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Autore: Mary CM 93    20/07/2014    1 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che ansia, che ansia conoscere i tuoi, sto bene o sembro una barbona scappata di casa?” – ripetevo agitatissima sul pianerottolo dell’appartamento di Giorgio.
Ma prima che potessi proferire altre sciocchezze, la porta di casa sua si era spalancata e davanti mi si era parata una bellissima donna, molto curata: “Che piacere conoscerti, Gabriella, finalmente Giorgio ci svela questo mistero, è mesi che lo vediamo tra le nuvole…e adesso capisco il perché! Dai, vieni, entra!”.
Mi ero voltata verso Giorgio, sussurrando entusiasta: “Che carina, tua madre!”.
“Mio marito arriva subito” – aveva aggiunto la signora – “Andrea, vieni, dai, che Gabriella è qui!”.
Andrea, ma proprio Andrea si doveva chiamare suo padre?! Maledizione! Ogni volta, sentendo quel nome, mi veniva in mente…
“Andrea…”
“Andrea? Sai già come si chiama mio padre, amore?” – aveva domandato Giorgio, visibilmente perplesso.
Calma e sangue freddo, dai, cervello ragiona, ne possiamo uscire degnamente, non per forza devo sembrata una completa imbecille: “Andrea Selsastra, wow…cioè sono piacevolmente stupita che sia tuo padre…è un onore conoscere il mio scrittore preferito!”.
“Ecco, mamma, è una che adora papà, ho fatto bene a non dire chi fosse realmente mio padre, altrimenti magari si sarebbe fidanzata con me solo per la sua fama!” – aveva sghignazzato Giorgio alla madre.
Oh, no. Credimi, è esattamente il contrario.
“Renata…”
“No pa’, si chiama Gabriella, non Renata, dai, ma che razza di nomi tiri fuori?!” – aveva ridacchiato Giorgio.
E la moglie aveva rincarato la dose: “Ma questo nome lo ripeteva anche nel letto una notte nel sonno, avrei mica un’amante con un nome tanto orribile, Andrea?!”.
E’ un incubo, ditemi che è solo un incubo.
 “Piacere, Andrea…felice che il mio libro ti sia piaciuto!” – mi aveva stretto la mano.
Sì, il piacere, in effetti, l’abbiamo reciprocamente provato ed il libro non è l’unica cosa che mi sia piaciuta. Dio, ma perché penso queste cose.
“Amore, siediti vicino a mio padre allora, sarai eccitatissima all’idea di conoscerlo dal vivo!” – Giorgio mi aveva indicato una sedia.
Eccitatissima, sì, indubbiamente fino a qualche mese fa era il termine più appropriato.
“Hai proprio un bel nome!” – aveva esclamato Cristina, rivolgendomi uno sguardo amichevole.
Quello vero, lo trovi orribile, ma grazie. Tu invece hai proprio un bel marito.
“Ah…ehm, grazie…cosa si mangia di buono? Mi ha detto Giorgio che lei è un’ottima cuoca!” – avevo cercato di reprimere i miei pensieri più idioti.
“Cena a base di pesce, in realtà oggi ha cucinato Andrea, se la cava benissimo col pesce, un vero esperto!” – aveva risposto la donna alla quale avevo quasi rubato il marito.
Sì, già le conosco le sue abilità con il pesce. O santo cielo, ma perché non riesco ad essere normale. Dai, devo dire qualcosa d’intelligente, almeno d’interessante.
“Ho sentito che Andrea le ha dedicato il primo libro che ha scritto!” – avevo sfoderato uno dei miei migliori sorrisi.
“Sì, purtroppo ho avuto un tumore per alcuni anni e Andrea, durante la mia lenta guarigione, mi ha fatto questo immenso regalo!”.
Anche a me ha fatto un immenso regalo, proprio un bel pacco. Bene, andrò a confessarmi prima possibile.
“Ah…mi dispiace, spero che ora lei stia meglio!” – avevo risposto, un po’ imbarazzata.
“Sì, grazie, cara, un paio di mesi fa ho fatto l’ultimo intervento e, a quanto pare, sto benone!”.
Ottimo, perciò ti ho fottuto il marito, mentre tu rischiavi di morire. C’era una madre ammalata, in effetti, ma era quella di Giorgio. Ma che razza di persona…Sara ci aveva quasi preso con la storia dello stupratore seriale, mentalmente lo è.
“Hai visto come somiglio a mio padre, Gabri?” – Giorgio mi aveva interpellato, qual gaudio.
Spero tu non sia infame come lui, ma certamente hai il pene più piccolo. Sto veramente confrontando i loro peni? E beh, pene senior e pene junior, per forza.
Cristina era intervenuta al posto mio, ma non aveva affatto migliorato la situazione: “Sì, hanno tutti e due una lingua lunga da tanto parlano!”.
Ecco, la lingua sì…quell’abilità è decisamente una dote di famiglia! Famiglia, famiglia, quella che io stavo per distruggere, inconsapevolmente, certo, ma è pur sempre un gesto poco garbato.
“E cosa fai nella vita, Gabriella?” – Andrea si era finalmente deciso a rivolgermi la parola, forse per evitare di sembrare esageratamente taciturno e destare, così, qualche sospetto.
Ah, beh, vediamo…nella vita io, ah, giusto: mi faccio sverginare da un uomo che potrebbe essere mio padre, il quale mi mente spudoratamente, poi il caso vuole che io mi porti a letto pure il figlio, il quale mi fa indossare gli abiti di una donna scampata alla morte alla qualche io ho quasi mandato a rotoli il matrimonio.
“Chimica, studio chimica a Parma!”
“Ma che coincidenza! Anche Andrea mesi fa ha spesso fatto viaggi a Parma per lavoro, magari vi siete persino incontrati!” – l’entusiasmo di Cristina era imbarazzante.
Eh già, ha girato nudo in casa mia, dove poco tempo più tardi ha fatto lo stesso pure suo figlio! Vedi, a volte, le coincidenze! Ti prego, signor dolce, arriva in fretta, voglio solo terminare questa serata.
 
Ed il dolce che credevo sarebbe venuto in mio soccorso, segnando il termine di quell’agonia, in realtà, si era trasformato in un incubo: “Gabriella, ho fatto un dolce alla banana, ti piace la banana?” – mi aveva domandato Cristina.
Oh sì, che mi piace, sia quella di tuo marito che quella di tuo figlio. Quella di tuo marito, certo, però, è bella grande!
“Grande!” – l’ho detto davvero, aggiustiamo, aggiustiamo l’irreparabile – “Cioè…grande! Evviva, il mio frutto preferito!”.
Andrea e Cristina si erano alzati da tavola, per andare in cucina a prendere il famigerato dolce alla banana e Giorgio mi aveva subito sorriso soddisfatto: “Credo che mia madre ti adori!”.
Eh, già, chi non mi adora in questa famiglia?!
“Sai, lei è una donna sensibile, riesce a toccare le persone proprio nel profondo!” – aveva proseguito lui.
“Ah, credo anche tuo padre, così a pelle, me lo sento!”.
Comprende così bene la gente, che non si è accorta di avere a cena una ventenne che ha condiviso con lei più del dovuto, ed un marito che in vent’anni ha condiviso con lei molto poco di quello che avrebbe dovuto.
  
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