un paio di giorni di permesso a partire da domani."
"Di già? Come mai?"
"Liz sa che voglio andare a trovare Elena, ci siamo visti molto poco negli ultimi mesi. Il minimo che possa fare è cercare di sostenerla. Lei mi ha affidato suo fratello e alla prima occasione me lo sono lasciato scappare."
"Io non ti ho aiutato come avrei dovuto. Non colpevolizzarti."
"E tu? Come va la rabbia?"
"Bene." rispose Tyler annuendo.
"Ti ricordo che abitiamo insieme, Tyler. I sacchi da boxe appesi al primo piano non ti danno ragione."
"Già, per l'appunto ti avviso che oggi vado a comprarne un altro paio."

FLORIDA
A Miami, al tramonto, due uomini parlavano sul tetto di un hotel.
"Sei sicuro di non aver bisogno più di una balia?" chiese il primo.
"Non sono il tuo compagno omicida, te l'ho già detto e ripetuto mille volte."
"Complimenti a te per averle contate, io ho perso il conto dopo una settimana."
"Senti, vado avanti da solo. Ok?"
"Se lo dici tu..."
Con questa frase, l'ultimo a parlare si voltò per andarsene.
"Enzo." lo chiamò l'altro, facendolo voltare, per poi proseguire "Grazie."
"Non c'è di che. Andrò a trovare tua sorella e la sua amichetta bionda prima o poi. Buon divertimento, simpaticone."
E così dicendo, Enzo saltò su un altro tetto, per poi sparire con la velocità da vampiro.
Jeremy Gilbert, con in mano un paletto di legno, iniziò ad osservare le persone ubriache per la strada, fino a notare un duo che mordeva il collo di una ragazza. Con sguardo colmo di odio, strinse energicamente il legno, desideroso di fare l'ennesima vittima da aggiungere alle tante dei mesi passati.

OREGON
Dall'aeorporto internazionale di Portland, uscì un ragazzo con dei jeans, una giacca nera di pelle con una maglietta bianca sotto, una collana con un ciondolo argentato a forma di piuma, uno zaino e una borsa da viaggio. Non appena vide un automobilista su una Mustang degli anni '70, si prese la sua auto con uno sguardo e un comando sussurrato, dopodiché partì verso il centro della città.
Minuti dopo...
Giunto dinanzi ad un hotel a tre stelle, si presentò alla receptionist che gli diede il benvenuto "Stefan Salvatore. Vorrei una camera per...una settimana." per poi tirare fuori un po' di contanti con cui pagare. Salì in stanza e vi posò borsa e zaino prima di tornare fuori ed avviarsi a piedi verso il bar più vicino.
Passarono ore, durante le quali la notte si era fatta fonda. Stefan aveva girato una dozzina di bar e locali, ma in nessuno aveva trovato quello che cercava, finché...
Entrato in un piccolo locale, Stefan si avvicinò alla barista e, dopo aver ordinato una birra, le sfiorò il polso mentre gliela stava versando. La ragazza, una mora dai capelli ricci, alzò rapidamente lo sguardo verso Stefan coi suoi occhi marroni spalancati, come se avesse capito qualcosa. Non appena vide gli occhi di lei sgranarsi, Stefan afferrò il polso e glielo morse usando la sua velocità da vampiro. In quel momento, la ragazza alzò l'altra mano col palmo rivolto verso il giovane Salvatore ma, prima di poter spostare in avanti il braccio, Stefan staccò i denti dal polso e la fissò dritta negli occhi.
"Non usare la magia.", a tal comando le pupille di Stefan divennero più piccole per un breve attimo e la ragazza posò la mano sul bancone, sconvolta.
"Come diavolo hai fatto? Voi abomini della natura non potete controllarci."
"A quanto pare ti sbagli. Comunque..."
Stefan le afferrò di nuovo il braccio fissandola e le diede un altro ordine "Obbedirai ad ogni mio ordine senza opporti."
Minuti dopo...
Stefan e la strega, di nome Natalie, erano sul retro del locale, in un vicolo cieco, da soli.
"Non credo proprio che possa esistere una cosa simile."
"Ti ho detto quello che so e sono sicuro che esista qualcosa. Ci sono altre streghe in questa città?"
"Sì."
"Bene, ora scrivimi su un foglio il nome di quelle più anziane e dove si trovano."
La ragazza obbedì all'ordine e consegnò a Stefan un foglio.
"Cosa vuoi fare di me?"
"Mah, per essere onesto..."
I canini del ragazzo si fecero più lunghi e appuntiti e, nel notarlo, Natalie restò paralizzata con la schiena al muro, il sudore che le scorreva lungo il corpo e gli occhi spalancati in segno di terrore.
"Sono ore che non mangio."
E iniziò a morderle il collo finché, a causa dell'inaudita violenza utilizzata, la testa non cadde al suolo, separata dal resto. Col sangue rimasto che ancora gli colava dalla bocca al mento e dal mento a terra, le labbra di Stefan tremarono, così come il suo sguardo che continuava a guardarsi attorno e, chiedendo perdono al cadavere della giovane strega, cercò di rimetterne insieme testa e corpo ma, vedendo di non poterci riuscire, gettò il cadavere in un cassonetto a cui poi diede fuoco.
Pochi attimi dopo era seduto sul terrazzo della stanza che aveva preso ore prima, sembrava fissare ciò che si trovava di fronte a lui, ma in realtà lo sguardo era perso nel vuoto, mentre le lacrime scendevano a causa dell'ennesima vittima fatta. Non era tornato ad essere lo squartore spietato, in quel momento si sentiva molto peggio. Era uno squartatore con le emozioni accese, tutto il senso di colpa lo stava opprimendo, ma per quanto volesse, non poteva premere quell'interruttore. Farlo avrebbe voluto dire perdere la motivazione che lo spingeva ad andare avanti, a credere in qualcosa di impossibile. Il suo sguardo, infine, si spostò su una cabina telefonica sul ciglio della strada, finché non chiuse gli occhi e chinò la testa.

XXXXXX
"Io non ce la faccio più!" disse una voce maschile.
"Non ce la fai tu? Loro non ce la fanno più." rispose una voce femminile.
"Smettila!"
"Smettila tu!"
Le due voci continuavano a sovrapporsi in una litigata considerevole ma, alla fine, entrambe finirono con l'interrompersi per le lacrime che scendevano dai visi di tutti e due, sebbene voltati verso direzioni opposte.

WHITMORE
Caroline rientrò in camera dopo aver passato la notte a parlare con la madre al telefono, incurante del fatto che lei si sarebbe dovuta alzare presto per lavorare, narrandole tutte le sue preoccupazioni verso ogni persona a lei cara. Liz aveva un sonno incredibile, ma era felice di poter ascoltare la figlia, sebbene gli argomenti di conversazione fossero ben poco gradevoli, ma almeno sapeva che sua figlia era in buona salute ed era da un po' che non si sentivano, quindi vi passò sopra senza problemi. Elena era sveglia e piangeva sul letto, senza far rumore se non per qualche singhiozzo ogni tanto ["When You're Gone" di "Avril Lavigne" in sottofondo]. Caroline si mise accanto a lei, seduta, non poteva consolarla, era inutile anche solo convincerla a stare meglio, persino per lei che è sempre stata una botta di vitalità in mezzo al loro gruppo, in ogni situazione. Voleva comunque farle sentire, come sempre, la sua presenza accanto a lei. Erano settimane ormai che aveva smesso di cercare di farla andare avanti a parole, comprese che era meglio lasciarla nella sua tristezza ed essere pronta ad afferrare la sua mano quando quest'ultima sarebbe stata tesa, in cerca di un appiglio.
Di colpo, però, la sua attenzione fu catturata dal suono del telefono, sul quale si precipitò a velocità da vampiro, non trovandovi un numero impresso però. Non appena rispose "Pronto?", il silenzio, condito da qualche sospiro sulla cornetta, fecero capire a Caroline chi fosse. "Stefan!?" gridò senza rendersi conto, non lo sentiva praticamente dal giorno prima in cui andò via senza una parola. Caroline iniziò a fargli domande su dove fosse, come si sentisse, ma Stefan non rispondeva.
"Stefan, ti prego... Torna qui. Dobbiamo restare uniti se vogliamo superare questa situazione, ti prego.", la voce della vampira bionda era triste, quando Stefan, finalmente, rispose.
"Elena è con te?"
Caroline restò in silenzio a quella domanda per pochi istanti, prima di dire "Sì, è qui.". La ragazza si avvicinò al letto dell'amica e le disse che era Stefan. Seppur poco intenzionata a parlare, anche Elena non sentiva Stefan da quando era andato via, inoltre era la persona che più poteva capirla in quel momento. "Stefan?" si limitò a dire Elena, prima di scoppiare in lacrime qualche attimo dopo. Caroline, con l'udito da vampiro, sentì che anche Stefan stava piangendo. E allora comprese il perché di quella telefonata. Stefan aveva bisogno di sfogarsi, si sentiva solo e aveva bisogno che qualcuno piangesse con lui, e chi meglio di lei, Elena, poteva capirlo?
Elena si alzò con la schiena, mettendosi seduta sul letto e lasciando cadere il cuscino, tenendo il telefono e continuando a piangere. Fu in quel momento che, dopo tanta attesa, Elena abbracciò Caroline, la quale non tardò a concederle le sue braccia per confortarla, mentre Stefan, sulla costa opposta del Paese, restava attaccato alla cornetta della cabina telefonica, a sfogare il proprio dolore 'insieme' a loro.
Caroline accennò ad un brevissimo ed impercettibile sorriso prima di guardare fuori e crollare nuovamente nella tristezza e nel pianto per la mancanza di Bonnie e per la situazione attuale. Ancora una volta si sentiva inutile, ci era voluta una sua telefonata silenziosa per spingere Elena a farsi consolare. Gli era bastato questo, eppure lei con tanto impegno e dedizione non era riuscita nemmeno in questa impresa che quella chiamata aveva fatto apparire in un certo qual modo facile. Ed è incredibile che proporio in questa situazione, quando finalmente qualcuno sembrava intenzionato, seppur con un piccolissimo primo sforzo, a rialzarsi, lei si sentisse le gambe tanto cedevoli [Fine canzone].

FINE 01.


NOTE:
Come avrete notato, ogni tanto metto tra parentesi quadre delle canzoni, per cercare di enfatizzare i momenti e rendere la lettura più simile alla serie che per l'appunto usa le colonne sonore, mi piace l'idea di farla proprio "vedere" la scena che descrivo.
Come spero si sia notato da questo primo capitolo, il mio primo obiettivo è restare fedele ai personaggi e suscitare in chi legge la medesima impressione. Mi auguro di riuscirci e di destare il vostro interesse.
Spero di ricevere un po' di commenti, ci terrei molto, sono aperto anche alle critiche quindi, se volete ferirmi, sono pronto!XD
   
 
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