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Autore: Lucreziaaaas    22/07/2014    0 recensioni
“Certo. Io conto sempre, ci pensi mai che la vita è fatta di numeri? Ci pensi che tutto questo non potrà mai fermarsi? Cosa ne sarà di noi quando il nostro susseguirsi di cifre terminerà? Moriremo. Altre generazioni poi, vivranno in altri numeri e così via..”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Contare. Solo così potevano passare minuti all’apparenza interminabili. Contare fino a cento, fermarsi e poi ripartire. Fin da piccola avevo l’abitudine di contare. Contavo prima dell’inizio di un cartone animato, contavo prima di addormentarmi, contavo persino prima che fosse pronta la cena. Scorrere i numeri, solo così il ritmo veniva scandito alla perfezione e niente sembrava irraggiungibile. Nonostante il tempo sembrasse fermo, tu eri consapevole che stesse andando avanti. Perché contare mi ha sempre fatto credere che la vita non potesse mai e poi mai fermarsi, che fosse un continuo scorrere. 

Ma ora lo stavo perdendo, si quell’infinito conto che aleggiava nella mia testa, lo stavo davvero perdendo.

«Dannazione Jay mi stai ascoltando?»

«Cos.. Che hai detto?» Chiesi confusa non rendendomi conto della situazione attorno a me.

«Sono due ore che tento di spiegarti la letteratura dei primi anni dell’ottocento e tu non fai altro che posare il tuo sguardo su un oggetto a caso della stanza e non ti curi nemmeno delle mie parole» mi spiegò pazientemente Ethan seduto al mio fianco.

«Scusami, sono distratta. Pausa?» Chiesi implorante.

«Jay, domani hai un’esame e ti manca almeno metà programma» affermò lui con le spalle cariche di senso del dovere e di saggezza.

«Sai Ethan stavo contando.. Lo faccio sempre» mi sorpresi di averlo detto.

«Cosa stavi contando?» Mi chiese curioso.

«Nulla, semplicemente contavo, facevo scorrere i numeri nella mia testa.. Il tempo passava ma nulla sembrava cambiare davvero. Sai se non avessi contato avrei giurato che il tempo non stesse passando veramente» ammisi seria.

«Jay stai bene?»  

«Certo. Io conto sempre, ci pensi mai che la vita è fatta di numeri? Ci pensi che tutto questo non potrà mai fermarsi? Cosa ne sarà di noi quando il nostro susseguirsi di cifre terminerà? Moriremo. Altre generazioni poi, vivranno nei prossimi secondi e così via..» continuai.

«Vado a prenderti dell’acqua, preferisci il thè?» Divagò Ethan.

«Ethan ci pensi mai che abbiamo venti anni, e in venti anni io ho vissuto settemilatrecento giorni, esattamente quattrocentotrentottomila ore e ventisei milioni e duecentottantamila minuti.. Cos’ho concluso in tutto questo tempo?» 

«Jay, che ti succede?» chiese lui con una parvenza di preoccupazione dipinta in volto.

«Sono terribilmente infelice Ethan e ho paura, paura dei prossimi numeri, dei prossimi attimi. Ho fallito così tante volte nella mia vita, non voglio fallire ancora.. Ti ho sempre respinto e nonostante tutto tu sei ancora qui che cerchi di aiutarmi» dissi tentando di trattenere una piccola lacrima sfuggita dalle mie iridi.

«Perché vorresti continuare a starmi vicino?» chiesi in seguito.

«Lo sai Jay, sei tra le persone più importanti della mia vita, non c’è un perché. É così e basta, sei piombata all’improvviso e non sono più riuscito a fare a meno di te. Mi hai respinto, sì, almeno tre volte, ma sono qui perché non voglio perderti..» cercò di spiegarmi Ethan.

«Ethan ho paura.»

«Stringimi la mano» mi sussurrò. Feci ciò che mi suggerì e gli presi la sua mano tra le mie.

«Va meglio?» mi chiese l’attimo seguente.

«Ho ancora più paura» gli confessai con la voce tremante.

«Non devi Jay, non devi avere paura. La mano che stai stringendo tra le tue ci sarà sempre per te.. Io ci sarò sempre e non devi temere di restare sola o sentirti abbandonata. Sai…  Potrebbe succedere qualsiasi cosa; potremmo anche essere colpiti da un meteorite in questo preciso istante, ma io non ti lascerò mai.» ribadì Ethan.

«Lo senti? Stai facendo fermare il tempo» lo avvertii.

«Come?»

«Non sto contando ora, posso dire che il tempo si è fermato per qualche istante. Io non stavo contando e nella mia testa tutto era fermo. Se mi innamorassi potrei fermare il tempo?» chiesi titubante. 

«Jay, tu puoi sempre fermare il tempo. Tu puoi decidere di fermarlo, racchiudere da qualche parte ciò che provi o che hai provato nell’istante in cui hai sentito il tempo fermarsi e poi puoi decidere di farlo tornare a scorrere» mi rassicurò.

Non mi ero mai aperta con Ethan, lo consideravo il mio migliore amico da quando l’avevo conosciuto, ma il fatto di volerlo considerare così era solo uno strano modo per non ammettere a me stessa ciò che realmente lui mi suscitava. Ero a conoscenza dell’interesse che lui aveva nei miei confronti e mi faceva un piacere che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Sentirsi apprezzata, voluta, amata in quel modo mi faceva sentire viva in un certo senso. Ma ero anche terribilmente spaventata, spaesata, angosciata. Avevo paura di soffrire e di farlo soffrire.

«Io vorrei fermare ogni istante che passo insieme a te.» gli dissi sotto voce.

«Penso che sia la cosa più sincera e dolce che tu mi abbia mai detto Jay»

«Non voglio soffrire Ethan. Voglio smettere di contare, voglio smettere di far andare avanti il tempo, smettere di aspettare.. Vorrei vivere senza la paura degli attimi, senza la paura che ogni secondo possa diventare oscuro o troppo luminoso, vorrei solo lasciarmi andare e ignorare il tempo.. Vorrei smetterla di sbagliare e di fallire» confessai infine ormai con la voce rotta da un pianto raro. Uno di quei pianti vivi, onesti. Un pianto che non ero solita fare.

«Jay, tu non hai mai fallito e non fallirai.. Lasciati andare» constatò.

«Ti va di fermare il tempo insieme a me?»

«Certo, qualsiasi cosa significhi per te, mi va» rispose Ethan.

«Non so cosa possa significare ma sento che è qualcosa di molto serio, di davvero importante» lo avvisai.

«Così mi spaventi Jay..»

«Lo sai che io non parlo di queste cose di solito..» ammisi imbarazzata.

«Sapevo che avresti avuto bisogno di tempo prima di poterti aprire con me..» mi tranquillizzò.

«Se decidessi di voler fermare il mio tempo con te, poi chissà quali potrebbero essere le conseguenze.. É questo che mi terrorizza da morire, ho paura di non essere all’altezza e ho paura di tornare a contare..»

«E io ti prometto che se ti lascerai andare non sarai più costretta a contare..» continuò Ethan.

«Va bene, quindi posso considerarti il mio orologio senza lancette?» chiesi titubante.

«Sì, considerami il tuo orologio senza lancette» disse infine Ethan sorridendo.






FINE. FINE. FINE.

Sono consapevole che questa os sia priva di senso. 

   
 
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