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Autore: Kim_HyunA    22/07/2014    2 recensioni
Tutto era ancora vivo nella sua memoria. Ricordava ancora le emozioni, le paure, le parole. Ricordava i loro gesti e i loro sguardi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva così tanto dentro di sé, aveva così tanto da esprimere, che i fogli bianchi non gli bastavano mai. Scriveva, scriveva, e dava vita a mondi lontani, a personaggi immaginari ma così simili alle persone che aveva intorno nella vita di tutti i giorni.
 
Lo rilassava sentire il suono delle sue dita sulla tastiera. Una lettera dopo l’altra, creava le sue storie, faceva vivere la sua fantasia. E più scriveva, più si sentiva leggero, come se spostando le idee dalla sua mente ad un foglio bianco, la sua mente si svuotasse secondo dopo secondo.
 
Forse era questo il potere della scrittura.
 
E non c’era sensazione migliore che rileggere frasi di tanti anni prima. Qualche riga bastava per far riaffiorare un ricordo che sembrava ormai dimenticato. Forse era anche per questo che amava scrivere: non dimenticare. Quanti dettagli sarebbero andati persi se non li avesse racchiusi nelle azioni e nelle parole dei suoi protagonisti.
 
Scriveva ancora canzoni. Quella sarebbe rimasta un’abitudine che lo avrebbe accompagnato per sempre. Il suo fedele quaderno era sempre con lui, non lo abbandonava mai. Le pagine erano piene di scritte, di cancellature, di scarabocchi e di appunti.
 
E ora, con il quaderno sulle gambe stese e la penna tra i denti, si grattò la nuca frustrato quando, rileggendo la canzone che aveva appena finito di scrivere, si ritrovò ad ammettere che mancava di quella vivacità e di quella giusta dose di drammaticità che invece aveva nella sua mente. Forse era solo stanco, era stata una lunga giornata.
 
Si voltò ed abbassò lo sguardo. La sua più grande ispirazione era sdraiata proprio al suo fianco, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Si chinò verso Kibum e gli diede un bacio leggero sulla guancia, attento a non svegliarlo.
 
Era tardi. Troppo tardi. L’insonnia, come sempre, non lo lasciava dormire, e aveva trovato molto più produttivo scrivere fino alle prime ore del mattino piuttosto che rigirarsi insoddisfatto nel letto nell’invano tentativo di addormentarsi.
 
Poggiò il quaderno sul comodino accanto e si sdraiò, avvolgendo un braccio intorno al corpo rilassato dell’altro. Istintivamente, Kibum gli si fece più vicino, come se, anche mentre era addormentato, non desiderasse altro che stargli il più vicino possibile.
 
Alzò le labbra in un sorriso e, con gli occhi stanchi, gli diede un altro bacio.
 
 
 
 
 
Era stato un dolce risveglio.
 
La pelle di Kibum sapeva di vaniglia e la sua bocca di cioccolata calda.
 
Lo teneva stretto a sé, con le braccia intorno alla sua schiena, mentre le labbra dell’altro erano sul suo collo, sul suo petto, sulla sua pancia. La sua bocca era ovunque e gli faceva mancare il respiro.
 
Sentiva i suoi capelli ancora umidi solleticargli la pelle, mentre, con gli occhi ancora pieni di sonno, registrava quelle sensazioni così intense che gli percorrevano il corpo.
 
Kibum era caldo, era morbido, e non poteva fare a meno di sciogliersi sotto le sue dita.
 
E le sensazioni di quella lingua che scivolava esperta nella sua bocca, intrecciandosi con la propria, non le avrebbe mai dimenticate. Le avrebbe trasformate in parole, una sequenza di lettere che lo avrebbe fatto rabbrividire di piacere ogni volta. La sua mente sarebbe ritornata mille e mille volte a quel momento, a quella mattina in cui il cielo fuori era così grigio, che passare la giornata accoccolati in un letto sembrava l’unica vera alternativa.
 
E quando poco dopo, mentre faceva colazione con una tazza di caffè fumante, si era messo a scribacchiare qualche appunto sul suo quaderno, le emozioni di quel momento appena trascorso erano ancora così vive in lui, così concrete, che sarebbe esploso se non le avesse riversate su quel foglio.
 
“Stai già scrivendo?” gli aveva chiesto Kibum con un sorriso, una mano affettuosa poggiata sulla sua spalla.
 
Si girò e gli baciò il dorso della mano.
 
“Sei tu che mi ispiri”.
 
 
 
 
 
Era sera ed era rimasto a casa da solo.
 
Kibum era al lavoro, l’avevano da poco assunto come cameriere in un nuovo locale.
 
Sapeva che voleva sempre tenersi impegnato, ma non poteva fare a meno di sentirsi solo. Quell’appartamento gli sembrava così vuoto senza l’altro.
 
Avrebbe dovuto cercare di riposare un po’, erano notti che non chiudeva occhio.
 
Si sdraiò sul letto ma l’unica cosa che riuscì a fare era fissare il soffitto, le palpebre quasi immobili. Non stava davvero guardando quella parete bianca, la sua mente era affollata da infiniti pensieri. Si chiedeva se avrebbe realizzato il suo sogno di scrittore, se prima o poi un suo libro sarebbe stato pubblicato. Si chiedeva se qualcuno avrebbe mai mostrato interesse per le sue canzoni, cantando le sue parole davanti ad una folla di persone. Si chiedeva se Kibum sarebbe rimasto per sempre con lui o se ad un certo punto non si sarebbe stancato della sua presenza. Il solo pensiero gli faceva girare la testa, facendolo sentire disorientato. Cercò di immaginare come sarebbero stati di lì a dieci anni, se avrebbero abitato ancora in quell’appartamento, se avrebbero preso dei cani.
 
Gli faceva così paura il futuro. Non sapere cosa sarebbe successo, sentirsi impotente di fronte all’impossibilità di fare nulla.
 
Aveva bisogno di distrarsi.
 
Prese un vecchio diario. In realtà era un semplice quaderno sul quale aveva annotato la sua vita, le sue giornate, i suoi momenti più importanti.
 
Con un velo di nostalgia, si mise a sfogliare quelle pagine e alcune parole sparse catturarono l’attenzione dei suoi occhi, riportando in vita avvenimenti di tanti anni prima.
 
Si soffermò su una pagina in particolare. Una pagina che aveva ormai sei anni. Era forse una delle sue preferite. La prima volta che lui e Kibum avevano fatto l’amore.
 
In realtà non avrebbe avuto bisogno di rileggere quelle frasi, tutto era ancora vivo nella sua memoria. Ricordava ancora le emozioni, le paure, le parole. Ricordava i loro gesti e i loro sguardi. Ricordava di come era rimasto talmente sopraffatto da quel momento così intenso, con Kibum sotto di lui e i loro occhi così luminosi, che era rimasto senza parole. Lui, lui che aveva fatto delle parole la sua professione, non aveva saputo cosa dire. Era rimasto come ammutolito davanti a quel ragazzo.
 
Ma quello che non era riuscito ad esprimere con la voce, l’aveva espresso con le sue azioni, con i gesti affettuosi delle sue mani e con baci rassicuranti sul volto dell’altro.
 
Avevano solo sedici anni a quel tempo e tutto gli sembrava così strano. Erano ancora impacciati, ancora alle prime armi. Con ogni movimento cercavano la conferma negli occhi dell’altro. Ma c’era qualcosa di quell’esplorare, di quell’imparare insieme, che era indescrivibile. Era come se stessero imparando ad amare, cercando di capire cosa piaceva all’altro e cosa no. Come se ad ogni secondo avessero paura di fare il passo sbagliato e mandare all’aria tutto. Come se fosse necessario che ogni momento fosse pieno di magia.
 
Ricordava come dopo si erano stretti l’uno all’altro, con i respiri affannati che si intrecciavano e dei sorrisi innamorati sui volti ormai stanchi. Ricordava come i loro corpi erano bollenti e sudati e di come a nessuno dei due importasse in quel momento. Ricordava di come i polpastrelli di Kibum gli accarezzavano un braccio mentre gli aveva rubato un altro bacio.
 
Non appena sentì il rumore della chiave che girò nella serratura, si alzò di scatto, come se rileggere quelle pagine gli avesse dato nuova energia.
 
Kibum non aveva nemmeno fatto in tempo a richiudere la porta dietro di sé, che si ritrovò le braccia dell’altro strette intorno al suo corpo, quasi da non farlo respirare.
 
“Hey” gli aveva detto, colto alla sprovvista da quel gesto improvviso.
 
Nascondere il viso contro il suo collo, respirando quel suo profumo rilassante di cocco mentre strofinava il naso contro la sua pelle era stata la sua risposta, mentre quell’abbraccio si era fatto ancora più forte.

“Mi sei mancato”.
 
 
 

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A/N: ok. non ho idea di cosa sia questa cosa senza capo né coda ma avevo bisogno di scrivere qualcosa perché era troppo tempo che non lo facevo ed avevo paura di essere arrugginita (il che, dopo sta cosa, mi sembra abbastanza evidente).
 
niente di che insomma.
 
comunque volevo dirvi che ormai con l’uni ho quasi finito. mi mancano due esami e poi a febbraio mi laureo!! non potete capire quanto sono contenta!
 
se non mi passa la voglia (cosa che invece sarà molto probabile), ho intenzione di pubblicare un po’ delle cose che ho finito da tempo ma che non ho mai pubblicato per mancanza di tempo e motivazione. questo significa che, salvo imprevisti, dovrei essere un pochino più presente.
 
molto a random, ma l’avete visto il tweet di qualche settimana fa di jong che ha chiamato taemin “dracula oppa” e gli ha chiesto di morderlo? no va beh, ormai siamo a livelli di pazzia spropositati.
 
ah, un’altra cosa. non ho fatto il nome di jonghyun in questa storia ma è abbastanza ovvio che sia lui. alla fine è l’unico pairing di cui scrivo ahah
 
che poi l’ho scritta di getto sta cosa, anche se penso che essere andata a recuperare il mio diario segreto (?) della prima liceo mi abbia ispirato a scriverla. un consiglio: non andate a leggervi cose che avete scritto 8 anni prima, perché l’unica cosa che vi viene non è la nostalgia ma la voglia di andare a nascondervi su un altro pianeta, fidatevi.
 
penso di aver finito per il momento. non mi resta che augurarvi buone vacanze e buona estate a tutti!
grazie per aver letto! c:
 
ps. = possiamo festeggiare il mio terzo anno su questo sito? *O*
  
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