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Autore: hinayuki    05/09/2008    1 recensioni
Il Santuario, gli uomini e Atena(sono tentata di ucciderla con le mie stesse mani, ma mi serve...sob...)sono nuovamente in pericolo! E' necessario che vengano investiti dei nuovi Gold Saints in sostituzione a quelli caduti durante la guerra contro Ade. Casa accadrà questa volta?
Genere: Romantico, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prologo: Un nuovo nemico!

 

“Atena è una delle figlie di Zeus, il Re degli Dei dell’Olimpo.

Porta un’armatura scintillante ed è al Dea della guerra e delle arti.

Ma ad Atena non piaceva combattere in prima persona e le sue battaglie erano sempre difensive!

 

Combatté contro l’atroce e crudele Ares e si giocò la conquista della terre nella lotta contro Poseidone...

 

Le guerre scatenate dagli Dei durarono a lungo, molto di più di quanto un uomo possa immaginare...

 

Nel campo di battaglia, attorno alla Dea Atena, si trovavano ragazzi che la proteggevano... questi erano i Saints!”

(Saint Seya vol.1)

 

-Kaira, aspettami!- Gridò un ragazzo, ansimante. Era una torbida giornata di metà Agosto ed il sole batteva impietoso sopra la testa della gente in quel luogo che esisteva dall’era del mito. Il giovane si stava arrampicando, ad una velocità impensabile per un essere umano, sopra alcune rovine di colonne appartenenti ad antichi templi. La città, come d’altronde il resto della zona che la circondava per miglia, sovrabbondava di macerie di quel tipo. In fondo quello era il Santuario di Grecia.

Ad un tratto si fermo a riprendere fiato: a lui non piaceva affatto il caldo e correre sotto il sole dell’una del pomeriggio era micidiale. Si passò una mano tra i capelli neri, lunghi fino alle spalle, disordinati un po’ per la corsa, un po’ perché così di natura, asciugandosi la fronte. Osservò, con i suoi chiarissimi occhi azzurri, la sagoma della persona che aveva appena chiamato: si muoveva agile e sinuosa, velocissima, con un’eleganza decisamente tutto fuorché virile, a dispetto del vestiario e del fisico. Questa rallentò il passo solo quando fu sopra la gradinata di un tempio dimesso e fatiscente. C’era una sola colonna integra che proiettava una breve ombra sul terreno, ma questa non dava alcun refrigerio; la cosa positiva era che almeno le gambe coperte dai jeans, stinti e strappati, avevano smesso di grondare sudore e che il terreno non buttava più su quel calore insopportabile.

I lunghissimi capelli neri, leggermente mossi, ondeggiavano ad ogni movimento e arrivavano fino ai fianchi, nascosti da una larga maglia che un tempo doveva essere bianca, stretta in vita da una cintura di pelle che la rendeva ancora più ampia. Si volse verso il ragazzo che aveva urlato il suo nome, lanciandogli un’occhiata truce e adirata. Si appoggiò le mani sui fianchi e lo osservò raggiungere la cima della scalinata con i suoi grandissimi occhi verdi.

-Lo sai che non voglio che mi chiami Kaira fino a che siamo nel Grande Tempio!- Si sedette sul pavimento sotto la colonna, appoggiando le braccia sopra le ginocchia e la testa sopra di esse. Il ragazzo, dopo averla raggiunta, si inginocchiò davanti a lei e le mise la mano sopra il capo. Kaira abbassò il volto, come a pensare, poi portò gli occhi ad incontrare quelli del giovane. Lo sguardo serio e fiero, deciso. -So che al villaggio non sembra... ma qui è molto ambiguo! E io non voglio portare “quella cosa”- Gli spiegò sospirando e portandosi una mano al volto, coprendolo, in un gesto per entrambi molto eloquente. -Io voglio diventare Gold Saint a tutti i costi! Come primogenito del capo del nostro villaggio ho il dovere di farlo!- Affermò, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. La sua espressione tradiva la sua sicurezza in se stessa. Il ragazzo sorrise, nonostante quello sguardo lo avesse pietrificato sul posto ed annuì piano. Non poteva però comprendere appieno il peso che quella creatura a lui cara portava in cuore.

-D’accordo, sorella!- Asserì, meritandosi un’occhiata obliqua: non doveva chiamarla così, e lo sapeva bene. Gli arrivò una forte tirata di guance. -Non ti chiamerò più così e tanto meno per nome, fino a che saremo qui, come d’accordo!- La rassicurò e le schioccò un bacio su una guancia, a tradimento. -Fratello, sono sicuro che tornerai al villaggio come Kiron di Gemini!- Asserì allegro, regalandole un bel sorriso. Le fece un segnò affermativo con la testa, con vigore. Sì, ne era certa anche lei!

-O io sarò Kiron di Gemini o tu Paul della medesima casa!- Sorrise anche lei, cosa più unica che rara e gli gettò le braccia al collo per un abbraccio fugace. -Adesso, però, dobbiamo andare!- Si alzò di scatto e si girò su se stessa: non amava dimostrare il suo affetto alle persone e nemmeno per suo fratello faceva eccezioni. Anche Paul si alzò, tanto l’ombra era scomparsa ed il sole aveva ripreso a battere a candela sopra le loro povere teste. Sorrise, comprendendo i sentimenti della ragazza, in sondo erano fratelli, anzi, di più: erano gemelli e condividevano la stessa anima(o per lo meno così la pensavano al loro villaggio), benché fossero opposti in tutto. Lui estroverso e di compagnia, un po’ insensibile e istintivo. Lei introversa e taciturna, troppo sensibile, nonostante non lo desse a vedere e razionale, ma le era stato insegnato così, in fondo, e tutto a causa del suo segreto. Era, anche per questo, la persona più forte che conoscesse ed era sicura di sé. Non poteva non esserlo, lei era il futuro capo villaggio, se avesse avuto anche solo un piccolo dubbio gli equilibri si sarebbero infranti.

-Allora?- Gli fece un cenno con il capo, indicando la distesa di rovine, desolata che dovevano ancora percorrere, davanti a sé. Il moro annuì mesto, ma poi sorrise furbo.

-Adesso vado avanti io! Vediamo se riesci a prendermi prima si arrivare all’inizio delle Dodici Case!- La sfidò, superandola poi come un guizzo. La giovane rimase basita, e bravo il suo fratellino che era migliorato! Ma se voleva la guerra, beh, aveva trovato pane per i suoi denti. Lo rincorse, mettendoci anche lei tutta la sua forza e velocità e dopo alcuni minuti lo raggiunse. Si era accorta che aveva rallentato, forse perché era stanco, ma si dovette ricredere quando questo le rivolse uno sguardo ironico, e dopo che lo ebbe affiancato, quello scattò nuovamente, seminandola. Le sembrava di essere tornata bambina. Quante gare fatte uno contro l’altra, specie quando venivano addestrati da loro.

 

Tutto ad un tratto la terra tremò ed emise un suono stridulo, quasi come stesse gemendo. I due giovani barcollarono e caddero a terra, coprendosi il capo con le braccia. Tra di loro si aprì una voragine larga alcuni metri e della quale non si riusciva a scorgere il fondo. I ragazzi avvertirono un cosmo straordinariamente potente provenire da lì, ma non osarono avvicinasi per vedere a chi appartenesse. Nemmeno i loro maestri, in vita, erano riusciti a sviluppare un’aura tanto potente. Quella poteva appartenere solamente... solamente ad una Divinità! Effettivamente concentrandosi si poteva sentire che era simile a quello di Atena, però era decisamente più oscuro e spaventoso. Improvvisamente una crepa si aprì e so diresse verso Paul, come se fosse telecomandata ed il giovane vi precipitò dentro, poiché si era accorto troppo tardi di ciò che stava accadendo. Kaira urlò il suo nome, in preda al panico, ma la disperazione durò poco poiché alcuni uomini con addosso armature color grigio topo l’attaccarono alle spalle, con l’intenzione di farle seguire il fratell0 all’interno della voragine. Lottò come meglio poté, sferrando raffiche di pugni quasi invisibili e precisi, ma gli avversari erano decisamente troppi e sembrava che più ne abbattesse e più se ne presentassero davanti ai suoi occhi.

Una folata di vento gelido la superò, invisibile e turbinosa, passandole a fianco. Subito dopo un giovane biondo apparve davanti a lei. In un solo colpo aveva sgominato tutti gli avversari, che stramazzarono a terra, congelati. Il biondo aveva addosso uno degli ex-bronze Cloth che grazie al sangue di Atena erano divenuti God Cloth. Era senza dubbio il Saint della costellazione di Chignus: Hioga. La ragazza non perse tempo a ringraziarlo: per quello avrebbero sicuramente avuto tempo in seguito, in compenso si precipitò nel luogo dov’era caduto il fratello del quale invocò il nome alcune volte, prima di ricevere come risposta un grugnito che stava a significare che era ancora vivo. Era appeso ad alcune sporgenze, diversi metri più in basso. Si tirò un sospiro di sollievo e si sporse un altro po’ per controllare se la presa fosse salda e quanto fosse il dislivello. Poi dovette tornare in ginocchio con un forte senso di nausea che le stringeva lo stomaco: soffriva di vertigini. Doveva tirarlo fuori, in qualche modo. Riprese un po’ di calma e di lucidità e si mise a cercare con gli occhi qualcosa che potesse fungere da corda, ma nella zona non c’era nulla che potesse somigliarvi.

-Resisti, ora trovo un modo per tirarti su!- Disse più a se stessa che al parente. Fece per alzarsi, ma un grido del ragazzo la paralizzò sul posto: un appiglio aveva ceduto ed ora era aggrappato con una sola mano. Non avrebbe fatto a tempo a salvarlo, ma se fosse rimasta lì impalata la situazione non sarebbe certamente migliorata. Era immersa nel panico più nero. “Miseriaccia, Kaira, vuoi diventare un Saint! Non puoi arrenderti!” Se lo ripeté decine di volte e alla fine prese una decisione, folle, ma almeno l’aveva presa. Si avvicinò all’orlo della spaccatura e si calò lentamente. Se non avesse guardato giù non avrebbe avuto problemi. In quel momento l’altra sporgenza a cui Paul era aggrappato cedette e il ragazzo temette di essere spacciato. Un sibilo passò velocemente accanto al corpo della giovane, scendendo. Era una catena. Questa si arrotolò attorno al braccio del giovane salvandolo e issandolo poi verso la fine della voragine. Quando si fu seduto sulla terra, il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato che uno scappellotto della sorella lo colpì, non proprio delicatamente dietro il capo.

-Stupido! Sei troppo distratto! Te lo diceva sempre anche il maestro!- Lo sgridò e mise un buffissimo broncio che rivelava in tutto e per tutto la sua femminilità. L’altro rise un po’ per il nervoso e un po’ per l’espressione assunta dalla sorella, poi ricambiò lo schiaffo, dando così il via ad una piccola e affettuosa schermaglia.

-Deficiente! Ti pare di trattare così il tuo unico fratellino? Se non mi avesse salvato saresti restato figlio unico!- Indicò il suo salvatore con un cenno della mano. Lui e il Santo biondo stavano guardando attoniti quella particolare dimostrazione di affetto fraterno. Quando la ragazza realizzò che c’erano anche loro si gelò sul posto e si alzò in piedi veloce come un fulmine, ricomponendosi. Oltre al santo di Chignus ce n’era un altro. Quando lo vide Kaira si sentì avvampare. Era piuttosto giovane, come il compagno, dovevano avere al massimo vent’anni, capelli castani abbastanza lunghi e occhi verdi come le foglie in primavera. Addosso portava un Cloth do colore rosa e argento con delle catene attaccate alle braccia. Era Shun, il God Saint di Andromeda, lo aveva già visto in precedenza, quando era andata a fare visita al suo maestro al Grande Tempio. I due ragazzi fecero un piccolo inchino ai cavalieri che li avevano prontamente aiutati.

-Perdonate la nostra maleducazione...nobili Shun e Hioga! Io sono Kairon!- Affermò la giovane, dopo aver dato un tono più virile alla sua voce, appoggiandosi una mano sul petto. -Mentre questi è mio fratello Paul!- Indicò il giovane che le stava a fianco. Questi salutò con un cenno di mano. I due Saints li stavano osservando interdetti un po’ perché si chiedevano come mai fossero a conoscenza dei loro nomi e un po’ perché si domandavano cosa ci facessero dei ragazzini al limitare della zona del santuario.

-Siamo qua per divenire Saints della sacra armatura di Gemini! Nel luogo in cui viviamo è arrivato un messo che recava notizie dal grande tempio e ci ha consegnato un messaggio con su scritto che si cercavano nuovi cavalieri!- Spiegò Paul, con calma, come se gli avesse letto nel pensiero. I due God saints si  scambiarono una rapida occhiata: anche quei due ragazzini erano come tutti quelli che erano giunti in quei giorni nel santuario e come loro, prima di affrontare ciò che il Fato aveva preparato per loro. Erano volenterosi e ambiziosi, ma non si rendevano ancora bene conto di cosa o per chi combattessero. Li avrebbero comunque condotti fino ai piedi delle dodici case dello zodiaco, dove avrebbero dovuto essere già da un pezzo. Gli fecero cenno di seguirli e iniziarono, per l’ennesima volta, una rapida corsa tra le rovine in direzione del santuario.

-Posso chiedere una cosa?- Kaira si era avvicinata al Santo di Andromeda durante la corsa, quasi senza accorgersene, ed ora il silenzio la innervosiva. Quando il giovane annuì riprese la parola, distogliendo lo sguardo da quello di lui che le aveva sorriso dolcemente. -A chi appartiene l’aura impressionante che abbiamo avvertito provenire dalla voragine?- Chiese, evitando di inciampare sul resto di una colonna che una volta doveva essere mastodontica. Shun la osservò sorpreso e perplesso: non poteva dirle nulla di ciò che stava accadendo in quel momento perché ancora non era un Saint e forse nemmeno lo sarebbe divenuto, ma soprattutto perché nemmeno loro sapevano esattamente di cosa si trattasse. Tuttavia era anche vero che loro si trovavo lì per diventare cavalieri e che avevano rischiato molto, quindi dovevano saper perché erano stati convocati.

-E’ il motivo per cui servono nuovi Saints! Pare che un nemico a noi ignoto si stia risvegliando... dobbiamo essere preparati ad fronteggiarlo!- Le spiegò in maniera spicciola. Poi si fermò di colpo, imitato dagli altri. Davanti a loro si erano schierati dei guerrieri con delle incomprensibili ed assurde armature grigie. I due God adottarono le loro pose da combattimento, imitati dai due fratelli.

-Lasciate stare!- Li intimò il Santo di Chignus. -Non è lavoro per voi!- Detto ciò partì all’attacco, sferrando raffiche di pugni ai quali i due faticarono a stare con gli occhi. Anche Andromeda lanciò le sue catene all’attacco, sbaragliando una serie di nemici. Quando i due ragazzini si riebbero dalla sorpresa e dall’ammirazione, scattarono a loro volta colpendo diversi avversari con un perfetto lavoro di squadra. Quando il nemico attaccava Kaira da dietro a difenderla trovava Paul e vice versa, in modo da non rimanere mai scoperti. Quando, per via della lotta, la giovane si trovò separata per un istante dal fratello, un avversario la attaccò, meschinamente, alle spalle, con l’intenzione di bloccarle i movimenti, ma le sue mani scivolarono, più o meno inavvertitamente sul petto della giovane, meritandosi così un doppio cazzottone che lo spedì”verso l’infinito e oltre!” da parte di entrambi i giovani. Paul fu tentato di seguirne la traiettoria discendente, per ammazzarlo una volta per tutte, ma la sorella lo fece desistere e ripresero la corsa.

-Complimenti... devo ammettere che quando combattete in due siete davvero fortissimi!- Fu costretto ad ammette il Saint biondo. Il loro lavoro di squadra, la sincronia, le tattiche e le tecniche di attacco e difesa: nulla era lasciato al fato o alla foga del momento, nonostante fosse tutto molto intuitivo.

-Grazie!- Sorrise Kaira, saltando agilmente un masso informe di rovine ed inciampando su un braccio di una statua che stava a terra, rovinando al suolo e suscitando una risata generale. Si rialzò in maniera fulminea con l’idea di raccattare la prima cosa utile per scavare e farsi una fossa nella quale infilarsi, per la vergogna.

-Comunque, tra i due, Kairon è il più forte in assoluto!- Disse con affetto e ammirazione. Shun capiva bene come si sentisse il ragazzo. Fortunatamente lui il complesso del fratello maggiore l’aveva superato da un paio d’anni.

 

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“Dove mi trovo?” Si domandò un ragazzino poco più che quattordicenne, guardandosi attorno. L’ultima cosa che ricordava era una scossa che aveva fatto tremare la terra e la paura, tramutata in terrore quando era precipitato in un baratro che si era aperto sotto i suoi piedi. Si trovava in un enorme stanza, della quale non riusciva ad individuarne né la forma né le pareti. Il tutto era velato da una profonda oscurità infranta, a tratti, da delle torce appese alle colonne, estremamente distanti le une dalle altre. Queste erano di diversi stili, dorico, ionico, bizantino, sembrava che ogni epoca storica avesse lasciato un suo segno indelebile con esse. Cominciò a camminare, titubante in una direzione a lui apparentemente ignota e poté notare che nell’intervallo tra una colonna ed un'altra erano custoditi dei piccoli altari, sorretti da delle piccole cariatidi. Alcune di esse avevano espressioni di dolore e sofferenza, mentre ad altre era stato completamente cancellato il volto, altre ancora pareva che non lo avessero nemmeno mai avuto. Riposti sopra i marmi bianchi giacevano degli scrigni, anche se non su tutti, su quelli sorretti dalle donne senza il volto dei contenitori non c’era traccia. Dopo alcuni minuti di cammino, ormai aveva contato quattordici nicchie(sette a destra e sette a sinistra), scorse la figura di quello che sembrava un tavolo sul fondo, nel centro della sala e solo allora si accorse di avere la sensazione che una voce lo stesse chiamando. Dietro quello che aveva capito essere un altare, decisamente più grande rispetto agli altri, si trovava una figura incappucciata. Quella, che da principio gli dava le spalle, si volse a guardarlo non appena ne avvertì la presenza. Quando ne vide le fattezze il ragazzino retrocesse di un passo, ma quella gli si avvicinò e allungò la mano fino a toccargli la fronte.

-Tu sei appena stato venduto da quello che ti dava lavoro nei campi, nonostante il tuo duro lavoro..?- Gli domandò una suadente voce femminile. Il fanciullo annuì senza esitare: provava un odio profondo per quel maledetto. -Bene! Allora tu sarai Dedalo, del Labirinto!- Proclamò compiaciuta. Ad un suo gesto di mano uno degli scrigni gli si avvicinò, emanando una cupa luce violacea che tingeva tutto attorno a sé. Il bambino lo fissò incerto e gli sembrò che la donna sorridesse nella penombra del cappuccio. -Lascia che il tuo odio ti dia forza!- Ordinò perentoria. -Ora và e cerca dei nuovi compagni, sono ancora molti i Suit da consegnare ed il tempo a nostra disposizione è poco.- Lo scrigno si aprì e mostrò qualcosa che assomigliava molto ad un labirinto, anch’esso rifulgeva di color ametista. Questo si scompose in diversi pezzi che volarono contro il ragazzino, sbigottito e ammirato, ed aderirono perfettamente al suo corpo. Subito dopo questo si inginocchio prostrandosi davanti alla figura incappucciata e si appoggiò una mano sul petto.

-Come desiderate, mia Signora! Mi metto subito all’opera!- Fu la sua risposta al comando, dopo di che si alzò e scomparve e si incamminò nel buio della camera. Dopo di che la donna si volse verso una delle nicchie più vicine.

-Arianna del Filo!- Invocò a gran voce. Una giovane apparve davanti ai suoi occhi. Anch’ella indossava un’armatura viola, ma a fare contrasto con quel colore c’era un filo rosso carminio che le si avvolgeva attorno alle braccia e che terminava sui polsi. Quando fu davanti all’altare si inginocchio con una mano al petto.

-Edipo di Re!- Chiamò poi. Un ragazzo di bel aspetto, con indosso una corazza ametista ed un mano un bastone comparve davanti alla signora e si mise nella stessa posizione dell’altra fanciulla, appoggiandolo a terra.

-Miei giovani guerrieri, manca poco al risveglio definitivo della nostra Sovrana!- Comunicò con una luce folle che le brillava negli occhi. -Vi chiedo di pazientare per ancora poco tempo... fino a quando non troveremo qualcuno in grado di spezzare il sigillo! L’ordine che è appena stato impartito a Dedalo vale anche per voi! Ora andate!- I due annuirono e scomparvero nel nulla, com’erano arrivati, pronti ad assolvere il loro compito.

-Quanto a te...- Si rivolse ad una figura quasi completamente in penombra. -Andrai al santuario di Grecia! Sai già per quale motivo!- Quella la liquidò con un “Tsk” prima di dirigersi nella medesima direzione dei compagni. Bene... ora non doveva fare altro che attendere.

 

 

 

 

 

 

Salve gente! Questa è la mia prima ficcy sul mitico manga di Saint Seiya! Dal prologo non si capisce un tubo, immagino, ma altrimenti che prologo sarebbe?

Spero che vi sia, comunque piaciuto e che commentiate in tanti!

Besos!!! Hina!

  
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