Prompt: “Fire Emblem -
Gaius/Chrome || Qualcosa di
implicitamente ambientato durante uno dei
loro supporti ~ Va bene qualsiasi
rating, ship o non ship.”, richiesto da edwardefp @ summertimerec
Note: ambientato tra il sostegno B e la A (la scappatella in città, per capirci).
E dire
che la fortuna dovrebbe essere una componente di una discreta importanza, per
un ladro.
Gaius vanta una certa dimestichezza in certe
situazioni, e di sicuro non si è preoccupato all’idea di portare il principe d’Ylisse in un locale molto al di sotto degli standard del
suddetto: anche nel caso in cui li avessero scoperti, si è detto quel
pomeriggio, il popolo d’Ylisse ama Chrom.
Non ha considerato due dettagli tutt’altro che trascurabili: innanzitutto, è
stato palese – nel momento in cui il principe lo ha raggiunto fuori dalle mura
del palazzo – che la sua capacità di mimetizzazione in mancanza di un vero
pericolo lascia a desiderare. A meno che, e Gaius non
ha voluto fargli il torto di crederlo o di dirglielo ad alta voce, Chrom non sia davvero convinto che bastino un mantello con
un cappuccio.
L’altro particolare è che Gaius non ha pensato che ci
fosse qualche plegiano con abbastanza fegato (o
faccia tosta) da calpestare il suolo Ylissiano a viso
aperto, fosse anche solo di passaggio e di notte.
Quando se ne accorge è già troppo tardi, e la sua attenzione è stata attirata
dalle voci e dalle figure poco familiari o adatte a quel che ha avuto modo di
osservare del popolo d’Ylisse.
«Mi sa che abbiamo un problema, princi.» lo pronuncia
che le labbra sono già incurvate in un sorriso sghembo e la mano è scivolata
lungo il fianco, raggiungendo un pugnale che preferirebbe di gran lunga non
dover usare o dover estrarre al posto di una spada, finché rimangono al chiuso.
Chrom lo anticipa, dopo un’occhiata nella stessa
direzione seguita dallo sguardo di Gaius, scuotendo
la testa e allungando una mano a fermare il braccio del ladro: «Ci sono troppe
persone.»
«Nulla contro la tua nobiltà d’animo, ma penso che la salute del locandiere sia
il tuo ultimo problema.»
Non che Gaius abbia tutti i torti, Chrom lo sa, ma il pensiero di mettere in pericolo anche
una sola persona lì dentro solo per sventare un presunto attacco rivolto a lui
gli causa un rifiuto totale.
C’è qualche istante di silenzio, mentre i ceffi all’ingresso ancora sembrano
indecisi sul tavolo da occupare.
«Facciamo a modo tuo, princi» esordisce, allontanando
la mano dal manico del pugnale «ma potrebbe non essere divertente.» chiarisce,
alzandosi in piedi.
Chrom lo segue, sebbene non sapere cosa Gaius abbia in mente di fare non lo renda tranquillo.
«A cosa hai pensato?»
«Fidati, princi» replica senza allontanare troppo a
lungo gli occhi dal piccolo gruppo, spostandosi con quanta più naturalezza
possibile: «l’effetto sorpresa fa il grosso del lavoro, e tu non sei molto
bravo a recitare, lasciatelo dire.» prosegue, accostandosi al muro.
Chrom apre la bocca per ribattere – non è la
familiarità con cui Gaius gli si rivolge, il
problema, figurarsi – ma il gruppo si è mosso in sua direzione; non sa dire,
però, se li abbiano notati o meno.
I movimenti di Gaius rimangono un mistero fino alla
fine: si volta verso di lui, lo copre abbastanza perché buona parte della sua
figura sia nascosta, e Chrom è così sicuro che al
ladro sia venuto in mente qualcosa di stupido come “coprirgli le spalle” che
non solo fa per ribattere – e sarebbe inutile se anche riuscisse a farlo – ma
viene interrotto dal principio, le labbra di Gaius
sulle sue e il buio che lo circonda quasi del tutto visto che il suo cappuccio
è ancora tirato su e il viso altrui gli occupa tutta la visuale.
Non sa se essere perplesso, allibito o cos’altro, ma l’unica cosa certa sono i
passi pesanti che li stanno oltrepassando senza curarsi minimamente di loro; il
che significa che per quanto discutibile, quella posizione tutt’altro che
consona stia dando l’impressione che era (crede) l’intento iniziale di Gaius.
Il piccolo gruppo sparisce probabilmente oltre le scale che conducono alle
stanze della locanda, al piano di sopra: pur con il chiacchiericcio di sottofondo
Chrom percepisce il legno sopra la loro testa
scricchiolare forte abbastanza da esserne una prova.
O forse se lo immagina soltanto e decide di crederci per avere una scusa e
togliersi da quella posizione imbarazzante; Gaius lo
anticipa, torna dritto e c’è ancora il sorriso sul suo viso.
Ha l’aria divertita, mentre si umetta le labbra per riflesso.
«Princi, dovresti lavorare davvero sulle tue doti
recitative.» lo sfotte palesemente, questa volta, ancor più di prima se possibile.
Chrom non è solito fare di tutta l’erba un fascio o
lasciarsi guidare dai pregiudizi, ma al momento nulla può convincerlo che non
sia Gaius, l’elemento più pericoloso lì in giro.
Forse la sua “gabbia dorata”, come l’ha definita in presenza dell’altro, non è
male come credeva.