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Autore: DazedAndConfused    21/07/2014    1 recensioni
[Soundgarden]
Anche se in ritardo di un giorno, pubblico quest’omaggio per il cinquantesimo compleanno di Chris Cornell.
(Le note d’autrice, con annessi credits, verranno aggiunte nei prossimi giorni!)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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As seasons roll on by

 

Act I – The boys are back in town

 

Se gli anni Sessanta sono stati gli anni del cosiddetto ‘Baby Boom’, i Settanta non possono che essere il trionfo del ‘Io ti ho messo al mondo, adesso vedi di arrangiarti’: per esempio, prendiamo Chris Cornell, quel dodicenne là in fondo… Ha tre sorelline e due fratelli più grandi – quindi sua madre è troppo occupata con Katy, Suzy e Maggie per badare anche ai figli maschi, e specialmente al fatto che Chris abbia appena abbandonato le scuole medie senza dirlo a nessuno – e i suoi fratelli a loro volta hanno un sacco di amici qui nel vicinato, e per tutti è normale piantare una tenda da campeggio in giardino, prendersi una bella sbornia e persino sperimentare droghe di vario genere rigorosamente in compagnia, giusto?

E chi se ne frega se la sua gang deve guidare fino alle frontiere con il Canada per poter godere di una serata coi fiocchi in un pub – dato che Seattle non vuole fornirgli le riserve di alcool che gli spettano – e se tornare a casa con un post-sbornia agghiacciante, zero soldi e nemmeno l’ombra di un acido a disposizione sta diventando sempre più arduo: sua madre è convinta che lui stia trascorrendo un po’ di tempo in compagnia dei fratelli e degli amici, a giocare innocenti partitelle di baseball o addirittura a carte, e chi è lui per contraddirla?

 

***

 

Act II – Dear Prudence, won’t you come out to play?

 

Tutti quelli lì fuori si stanno chiedendo “perché quel ragazzetto se ne sta in casa tutto il giorno? Perché passa tutto il tempo ad ascoltare quei fricchettoni di Liverpool?”

Sapete cosa? Ve lo dico io il perché: perché loro sanno capirmi, mentre voi no.

La mia stanza è diventata l’unico posto in grado di proteggermi – il mondo là fuori non è altro che una merdosa proiezione delle nostre menti patetiche e materialiste…

E se sei stato un mezzo drogato già a tredici anni e un anno dopo hai smesso di farti di quella merda perché ti sentivi intrappolato in una fottutissima gabbia e non riuscivi più a relazionarti con nessuno, che senso ha continuare a vedere sempre le solite vecchie facce disgustose che ci sono là fuori?

Meglio stare qui, avendo bisogno di qualcosina perché sto andando giù…

 

Chris osserva la propria calligrafia, piegando un po’ la testa da un lato, dopodiché appallottola il foglio e lo lancia in un angolo.

Dallo stereo esce I’ll Follow The Sun a tutto volume, e lui non può far altro che chiedersi perché questi versi, nonostante sia già trascorso un anno dalla sua consapevole auto-reclusione, non stiano sortendo alcun effetto.

 

***

 

Act III – Entering

 

“Ok, amico, penso che per oggi di prove ne abbiamo avute abbastanza!” Hiro conclude la sua linea di basso e, da dietro la batteria, anche Chris smette di suonare.

“Deduco che Kim debba venire qui…” aggiunge il batterista, alzandosi dallo sgabello.

“Esatto, tra circa un’oretta… Faremo il solito – bere birra e farci quattro chiacchiere, sei liberissimo di unirti a noi”

Chris annuisce rapidamente e fila a farsi la doccia, trovando Kim nel salotto quando ha finito di lavarsi.

Resta con lui e Hiro per circa una mezzoretta – il tempo di farsi un paio di birrette e aprire la bocca per più di tre volte – dopodiché si congeda e sparisce nella propria stanza.

“Decisamente non il classico batterista cazzaro e logorroico, eh?” il chitarrista si rivolge al proprio amico dopo un po’, con un mezzo sorrisetto.

“Esatto… però è un bravo ragazzo” aggiunge Hiro, cercando il cavatappi perché ad entrambi va l’ennesimo giro di birra.

 

 

“Beh, come sta andando?”

“Un po’ di gente ha fatto l’audizione… alcuni sono veramente bravi ma, sai com’è, non è scattata quell’intesa, capisci?”

“Sì sì, capisco – beh, forse tu e Chris siete un filino esigenti?”

Mmm, forse…” il bassista si ferma un attimo “Senti, non è che ti andrebbe di venire qui e suonare un po’ con noi? Niente di serio, solo per divertirsi

Quando? Ora?”

Noo, nei prossimi giorni!”

“Oh, capito… Perché, sai, anche ora non è che abbia granché da fare…”

“… fatti trovare qui tra dieci minuti, io e Chris saremo già pronti!” Hiro interrompe velocemente la telefonata, facendo ridere Kim.

Venti minuti dopo Thayil li ha raggiunti e tutti insieme s’imbarcano in una jam-session che, inaspettatamente, frutta loro tre canzoni nuove di zecca. L’indomani compongono altre due canzoni – tutti hanno dei sorrisoni che vanno da un orecchio all’altro perché tutto sembra essersi incastrato al posto giusto.

“Beh, Chris, deduco che da ora in poi io e te non dovremo più provinare altra gente…” il bassista si rivolge a Chris, che gli risponde con un sorriso sornione.

“Hey, hey! Non ho mica detto che mi sarei unito a voi! Devo studiare per degli esami universitari, vedere la mia ragazza e fare il DJ ogni giovedì sera – senza contare poi il fatto che lavori i lunedì e i sabati e-”

“Sì, sì, lo sappiamo, Kim! Sei un uomo d’affari, ma sono sicuro che sarai in grado di gestire abilmente anche questa nuova seccatura, vedrai… vedraiHiro fa l’occhiolino a Chris e, dopo aver dato una pacca incoraggiante a Thayil, se ne va a prendere delle birre per festeggiare.

 

***

 

Act IV – Cool, give it, dude, we’re plastic like you

 

Quando formi una band, trascorri giorni e giorni provando e componendo svariato materiale, chiedendoti come sarà – se ce ne dovesse essere uno, siamo realisti – il tuo debutto.

E poi il giorno in cui hai l’opportunità di esibirti di fronte ad altre persone, di dimostrare loro di cosa sei capace finalmente arriva, e tu passi le ultime ore ad analizzare tutto fino all’esasperazione e a chiederti se sia questa la cosa giusta da fare o se sia meglio battere in ritirata.

Ma, una volta salito sul palco, dai un taglio netto a tutte le seghe mentali e ti concentri esclusivamente su quello che sei tenuto a fare.

Non te ne frega nulla di quello che gli altri potrebbero pensare del ragazzetto imberbe dietro la batteria la cui voce raggiunge i picchi del Robert Plant dei bei tempi andati, o del tizio giapponese che suona il basso o del chitarrista che pare essere sceso dall’ultimo volo New Delhi–Seattle.

Non te ne potrebbe fregare di meno, e questo traspare dal modo in cui ti stai esibendo.

Ma dovresti sapere che c’è un ragazzo tra il pubblico, con i capelli lunghi e un po’ cotonati e la maglietta dei Sex Pistols, che l’ha notato: il suo nome è Jeff Ament e, nonostante le orecchie gli fischino per il casino che state facendo, pensa che siate fottutamente ganzi.

Il tempo dimostrerà che ha fottutamente ragione.

 

***

 

Act V – Louder than love

 

“Hey, Susan! È bello vederti qui!”

Susan Silver si gira lentamente per vedere chi l’ha adocchiata, realizzando che non è altro che quel ragazzetto senza un pelo in faccia che cercava sempre di attaccare bottone con lei quando ancora lavorava da Tootsie’s.

Comunque sia, il ragazzetto ha appena finito di cantare e suonare la batteria con il suo gruppo e, Cristo se lo fa bene!

Ed è anche stato capace di riconoscerla anche se porta una parrucca bionda, il kimono e la sua faccia è bianchissima per via di tutto il trucco…

“Mi sa che ha guadagnato un bel po’ di punti, Silver!” pensa, ricambiando finalmente il suo saluto.

“Ciao…”

“… Chris, mi chiamo Chris!” lui completa la sua frase come un fulmine, scostandosi una ciocca di capelli che era caduta davanti agli occhi.

“Oh, è vero, Chris! Scusami, è che è passato un sacco di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, e così…”

“Lo so, infatti mi stavo proprio chiedendo quando avrei avuto l’occasione d’incontrarti di nuovo… cazzo, forse non avrei dovuto dirlo, vero? Sono un idiota” il ragazzo arrossisce, grattandosi nervosamente la nuca.

“Ma no, perché? Hai detto una cosa carina, grazie” lei lo tranquillizza con un sorriso e lui fa altrettanto, sentendosi finalmente meno impacciato “Oh, comunque voi ragazzi siete fantastici! E lo dico sul serio, non per semplice cortesia”

“Grazie mille, ne sono felice” il sorriso di Chris si fa enorme e tutto il nervosismo accumulato sparisce “A proposito, stiamo cercando di procurarci una data a Vancouver, così forse potremo iniziare ad avere un pubblico più vasto”

Saggia idea… Un momento, hai detto Vancouver? La settimana prossima devo andarci per un concerto – potrei portare con me un demo della tua band, se vi va”

Davvero?”

Certo, nessun problema! Magari nei prossimi giorni ci si vede da qualche parte e mi dai la cassetta, ok?”

 

 

E quindi il riassunto della vicenda è questo: i giorni passano, i due s’incontrano, Susan va a Vancouver e, una settimana dopo, incontra Chris di nuovo… i due cenano insieme e poi provano ad andare a casa di lei, ma Susan, ahimé, ha perso le chiavi… così Chris la porta a casa di sua madre e, da quel giorno, i due diventano qualcosa.

Non male per una che alla festa di Halloween non ci voleva manco andare, eh?

 

***

 

Act VI – Feel the rhythm with your hands, steal the rhythm while you can

 

“Come cazzo fa a…?”

Chris è seduto sul marciapiede, ascoltando i Feedback, attualmente impegnati a suonare in uno dei tanti localini di Seattle.

Per essere più precisi, sta ascoltando attentamente il loro batterista – il retro del palco non è altro che la vetrina del negozio, così Chris può studiare tutti i suoi trucchi.

La verità è che non sa cosa dovrebbe imparare… non sa come cazzo faccia la batteria di Matt a suonare in questo modo.

Tutto quel che può fare è ascoltare il ragazzo suonare come una maledetta ma sofisticata macchina da guerra jazz, incapace di collegare il suono ai movimenti fatti dal tizio in questione, e nient’altro.

“Beh, penso proprio che sia questo quello che dovrebbe fare un buon batterista… Forse il mio talento consiste in qualcos’altro” pensa, guardando la testa di Matt piegarsi all’indietro e i suoi capelli biondi imperlarsi di sudore.

 

 

Alcuni mesi più tardi Kim, Hiro e Chris sono nel bel mezzo della discussione riguardo cosa fare, adesso che Scott ha lasciato il gruppo, quando improvvisamente il telefono suona.

Kim, il padrone di casa, va a rispondere con riluttanza.

“Kim, sono Matt!”

“Matt…?”

“Matt, Matt Cameron! Il batterista degli Skin Yard – almeno, fino ad un paio di ore fa…” il ragazzo ridacchia, facendo aggrottare la fronte del chitarrista “Senti, amico, voglio entrare!”

“Tu vuoi cosa?”

“Voglio unirmi a voi… dai, diventare il vostro nuovo batterista! A voi sta bene?”

Kim allontana leggermente la cornetta e si rivolge ai suoi compagni di band: “È Matt Cameron degli Skin Yard… ha detto che vuole fare l’audizione!”

“E tu che cazzo stai aspettando? Arruoliamolo!” Chris esclama entusiasticamente, strappando la cornetta delle mani di Kim “Hey, Matt! Sono Chris – sì, esatto, sei ufficialmente dei nostri! Adesso ti passo il mio indirizzo e c’incontriamo là tra venti minuti circa per provare un po’ di canzoni insieme, se per te è ok… Perfetto, amico, ci si vede!”

“Si chiude una porta, si apre un portone…” Hiro commenta con un sorrisetto sornione, e tutti quanti scoppiano a ridere.

 

***

 

Act VII – All I need is one more chance to get through this season

 

Famiglia Gossard? Sono Chris Cornell, posso parlare con Stone?”

“Hey, Chris! Sono io! Come va?”

“Hey, ciao! Tutto bene, grazie… Stavi facendo qualcosa?”

Naaah, niente di che… ero solo stravaccato sul divano con una ciotola di cereali in mano, a guardare una di quella classifiche del cazzo di MTV assieme a Shelly e Star…”

“Oh, bene! Perché volevo chiederti se ti andrebbe di diventare il mio coinquilino… Sai, Peter se ne andrà tra una settimana circa, così ho pensato ‘perché non chiedere a Gossard di trasferirsi qui da me?’ Per cui, che ne pensi?”

Anche attraverso la cornetta Chris può percepire chiaramente il chitarrista che si gratta la nuca, cercando di trovare le parole giuste per rispondergli: “Ti ringrazio per avermelo chiesto, ma… no, sto bene qui! Non mi va-non mi va di cambiare casa adesso, capisci?”

“Vent’anni e vivi ancora con i tuoi genitori? Che cazzo…? Vabbè, presumo che gli piaccia essere farcito come un tacchino con tutta la roba che gli cucina sua madre… come biasimarlo?”

“Oh, ok! Va bene, non fa niente” Chris gli risponde, pronto a riagganciare, ma l’amico riprende a parlare.

“Ma Andy è appena uscito da una clinica di disintossicazione… forse a lui serve un posto dove stare”

“Beh, sarebbe fantastico” il cantante si ritrova a pensare ad alta voce: non conosce così bene Andy Wood – Landrew the Lovechild – ma ha sempre pensato che fosse un tipo simpatico ed interessante, per cui perché non dargli una chance?

“Perfetto! Aspetta un attimo, ti passo il suo numero, così potete mettervi d’accordo subito, ok?” Gossard fila come una scheggia a rovistare in camera sua, dopodiché se ne torna indietro con un foglietto.

Cinque minuti dopo Chris ha già digitato il numero di Andy, e sta aspettando che risponda.

“Famiglia Wood… qui parla Andy, tu chi sei?”

“Hey, Andy! Sono Chris Cornell… sai, dei Soundgarden…”

“Oh, sicuro! Abbiamo fatto Deep Six insieme e pure qualche show! Lasciatelo dire, amico, siete una bomba

“Grazie! Anche la tua band è favolosa… Comunque, ho appena chiamato Stone Gossard e mi ha detto che stai cercando casa…”

“… e così hai pensato ‘perché non chiedere a Landrew the Lovechild di trasferirsi qui da me’, eh?”

“Diciamo di sì” Chris ridacchia, percependo il sorriso sbilenco di Andy attraverso la cornetta “Quindi affare fatto, Melrose Avenue East sta aspettando solo te”

“Figo, sto arrivando!” Wood riaggancia velocemente e, nel giro di un paio d’ore, ha già raggiunto la nuova sistemazione con tutte le sue cose al seguito.

“Oh, ho già pagato l’affitto per i prossimi due mesi, quindi dovrai pagare me per primo” subito dopo le presentazioni Peter Cornell dà le dovute spiegazioni ad Andy, che annuisce.

“No problem, amico!” esclama l’ultimo arrivato, e subito dopo s’è già accomodato nella sua nuova casa.

Dopo cinque minuti, si rivolge al proprio coinquilino: “Hey, posso chiamare gli altri componenti dei Malfunkshun per provare qui? ‘Sto salotto sembra avere un’acustica pazzesca! Ah, non è che anche la mia ragazza può venire a stare qui? Vedrai, è magnifica! È messicana e, si sa, le messicane sono delle cuoche fantastiche… ti piacerà, promesso!”

Per uno come Chris Cornell, un tipo molto introverso e che a malapena riesce a spiccicare più di un paio di parole, questo tornado imprevedibile suona come un simpatico shock.

Sa che accontenterà tutte le richieste di Andy… sa che questa convivenza porterà con sé un sacco di energia creativa e divertimento, e non vede l’ora di entrare nel vivo di quest’esperienza.

 

***

 

Act VIII – Everybody loves our town

 

Hey, Bruce! Sei in cerca di nuovi musicisti scansafatiche da reclutare nel tuo esercito?”

Mister Pavitt distoglie lo sguardo dalla band sul palco e si ritrova di fronte un giovanotto imberbe, meglio conosciuto come Chris Cornell.

Hey, chi si rivede! Comunque lo ammetto, ‘sti ragazzi non sono male – sono di Aberdeen ma, fino a qualche tempo fa, stavano ad Olympia… sembra che abbiano sentito il richiamo dell’Emerald City” si ferma un attimo, grattandosi la barba con fare pensoso “Penso che io e Jonathan… penso che gli daremo una chance, sì”

“Ottimo, questo significa che siete il Mago di Oz, giusto?” Chris replica con un sorrisetto, facendo ridere Pavitt.

Esatto, possiamo metterla così

Beh, sai cosa? Stavo pensando che è fantastico vedere quante band di talento si stiano stabilendo qui… voglio dire, gli U-Men hanno dato il via alle danze, ma abbiamo avuto anche i Green River e i Malfunkshun – che adesso sono diventati rispettivamente i Mudhoney e i Mother Love Bone – e poi i Melvins, gli Screaming Trees, i Cat Butt, gli Alice In Chains, i Fastbacks, gli Walkabouts, gli Skin Yard, i TAD, e adesso pure i Nirvana…”

“… non dimenticare i gloriosi Soundgarden…” il produttore discografico aggiunge casualmente, ed entrambi sghignazzano.

“Comunque, tu e Jonathan state facendo uscire tutti ‘sti album pazzeschi a ripetizione, come se foste una stracazzo di catena di montaggio! Seriamente, voi della Sub Pop siete come manna dal cielo”

Bruce se ne sta zitto per un po’, dopodiché avvolge le spalle del cantante con un braccio e, con un sorriso degno dello Stregatto, esclama “Seattle conquisterà il mondo!”

Chris lo guarda perplesso, per poi scoppiare a ridere: Seattle sul tetto del mondo? Cioè, seriamente?

Cornell fissa di nuovo il discografico di sottecchi e improvvisamente si rende conto che, chi lo sa, forse stavolta Bruce ha ragione… forse Seattle diventerà veramente la prossima New York, Athens o Chicago… o forse resterà semplicemente Seattle, e questa sarebbe sicuramente la cosa migliore per tutti.

 

***

 

Act IX – So I blow out the candle and I put you to bed

 

Buongiorno, Re Sole! Dormito bene? Oh, ho preparato la colazione… vuoi provarla?”

“Ehm, certo… lo chef cosa consiglia?” Chris si accomoda in cucina, strofinandosi ancora gli occhi.

Sorpresa pancake!”

“… e potrei sapere in che cosa consiste questa sorpresa?”

Andy mette su una faccia imperscrutabile – ma divertentissima – e si comporta come se nulla fosse.

Eddai, non voglio finirla all’Harborview… perché non vuoi dirmi che cazzo c’hai messo dentro, eh?”

“BECAUSE I’M BAAAD, I’M BAAAD, COME ON, YOU KNOW I’M BAAD, I’M BAAAD, COME OOON” Andy inizia a cantare a squarciagola, accompagnando il tutto anche con un’imitazione dei passi di danza che Michael Jackson sfoggiava nel videoclip della canzone.

Chris prende in considerazione la possibilità di rispondergli a tono con una sua personalissima performance di Leave Me Alone, ma ci rinuncia subito e scoppia a ridere, specialmente ora che Xana ha fatto il proprio ingresso in cucina e il suo ragazzo l’ha trascinata in una danza strampalatissima.

 

 

Tra le quattro mura della sua mente, Chris sta proiettando alcune scene particolari in cui Andy è presente: in questo esatto istante, sta guardando Susan all’Harborview che stringe la mano ad Andy, gli bacia la fronte e lo saluta dicendogli “Addio, angelo”. Dopodiché può solo vedere la linea dell’elettrocardiogramma farsi piatta e l’allarme che smette di suonare.

Ed è tutto.

Solo una fottutissima linea piatta.

Niente più Landrew the Lovechild o ‘the Heavy Metal Standup Comic of Seattle’, come Jack Endino lo ha sempre chiamatoniente più Andy Wood.

Il cantante sta pensando all’ingiustizia che li sta affliggendo, quand’ecco che improvvisamente sente dei passi diventare sempre più forti e, subito dopo, Layne irrompe nell’appartamento come un uragano, con lacrime agli occhi che lo rendono terribilmente simile ad un bambino che s’è perso.

Alla fine Layne scoppia a piangere e pianta il proprio sguardo addosso a tutti i presenti, e Chris non può che avere l’impulso di abbracciarlo e dirgli che, in un modo o nell’altro, riusciranno a superare anche questa cosa.

Purtroppo non lo fa… nessun altro muove un dito, e Chris non riesce a capire perché.

 

 

Sono trascorse alcune ore e Chris, Susan e Kim stanno tornando alle rispettive case – cercando di capire cosa fare dopo quello che è successo.

Cornell sta ancora rimuginando sulla scelta di non consolare Layne, quand’ecco che si gira verso il proprio compagno di band.

“Sai, continuo a pensare a Ben… è di Bainbridge, proprio come Andy, e si conoscevano… non c’è nessuno come Ben.”

Kim annuisce e gli mette un braccio attorno alla spalla: ha ragione, forse questo potrebbe essere un nuovo inizio.

 

***

 

Act X – You think I got my eyes closed but I’m lookin’ at you the whole fuckin’ time

 

Il campanello suona e Chris si affretta ad andare ad aprire la porta, trovandosi di fronte un entusiasta Jeff Ament, un ancor più soddisfatto Stone Gossard e l’esatta riproduzione di un Sole che sprizza gioia da tutti i pori – meglio conosciuto come Mike McCready.

Hey, ragazzi! Quando mi avete detto che vi sareste precipitati qui il prima possibile, non vi avevo preso alla lettera” li invita ad entrare con un sorriso, e gli amici ricambiano il gesto.

“Lo so, per le lamentele rivolgiti a Jeff Diction qui presente, grazie” taglia corto Gossard con un accenno di sorriso, guadagnandosi uno spintone dal diretto interessato.

Woaaaah, chiudi quella cazzo di bocca! Potresti provare almeno per una volta a comportarti come una persona normale e non come il solito guastafeste che sei?”

“Ma senti chi parla! Non sono io quello che ha praticamente demolito l’intero appartamento e i miei timpani a causa del demo!”

“Come si suol dire, tra moglie e marito non mettere il dito…” Mike commenta l’ennesima scaramuccia tra Stone e Jeff, salvando prontamente Chris “Cooomunque! La sua voce mi ha lasciato di sasso, Chris, è incredibile… Ti giuro, mi sto ancora domandando se stia veramente succedendo a noi, non ci posso credere”

Cornell sorride alla sincerità di McCready e gli dà un’amichevole pacca sulla spalla: “Sono contento per voi, Cready… lo sono per davvero”

La verità è che è difficile voltare pagina e lasciare Andy tra le cose del passato… ma è altrettanto difficile essere capaci di ritrovare la forza necessaria per ricominciare daccapo – e i ragazzi sembrano esserne in possesso – quindi meritano sicuramente soltanto il meglio, giusto?

“Giusto.” pensa, mentre Ament sta smanettando freneticamente con lo stereo e Gossard continua a sfotterlo.

Subito dopo il nastro incomincia a girare e Chris non può far altro che pensare che qui – nascosta tra la custodia, la calligrafia e la cassetta in sé – c’è una vera persona.

C’è un ragazzo e, anche se non l’ha ancora incontrato, sa che lui è lì – che in questa cassetta c’è tutto quello che dovresti sapere su di lui.

È vero, è solo una voce, ma è abbastanza per sapere che Eddie è autentico… che è ancora vivo.

 

 

“Ragazzi, possiamo provarla un’altra volta? Non è che l’abbia cantata così bene…”

“Aspetta… di nuovo? Non possiamo concentrarci su qualcos’altro e provare ‘sto pezzo più tardi – magari pure domani? Non penso proprio che-”

Eccheccazzo, Gossard, ha solo detto che vuole riprovarla! Non ha mica detto che ti vuole pisciare in faccia, giusto?!”

“Oh, mille grazie per la tua delucidazione, ma è la ventesima stracazzo di volta che la stiamo provando, Ames! Testa di cazzo, ti credo che non c’arrivi! Tu suoni solo le stronzatine facili, eh?”

All’ennesima scaramuccia gentilmente fornita da Ament e Gossard, Cornell alza un attimo gli occhi al cielo, dopodiché inizia a giocherellare con la propria fede; non nota – nessuno lo fa, nemmeno Mike o Matt – Eddie avvicinarsi lentamente al microfono per poi cominciare a cantare la stramaledetta parte che lui non è riuscito ad eseguire correttamente.

“Manco mi ricordavo che fosse qui…” pensa, mentre Vedder finisce di cantare a se ne ritorna rapidamente nel proprio angolino buio e nascosto.

“Ed,” Chris apre nuovamente bocca, avvicinandosi all’altro “Credo proprio che dovremmo condividere questo brano… l’hai appena fatto tuo.”

 

***

 

Act XI – I’m looking California and feeling Minnesota

 

Tutto era cominciato con la storia del “Chris Cornell è un magnifico cantante a cui ispirarsi… fa parte di una band di Seattle che si chiama Soundgarden, fanno ottima musica”, poi Susan aveva trionfalmente annunciato che avrebbero aperto un bel po’ di concerti dei Guns n’ Roses – anche se loro erano più interessati al merchandising contenuto nella scatola che aveva tra le braccia piuttosto che all’eccitante notizia in sé – e infine avevano dovuto avere a che fare con gli stadi e tutto il fanclub dei GN’R… ma, porca di quella puttana, non avrebbero mai previsto una cosa come quella che stava accadendo proprio adesso, di fronte ai loro occhi.

Nemmeno Mark Arm ha mai osato fare tanto – e tutti a Seattle sanno quanto cazzo sia fuori di testa il tizio in questione – ma è universalmente riconosciuto il fatto che i Guns n’ Roses siano degli esperti nel mandare a puttane tutto…

“Non il mio dannatissimo set d’apertura, però!” pensa Chris, mentre Duff, Slash e Matt Sorum sono sul palco, intenti a sbattersi delle bambole gonfiabili.

Improvvisamente gli torna in mente Ben, così il cantante incomincia a cercarlo, preoccupato per il tipo di reazione che potrebbe avere.

Cornell trova Shepherd alla propria sinistra – testa bassa, basso rigorosamente sotto le palle – e ringrazia il cielo di non dover avere a che fare con lui, specialmente ora che Slash è appena caduto a terra, rivelando così di essere nudo come un verme.

“Perché Axl non ha obbligato il suo staff ad installare il monte Fuji come elemento della scenografia? Adesso sarebbe proprio utile, cazzo”

 

***

 

Act XII – Whatsoever I’ve fought off became my life

 

“Non ce ne andremo di qui finché non ci avrete detto che siamo heavy metal!”

Kim, Matt e Ben ridacchiano, così come il pubblico, mentre Chris continua a fare il pagliaccio, incitando il pubblico ad esaudire la sua richiesta.

Dopodiché legge rapidamente i suoi ringraziamenti e fa spazio agli altri componenti della band – sorridendo quando Matt, in una delle sue migliori performance da figlio modello, ringrazia sua madre per avergli permesso di suonare la batteria sin da quando era un ragazzino.

Le uniche cose che mancano all’appello sono la birra e il cibo gratis e Tony Bennett, ma è sicuro che ci saranno altre occasioni per incontrarlo e accasare finalmente sua madre con lui.

 

 

Sono quasi le cinque di mattina: la camera da letto è ancora immersa nella penombra e Susan deve sbattere le palpebre un paio di volte per potersi così abituare all’oscurità.

Non appena gira fianco, si accorge che il posto accanto a lei è vuoto; la donna resta in silenzio, chiedendosi dove Chris possa essere andato a cacciarsi, quando improvvisamente sente un gemito soffocato.

Susan si sporge immediatamente dal letto, trovando suo marito per terra, appallottolato come un riccio e singhiozzante.

La donna si alza e lo raggiunge, ma viene scacciata e, dopo l’iniziale riluttanza, non può far altro che ubbidire.

I tempi in cui la band ha vinto due Grammy – alla fin fine è successo soltanto nove mesi fa – e se ne stava praticamente sul tetto del mondo sembrano lontani anni luce… per non parlare dei tempi in cui si divertivano ancora facendo il loro lavoro.

Susan sospira e se ne torna a letto: sa però che non riuscirà più a chiudere occhio.

Sa che fuori sta sorgendo un nuovo giorno pieno di nostalgia e brutti pensieri e, purtroppo, questo lo sa anche Chris.

 

***

 

Act XIII – I stumbled on and all the world fell down

 

“Chris, non puoi nemmeno lontanamente immaginare quanto sia sollevato in questo momento…”

Chris guarda il chitarrista un po’ sbigottito, ma è una sensazione che dura soltanto per una manciata di secondi: “Già, anche Matt ha detto così…”

“Oh, hai visto Matt?”

“Sono andato a casa sua un paio di giorni fa, ed era felice di vedermi, così mi ha fatto sentire un paio d’idee per il gruppo… Le ho ascoltate – e devo dire che erano veramente buone – e non ho avuto il coraggio di dirgli il vero motivo per cui ero andato a trovarlo… Ma in qualche modo dovevo farlo, e così ho vuotato il sacco tutto d’un tratto, e sai che ha detto? ‘Beh, è un sollievo – devo ancora capire come potremmo andare avanti dopo quel che è successo a Honolulu’… Penso che la mia mandibola sia ancora sul pavimento della sua cantina”

“Già, posso immaginare… Ma non puoi biasimarlo, ha assolutamente ragione” Kim concorda con il batterista, e Chris annuisce con il capo “E Ben? Come ha reagito?”

A queste parole il cantante trasalisce ma se ne sta zitto, mentre la stanza sembra riempirsi solo della puzza di alcool emanata dai suoi vestiti – e anche dal suo corpo.

“Non l’ha presa bene, vero?”

È solo che-” Chris sospira, per poi riprendere a parlare “Non ha avuto una delle sue reazioni eclatanti, sai? Ed è quello che mi ha sconvolto, anche se potevi comunque vedere quanto cazzo lo avessi ferito… Mi sono sentito – e mi sento ancora – una merda, Kim

“Sai com’è fatto: sembra sempre che possa mandare tutto a puttane senza che gliene freghi un cazzo, ma credo che ora come ora sia l’unico che creda ancora nella possibilità di superare tutti i casini che stiamo attraversando… O, almeno, lo credeva fino a quando non gli hai dimostrato il contrario”

Già, lo penso anch’io… Ma sai cos’è la cosa più assurda? L’ho incontrato nel vialetto di casa sua ed era in compagnia di alcuni tizi con cui ha suonato – anzi, erano pure i fratelli di Andy – e ce ne siamo andati tutti in casa… e, dopo un po’, un amico di Ben se n’è venuto fuori con la storia che era l’anniversario del giorno in cui si sono sciolti i Beatles, così gli ho passato istintivamente la mia bottiglia di… non so cosa… Canadian Club? Forse? Comunque, ho passato la mia bottiglia a Ben e lui ha fatto un brindisi in onore di questa stracazzo di ricorrenza, e poi gli ho chiesto se potevamo parlare da soli, così siamo andati in cortile e gli ho detto tutto. E sai che cazzo ha fatto? Ha guardato per terra, c’ha sputato sopra e ha detto ‘Oh, va bene’. Proprio come quando gli avevamo chiesto di unirsi a noi – escludendo tutta la parte del ‘cazzo, certo che sì!’… Proprio come allora. Puoi crederci?”

Kim Thayil sta per rispondergli, ma non fa in tempo: Chris Cornell se n’è andato di nuovo.   

 

***

 

Act XIV – You tell yourself a hundred thousand times nobody ever lives forever

 

Il primo ad andarsene, tutto d’un tratto, è stato Andy: è stato in quel periodo che Seattle si è ritrovata completamente persa, quindi il successivo circo di promesse sacre – e non mantenute – riguardo disintossicazioni ed eventuali redenzioni non è stato altro che una naturale conseguenza di quella perdita.

Quattro anni dopo Superunknown era appena diventato numero uno in America quando avete scoperto che Kurt si era fatto saltare la testa in aria; non ricordi molto di quella sera – in seguito Kim aveva ammesso di non aver mai visto così tanti ragazzoni dai capelli lunghi, solitamente chiassosi, letteralmente distrutti – ma riesci comunque a rivedere te stesso intento a dire “Mi dispiace” a Ben, per poi dargli un lungo abbraccio con le lacrime agli occhi. Lui è paralizzato, quasi fosse un manichino inerme fra le tue braccia, e non può far altro che pensare a tutte le volte in cui ha provato a contattare Kurt senza alcun successo, perché aveva un brutto presentimento.

Successivamente era stata la volta di Shannon Hoon: la sua scomparsa era stata un duro colpo – specialmente per il fatto che tu abbia sempre notato molte somiglianze fra lui e Andy… entrambi erano sinceri, un po’ ingenui e a tratti persino infantili, con degli occhi grandi e lineamenti da cherubino, per cui perdere Shannon aveva fatto riemergere moltissime cicatrici – non si erano mai rimarginate, e probabilmente non lo faranno mai.

“Devo ancora ritrovare la collana con la forchetta che mi ha regalato…” pensa Chris, prendendosi una breve pausa da questa dolorosa passeggiata nel suo personalissimo palazzo della memoria; poco dopo sospira e riprende il tour da dove era stato interrotto.

Erano trascorsi un paio di anni quando, come un fulmine a ciel sereno, era morto anche Jeff Buckley: forse la sua era stata la scomparsa più dolorosa di tutte, dato che dietro non vi era lo zampino della droga… nessuno avrebbe potuto prevedere una fine del genere: era andato a farsi una nuotata e il fottutissimo Wolf River aveva deciso di tenerselo tutto per sé.

“And everywhere you think you see them walking down the street, when you miss somebody…”

 

 

E ora sei qui, vicino alla fontana del Seattle Center, intento a camminare a testa bassa mentre dagli altoparlanti la voce di Layne fuoriesce potente come sempre.

Eddie è al tuo fianco – ti ha solo accennato velocemente di aver scritto qualcosa su Layne e tu gli hai rivolto l’ombra di un sorriso, e da allora se n’è rimasto zitto – e siete entrambi contenti che i fan degli Alice In Chains non vengano a rompervi i coglioni.

All’improvviso incrociate Jeff Gilbert – il DJ di KZOK – che si affretta ad abbracciarti.

“Va tutto bene, Chris?” ti chiede piano, quasi per paura di disturbarti.

“Non va mai tutto bene in queste situazioni, Jeff… mai.” sospiri, andandotene poi via con Eddie – che sembra veramente distrutto – con l’intenzione di cercare Jerry.

Lo trovate in un angolo e lui ti saluta con un sorrisetto appartenente al Jerry dei bei tempi andati, probabilmente per via dei tuoi capelli.

“Ehm, non sapevo che altro fare…”

“Non preoccuparti, a lui sarebbero piaciuti… andava piuttosto fiero di tutte le troiate che si faceva ai capelli, eh?” sorride ancora, per poi abbracciare sia te che Eddie.

 

 

La funzione si svolge il 28 aprile, su un’isola non troppo distante dall’Emerald City, così dovete prendere tutti un traghetto per recarvi sul posto – durante il viaggio ti fumi delle sigarette in compagnia di Mike Inez, standovene seduti a prua, entrambi ad ascoltare il suono delle onde in un religioso silenzio.

La cerimonia è intima e toccante: tu e le sorelle Wilson vi esibite in una versione di Ring Them Bells di Dylan – che Layne aveva a sua volta inciso con le due componenti delle HeartLanegan canta la sua Last One In The World e il programma del funerale include anche una profonda e commovente eulogia scritta da Barrett Martin.

Alla fine del giorno ognuno fa ritorno alla propria vita, chiedendosi quanto lutto li stia ancora aspettando dietro l’angolo.

Speri soltanto che questa strada sia tutta diritta.  

 

***

 

Act XV – I’ve been drinking life while you’ve been nauseous

 

“Che cazzo ci faccio qui?!” pensi, mentre lo staff di Mark Romanek ti piazza esattamente al centro di una piattaforma sospesa, quasi fossi una bambola di pezza.

E, in un certo senso, un po’ manichino lo sei: venti minuti fa te ne stavi ancora alla clinica di disintossicazione, mentre adesso sei… dove cazzo sei, Cornell?

Non hai ancora visto Tom, Brad e nemmeno Tim, e tutto quello che al momento sei in grado di fare è soltanto sperare che questa tortura finisca il prima possibile: da quando te ne sei andato in comunità, il quindicenne che passava i suoi giorni trincerato nella propria stanza è riemerso prepotentemente.

“And so I drink to health, while you kill yourself…”

Era iniziato tutto con le birre e la tequila e la vodka scolate durante le innumerevoli scorribande in Canada – tu, un tredicenne come tanti altri, volevi soltanto goderti la tua giovinezza al massimo, proprio come i tuoi fratelli – per poi protrarsi negli anni successivi; non potevi trovare Chris senza una bottiglia di alcool ben stretta tra le mani – e pure nel suo stomaco.

Poi era arrivato il momento di Euphoria Morning che, nonostante il nome, non era stato affatto un momento gioioso: avevi smesso di mangiare, diventando così il cuscino di ossa che avevi nominato in uno dei tuoi ultimi brani.

I deboli tentativi di darti una regolata erano serviti a ben poco: paradossalmente, l’anoressia e l’alcool avevano divorato i tuoi rapporti sia con Susan che con la piccola Lillian Jean, portandoti così alla decisione di entrare finalmente in una struttura specializzata nel combattere le dipendenze, ed è ancora lì che te ne stai.

Comunque, contrariamente a quello che stai cantando in playback proprio in questo istante, non vuoi che nessuno ti capisca: non sei Cochise, non sei un leggendario capo degli Indiani d’America… non sei un martire, né tantomeno un profeta.

 

***

 

Act XVI – Never would have guessed you’d fill my open arms

 

“Vuoi tu, Christopher John Cornell, prendere come legittima sposa la qui presente Vicky Karayiannis?”

Chris trasalisce un po’, preso alla sprovvista: non lo ammetterà mai, ma si era incantato a guardare quant’è bella Vicky nel suo abito di tulle rigorosamente bianco.

“Certo! Cioè, voglio dire, sì… Lo voglio.” si affretta a correggersi, mentre la sua quasi-moglie scoppia a ridere.

“E vuoi tu, Vicky Karayiannis, prendere come legittimo sposo il qui presente Christopher John Cornell?”

“Lo voglio.” sorride lei, profondamente emozionata.

“Ebbene, io vi dichiaro marito e moglie… Ora può baciare la sposa.”

 

 

Eddai, papàààà! Dobbiamo per forza starcene qui a guardare questa cosa? È roba da femmineeee!”

Oooh, stai zitto, Chris!” Toni zittisce immediatamente il fratello mollandogli uno spintone, gesto che fa ridere di cuore i loro genitori.

“No, Lil C, hai ragione… Prendi la tua mazza da baseball, così ce ne andiamo un po’ fuori a fare un paio di lanci come si deve…” Cornell senior arruffa i capelli del figlio, ed entrambi si dirigono verso il cortile.

“Mamma, non è che potresti riavvolgere un po’ la videocassetta? Sai com’è, lo zoo ha aperto le gabbie e non sono riuscita a sentire nulla, uff”

“Certamente, cara… certamente” Vicky ride e, mentre cerca il telecomando, ne approfitta per dare un lungo abbraccio alla piccola Toni.

 

***

 

Act XVII – I’ve been away for too long

 

@chriscornell: The 12 year break is over & school is back in session. Sign up now.

Knights of the Soundtable ride again! www.soundgardenworld.com

 

Chris preme “Twitta”, per poi girarsi con un sorrisetto soddisfatto.

“Beh, che ve ne pare?”

“Notevole, Cornell… una minchiata sulla scia dei Cavalieri dell’Apocalisse, se devo essere sincero” Shepherd si tocca il mento, mentre un ampio sorriso inizia a farsi spazio sulle sue labbra, e il cantante si fa una bella risata.

“Esattamente! Penso che un po’ tutti i media si metteranno a scrivere che lo stiamo facendo a causa della reunion degli Alice In Chains – per non parlare poi dei Pearl Jam…”

Hey, amico, chiudi il becco! Ti ricordo che abbiamo una spia in incognito fra noi!” Ben indica scherzosamente il batterista che, a quelle parole, scoppia a ridere e lo invita ad andare a cagare.

“Io credo proprio che là fuori la gente inizierà ad andare fuori di testa… voglio dire, fino a qualche mese fa ti riferivi a quest’evento come se fosse stato una stracazzo di peste o qualcosa del genere” Matt interviene nella conversazione, rivolgendosi a Chris e ridacchiando, ma si zittisce immediatamente perché Kim sta muovendo la propria birra, chiaro segnale di come egli voglia fare un brindisi in onore della piacevole novità.

“Niente, volevo solo augurare a voi baldi giovini un felice 2010 e… che la Forza sia con voi, ecco.”

“… in passato la gente si azzardava sul serio a chiamarciFrowngarden’? Porca puttana, ‘sta cosa è spassosissima! Se solo potessero vederci ora… direi che Clowngarden ci si addice di più, eh?”

 

***

 

Act XVIII – Walk with me

 

«È-è difficile da-da spiegare, ma, uhm, è… Fino a quel momento, penso che la vita fosse stata molto buona con noi… con noi musicisti di quell’ambiente, impegnati a fare musica… Uhm…

Cioè, il mondo era nostro e avevamo sostegno, ci sostenevamo a vicenda, e lui era questa sorta di faro sopra noi tutti, e vederlo attaccato a quelle macchine, uhm, è-è stata la…

Credo la morte dell’innocenza del-del nostro ambiente musicale.

Non è successo dopo, quando la gente ha iniziato a dire che… che il suicidio di Kurt fosse stato la fine della nostra innocenza.

Non è così… era stato quello. Era stato entrare in quella stanza d’ospedale.»

 

Chris sospira, cercando di trattenere le lacrime che stanno provando a scivolargli lungo gli zigomi, mentre nel frattempo una delle sue foto preferite di Andy appare sullo schermo.

Circa venti minuti dopo, non può trattenere la commozione a causa di quello che McCready ha appena detto, ovvero “Eddie era molto timido all’inizio, molto impacciato. Credo che non si sentisse a proprio agio… finché, una sera, non è uscito con Cornell” e il fatto che Matt abbia aggiunto un “Ha preso Eddie sotto la propria ala non appena lui si è trasferito qui, e a volte mi chiedo se non sia stato per il vuoto che sentiva a causa della morte di Andy – per avere un altro cantante estremamente dotato con cui poter discutere delle proprie idee o con cui relazionarsi… so che Eddie lo vedeva come un vero e proprio mentore, e credo che questo gli abbia infuso molta sicurezza.” che ha sortito in lui l’effetto di un vero e proprio cazzotto in pieno volto… per non parlare poi degli spezzoni di lui ed Eddie intenti a cantare insieme e rincorrersi a vicenda, un gioco che si conclude con Ed sulle sue spalle, quasi fosse un bambino.

Chris ricorda distintamente quel momento – il battesimo di Eddie, e lui che pensava “ok, Seattle, ora questo è il tuo uomo” – come se fosse successo ieri, ed è parecchio scosso da tutte queste sensazioni.

Cameron Crowe, seduto al suo fianco, gli allunga un fazzoletto di nascosto con un mezzo sorriso.

“Sono contento di poter guardare questo documentario con te, Chris… ne sono veramente contento” dice, mentre Cornell borbotta un “Bastardo, pensavo di aver esaurito la mia riserva di lacrime!” che riesce a far scoppiare a ridere il regista.

Ma Cameron ha ragione: Chris è veramente felice di avere la possibilità di guardare questo film… è veramente felice di essere qui in questo preciso istante, intento ad ammirare la storia dei suoi amici – una storia che lui stesso ha contribuito a scrivere.

 

***

 

Act XIX – Now I’m looking for a brighter side

 

“O. PORCA. PUTTANA!” Dave è in preda ad un headbanging furioso praticamente da quando l’ultimo album dei Soundgarden ha iniziato a suonare, ma questa canzone?!

“Un pezzo di carta a meeee! Su, tesorino, vieni da papà!”

Il front-man dei Foo Fighters si precipita a scribacchiare le proprie idee non proprio normali su un post-it, per poi ricopiarle in un’e-mail destinata a Matt Cameron.

Il tempo di un paio d’ore e nella sua casella postale c’è già un nuovo messaggio.

 

Da: matt_fuckin_cameron@jmail.com

A: fresh-grohls@inlook.com

Oggetto: RE: un’offerta che non potrete rifiutare!

 

Hey, Dave! Come va?

Lasciatelo dire: la tua idea è una figata assurda e io e gli altri ci stiamo pisciando sotto dalle risate…

Ma non so se gireremo un video per By Crooked Steps, ok?

Penso che dovrai concederci un po’ di tempo per pensarci su… Comunque sia, lavorare con te sarebbe magnifico!

Stammi bene e ancora congratulazioni per i vostri 5 Grammy!

You guys rock ;)

 

Matt

 

Un po’ di tempo per pensarci su? Mi state prendendo per il culo?! Ma col cazzo, I’m gonna direct the shit out of it!” esclama Grohl, agitando il pugno nell’aria.

 

 

Occazzo, proprio come nel video di My Wave!” Ben dà un paio di colpetti sul casco di Matt, ridendo come un cretino.

“Non era mica in quello di Pretty Noose?” interviene Kim, incontrando il consenso di Cornell e Cameron.

“Esatto, è solo che Manimal ha un po’ le idee confuse… sai, suo fratello directed the shit out of it” il batterista si appresta a sfottere il proprio compagno di band.

“Chiudi il becco, compagno d’armi!” Grohl li raggiunge, mollando un cazzotto amichevole sul braccio di Matt “Sono il tuo capo, e tu non devi nominare il nome di Dio invano!”

“Non oserei mai!” il diretto interessato alza le mani per dichiarare la propria innocenza, un ghignetto dipinto sulle labbra.

“Perfetto, bella gente, il tè e annessi biscotti arriveranno più tardi, quindi adesso piantatela di fare salotto e andate a lavorare, ok? Sciò!”

“SISSIGNORE!” esclamano tutti i componenti dei Soundgarden, dirigendosi verso i rispettivi segways – i bolidi perfetti per loro.

 

***

 

Act XX – Should a good life be so hard won?

 

Chris Cornell riaggancia: ha appena finito di chiacchierare con Gossard – è stato lui a telefonargli per augurargli un buon compleanno, Stone è noto per la sua abitudine di dimenticare cose e ricorrenze, persino quelle che lo riguardano in prima persona – e ora è finalmente libero di godersi la propria colazione.

Ieri sera i Soundgarden si sono esibiti a Las Vegas e oggi hanno la giornata libera perché, diciamocelo, uno non compie cinquant’anni tutti i giorni, giusto?

Così, ora che sta leggendo il giornale, sorseggiando anche un po’ di succo, Chris ha tutto il tempo di stilare anche un bilancio degli alti e bassi della sua vita.

Si ricorda Reznor che aveva espresso in un tweet tutto l’imbarazzo che l’ascolto di Scream aveva suscitato in lui e anche la chat in cui Ament aveva confessato ad alcuni fan di non riuscire a capire che cazzo stesse passando per la mente di Chris… già, forse avrebbe dovuto seguire l’esempio di Eddie – essere convinti che Timbaland fosse soltanto una marca di scarpe sarebbe stata la cosa più giusta da fare.

Comunque, da allora erano passati cinque anni e nel frattempo erano successe un sacco di cose fantastiche: i Soundgarden erano tornati alla ribalta, e il recente tour europeo – con McCready che ogni tanto è zompato sul palco per suonare Superunknown con loro, Toni e Chris junior che hanno adorato visitare le varie città, l’incontro con Jimmy Page in persona, Ben che ha regalato uno dei propri bassi ad un fan italiano, gli Alice In Chains ospiti nel suo appartamento romano – non è stato altro che un insieme di eventi strepitosi.

E sì, a proposito della casa a Roma… forse distruggere il soffitto con il cannoncino di stelle filanti e coriandoli non è stata una mossa che tutti si aspetterebbero da uno di 49 anni e passa, ma io cosa posso dire per giustificarlo?

Forever young, I wanna be forever young…Cornell inizia a cantare tra sé e sé, sorridendo quando i figli si precipitano a coprirgli gli occhi con le loro manine, sempre senza smettere di augurargli un felice compleanno.

In fondo al proprio cuore Chris Cornell sa che hanno ragione – eh, già, hanno dannatamente ragione.

   
 
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