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Autore: sunflowers_in_summer    22/07/2014    5 recensioni
"Questa è una storia elaborata da una one shoot postata su Tumblr – chasexjackson (post/39876580121/little-merman) – tratta dalla fiaba La sirenetta.
Prometto di tenere i personaggi nell’IC il più possibile, e il più possibile lontana dal risultare strana, e aggiornare regolarmente. Le altre coppie presenti nella storia oltre alla Percabeth saranno tutte canon."
TRADUZIONE! La storia non appartiene a me, ma ad Hannah (bananaman48 su fanfiction.net, chasexjckson su tumblr) e a lei vanno tutti i diritti.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Atena, Jason Grace, Percy Jackson, Piper McLean
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il sirenetto

TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE DELLA STORIA, CHE TROVATE QUI -> https://www.fanfiction.net/u/3963421/bananaman48
 
Capitolo 1 – Prologo*


“Questa è una storia elaborata da una one shoot postata su Tumblr – chasexjackson (post/39876580121/little-merman) – tratta dalla fiaba La sirenetta.
Prometto di tenere i personaggi nell’IC il più possibile, e il più possibile lontana dal risultare strana, e aggiornare regolarmente. Le altre coppie presenti nella storia oltre alla Percabeth saranno tutte canon.
Questo è più che altro un capitolo di introduzione…”



In una delle grandi sale dell’antico palazzo della città di Olimpia sedeva una ragazza dagli splendidi e ricci capelli biondi che le ricadevano fino alla vita. In quel momento, quei capelli venivano pettinati piuttosto brutalmente dalla bambinaia della ragazza, Martha. La donna strappava e tirava i viticci indisciplinati finché non erano finalmente  liberi e poi si metteva  torcerli in trecce e assicurarli sul testa in strette crocchie con una dozzina di piccoli fermagli.
Mentre Martha lavorava, la ragazza ignorava il proprio riflesso dinnanzi a sé, completamente assorta nel libro tra le sue mani. Leggere non era sempre facile per lei (non lo era mai stato, da quando aveva imparato da bambina) ma adorava i libri e si sforzava ad immergersi nella lettura, sentendo che il piacere  valeva la fatica impiegata.
- Sta’ dritta, Annabeth – la rimproverò Martha dandole leggeri colpetti sulla schiena.
Annabeth obbedì tenendo il libro dritto davanti alla sua faccia, in modo da poter continuare a leggere mentre Martha continuava a torturarla.
- Ecco - disse la bambinaia infine, posando le mani sulle spalle di Annabeth – Ho finito, ora metti giù quel libro e muoviti.
Annabeth guardò di sfuggita il suo riflesso prima di alzarsi dalla specchiera e posare con grazia il libro sul suo comodino. Ringraziò quietamente Martha e lasciò a stanza, lisciando il pesante vestito color marrone mentre camminava.
La camera di sua madre (che era la camera dove lavorava, non quella dove dormiva) era situata all’estremità nord del castello.
La camera da letto di Annabeth era nell’ala est: la cosa bella della camera in quella parte di castello era una grande finestra che dava sull’est, con una panca piena di cuscini sotto di essa. Quasi tutti i giorni si svegliava presto e guardava da quella finestra l’alba sulla grande distesa di acqua scintillante. La vista era eccezionale, la spiaggia rocciosa era l’unico ostacolo tra la finestra e il mare, almeno in senso fisico. Nella propria mente, invece, Annabeth sentiva una barriera molto più grande tra lei e la libertà del selvaggio oceano.
Non incontrò nessuno mentre camminava lentamente verso la camera di sua madre, che sicuramente la stava aspettando. Tuttavia bighellonò camminando solo su alcune aree del grande tappeto a fantasia, muovendosi sulla punta dei piedi solo sui riquadri verdi e non su quelli rossi. Era un gioco che aveva inventato con suo fratello...
- Annabeth – una voce tagliente le fece alzare improvvisamente la testa dal suo gioco.
Sua madre stava dinanzi a lei in un bel vestito grigio, non diverso da quello di Annabeth, ma sembrava che la regina Atena lo indossasse in modo molto più regale di sua figlia: era il modo in cui si poneva, con naturale grazia e intimidatoria formalità.
Annabeth raddrizzò la schiena e serrò insieme le mani dietro la schiena e mordendosi le labbra come faceva da bambina.
- Madre, mi dispiace – disse pensando velocemente a una scusa – Stavo…
- Bighellonando – la interruppe la regina – Be’, non importa, sei qui ora. Vieni con me, non farci perdere altro tempo.
Annabeth seguì obbedientemente sua madre lungo i corridoi coperti da tappeti, resistendo all’impulso di camminare solo sui riquadri verdi **. Presto si ritrovarono nella stanza di sua madre, una camera decorata in modo semplice, con una finestra  che andava dal pavimento al soffitto sulla parete opposta alla porta. Atena camminò a grandi passi fino alla grande scrivania davanti alla finestra e allontanò lo sguardo da Annabeth. La pallida luce mattutina traspariva dalla finestra e contornava la figura della regina, e Annabeth sentì che un brivido la percorreva. Aveva fatto qualcosa di terribilmente sbagliato, lo sapeva, e sua madre era sul punto di punirla.
La postura di Atena, più tesa del solito, mise Annabeth con le spalle al muro. Cercò disperatamente nella sua memoria cosa poteva aver fatto di recente.
- Annabeth, dobbiamo parlare di una questione di vitale importanza – annunciò la regina, volgendo finalmente lo sguardo verso sua figlia con un’espressione severa – Siediti, per favore.
Tremando, Annabeth attraversò la stanza e sedette sulla sedia dallo schienale alto davanti alla scrivania, deglutì e guardò sua madre, che aveva preso posto dinnanzi a sé, cercando di infondere sicurezza nel suo sguardo.
- Annabeth, come ben sai, sto arrivando alla fine del mio regno.
Annabeth sbatté le palpebre; non si aspettava questo.
- La legge del nostro regno stabilisce che un re o una regina non può governare senza consorte per più di dieci anni.
Annabeth annuì, anche se credeva che le leggi antiche fossero sciocche e avessero bisogno di una revisione o, ancora meglio, di un abbandono totale.
- Tuo padre mi ha lasciata da sola a governare per quasi quel periodo di tempo – disse questo come se il padre di Annabeth l’avesse asciata per sua scelta, mentre in realtà era morto quando lei aveva solo nove anni – Tra sei settimane è il tuo diciannovesimo compleanno ed è mio desiderio che tu rilevassi il mio regno quel giorno.
Lo disse come se fosse una notizia banale; Annabeth fissò inespressivamente sua madre per un momento.
- Sei settimane? – chiese con voce calma e distante.
- Sì, Annabeth – esclamò sua madre spazientita – Non parlarne come se fosse una cosa improvvisa! Ti sei preparata per anni per questa cosa da quando… Be’, ad ogni modo – continuò ignorando il sospiro di Annabeth quando quasi menzionò suo fratello – Sei preparata per questo; sarai una saggia ed eccellente regina.
- Grazie, madre – disse in un flebile sussurro.
Atena inclinò leggermente la testa. – Hai dei compiti, oggi.
Annabeth annuì e si alzò dalla sedia, girando le spalle per andarsene. La sua testa girò vorticosamente non appena aveva realizzato ciò che usa madre le aveva detto.
- Oh, e Annabeth – la chiamò sua madre prima che oltrepassasse la soglia – La prima cena è sabato sera.
- Prima cena?
Atena alzò lo sguardo dalla scrivania – Per i Rocali*** – disse riferendosi al lungo processo sociale che occorreva quando avveniva un cambio di monarchia – Ci sarà una considerevole quantità di gente che incontrerai.
- Okay – disse sentendo che le sue sopracciglia si sollevavano.
- Annabeth, sai cosa ti viene richiesto prima che tu prenda il comando.
- Uhm.
Atena sospirò pesantemente – Pensavo che fossi intelligente. Sai che nessuno può ascendere al trono senza prima…
- …sposarsi – concluse Annabeth intontita, realizzando ciò che su madre stava cercando di farle capire.
- Sì.
- E incontrerò il mio futuro marito ai Rocali.
- Sì – ripeté indifferente Atena, come se quelle parole non avessero alcun peso.
Il cuore di Annabeth batteva in modo dolorosamente veloce contro le sue costole: il peso di quelle parole, infatti, la stava schiacciando.
- Hai dei compiti oggi – ripeté Atena.
Annabeth annuì confusa e lasciò la stanza. Camminò nel castello in un lieve stordimento, con il respiro irregolare, e si fermò in un corridoio appoggiando la schiena al muro di pietra sedendosi sul pavimento. Sarebbe stata sposata nel giro di sei settimane, sarebbe stata regina nel giro di sei settimane.
I disegni sul tappeto iniziarono a sfocare mentre il peso disumano di quelle parole l’abbatteva sempre di più, finché non iniziò a perdere il respiro.
Voleva correre via, correre fino a che il castello non fosse stato un puntino sull’orizzonte, nuotare in mare e non tornare più.
Ma non poteva.
Aveva delle responsabilità. Non avrebbe mai potuto correre via dalla propria vita.
Era in trappola.
*La traduzione corretta sarebbe “Introduzione”, ma pensavo che Prologo avrebbe reso meglio.
**Nel testo si parla di riquadri rossi, ma siccome Annabeth cammina su solo quelli verdi ho pensato che sarebbe stato meglio tradurre le parole in questo modo
***Non ho trovato corrispondenti in italiano, quindi mi sono limitata a tradurre la parola “Rocales” italianizzandola.
 


Ella’s corner
Un anno su EFP. Ancora non ci credo, ma ho controllato ieri e ho realizzato questa cosa.
Non so se si può considerare come anno su EFP quel periodo di assenza totale da settembre a gennaio, ma ogni volta che ho aperto questo sito e ho trovato recensioni, messaggi e quant’altro mi sono sentita felice, meno sola, come se stessi facendo qualcosa di bello e utile.
Ella esiste da un anno, ed Ella è la parte di me più felice. Questo sito mi ha dato molto grazie a fantastiche persone che ho conosciuto proprio qui.
Quindi, sì, il 22 luglio, compleanno di Ella, è un giorno bello e memorabile.
Andiamo alla storia, ora. Ho chiesto i permessi, e ci tengo a ripetere che tutti i crediti vanno ad Hannah (chasexjacksonsu tumbr), gentilissima autrice di questa storia, i cui commenti saranno sempre scritti all’inizio del capitolo, mentre io cercherò di riferirle ogni aggiornamento e quanto sarà apprezzata la storia.
Il titolo originale alla lettera verrebbe tradotto "Il piccolo tritone", ma nessuno poi avrebbe associato questa storia alla fiaba di primo impatto.
L’idea era di mettere una fanart diversa ad ogni capitolo, ma sono così tante e così diverse che ho deciso di adottarne una sola per tutta la storia, quella condivisa da Hannah stessa.
Non ho molto altro da dire, a parte che è la mia prima traduzione e mi sembrava bello pubblicarla oggi.
Un bacio,
Ella.
  
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