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Autore: ReaRyuugu    23/07/2014    2 recensioni
Lo riconosce sempre di più, ormai, gli ormoni sono delle bestiacce.
Specie quando si impuntano e lo costringono a trovare attraente qualcosa che era sicuro di apprezzare solo in un contesto completamente diverso.

{Momotaro Mikoshiba alle prese con i capricci della pubertà}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Momotarou Mikoshiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ Uniforme femminile

 

 

 

Che durante l'adolescenza gli ormoni siano delle brutte bestie lo si sa, non c'è niente da fare.

Lo sa bene Momotaro Mikoshiba, mentre silenzioso come un gatto sguscia nella propria stanza di dormitorio fortunatamente vuota. Nelle braccia allenate ma ancora decisamente esili stringe una busta che appoggia con cura sulla scrivania subito dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

Sì, è davvero difficile tenersi a bada in certi momenti, soprattutto quando l'istinto prende il posto del buon senso e finisce per dare il comando agire più velocemente di quanto il pensiero arrivi ad elaborare. O meglio - quando il pensiero è troppo lento ad elaborare, e le fantasie di candide gambe scoperte e corpicini esili fasciati da deliziose uniformi non bastano più a soddisfare i bisogni di un ragazzino nel momento più burrascoso della propria pubertà.

È anche vero che questo non giustifica ciò che ha combinato, ed essere scoperto significherebbe essere preso e cacciato in un collegio maschile ben più severo della scuola in cui è adesso (che comunque è una tortura, perché nessuno gli ha ricordato che non c'erano ragazze da quelle parti?); nessuno però deve necessariamente sapere che la busta che ha protetto con le unghie e con i denti fino al suo ingresso in camera contiene una delle uniformi scolastiche di sua sorella, paradisiaco indumento sul quale non appena ha messo gli occhi sopra durante una delle sporadiche visite a casa non ha potuto fare a meno di prendere in prestito almeno per un po'.

Ha agito senza pensarci, appropriandosene proprio qualche attimo prima di salutare mamma e papà e dirigersi di nuovo al dormitorio; e ora eccolo lì, con le mani tremanti che esitano a toccare quella busta quasi sacra, la gola secca, i denti che si affondando ansiosi nel labbro inferiore.

Deglutisce, e in un impeto di decisione si fionda sul pacchetto, liberandone il contenuto e rimirandolo estasiato tra le mani: è una divisa semplice alla marinara con la gonna a pieghe decisamente più lunga di quelle che vede di solito nelle proprie elucubrazioni mentali, ma in quel momento ciò che gli si prospetta davanti gli pare essere la via più breve verso il paradiso.

Chissà come sono belle le ragazze con questa uniforme, si domanda.

E si domanda anche, in un punto remoto del proprio cervello, se sia possibile soddisfare questo dubbio in qualche modo, cercando qualcuno che indossi quegli abiti per dimostrargli come si sta.

È un problema, però, che intorno non ci sia nessuno, né tantomeno ragazze.

Dubbioso si avvicina allo specchio, stringendosi l'uniforme al petto.

E se la provassi? si chiede.

Alla fine è solo per avere un'idea, continua.

Mi servirà come riferimento, niente di più e niente di meno, si convince.

Prima che la ragione possa dire la sua ecco che in un attimo quello si libera dei propri vestiti, infilandosi lesto nell'indumento bramato.

Addosso a lui è decisamente piccolo e stretto, tant'è che la maglietta birbante si ferma un attimo sopra la gonna che sembra persino più corta di ciò che dovrebbe effettivamente essere, lasciando le gambe dai muscoli appena accennati scoperte sotto quel delicato ondeggiare di plissettature.

È una visione assurda e insolita, ma non riesce a staccare gli occhi dal riflesso che vede dipinto nello specchio.

Perché gli piace così tanto ciò che vede? Deglutisce, fingendo di ignorare il rossore che gli sta imporporando le guance.

Perché si sente eccitare da quel contrasto così netto tra maschile e femminile quasi più di quanto si senta emozionare quando vede scolaresche di ragazze uscire tutte insieme da scuola, immerse nella loro graziosissima femminilità, senza un briciolo di ambiguità che vada a turbare il loro aspetto armonioso?

E soprattutto cosa sta facendo quella mano, che lenta scivola in fondo alla gonna, sollevandola appena come curiosa di infilarcisi sotto pur sapendo benissimo cosa aspettarsi? Perché l'idea di toccarsi mentre è vestito in quel modo suona improvvisamente così tanto invitante?

Vorrebbe darsi una risposta e sapere se tutta questa curiosità può essere giustificata, ma un rumore improvviso lo distoglie da tutti i quei pensieri.

Cazzo.

La porta.

Dovevo bloccarla.

Sono questi i tre pensieri salienti che gli riempiono la testa in quella frazione di secondo, durante la quale l'unica cosa che può fare è far tornare entrambe le braccia parallele al proprio corpo.

E tacere, naturalmente, fissando come un ebete la porta che si apre permettendo al senpai Nitori di fare il suo ingresso.

Segue un silenzio di tomba, glaciale come l'inverno, pungente come una manciata di ricci di mare.

- … torno più tardi. - è l'unica risposta del nuotatore del secondo anno, che in fretta e furia si appresta a chiudere la porta.

Niente possono le giustificazioni sbraitate di Momotaro, così come niente può un tentativo vano di fermarlo che per poco non lo porta ad immettersi nel corridoio, sfiorando la tragedia di essere visto da tutta la scuola in quella mise così poco consueta.

Lo riconosce sempre di più, ormai, gli ormoni sono delle bestiacce.

Specie quando si impuntano e lo costringono a trovare attraente qualcosa che era sicuro di apprezzare solo in un contesto completamente diverso.

 

 

 

Salve a tutti!
Questa era la mia entry per il tema ‘uniforme scolastica’ dello #Spokon69minITA, da cui prendo vigliaccamente ispirazione per il titolo.

Non so bene come mai, ma tra i vari pensieri che mi sono venuti appena letto il prompt quello di Momotaro che trafuga un’uniforme femminile (che ho deciso essere della sorella a cui si fa cenno in uno dei drama cd) per poi finire per provarsela e decidere che ciò che vede non gli dispiace affatto è quello che più mi è parso valere la pena sviluppare.

Quindi, ecco qua! Ammetto che mi vergogno un po’ a postare questo genere di cose, ma ormai la frittata è fatta. Scusami Minishiba, sei nella serie da un paio di episodi e già ti costringo a certe cose.

Al solito ringrazio chiunque passerà-leggerà-eventualmente recensirà, ogni opinione è sempre ben accetta!
Alla prossima ~

   
 
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