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Autore: Therese    03/09/2008    0 recensioni
Questa breve fanfiction nasce come one-shot scritta originariamente dalla mia migliore amica Ambra83 il 19.05.2006 e parla della morte di Ryo. Essendomi piaciuta tantissimo ho deciso di farle un tributo aggiungendo così il secondo capitolo "Tributo ad Ambra" nel giorno 12.08.2006, un giorno per me molto speciale. In seguito, negli anni successivi ho scritto, solo io, altri tre "Extracts" , l'ultimo dei quali risale al 22.04.2008. Preparatevi a fazzolettini e lacrimoni perchè, soprattutto il primo capitolo, è veramente molto molto molto drammatico e toccante. Buona lettura. Therry.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo unico: Senza titolo

Il sangue scorreva sulle sue dita.
L’odore della morte sempre più vicino.
L’aria pesante e densa della notte, con la nebbia che si faceva sempre più bassa.
Lui era finalmente tra le sue braccia. Disteso sulla schiena, gli occhi semichiusi.

Lei lo sorreggeva a fatica, ma non voleva lasciarlo andare, ora che finalmente si erano ritrovati.
Una mano le accarezzò la guancia, andando a raccogliere le sue calde lacrime.
Lui sorrideva felice, perché per la prima volta aveva trovato il coraggio di dirle che la amava.
Nonostante fosse confuso e poco lucido per l’emorragia inarrestabile, l’aveva guardata nelle iridi nocciola per ammettere i suoi sentimenti, per aprire il suo cuore rimasto chiuso ed inespugnabile per tanti anni.

Si sentiva emozionato come un bambino, nonostante la fatica che quei gesti comportavano.
I due si guardarono, rivelando in quello sguardo tutto ciò che non si erano mai detti.
Lei lo strinse ancora più a se. Ormai il suo giubbino di jeans era completamente intriso del liquido rosso. Ma non l’avrebbe lasciato per nulla al mondo. Non se ne sarebbe mai andata.

“Ti amo Kaori.”
Lei lo aveva guardato stupita, perché in quel momento terribile e mostruoso lui aveva pronunciato quelle parole tanto attese e belle.
“Oh Ryo...”
Ma lui non la guardava già più.
Il suo viso era trasfigurato dal passaggio ad un altro mondo, forse migliore.
Lentamente i suoi occhi si erano chiusi.
Le sue mani erano cadute, inermi.

Kaori iniziò ad urlare.
Un suono disumano, straziante, come solo il dolore causato dalla morte può essere.
Si accasciò sotto il peso del corpo ormai inanimato.
Poi guardò ancora quel viso, quella bocca, quel naso...
Gli toccò le palpebre, che non si sarebbero mai più riaperte. Non avrebbe più visto quegli splendidi occhi neri.
Non ci vedeva, la vista era offuscata completamente dalle lacrime.
Non riusciva a fermarsi, urlava ed urlava, non poteva farne a meno. Era come se qualcosa dentro di lei la spingesse a farlo, la obbligasse ad esternare con la voce tutto ciò che provava dentro di sé.

Quei muscoli che sembravano ancora così forti.
I capelli che si muovevano per l’aria leggera dell’alba imminente.
Lei non riusciva a muoversi, non voleva staccarsi da lui.
Un altro addio inutile...
Perché?
Perché non le aveva detto prima che la amava?
Perché non le aveva permesso di essere felici, anche solo per un po’?
Perché avrebbe dovuto portarsi dietro per l’eternità il peso di quell’amore mai sbocciato?
L’urlo di dolore cambiò, trasformandosi in grida di rabbia e frustrazione.
Con i pugni picchiò quel torace immobile.
Lo scrollò, quasi a volergli far capire che sbaglio aveva commesso.
Stanca, sfinita, smise.
Perché ormai se ne era andato.

Due braccia forti la sollevarono.
Incapace di parlare, tantomeno di pensare, sentì solo qualcuno che la avvolgeva in una coperta di lana.
I suoi occhi non riuscivano, non potevano staccarsi da quella figura stesa a terra.
Finalmente si girò a guardare colui che l’aveva aiutata.
Di fronte a lei due occhi azzurri, celesti come una splendida mattina di maggio, bagnati e tristi come difficilmente si potrebbe descrivere.
L’uomo la abbracciò per confortarla. Per essere confortato.

Mick aveva perso non un collega, non un amico.
Aveva perso un fratello.
E ora avrebbe fatto quello che Ryo gli aveva chiesto.
Si sarebbe preso cura di lei.
La tenne stretta, sentendola tremare e singhiozzare.
Anche lui piangeva, ma silenziosamente.
Doveva essere forte, per lei.
Ryo non aveva pianto alla morte di Maki, ma aveva tenuto duro e si era dato da fare per aiutare la sua sorellina.
Ora lui avrebbe fatto lo stesso.

Abbracciati, sostenendosi l’un l’altro, le due figure rimasero accanto al corpo dell’uomo che entrambi tanto amavano, ad aspettare insieme l’arrivo della polizia.

- FINE -

  
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