Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: GiordinHoran    21/07/2014    1 recensioni
Il fatto è che sono fortemente convinta che nella vita esistano persone in grado di sconvolgere totalmente le vite altrui. Eh quando succede, chiamalo caso, destino o fortuna. Chiamalo come ti pare. I più scettici le chiamano "coincidenze" io la chiamo "forza dell'amore."
-Ray.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

20 Aprile 1983
Giorno 1




Sono le diciassette in punto, e come da buona inglese, mia nonna è in cucina a preparare del tè per la merenda pomeridiana. Dalla sgualcita poltrona in pelle cerco di vedere fuori alternando lo sguardo fra il cielo e la solitaria strada ghiaiosa.
Era una giornata comune, di un qualunque giorno di un anno tutt'altro che rilevante. Non che ci si potesse aspettare di meglio quando si viveva in un piccolo sobborgo di Londra, la monotonia era all'ordine del giorno e credo fortmente che forse l'unica cosa in grado di stravolgere un po' la quotidianeità in quella nebbiosa cittadina, fosse il sole.
Quel giorno, c'era. I raggi penetravano flebili e chiari dalle tende in pizzo della finestra e battevano perpendicolarmente contornando i mobili e rigando le pareti, mi soffermai svariati minuti a osservare come anche il ripugnante color verde delle pareti diventasse estremamente bello e lucente illuminato dai raggi del sole. 
Pensai che infondo anche io potevo essere destinata a dare luce, a rendere migliore. Insomma, metaforicamente parlando sono un raggio anche io, mi chiamo Ray.
Il rumore del vassoio che la nonna aveva appena poggiato sul tavolo mi fece sobbalzare, guardai l'orologio, dannazione era tardissimo e io dovevo  assolutamente andare in città a ritirare un pacco, altrimenti mamma mi avrebbe ucciso.
Bevvi velocemente, tutto d'un sorso. Tracannai il tè quasi a forza e per quanto era caldo temetti di aver addirittura perso una buona parte di papille gustative. Salutai la nonna, presi la borsa e corsi alla fermata del bus più vicina. Le nuvole ormai coprivano il sole e la luce era sempre meno radiante.
Non vi erano molti mezzi per raggiungere la città se non un vecchio bus diroccato, ma a me piaceva. Era pieno di scritte: canzoni, amori finiti male e qualche pensiero ribelle. Infilaii le cuffiette e accesi la radio, era il 20 Aprile 1983, nel pieno degli anni ottanta, si suonava la musica di Cyndi Lauper, i Kiss, gli Eagles, Bruce Spreangsteen. Era l'era dei cambiamenti.
Bastava un nulla per sentirsi originali e rivoluzionari, e bastava ancora meno del nulla per non venireaccettati.
Il bus inchiodò e il conducente sporgendo la testa ci gridò con voce roca di scendere, era il capolinea, non so bene spiegarmi per quale arcana magia avveniva ma il viaggio durava sempre meno ogni volta che lo ripetevo.
Scesi e aspiraii a pieni polmoni l'aria della città, Londra. 
Amavo i suoi rumori, l'intercambiarsi dei colori dei semafori, il verde dei parchi, il luccichio delle vetrine, i ragazzi scherzare sulle panchine e ridere talmente forte da dar quasi fastidio a chi gli stava intorno, uomini tutti d'un pezzo con la loro fedele ventiquattrore che parlavano del più e del meno sorseggiando drink nei loro frivoli cafè.
Corsi all'ufficio postale sognando di quando io avrei vissuto in una di quelle vie e mi sarei alzata con il profumo della grande città e il clacson delle macchine sotto la mia finestra.
Dopo un'interminabile ora di attesa riuscii a ritirare quello che dovevo e decisi di concedermi un altro po' di pausa stendendomi su qualche prato là vicino, tanto il bus non sarebbe arrivato nel giro di un'ora e mezza.
Tirai fuori un libro dalla mia borsa, mi ritirai su le maniche della mia larga felpa grigia e mi sdraiai a pancia in sù a osservare l'imponenza del palazzi che mi circondavano. 
Mi lasciai trasportare per svariati minuti dal fascino di quel libro, seppure troppo romantico per i miei gusti, quando una voce stridula mi riportò con forza alla vita reale.
-Scusa.
Alzai di poco lo sguardo e vidi davanti a me una ragazza dai lunghi capelli rossi, più lunghi dei miei. Le ricadevano a ciocche sul volto e brillavano di un colore tanto innaturale quanto bello.
Portava una canottiera nera, una lunga felpa azzurra e  dei jeans sbiaditi che le lasciavano trasparire solo la punta delle sue converse nere. 
Il volto era colore della luna, di un pallore abbagliante e il naso era costellato da una miriade di lentiggini. Metaforicamente parlando, lei poteva essere come la notte, e quelle erano le sue stelle.
Aveva gli occhi scuri, che ti ci potevi perdere dentro, e li portava talmente bene da far invidia alle più svariate sfumature di azzurro.
-Senti, mi chiamo Sam e ho visto che eri qui da sola..io e i miei amici siamo laggiù, se non ti spaventano i ragazzi cattivi con gli skateboard e le bombolette aggregati a noi, no?
-No, grazie, devo finire il mio libro.
-Come vuoi. Fece come per andarsene.Dimenticavo, come ti chiami?
-Ray.
-Ray? Perfetto.

-Perfetto.
Stetti per un momento a pensare a quello che era appena successo ticchettando con le dita sulla mia borsa seguendo Sam con lo sguardo, senza perderla di vista nemmeno un momento.
Una goccia, due goccie, tre. Nel giro di poco inizio a piovere fortissimo e io non potei fare altro che rimboccarmi le maniche, sistemare i capelli nel miglior modo possibile nel cappuccio e correre nel posto più vicino. Per mia fortuna trovai un portico e decisi che sarei rimasta lì finchè il cielo non avrebbe deciso di fare una pausa e darmi tregua.
Inizia a camminare avanti e indietro a passo veloce non staccando mai lo sguardo da terra, quando ancora una volta qualcuno o qualcosa distolse la mia attenzione. Riconobbi la voce.
-Senti raggio di sole, sappi che ho un ombrello.
-Non accetto passaggi dagli sconociuti, credo che anche condividere un ombrello valga.
-Probabile Cenerentola ma purtroppo qui non passerà nessuna carrozza fino a domattina, quindi sia così gentile di permettermi di scortarla al più vicino Mc Donald con il mio fidatissimo para-pioggia.
-Intendi l'ombrello?
-orsù, come siamo poco principesche, ma si.
-Okay.
-Okay, seguimi dai.
Per fortuna non dovemmo camminare molto, anche se devo ammettere che lo stare così vicine non mi dispiaceva affatto, cercai di non pensarci e scacciare quei pensieri quasi quanto avrei voluto scacciare le nuvole.
-Cosa prendi?
-Nulla.
-Salutista o solo a corto di soldi? Offro io!

risi. -Seriamente non voglio nulla, ti aspetto al tavolo.
La radio suonava una melensa canzone di David Bowie e a me non restava che cercare di scrollare via l'acqua di dosso in attesa del suo ritorno.
Eccola, arrivò. Si era legata i capelli e aveva tirato su le maniche quasi fino al gomito, intenta nel bere la sua coca cola, mentre cercava di intrattenere una conversazione.
-Mi sembravi simpatica, tutto qui.
-Come scusa?
-Quando ti ho vista, mi sembravi simpatica. Avevo voglia di parlare con te.
-Ah.
-Tu invece non parli molto, o sbaglio?
-Il minimo indispensabile.
-Dovrò portarti ad un cinema muto per farti sentire a tuo agio allora.
-Va bene.
-Come scusa?

-L'hai detto ormai non puoi più tirarti indietro.
-Scherzi?
-Assolutamente no!
-Promesso?
-Croce sul cuore.






Buonasera, finalmente ho finito questo dannato capitolo, partirò e non potrò aggiornare, che gioia.
ps: Fatti e personaggi narrati in questa storia sono parzialmente ispirati a personaggi reali.


-GiordinHoran
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: GiordinHoran