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Autore: Lerion    22/07/2014    2 recensioni
"Leo stava quasi per mettersi a correre. Non c'era. Elliot non era da nessuna parte. Non si trovava. Sparito. Scomparso. Senza di lui."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Nei corridoi di casa Nightray si sentivano risuonare dei passi. Passi affrettati, passi irrequieti, passi angosciati. Leo stava quasi per mettersi a correre. Non c'era. Elliot non era da nessuna parte. Non si trovava. Sparito. Scomparso. Senza di lui. Dov'era? Non era in camera sua. Non era con Gilbert. Non era con Vincent. Non era con Vanessa. Aveva provato alla salma di Ernest. Aveva provato a quella di Claude. Nulla. Il ragazzo ansimava. Aveva paura. Se il Cacciatore di Teste fosse tornato NO! Non voleva neppure pensarci. Aveva paura. I suoi piedi lo stavano portando a percorrere un corridoio che non aveva mai visto prima. Ma non gli importava dove stesse andando, nè cosa fosse a guidarlo. Aveva paura. Paura di perderlo. Paura di dover continuare senza di lui. Paura di rimanere solo. Paura. Paura. Una tremenda e angosciante paura. In fondo non era passata nemmeno una settimana dall'ultima visita della Regina di Cuori. Era molto probabile che per un po' non si facesse vedere. Ma era anche probabile che fosse ancora in circolazione, appostata in uno degli angoli di quel corridoio buio e scuro che Leo stava percorrendo. Una folata di aria fresca gli sferzò il viso. Era bagnato. Piangeva in silenzio. Aveva paura, ma seguì il vento finchè non riuscì a scorgere una luce in lontananza. Allora cominciò a correre. Correre. Correre. Correre. Correre per la paura di arrivare tardi. Correre per la paura di perderlo. Paura di vedere la sua testa rotolare via dal corpo come era successo con Fred. Arrivato fuori si fermò. Era su un'enorme terrazza, ma più che una terrazza assomigliava a un corridoio all'aperto. Un'enorme arcata di glicini lilla e azzurri lo sovrastava facendo cadere petali che vorticavano come fossero neve dalle sfumature viola e blu. L'arco era malmesso e dalle travi scoperte o spezzate si intravedeva il cielo notturno trapunto di innumerevoli stelle. Ma la cosa più bella di tutto quel paesaggio era lui. Elliot. In piedi. Che si voltava verso di lui. Che lo guardava con un'espressione sorpresa. Che lo chiamava con quella voce preoccupata. Vivo. -Leo? Leo che hai?- Il servitore scoppiò in pianto e crollò in ginocchio. Era sollevato. Sollevato che fosse ancora vivo. Sollevato che non lo avesse lasciato solo. Sollevato che fosse ancora con lui. Sollevato. Sollevato. Sollevato. Sentì la sua mano sulla spalla. -Leo?- Era davvero preoccupato. Ma d'altronde lo era stato anche lui poco prima. Lo abbracciò e la sua gola proruppe in singhiozzi che esprimevano tutta la sua angoscia, ma anche il sentimento che aveva provato quando lo aveva visto ancora vivo. Sentimento al quale non riusciva a dare un nome. O forse sì, ma ora non gli importava. La sua mano gli accarezzò dolcemente i capelli neri. -Leo, si può sapere che hai?- Chiese Elliot preoccupato. -Mi ha hai s.. spaventa.. to.- Farfugliò in preda ai singhiozzi disperati. -Ho avuto paura di perderti Elliot! Se il Cacciatore fosse stato ancora qui e io...- Urlò una volta calmatosi per riprendere un po' di contegno. Doveva sfogare quei sentimenti provati mezz'ora prima, mentre ancora lo stava cercando. Elliot lo prese per un braccio e lo aiutò ad alzarsi, mentre Leo si asciugava le lacrime dagli occhi. Una volta arrivati in cima al balcone Elliot afferrò con prepotenza le mani di Leo, le allontanò dal viso del servitore e gli tolse gli occhiali. I capelli ricaddero sulla fronte, ma non poterono coprire gli occhi mozzafiato neri e dorati con sfumature violacee del servitore. In lacrime. Angosciati ma anche sollevati. I loro occhi si incrociarono e Leo si perse nell'azzurro puro e cristallino degli occhi di Elliot. Sicuri. Fermi. Decisi. Occhi che amava. Occhi fieri che non mostrarono esitazione quando disse -Scusa.- Sollevò un dito all'altezza degli occhi del servitore e una lacrima ci scivolò sopra, una goccia perfetta sul polpastrello. -Scusa se non ti ho mai detto di questo posto.- Disse voltandosi. Leo rimase ammaliato dal portamento fiero del padrone. Avrebbe voluto dirglielo. Ora e subito. Invece disse. -Come mai?- Elliot si voltò. Aveva un'espressione malinconica, un'ombra che Leo avrebbe voluto far scomparire. Ma non sapeva come. E gli faceva male. -Sai,- Disse Elliot. -questo è il mio posto segreto. Solo io ne conosco l'esistenza.- Sorrise e Leo rimase abbagliato da quel sorriso. -Beh! Ora io e te.- Leo abbassò gli occhi. Se li asciugò con una manica. Avrebbe voluto picchiarlo, ma non c'era nessuna sedia e le travi cadute erano troppo pesanti per essere sollevate. Si sarebbe accontentato dei pugni, ma l'immagine gli parve così ridicola che sorrise. -Perchè stai ridendo Leo?- Chiese Elliot. Il volto a Leo parve così luminoso in quel vortice di petali che danzavano nell'aria che Leo non se la sentì più di picchiarlo. -Stavo pensando di darti un pugno.- Disse. -Ma poi ci ho ripensato.- Elliot gli prese la mano e lo portò  accanto a sè. Guardò in alto. -E' bello il cielo, vero?- Leo seguì lo sguardo di quegli occhi celesti come il cielo in una giornata di sole. -E' bello veramente.- Riuscì a dire, ma era più che bello. -Stasera è luminoso. Non è nero come al solito. E' blu scuro, o indaco, forse un po' viola, ma di sicuro non è nero.- Leo annuì alle parole del padrone. -E le stelle sembrano tante lucciole dorate...- Elliot lo interruppe. -I tuoi occhi sono così quando piangi.- Leo si voltò a vederlo. Ora Elliot non guardava più il cielo, guardava lui e contemplava i suoi occhi come aveva fatto con il firmamento pochi secondi prima. -Le stelle danzano in maniera incantevole stanotte, vero Leo?- I loro corpi si avvicinarono. E non dissero altro, ma i loro sguardi dicevano un'unica frase. Ti amo.
   
 
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