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Autore: King_Peter    22/07/2014    8 recensioni
[Percabeth]
Stava cadendo a pezzi.
Anche se non voleva dare soddisfazione alla parte passionale di sé stessa, Annabeth, nel profondo, sapeva di stare oltrepassando il limite, sapeva di aver intrapreso la strada della pazzia continuando a torturarsi a furia di cercare la risposta ad un perchè campato per aria.

"Perdonami Annabeth." pregò lui, la voce tirata e zuppa di sudore, cercando ancora di tirarla su, inutilmente, "Non avrei mai dovuto tradirti."
Una lacrima bagnò le loro mani, unite, le unghia della figlia di Atena che scavavano nel palmo della mano di Percy in cerca di un aggrappo.
"Per sempre?" chiese la figlia della saggezza, abbozzando un sorriso malinconico e triste.
"Per sempre." concordò Percy.
Poi Annabeth chiuse gli occhi, lasciando la presa, cadendo nel vuoto più assoluto, riconoscendo che era sopravvissuta ad una caduta nel Tartaro, ma non poteva fare altrettanto adesso.
Game Over.

{Quinta classificata al contest Di Semidei, Mitologia e amore di kuma_cla}
Genere: Angst, Fluff, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: King_Peter (sia sul forum che su Efp)
Titolo:  Game Over.
Pairing e personaggi:  Percabeth/Pseudo Percico. Annabeth Chase, Percy Jackson, Nico di Angelo.
Rating:  Giallo 
Genere:  Angst, Fluff, Suspence
Avvertimenti:  Missing Moments
Note:  Ok, diciamo che la storia non doveva prendere questa piega, almeno non all'inizio :3 Sono un fervido shipper della Percabeth, ma ho provato a scrivere una Percico vista dagli occhi di Annabeth u-u
Non potete capire come mi ha fatto soffrire la sua condizione e anche scrivere di lei mentre si dispera perché Percy l'ha lasciata per Nico çwç 
I Percico shipper possono odiarmi, ma rimarrò sempre fedele alla Percabeth, sempre e comunque :')
La storia non è ... ehm, come ve l'aspettate, spero u.u Ho cercato di renderla il più originale possibile e spero io ci sia riuscito :3 
Piccola nota per la giudiciaH del contest al quale la storia partecipa :') 
Credo di aver rispettato il setting dato che l'Argo c'è, la coppia c'é ed è anche ricca di suspance ewe Quindi spero vivamente di essermi attenuto alla traccia :3
Ti avevo chiesto se potevo descrivere la coppia con gli occhi di un altro personaggio dato che volevo scrivere Percico, ma poi ho optato per una maggiore introspezione della Percabeth *^*
Detto questo, mi dileguo altrimenti Zeus mi fulmina u-u 
Buona lettura a tutti! :3 

p.s. Sappiate che sono un ragazzo xD Semidei avvisati, mezzi salvati u-u



Forever?
Forever, of course

 
 
Annabeth staccò gli occhi dal display luminoso dell'I-pod, le cuffie nelle sue orecchie che continuavano a mandare "This is the end" di Adele: in ogni caso, la musica non aiutava a migliorare il suo umore, più tormentato della stessa tempesta grigia che si agitava folle nei suoi occhi, duri come sfere d'acciaio.
Persino nella solitudine della sua cabina, dove c'era solo il ritmo del suo respiro a scandire il suo tempo, una strana sensazione di inquietudine le scivolava addosso, facendola sentire come un'estranea, una reietta o come un comandante che aveva appena abbandonato la sua nave.
Che ironia, quando era lei ad essere stata abbandonata!
Adele continuava a cantare, mentre Annabeth osservava senza interesse ciò che aveva intorno, accarezzando gelosamente la collana di terracotta del campo, scorrendo le dita su ogni perla dipinta, evocando ricordi troppo dolori che, in quel momento, non aveva la forza di affrontare.
La luce della luna bussò delicatamente all'oblò della sua cabina, disegnando una civetta d'ombra per terra, gli occhi che la guardavano malevoli, la bocca che si curvava in quello che ad Annabeth sembrò un sorrisetto compiaciuto, come se avesse sempre saputo ciò che era successo.
Stava cadendo a pezzi.
Anche se non voleva dare soddisfazione alla parte passionale di sé stessa, Annabeth, nel profondo, sapeva di stare oltrepassando il limite, sapeva di aver intrapreso la strada della pazzia continuando a torturarsi a furia di cercare la risposta ad un perchè campato per aria.
La cosa che le faceva più male era il fatto che Percy l'aveva trattata come una bambola che, ormai vecchia, era stata gettata tra i rifiuti per poterne comprare una nuova.
E, in quel caso, quella maledetta bambola nuova rispondeva al nome di Nico di Angelo.
Annabeth non riusciva ancora a capire come un marmocchio di appena tredici anni fosse riuscito dove lei aveva fallito, non riusciva a capacitarsi di come l'amore che li aveva uniti per così tanto tempo, ora fosse andato spezzato in più di mille pezzi, distrutto come uno specchio malvagio che le aveva sempre mostrato un riflesso vago, falso della realtà.
Annabeth non aveva una risposta.
Una parte di lei voleva solo che qualcuno staccasse la sua spina, resettasse il suo hard disk e lo riprogrammasse in modo da non sentire più dolore.
Il punto in cui aveva preso una coltellata avvelenata per proteggere quell'idiota di Percy sembrava bruciare di nuovo, con più forza, mentre Annabeth scattava a sedere sul letto e scagliava lontano l'I-pod e le sue cuffie.
Era stanca, troppo stanca per continuare ad andare avanti in quel modo.
Si prese la testa tra le mani, i capelli biondi sporchi e in disordine, il viso scarno e desolato come la faccia buia della luna a causa del suo lungo, volontario esilio, portato avanti solo dalla collera e dall'odio.
La cabina, che aveva sempre tenuto il più ordinato possibile per potersi concentrare, ora era un guazzabuglio di cianfrusaglie e scartoffie, un oceano di confusione che rispecchiava il suo tormento interiore, la sua fame cieca di risposte e di vendetta.
Insaziabile.
L'unico parte sgombro della sua cabina era il punto in cui era appeso il berretto dei New York Yankees che, inutilizzabile, serviva solo a ricordarle il suo fallimento: la sua mente volò al Monte Sant'Elena, dove lei e Percy si erano scambiato il loro primo, vero bacio.
“Basta!” ordinò a sé stessa, alzandosi e pestando i piedi nudi a terra.
Il logo azzurro di Dedalo scintillava debolmente nell'oscurità, soppresso dalla forza del buio e dall'informità della massa di coperte del letto di Annabeth.
In che cosa si stava trasformando?
Si era sempre detta che l'uomo era diverso da un qualsiasi animale perché aveva ricevuto il dono della parola, dell'intelligenza: allora perché, adesso, Annabeth si stava trasformando in un mostro?
Soffiò alle ombre della sua cabina in cerca di un potenziale, fantasmagorico nemico, mentre fuori dalla sua cabina, dei passi facevano scricchiolare le sottili assi di legno del sottocoperta: Percy camminava in punta di piedi, guidato dalla luce tremula di piccole lanterne a gas che Leo aveva istallato nel corridoio delle cabine.
Stava infrangendo il coprifuoco ed Annabeth era sicura che, se il coatch Hedge fosse lì, Percy sarebbe stato strozzato seduta stante.
Se era per questo, Annabeth si sarebbe offerta volontaria per farlo lei stessa.
Il figlio di Poseidone si spinse sul ponte, non accorgendosi di fare più rumore di una mandria di bufali idrofobi sul ciglio del letto di un fiume, mentre sulle labbra della figlia della saggezza balenava un sorriso spento, spazzato via da una smorfia di dolore, così come i ricordi che si facevano troppo vividi, tizzoni ardenti sulle sue ferite ancora aperte.
La luce della luna rischiarava il ponte della nave, accompagnando il dolce sospiro del vento tra le vele e il sartiame della nave: Leo era a prua, al comando durante il turno di notte, armeggiando con attrezzi e pulsanti, mossa da un’iperattività persino superiore a tutti gli standard semidivini, mentre Percy si dirigeva a poppa, dove le ombre sembravano farsi più solide, quasi concrete.
Nico era lì, ad aspettarlo, lontano da occhi e orecchie indiscreti, a parte Annabeth, ovviamente.
La figlia della saggezza incespicò su alcune funi, imprecando sottovoce e rischiando più volte di cadere per via del ponte scivoloso della nave.
"Nico." sussurrò Percy, lasciandosi stringere dalle sue braccia pallide, bloccando persino il tempo quando le labbra del figlio di Ade sfiorarono le sue.
La sua razione gli impose di non guardare, ma Annabeth non volle scostare lo sguardo, affondando le unghia nel palmo della mano, lasciando piccole mezzelune rosse nella pelle.
Ormai era al limite della sopportazione.
Si portò dietro una delle baliste di poppa, un pugnale infisso nel cuore, continuando ad ascoltare i sussurri segreti che i due si scambiavano, il suo cuore masochista che voleva dimenticare e che, eppure, aveva ancora voglia di gemere e soffrire sul falò ardente dei suoi sentimenti.
"Nico." sussurrò ancora Percy, i capelli neri spazzati via dallo scirocco di fine luglio, caldo, ma un dito freddo accarezzò la schiena di Annabeth.
"Dovremmo dirlo agli altri." continuò il figlio di Poseidone, la voce impastata di paura e insicurezza, "Anche se ... "
La bocca di Annabeth era ricolma di disgusto, i suoi occhi un oceano di fiamme e dolore: non lo avevano ancora rivelato a nessuno! Dunque era lei da sola a dover sopportare il carico della vergogna!
Una volta Zoe Nightshade le aveva proposto di unirsi alle Cacciatrici, le aveva detto che i ragazzi l'avrebbero sempre tradita, usata per i loro sporchi scopi.
Era dura da ammettere, ma Zoe aveva ragione: prima Luke, poi Percy.
Non c'era più nulla che potesse fare per curare il suo cuore infranto, spezzato da due mani nude e insensibili.
"Percy." chiamò preoccupato Nico, gli occhi nero ossidiana che riflettevano freddi ed alteri il chiarore della luna, "Ci stai ripensando? Stai ripensando a noi due perché sei ancora innamorato di ... "
"Me."
La voce di Annabeth era roca e cupa, mentre usciva a testa alta dal suo nascondiglio, lasciando che la luce dell'astro notturno rischiarasse le sue orbite infossate a causa delle lacrime amare che aveva versato.
Nico la guardò gelido, puntandole i suoi occhi scuri addosso: se lo sguardo avesse potuto uccidere, Annabeth sarebbe già morta.
Tuttavia era quasi divertente sostenere lo sguardo deciso di Nico, ma la sua maschera fredda e insensibile vacillò quando incontrò gli occhi verde mare di Percy: per quanto Annabeth volesse odiarlo con tutte le sue forze, non ce la faceva, il suo cuore si rifiutava di collaborare, tutte le cellule del suo corpo urlavano al tradimento, quasi come se avesse deciso volontariamente di amputarsi una mano.
"Annabeth, io ... " tentò il figlio di Poseidone, ma lei lo zittì con un'occhiata che avrebbe fatto gelare anche il sangue dello stesso Zeus.
"Ti prego, risparmiami le tue bugie." disse sprezzante, appoggiandosi stancamente alla balaustra di poppa, osservando le nuvole scure che si addensavano sulla Grecia.
"Percy, sta cercando di confonderti." lo mise in guardo Nico, afferrandolo per un braccio come per avvinarlo a sé, geloso di come Annabeth esercitasse ancora una pressione così forte su di lui.
La figlia di Atena rise, una risata isterica e sguaiata.
Ignorò completamente il figlio di Ade, ancorando i suoi occhi grigio tempesta a quelli verde mare di Percy, riversandoci dentro tutto quello che era rimasto del loro amore.
"Me ne farò una ragione." convenne, dura, rivolgendosi chiaramente a Nico, "Ma prima devi giurarmi che non ti importa più nulla di me. Dimmi che hai dimenticato tutto ciò che abbiamo passato insieme, ogni singolo attimo in cui hai provato a chiamarmi amore."
La sua voce era un unico groviglio di risentimento e rabbia, dolore intessuto assieme alla frustrazione, paura ed insicurezza legate da un filo sottile di pazzia, per dare origine ad un mix tossico di sostanze che confluivano tutte nelle vene di Annabeth.
"Annabeth ... "
"Giuralo!" ordinò lei, evitando la sua mano, premurosa, che cercava un suo contatto, di ristabilire il debole equilibrio che era rimasto fra loro.
Per un attimo ci fu il silenzio: Nico che guardava Annabeth, Annabeth che squadrava Nico, Percy che sbatteva le pupille da una parte all'altra, come in preda ad un'assurda partita di ping pong.
"È solo un verbo, Percy!" sostenne lei, perentoria, agitando la mano nella notte, "Uno stupido verbo!" lo incalzò Annabeth, muovendosi verso di lui, accorgendosi troppo tardi del guaio in cui si era cacciata.
La notte, il ponte scivoloso, i piedi nudi: Annabeth inciampò sui nodi di alcune funi, venendo sbalzata da una folata di vento fuori dalla nave, riuscendo miracolosamente ad aggrapparsi alla mano di Percy, un urlo compresso nei suoi polmoni.
Gli occhi del figlio di Poseidone erano colmi di lacrime.
"Nico, aiutami!", ma il figlio di Ade rimase al suo posto, fondendosi con le ombre, "AIUTO!" urlò Percy agli altri membri della nave, però nessuno venne in suo soccorso.
Erano soli.
Percy strinse i denti, la fronte aggrottata e imperlata di sudore per lo sforzo che stava compiendo.
"Non ce la faccio." piagnucolò il ragazzo, sporgendosi sul parapetto della nave e rischiando anch'egli di cadere nel vuoto, un salto che lo avrebbe condotto molti metri più in basso e fatto sfracellare sul pelo dell’acqua ad una velocità simile ad una supernova.
Fu allora che la maschera di Annabeth crollò.
"Perdonami Annabeth." pregò lui, la voce tirata e zuppa di sudore, cercando ancora di tirarla su, inutilmente, "Non avrei mai dovuto tradirti."
In quel momento Annabeth si sciolse, completamente, e assieme a lei si diramò il grumo di dolore e rabbia che aveva sentito stretto sul petto per giorni e giorni, finalmente libera di respirare.
Una lacrima bagnò le loro mani, unite, le unghia della figlia di Atena che scavavano nel palmo della mano di Percy in cerca di un aggrappo
"Annabeth ti ... "
Lei lo zittì con lo sguardo.
"Per sempre?" chiese la figlia della saggezza, abbozzando un sorriso malinconico e triste.
"Per sempre." concordò Percy.
Poi Annabeth chiuse gli occhi, lasciando la presa, cadendo nel vuoto più assoluto, riconoscendo che era sopravvissuta ad una caduta nel Tartaro, ma che non poteva fare altrettanto adesso.
Game Over.
 
 
 
 
Il buio, poi la luce.
Annabeth sgranò gli occhi, muovendo ritmicamente le gambe con la sensazione di stare ancora cadendo, inspirando profondamente mentre il cuore le martellava nel petto, come a voler uscire dalla sua prigione di carne ed ossa.
Si tolse il casco dalla testa, rivelando una cascata dai riccioli biondi, ripromettendosi di strozzare Leo appena fosse stato possibile.
Per un terribile attimo, Annabeth temette di trovarsi ancora nel videogame, ma dovette ricredersi quando gli occhi di Percy fecero capolino da sotto il casco della realtà virtuale e il suo cuore ebbe un tuffo.
Nico fu l'ultimo a disconnettersi dal gioco.
"Fantastico questo generatore di storie casuali!" esultò Percy, gli occhi verde mare scintillavano come due piccoli smeraldi incastonati sul suo viso abbronzato.
Era delusione quella che Annabeth vedeva sul volto di Nico?
L'Argo II navigava sulle acque dell'Egeo, mentre il sole, fuori, risplendeva con tutta la sua forza, facendo scintillare l'acqua del mare come se un migliaio di specchi avessero preso possesso dei fondali della Grecia.
"Mi hai fatto morire!" protestò Annabeth, incrociando le braccia al petto e mettendogli il broncio che fu costretta a far cadere quando Percy le rivolse la sua miglior occhiata da cucciolo di foca smarrito.
Rise, poi saltò sulle sue ginocchia mentre Nico si allontanava, giocando con i suoi capelli neri che lo facevano assomigliare ad un pirata.
"Ti amo." le sussurrò Percy, lasciandosi andare ad un caldo bacio appassionante.
Annabeth sorrise, prendendo il suo volto tra le mani, assaporando il suo odore di mare fino in fondo.
"Non mi è piaciuta quella storia." commentò lei, facendogli gli occhi dolci, "Tu sei solo mio, chiaro?"
Lui alzò le mani in segno di resa, trattenendo una risata.
"Per sempre?" chiese Percy, accostandosi a lei per ricevere un altro bacio.
"Per sempre, mon amour."
 
 

 
The End
 
 
 
  
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