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Autore: Dagyr    23/07/2014    1 recensioni
"Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari, sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una bellissima giornata d’inizio luglio, e Lilli, scesa dall'affollata funicolare, tirò un bel sospiro di sollievo. Con passo svelto si diresse alla terrazza del belvedere di Capri, contornata da sottili e candide colonnine, unite fra loro da tramezzi di legno scuro, che formavano una piccola tettoia spiovente sulle quali si arrampicavano piante di Bouganville dal colore rosa sgargiante. La terrazza, che si apriva sulla famosa piazza Umberto I, era il punto focale della società bene dell’isola, ed era chiamata dagli abitanti del luogo affettuosamente “ la piazzetta ”. Quella mattina era affollatissima, più del solito, e la gente era costretta a passare fra gli stretti spazi liberi lasciati dai tavolini dei Gran Caffè, dove vips, turisti e gli abitanti stessi, si ritrovavano a fare colazione o solo per star seduti a chiacchierare, oppure, a leggere il giornale al riparo dal sole e dalla calura sotto gli ombrelloni. Lilli volse lo sguardo attorno, “ tutte le estati così. ” Pensò, sorrise divertita scuotendo la testa mentre osservava le persone fare contorsionismo per farsi spazio fra sedie e tavolini. Con un gesto lento si scostò la massa di capelli biondi e lisci dal collo sudato, pentendosi quella mattina, di non essersi fatta una treccia e li lasciò poi ricadere sul davanti. Arrivata alla terrazza, si appoggiò alla ringhiera, il viso rivolto verso il mare, allargò le braccia e con le mani cominciò ad accarezzare la balaustra di ferro, stringendola poi saldamente. Era calda, scottava quasi per il calore del sole, ma lei non ci fece caso, e rimase ad ammirare lo splendido panorama che da li si godeva. Con il suo sguardo dorato avvolse quello spettacolo spettacolo mozzafiato, da un lato il verdeggiante Monte Solaro, che svettava rigoglioso verso il cielo azzurro e terso, e dall’altro l’immensa distesa blu del mare, che, come un grosso diamante, emanava riflessi di mille colori. La fresca brezza che spirava dal belvedere, la rinfrescò, asciugando il sudore dalla sua pelle chiara, che contrastava con il turchese del suo abitino di cotone leggero e senza maniche. Il rosa acceso delle piante attorcigliate alla colonna che le stava accanto creava un simpatico contrasto di colori e il lieve profumo dei suoi fiori si mescolava alla brezza marina donandole un delicato aroma. Lilli inspirò a pieni polmoni la dolce e tenue fragranza di quel venticello che l’accarezzava e sospirò. Come le piaceva stare lì, lontano da tutti i pensieri. Lo sguardo corse distrattamente al piccolo orologio colorato che aveva al polso sottile, portò la mano alla bocca gridando mentalmente. “ Accidenti, com’è tardi… ” si disse “ …dovevo passare in farmacia, spero di fare ancora in tempo. ”
Fece per girarsi e sobbalzò, Salvio era lì, di fronte a lei, e sorrideva.
" Ciao bellissima, cosa fai qui tutta sola? "
Lilli mezza spaventata, si portò una mano al petto per calmare i battiti impazziti del suo cuore. Lo guardò dritto negli occhi neri, che in quel momento, avevano verso di lei un’espressione adorante.
“ Maledizione Salvio, mi hai spaventata da morire! “ gli gridò quasi addosso.
“ Cosa vuoi? ” Rispose sgarbata, poi si rigirò nuovamente verso il mare per evitare il suo sguardo, era seccata, molto, così sbuffò rumorosamente.
Il sorriso morì sulle labbra sottili del giovane, e un moto di stizza gli montò nell’animo. Si accarezzò con gesto nervoso i capelli cortissimi e neri, l’amava, in maniera quasi morbosa, ossessiva, ma lei lo evitava, e questo lo feriva immensamente.
" Perché mi tratti così male? " sospirò forte, ” e poi, lo sai cosa voglio. ” finì quasi sussurrando. Lilli si rigirò nuovamente verso di lui guardandolo in viso. Salvio aveva tratti irregolari, ma non era brutto, era quel suo essere schivo, solitario e silenzioso a renderlo in qualche modo affascinante. Salvio lavorava come cameriere nella pensione di suo padre, da quando lo conosceva, non l’aveva mai visto frequentare nessuno, a parte il personale della pensione. Questo l'aveva stupita molto, tanto che un giorno l'avvicinò chiedendogli di far parte della sua piccola comitiva di amici. Sembrava che lui non aspettasse altro, accettò con gioia quell'invito integrandosi quasi subito con tutti. Salvio aveva anche cominciato ad uscire con la sua amica Giovanna, e questo l’aveva un po’ sollevata, dato che lui, ultimamente, era diventato nei suoi confronti appiccicoso e insopportabile. Ora, era pentita di essersi lasciata coinvolgere dai suoi problemi di solitudine.
Sospirando esasperata, alzò al cielo i suoi occhi dorati, non ne poteva più, se lo trovava dappertutto, era diventato un incubo.
" Davvero?? “ lo guardò meravigliata, sbattendo più volte le lunghe ciglia,
“ questa mi giunge nuova, perché dovrei sapere cosa vuoi? ” Assunse un’espressione seria e annoiata, “ lasciami in pace, per favore. Va via! “ disse aspra, scacciandolo con un gesto della mano, come fosse un insetto fastidioso, “ sei diventato ossessivo, lo sai? Non ti sopporto più! "
" Strano, pensavo il contrario… sembravi così… ” fece una pausa ad effetto, ” …così disponibile l’altra sera... " Si accarezzò la guancia, sapeva che non era così, voleva solo ferirla, gli scottava ancora lo schiaffo che gli aveva dato quando aveva cercato di baciarla dietro la siepe dello chalet.
" Hai frainteso, io non ho mai provato nulla per te, rassegnati, e ringrazia Dio che non ho detto nulla a Giovanna, e soprattutto a mio fratello di quello che hai fatto, " rispose lei interrompendo i suoi pensieri, " Altrimenti ora non saresti qui a rompermi l’anima! ”
  Salvio scoppiò in una sonora e sguaiata risata.
“ Che hai da ridere?  Trovi divertente il fatto che mio fratello possa romperti quel brutto muso che ti ritrovi? ”
"Di Giovanna e di tuo fratello me ne strafotto!! “ le urlò in faccia.” Credi che abbia paura? Bhè ti sbagli mia cara!” Con il viso stravolto dalla rabbia si avvicinò a lei. “Ho sempre amato te, della tua fottutissima amica non me n’ è mai importato nulla. “ Vagò con gli occhi neri sul viso di Lilli in cerca di una sua reazione.
” E’ stato solo un passatempo, una botta e via, “ il tono della voce si fece basso,
” e visto che tu non eri ben disposta nei miei confronti, con qualcuno dovevo pur sfogarmi, no? Sono un essere umano anch' io, non sono mica fatto di pietra, e la tua amichetta è stata un bel bocconcino!" finì Salvio con cattiveria.
  A quelle parole, il viso le divenne rosso per collera, ” sei un bastardo!” gli gridò fra i denti, con gesto rapido alzò la mano e lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva. I passanti sul belvedere, si soffermarono ad osservare la scena scuotendo la testa.
" Come ti permetti di parlarmi in questo modo? E di offendere  Giovanna? “ la voce le tremava e il tono le divenne più acuto; si voltarono in molti ma nessuno si avvicinò ai due ragazzi che litigavano.
“ Come hai solo potuto pensare che provassi qualcosa per te? " storse le labbra, nauseata da quello che Salvio le aveva confessato, poi sibilò “ da te questo non me lo aspettavo, mi fai schifo!  Povera Giovanna … non  si merita quello che le hai fatto, e nemmeno io!”
Fece per andarsene, allungò il passo, voleva fuggire via da quella bestia che aveva sembianze umane, ma Salvio, con la guancia in fiamme per lo schiaffo e l’umiliazione subita ringhiò, e improvvisamente le prese il polso stringendolo convulsamente.
“ Dove credi di andare?” le disse fra i denti attirandola a sé.
Lilli gemette per il dolore, e strattonandolo gli intimò di lasciarla immediatamente, ma lui le torse il braccio; i loro sguardi si incrociarono, lei lo guardò con disprezzo, e Salvio, con gli occhi neri che scintillavano per l'ira, avvicinò il suo viso a quello ansante di Lilli, era furioso e ansimava, osservò i lineamenti dolci della ragazza lasciare il posto al terrore, e capì di averla spaventata abbastanza, una sensazione di soddisfazione lo pervase e la lasciò andare in malo modo, spingendola indietro, tanto che lei vacillò e si aggrappò alla balaustra per non cadere. Lentamente si lasciò scivolare a terra tremando, mentre grosse lacrime  le solcavano il viso, era stravolta, non si sarebbe mai aspettata una reazione tanto brutale da parte di Salvio.
Il ragazzo se ne andò senza voltarsi indietro, attraversò a passo svelto la piazzetta, passando fra una lunga fila di vacanzieri che si era creata davanti all’ufficio informazioni del turismo. Un coro di proteste in varie lingue si alzò dalle persone che Salvio aveva spinto in malo modo, ma egli non se ne fregò più di tanto, nella sua mente riecheggiavano solo le parole di Lilli “… Mi fai schifo!”
“Perché maledizione, le ho detto tutte quelle cose orribili ?? “Disse a sé stesso dandosi dello stronzo, “Perché devo distruggere sempre tutto quello che di bello mi accade nella vita?? “
La rabbia gli montò violenta in petto, e strinse i pugni tanto forte, da farsi sbiancare le nocche delle mani. S’ infilò svelto in via Acquaviva, un antica stradina fatta di larghi gradini, che in passato veniva utilizzata dagli isolani per portare le merci a dorso di muli al piccolo paesello di Capri, e che conduceva a Marina Grande. Salvio saltò i gradoni larghi e bassi della viuzza a due a due, sentiva le lacrime che, rabbiose gli pungevano gli occhi, ma le ricacciò indietro, non aveva mai pianto e non avrebbe cominciato ora. Aveva esagerato, lo sapeva, ma lei era così…così indifferente, e lontana anni luce da lui. E ora sapeva di aver ormai irrimediabilmente perso tutto, ma se non l'avesse potuta avere lui, si giurò, non l'avrebbe avuta mai nessuno! Mentre camminava, i pensieri cominciarono ad affollargli la mente, e ricordò quando, per la prima volta, era sbarcato a Capri l’anno prima, pieno di aspettative e con una lettera di raccomandazione nella tasca. Era un lavoro che il suo ex datore gli aveva procurato; Poi la vide. Era seduta al tavolino di uno chalet con due persone, un ragazzo biondo ed una ragazza molto carina con i capelli corti e castani. Ridevano, e lei, la ragazza bionda che aveva attirato la sua attenzione aveva una risata così allegra e contagiosa, che si ritrovò a sorridere anche lui senza volerlo…Le piacque subito, poi vedendola allungare il braccio per accarezzare amorevolmente il ragazzo che le era accanto, un moto di gelosia gli attanagliò il cuore e il sorriso scomparve dalle sue labbra facendogli contrarre nervosamente la mascella. Alzò il mento, mise le mani in tasca e con passo svelto e spavaldo si diresse verso il gruppetto.  
“Scusatemi…”  chiese con tono sicuro e aspro,  “ sapreste dirmi dove si trova la pensione  Stella Maris?”
I tre alzarono all’unisono lo sguardo sullo sconosciuto, squadrandolo da capo a piedi, poi il ragazzo biondo alzò il braccio indicando con l’indice un punto dietro di lui “ Certo, guarda  è lì! Proprio a pochi metri dal porticciolo. All'incrocio fra via Cristoforo Colombo e via Troglio,” gli sorrise “ Ci sei passato davanti e non te ne sei accorto! “ Continuò il giovane in tono un pò canzonatorio, le ragazze soffocarono una risata e Salvio le fulminò con un’occhiataccia, poi volse il capo e seguì con lo sguardo la direzione indicatagli, non rispose al sorriso e nemmeno ringraziò per l’informazione, volse le spalle ai tre ragazzi e  si avviò verso la pensione. Sentiva le loro risatine di scherno e i loro sguardi  puntati sulla sua schiena mentre un sentimento di astio cominciava a farsi strada nel suo animo, affrettò il passo fino all'inizio  di via Troglio che continuava in salita con una dolce pendenza, individuata la pensione sparì poi oltre la porta di vetro.
Con sua grande sorpresa Salvio, dopo qualche ora, la rivide nella hall della pensione, era sola. “Che fortuna,” pensò stropicciandosi le mani soddisfatto, non poteva crederci, così prese il coraggio a due mani e l’ avvicinò.
“ Ciao…” il tono era cordiale e sorrideva, “ Posso aiutarti? Ti servono le chiavi della camera?” e fece per girare dietro al bancone della reception, dove, al centro della parete decorata a doghe in legno verniciate di blu, troneggiava la riproduzione di una grande stella marina colorata con varie sfumature di arancione, ripiena di ganci, sui quali erano appese le chiavi delle stanze,  anch'esse con un portachiavi con una stella marina di legno in miniatura.
 Lilli riconobbe il ragazzo che poco prima aveva chiesto loro della pensione e lo guardò incredula  “ Ma cosa fai?? ”  lo rimproverò,  “ esci subito da lì…!”
Lui la guardò meravigliato.
“ Perché !?”
“ Perché quello è il mio posto, quando il direttore è impegnato. “ esclamò seria,
” ed ora per favore esci! ” allungò il braccio indicando con l’indice della mano l’apertura della reception.
Salvio alzò le mani in segno di resa e sorrise ancora più affabilmente uscendo fuori e parandosi dinanzi a lei, ”Hei, calma… niente paura,” le parlò con tono rassicurante, ” anche io lavoro qui, sono stato assunto oggi… “ notando lo sguardo confuso di lei, si colpì lievemente la fronte con la mano, “… scusami ..che idiota sono, mi chiamo Salvio, Salvio Dominaci, piacere…e tu? “ Le tese la mano in segno di saluto. Lei corrugò la fronte, guardando prima lui, poi la  sua mano, che aspettava di essere stretta.
“ Liliana Roncalli, il direttore è mio fratello, noi siamo i proprietari della pensione.“ tenne a precisare. “ Devi perdonarmi, non volevo essere scortese, ma mio fratello non  mi aveva avvisata di questa nuova assunzione.” esclamò “ e quando ho visto che facevi il fesso io….”
Non riuscì a finire la frase  che lui la interruppe.
“No problem! Nessuna offesa madamigella.“ con gesto teatrale, Salvio fece roteare il braccio avanti a sè e si inchinò come un gentiluomo del secolo scorso riuscendo a strappare un sorriso alla ragazza illuminandone il viso dai lineamenti dolci e delicati.
Rilassatasi, Lilli gli porse lentamente la mano e lui la strinse forte nella sua. A quel contatto il cuore del ragazzo  accellerò i battiti.
Imbarazzata dal gesto di Salvio, cercò di riavere la sua mano senza sembrare sgarbata, “ hemm …me la ridaresti per favore? “ con un risolino nervoso  gli indicò la mano ancora prigioniera nella sua.
Salvio rise a sua volta lasciando a malincuore la presa, ” Scusa, ma era così…morbida! ”
Lei garbatamente ritirò la mano nascondendola assieme all'altra dietro la schiena, accennando un piccolo sorriso a mezza bocca, scuotendo la testa per quella frase tanto sfacciata, poi  indietreggiò di alcuni passi, e voltandogli le spalle sparì nella cucina della pensione. Lui la seguì con lo sguardo, sospirando rumorosamente e piegando di lato la testa fece scorrere lo sguardo ammirato sul corpo sinuoso della ragazza, soffermandosi sul fondoschiena, nascosto da un abitino a fiori colorati di cotone leggero e corto che le scopriva le gambe ben proporzionate.
“ E' bella, vero?” il commento, arrivato improvvisamente, fece sobbalzare e voltare Salvio di scatto trovandosi faccia a faccia  con Antonio, suo nuovo collega di lavoro che lo guardava divertito.
“ Già! “
Salvio sospirò nuovamente.
Antonio avvicinò il faccione rubicondo dalle labbra tumide e rosate all’orecchio di Salvio,
“ però s'io foss' a  te ci starei attento…” sussurrò ,”…tene nu frat assaje, assaje protettivo…” fece una pausa ad effetto, “… nun  sacce se mi spiego…” strinse  la manona a pugno dondolandola sotto il naso di Salvio.
“ Tzè!” per tutta risposta, apparve sulle labbra di Salvio un sorriso sghembo.
“ Vedremo…” poi si allontanò con aria sorniona, lasciando Antonio sbigottito alla reception.
Il vociare allegro dei bambini che giocavano sulla spiaggia riportò Salvio alla realtà, senza avvedersene era giunto al porto, non aveva voglia di tornare alla pensione, non in quello stato, e cominciò a vagare per la strada  senza meta, si ritrovò di fronte ad una piattaforma in legno  costruita su di un vecchio moletto in disuso ma restaurato di recente. Era molto caratteristica con i suoi arredi fatti in legno grezzo che richiamavano le barche dei pescatori, e reti, ricche di stelle marine dalle forme più svariate, il locale pricipale era di fronte a pochi metri ed i camerieri andavano e venivano per servire i tavoli esterni quasi tutti occupati dai turisti affamati.  
Salvio, con lo sguardo ancora fisso sull’osteria  camminò all’indietro fino a quando non toccò con la schiena i grandi vasi in pietra che facevano da separè tra la strada, la piattaforma e l’osteria, si appoggiò ai vasi nascondendosi fra gli oleandri colorati, si sentiva svuotato, così si prese la testa fra le mani e senza volerlo cominciò a piangere sommessamente.
 
   
 
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