Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Mary CM 93    20/07/2014    0 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi ero svegliata di soprassalto, avendo sentito un terribile urlo provenire dal bagno, mi ero infilata frettolosamente le pantofole, avevo afferrato decisa la scopa e mi ero diretta in corridoio, esclamando: “Sta’ calma Sara, dov’è questo insetto? Cos’è oggi che ti spaventa? Un ragno, una cavalletta o una foglia che hai scambiato per una rana, come la scorsa settimana?”.
Di tutta risposta, la bionda aveva ammiccato, venendomi incontro: “Direi più un grosso serpente!”.
Mi ero immobilizzata con un’espressione terrorizzata in volto: “Un serpente? Un serpente? Stai scherzando? E com’è entrato nel nostro bagno? E’ tanto grosso?”
Sara, seraficamente, mi aveva preso a braccetto e mi aveva condotto fino all’entrata del bagno, spalancando la porta: “Credo l’abbia fatto entrare tu e sì, molto, molto grosso!”.
Mi ero voltata di scatto, coprendomi gli occhi con le mani, e le guance paonazze, mentre la mia maliziosa coinquilina aveva emesso una stridula risatina: “Io, però, te li lascio i post-it, a me invece capita di aprire la porta del bagno e ritrovarmi un tizio nudo che fa la doccia…indubbiamente un bel risveglio, comunque eh!”.
L’avevo strattonata e spintonata fino in cucina, sussurrando: “Sta’ zitta, che magari ci sente! E smettila di fare apprezzamenti sul suo…coso!”.
Diretta e sfacciata come sempre, Sara aveva esclamato: “E quindi te lo sei scopato? E dove: sul divano o nel letto? Classica posizione del missionario? Nah, mi sa di uno originale!”.
Le avevo immediatamente tappato la bocca con una mano: “Ma sei impazzita? Sul divano, sì, ci ha dormito…ieri è dovuto venire fino a Parma per motivi di lavoro e, così, il pomeriggio siamo andati al Glauco Lombardi per…”.
“Al che?” – la biondina sembrava essere caduta dalle nuvole – “E’ un nuovo pub?”.
Avevo acceso un fornello, mettendo a scaldare del latte in un pentolino: “E’ un maledetto museo, tesoro, fatto è che l’ho ospitato una notte, così non avrebbe dovuto pagare un albergo e beh…per stare un po’ insieme, naturalmente!”.
Sara aveva tirato fuori un pacchetto di chewingum dalla sua pochette leopardata e, ruminando rumorosamente, mi aveva indicato il divano-letto con le lenzuola sfatte: “E l’hai fatto dormire lì? Tu sei completamente pazza, cara mia, lasciatelo dire!”.
“No, quella sei tu”- avevo ripreso io- buttando la cartaccia della gomma da masticare che aveva abbandonato sulla mensola- “Che alle nove di mattina già mastichi questa robaccia! Ma lo sai che dentro ci mettono dentro l’aspartame? A lungo andare potrebbe portarti un cancro allo stomaco!”.
Sara aveva poggiato sulla tavola un paio di tazze colorate: “Pensa alla tua vagina e ai torti che le fai, prima di preoccuparti del mio stomaco!”.
Dopo questa sua perla di saggezza, si era defilata ancheggiando verso camera sua, per lasciarmi alla compagnia di Andrea, e dio, quant’era bello con quella camicia azzurra: “Buongiorno splendore, purtroppo devo fare una rapida colazione e poi rimettermi alla guida, perché oggi pomeriggio ho un importante incontro di lavoro a Milano!”.
Mi aspettavo che avrebbe detto qualcosa di più dolce dopo la serata passata insieme a leggere poesie sorseggiando vino, ma come biasimarlo, probabilmente la carriera era la prima cosa alla quale dare importanza in quel momento della sua vita, non volevo certo sembrare una ragazzina immatura che pretende un bacio o qualche simile smanceria, d’altronde il nostro non era un rapporto chiaro a nessuno dei due, non a me di certo, per lo meno. Ma, mentre lo fissavo sorseggiare il caffè in tutta la sua magnificenza, pensai che forse Sara, la ruminatrice accanita, potesse avere in qualche modo ragione, forse lui si aspettava qualcosa di più, un uomo ha le sue necessità insomma, magari averlo fatto dormire sul divano poteva essere sembrata una scortesia, od addirittura disinteresse, ma, ad interrompere il mio flusso di pensieri in stile Joyce, fu proprio lui: “Ieri sera, comunque sono stato proprio bene, sai, sei una ragazza sorprendente, abbiamo passato dei momenti speciali, e per ora mi piace questo nostro rapporto, forse quasi platonico…insomma, dopo il divorzio da mia moglie, beh, ecco ho qualche difficoltà ad approcciarmi alle donne, ma con te è tutto diverso”.
Ottimo, le informazioni importanti erano due, ed una terza, una quarta e forse una quinta che avrei potuto desumere per conseguenza logica: la prima era che Andrea fosse un uomo con un divorzio alle spalle, il che, da un lato portava ad una prima ipotesi secondo la quale, almeno adesso avevo la certezza del fatto che fosse un uomo libero e non stessi attentando alla vita matrimoniale di alcuna donna; un’altra, però, era quella in cui c’era la possibilità che la causa di divorzio fosse ancora in corso, magari con qualche questione spinosa, una moglie isterica e vendicativa, bambini sballottati da un genitore all’altro, il che, come situazione generale, non avrebbe fatto altro che minare una nostra possibile relazione.
L’altra frase fondamentale era quella in cui mi diceva che ero una ragazza sorprendente. Mentre quelle desumibili tramite ragionamento erano punto numero uno che non aveva mille amanti o flirt in tutte le regioni italiane, in stile Don Giovanni che ne collezionava mille e tre solo in Spagna; punto numero due, Sara aveva torto, perché da me non voleva solo sesso ed al momento leggere sonetti gli bastava, la terza era che mi considerasse a tutti gli effetti una donna, e la quarta, però, era il “rapporto platonico per ora”, che avrebbe portato a due correnti di pensiero, la prima per cui con l’avverbio temporale “ora” intendeva che in seguito avrebbe voluto fare del sano sesso; la seconda, decisamente più triste, era che il suo “ora” presupponeva che, col passare del tempo, invece, si sarebbe stancato di me.
Tutto questo poteva essere facilmente risolto attraverso un semplice schema ad albero, dal quale far partire una sorta di primo ramo con la frase…
“Ti va se una volta a settimana vengo qui e mi fermo a dormire? Sempre che alla tua coinquilina la cosa non crei problemi!”.
Oh, no alla mia coinquilina piace da matti il tuo biscione che ha visto questa mattina in bagno, al quale io stavo per tirare addosso una scopa con brutale violenza, perciò…
“Vieni pure quando vuoi…io ti aspetto, sai che amo trascorrere il mio tempo in tua compagnia!”.
Era sbucata Sara dal nulla proprio in quel momento magico, già agghindata per uscire chi sa dove, in tiro, con un tacco dodici: “Ma viene in che senso?”.
Ed il mio secondo incontro con l’uomo di cui ero innamorata persa era terminato con la risatina fastidiosa di una cavallona bionda.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Mary CM 93