You
Own My Heart
“- E poi ho idea che il colonnello non aspetti
lei, ma qualcun altro.
-
E chi?”
Una figura si faceva
largo tra la neve alta. Il lungo mantello rosso creava un particolare contrasto
con il manto immacolato che ricopriva ogni cosa nel raggio di chilometri;
sembrava sangue...
L’uomo
si tirò giù il cappuccio, scrutando l’immensa distesa bianca con gli occhi
dorati, mentre il vento gli sferzava le guance arrossate e gli scompigliava i
capelli color del sole.
Sospirando,
Edward Elric, si rimise in cammino, chiedendosi, forse per la millesima volta
nel giro di pochi minuti, se stesse veramente facendo la cosa giusta.
Il
giovane FullMetal Alchemist era, dopo tre lunghi anni, riuscito a tornare ad
Amestris e, col prezioso aiuto dell’affezionato fratello, aveva recuperato i
suoi arti.
Al
suo ritorno aveva trovato tutti ad attenderlo a Central City: zia Pinako e
Winry, i militari, persino Glacier ed Elysia. Tuttavia non si era sentito soddisfatto,
perché tra tutti quei volti felici, tra tutti quei sorrisi non c’era quello
perennemente sarcastico del Flame Alchemist. E il colonnello era la vera
ragione per cui in quei tre anni passati al di là del portale aveva passato
notti intere a cercare un modo per ritornare.
Il
tenente Hawkeye, che aveva notato il movimento degli occhi di FullMetal, alla
frenetica ricerca di qualcosa – o qualcuno, lo aveva preso da parte,
spiegandogli cosa era successo nella casa del comandante supremo tre anni prima.
E così ora Edward si trovava sulle montagne
innevate del nord, solo in mezzo al bianco più assoluto, chiedendosi
ripetutamente se fosse quella la strada giusta da seguire, in senso metaforico
ed anche letterale.
Il
colonnello sarebbe stato felice di rivederlo quanto lo era lui stesso? O
avrebbe semplicemente commentato che il cane randagio era alla fine tornato dal
suo padrone? Si sarebbe accorto di quanto il ragazzino che conosceva fosse
cambiato? Oppure con un solo sguardo avrebbe annientato tutte le sue speranze?
Ma
non c’era più tempo per i ripensamenti, ormai era arrivato; vedeva chiaramente
l’attuale abitazione dell’ormai ex-Flame Alchemist erigersi davanti a lui.
Il
giovane scosse la testa incredulo, mentre una lacrima solitaria solcava la sua
guancia. Non poteva credere che il grande Roy Mustang, l’Eroe di Ishbar,
l’Alchimista di Fuoco, che ambiva alla carica militare più elevata per porre
fine alle continue guerre e assicurare così ad Amestris quella pace cui da
tempo aveva dovuto rinunciare, fosse confinato in quel deserto innevato, solo e
inerme contro i fantasmi di un passato ancora troppo presente.
Ancora
sconvolto, si fece forza, avvicinandosi alla casa e mettendosi davanti alla
porta, senza aver il coraggio di bussare. Fece un respiro profondo, ripetendosi
che non poteva tirarsi indietro proprio ora. E, senza esitare oltre, per paura
che tutta la sicurezza che si era autoimposto svanisse nella neve, alzò il
pugno. Un solo colpo, tremante ma forte.
Roy Mustang sussultò, sentendo qualcuno bussare
alla porta. All’inizio si chiese se avesse sentito bene, perché c’era stato un
solo colpo, ma poi decise di andare comunque ad aprire. Mentre si avviava verso
l’ingresso, la sua mente scorreva veloce ogni possibilità: che fossero
finalmente venuti a richiamarlo da quell’esilio spontaneo? O forse c’era
qualche missione che doveva svolgere? I suoi ex-sottoposti erano tornati a
trovarlo? O forse c’era qualcun altro al di là di quell’uscio – un qualcuno in
particolare?
Curioso,
il caporale aprì la porta, trovandosi davanti un giovane uomo dall’aria
vagamente familiare che teneva la testa china.
Il
visitatore alzò il capo e quando due profondi occhi dorati si posarono su di
lui, il cuore di Roy mancò un battito. Non era possibile! Ma quegli occhi erano
inconfondibili, erano i suoi occhi.
Erano
gli occhi di Edward Elric, il FullMetal Alchemist. Aveva sempre saputo che era
vivo, lo aveva sempre saputo.
Per
un attimo il moro pensò di sporgersi ad abbracciarlo, ma accantonò subito
quell’idea, chiedendosi che cosa mai gli saltasse in mente. Eppure non poteva
negare l’immensa gioia che gli riscaldava il cuore, gioia che si espresse in un
grande sorriso ed in una semplice parola: - Bentornato.
Questa
volta fu il cuore di Edward a mancare un battito, mentre, incapace di proferire
parola, rispondeva al sorriso del maggiore ed entrava nella casa.
Roy
lo condusse di fronte al camino ed il ragazzo fu ben felice di togliersi
mantello e guanti e riscaldarsi dopo la lunga camminata in mezzo alla neve.
Per
molto tempo nessuno disse niente, finché Mustang non decise di rompere il
ghiaccio.
-
Perché sei qui, FullMetal? – chiese.
Ed
si girò a guardarlo.
-
Non mi chiamo più così, ormai.
-
E allora come ti devo chiamare?
L’altro
esitò. Già, ora che non era più un suo sottoposto, che rapporto avrebbe dovuto
avere con il colonnello?
-
Come vuole...
-
Bene... Edward? – azzardò l’uomo.
L’interpellato
sbarrò gli occhi, ma poi annuì.
-
Non hai ancora risposto alla mia domanda... – continuò il moro ed Edward
dovette capitolare.
-
Volevo vedere con i miei occhi se ciò che mi avevano detto era vero. Avevo
bisogno di rendermene conto di persona.
-
Ed ora sei soddisfatto?
-
No!
Mustang
alzò di scatto la testa, gli occhi resi grandi dallo stupore.
-
Cosa...? – il militare gli rivolse uno sguardo interrogativo del tutto sincero.
Ma
l’ira del FullMetal non si placò.
-
Cosa diavolo le è saltato in mente?! Non doveva diventare comandante supremo
per rendere Amestris un Paese migliore? Non doveva raggiungere il suo scopo a
qualunque costo? E allora cosa ci fa qui, sperduto in mezzo alla neve,
degradato e ridotto all’ombra di se stesso?! Il suo sogno era davvero
semplicemente quello di far indossare la minigonna alle donne dell’esercito?!
Roy,
ancora stordito dallo stupore, si chiese come il ragazzo fosse venuto a
conoscenza di quel piccolo particolare del suo piano di conquista al potere.
Poi sentì la rabbia crescere.
Sì
alzò di scatto, facendo arretrare barcollando il biondino, in piedi di fronte a
lui. Si avvicinò e lo prese per il colletto della camicia.
-
Cosa ne vuoi sapere tu? Cosa ne vuoi sapere?! Torni dopo tre anni – nessuno sa
dove sei stato o cosa hai fatto – e pretendi di darmi degli ordini e di farmi
la paternale?! Tu non hai la minima idea di quello che ho passato: Ishbar, Reole, la casa del comandante supremo, sono tutti lo stesso
incubo che si ripete. Ogni notte i fantasmi dei caduti, morti a causa mia e
della mia stupidità, mi impediscono di dormire. E tu mi chiedi perché non sono
a Central City a completare la mia scalata al potere? Semplice: perché non
voglio più causare la morte di nessuno. Ho abbastanza peccati sulla coscienza.
Ma cosa ne puoi sapere tu, ragazzino?!
Ma
si accorse subito di aver parlato troppo, quando vide un lampo attraversare gli
occhi del ragazzo, che si liberò con uno strattone, facendolo quasi cadere.
-
Pensi di essere l’unico con dei problemi? – urlò, passando improvvisamente dal
lei al tu - La tua arroganza arriva a tal punto? Pensi che mi sia divertito in
questi tre anni, catapultato in un mondo totalmente sconosciuto? Pensi che sia
stato uno scherzo per me sconfiggere gli homunculus, ridare un corpo a mio
fratello, riprendermi i miei arti?! Beh, non lo è stato. Ho sputato sangue per
raggiungere i miei obbiettivi, ma alla fine ce l’ho fatta. Non avrò la
coscienza pulita, ma ho fatto di tutto per espiare i miei peccati. Invece tu ti
sei rinchiuso quassù, perché non hai voluto affrontare la realtà. Dove è finito
il grande Roy Mustang?
Il
moro chinò il capo.
-
Non c’è l’ho fatta. Non c’è l’ho fatta. Sono morte troppe persone. Hughes,
tanti militari, tanti innocenti. Non potevo diventare comandante supremo dopo
aver causato la loro morte.
Ed
gli si avvicinò, la rabbia totalmente svanita alla vista di quegli occhi
tristi.
-
Ma non è colpa tua, lo vuoi capire? Hughes è morto cercando di aiutarti, perché
voleva vederti arrivare in alto, ma nessuno l’ha costretto a rischiare tanto,
l’ha fatto perché era tuo amico. Tutti i militari e tutti i cittadini, di
Ishbar, di Reole, di tutte le altre città, sono morti
a causa di Dante e degli homunculus. Tu hai liberato lo stato da
quell’impostore che si fingeva comandante supremo. Sei un eroe, Roy Mustang, e
non c’è nessun altro che più di te meriti di diventare comandante supremo.
Roy
alzò gli occhi, guardando il volto serio e deciso di Edward. Quel ragazzino
impertinente aveva ragione, maledettamente ragione. Si era chiuso nel suo
dolore, incolpandosi di ogni cosa, pensando che gli altri gli addossassero
tutte le colpe quando invece lo ritenevano un eroe e avevano fiducia in lui. E lui
li aveva abbandonati.
Improvvisamente
provò il forte desiderio di stringere a sé quel bambino cresciuto troppo in
fretta, ma dovette ammettere che Edward Elric non era più il bambino inesperto
che aveva conosciuto sei anni prima, era un uomo, forte e temprato dagli
avvenimenti e anche dannatamente bello. Il suo sguardo si soffermò sulle labbra
sottili. Perché provava l’irrefrenabile impulso di saggiarne il sapore?
Vedendo
che l’altro non rispondeva, Ed si avvicinò di più e gli sollevò il volto.
-
Hai ragione, hai ragione tu. – ammise il moro.
-
E allora reagisci.
-
Ma chi mi vorrà più ormai, ho deluso tutti, non ho più nessuno.
Contrariamente
alle aspettative, il biondo non si arrabbiò, ma fece un sorriso di scherno.
-
Nessuno? Hai ancora tutti i tuoi sottoposti, il maggiore Armstrong, persino la
signora Glacier ed Elysia. – fece una pausa – E poi hai me.
Roy
lo guardò.
-
Quando ci siamo incontrati sei anni fa, mi ha rubato il cuore, Roy Mustang, ed
ora lo possiedi.
Il
cuore del moro smise di battere per un
secondo, il suo cervello si scollegò, mentre il suo corpo si muoveva per
lui. Le sue braccia attirarono l’altro verso di sé e le sue labbra si
poggiarono su quelle del compagno. Sentì FullMetal irrigidirsi per la sorpresa
e poi rilassarsi, cingendogli la vita, mentre lui si faceva spazio nella sua
bocca mai violata.
Quando
l’ossigeno venne a mancare, Roy si posò il capo dell’amante sul petto,
accarezzandogli i capelli.
-
Mi dispiace. – sussurrò il biondo.
L’altro
lo guardò senza capire.
-
Non avrei dovuto parlarti così, non ne avevo il diritto.
Roy
lo strinse ancora di più, mentre sfiorava le sue labbra con le proprie.
-
Al contrario, - disse, serio – mi hai aperto gli occhi su quanto sia stato
stupido e di questo devo ringraziarti.
Edward
si allungò per baciarlo, esplorando con la lingua la bocca del moro, che
intanto lo spingeva verso il divano, su cui ben presto il più piccolo si trovò
disteso, con l’altro sopra di lui.
Fuori
era ormai sera.
-
Non è il caso di mettersi in cammino adesso, giusto Ed? – mormorò
maliziosamente Roy, mentre gli solleticava il lobo dell’orecchio.
Ed
arrossì, intuendo le intenzioni del maggiore, e cercò di fermarlo, mentre uno
strano senso di ansia si impadroniva di lui.
Al
tentativo dell’altro di allontanarlo, il moro alzò la testa, specchiandosi in
due occhi dorati pieni di timore. Allora gli baciò i capelli biondi, mentre la
sua mano destra si avventurava sul suo corpo, là dove nessuno aveva mai osato.
-
Tranquillo, piccolo angelo, tranquillo... – gli sussurrò.
Ed
Edward non poté fare a meno di annuire e chiudere gli occhi, mentre Roy lo
baciava. Fronte, labbra, collo, petto, sempre più giù in una scia di baci
infuocati che - Ed lo sapeva - li avrebbero portati ad un punto di non ritorno.
Roy si accasciò a fianco dell’amato, stanco ma
felice. Ed, ansimante, gli posò un casto bacio sulle labbra, prima di
rifugiarsi fra le braccia dell’altro, che se lo strinse al petto.
-
A proposito, bentornato Flame Alchemist. – mormorò il FullMetal.
Roy
sorrise a sua volta, abbracciando forte il suo giovane amante, baciandolo sulla
fronte.
E
ben presto Morfeo scese su di loro, trascinandoli in un sonno senza sogni,
perché tutto ciò che i due alchimisti desideravano lo tenevano stretto fra le
braccia.
#OWARI#
Wow, sono riuscita a finirla!!! E pensare che è partito tutto
dal titolo... Sì, lo so, non sono normale... Me lo dicono in tanti... ^^ Soprattutto
perché il titolo mi è venuto in mente di notte, mentre invece avrei dovuto dormire...
-_-
Beh, meglio che me ne stia zitta e lasci la parola a chi avrà la
bontà di commentare questa piccola pazzia. Però prima voglio ringraziare chi ha
letto e chi ha recensito “First Time” e Paul_Inu che l’ha messa tra i preferiti. Un gigantesco grazie!!! ^_^
See you!!!
_Erica_