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Autore: Drosophila Melanogaster    23/07/2014    1 recensioni
-Charles ha promesso che non avrebbe mai letto i miei pensieri.- la donna soffiò irritata, sul volto di Erik si dipinse un sorriso tagliente.
-L'aveva promesso anche a me, Mystica. Ed è entrato comunque.- il sorriso si fece più largo, malizioso, insolente.
-Quindi o la nostra cavia vuole essere trovata, o vuole essere fermata.-
- Fallo. -
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Fissava imperterrito fuori dalla finestra.

Grossi goccioloni facevano a gara sul vetro. Si avvicinò, ancora in attesa che Hank trovasse la soluzione, spingendo con le braccia la carrozzella.
Passò l'indice sulle scie bagnate della pioggia sulla superficie liscia.
Non diede importanza al rumore fioco della serratura. Chiuse gli occhi e gettò indietro la testa, facendosi ricadere dietro le orecchie la matassa di capelli disordinati.
Riempì i polmoni d'aria e sentì distintamente la pesantezza salire dallo stomaco al petto.
Si sporse di lato temendo di poter rimettere anche se erano ore che non ingeriva qualcosa.
Quando la porta alle sue spalle si aprì fu solo in grado di serrare i pugni ed ascoltare passi familiari attraversare la stanza.

Conoscevano la strada quasi quanto le loro tasche, la lontananza di quegli anni non aveva tolto il ricordo.
I passi di entrambi erano sicuri sul selciato di pietre chiare, quelli di Mistica erano più leggeri, il piede nudo li rendeva quasi impossibili da percepire vicino al suono secco e ritmato delle suole di Erik.
La grande villa, il suo giardino, gli alberi che la circondavano comparvero poco dopo ai loro occhi.
Tutto sembrava tenuto peggio di quello che Erik ricordava, ma dalle foto che Mystica aveva riportato, l'edificio e il suo sciattume erano solo il riflesso del loro proprietario.
Su un muricciolo, proprio accanto alle scale che li separavano dalla porta principale, era stato appeso un cartello "Xavier's schola for gifted youngsters" ma sembrava essere strappato da qualcuno e penzolava appeso solo per un angolo, sostenuto da un unico chiodo che non erano riusciti a togliere.
Giunti a quel punto Erik si chiese cosa davvero si sarebbe trovato davanti una volta varcata la soglia.
Poco male, lo avrebbe scoperto presto.
Alzò ambedue le mani davanti a sé con un gesto veloce e rapido, la serratura girò con un cigolio senza bisogno che si inserisse la chiave, la maniglia, fortunatamente di acciaio, si girò da sola e le porte si spalancarono lasciando loro la vista sull'atrio della villa.
Pesanti tende di velluto impedivano alla luce esterna di entrare e nessuno si era curato di accendere la luce elettrica.
I passi rimbombavano ancora di più.
- Resta qui e, se necessario, impedisci a Bestia di mettermi - fece una pausa e un lieve sorriso, - di mettere i bastoni tra le ruote della carrozzella. -
La sua voce fu poco più di un sussurro e si dilatò nel grande atrio coperta, di nuovo, dai passi dell'uomo che entrava nella stanza accanto.
Charles era solo a guardare fuori dalla finestra.

-Sei tornato.- sussurrò a mezza voce, senza voltarsi, quasi non volendolo.
Tirò dritta la schiena e assunse un'espressione contrariata.
-E tu sei lo stesso ragazzo sognatore che guarda la pioggia fuori dalla finestra?- domandò il mutante dietro di lui, il tono glaciale e pungente.
-Sono cambiato, Lehnsherr.- i passi ripresero, sentì lo scricchiolio dei guanti in pelle dell'uomo stringersi alla carrozzella. Lentamente venne spostato, trovandosi davanti alla porta e con le spalle piene della presenza di Magneto.
Sulla punta della lingua premevano le domande che in quei mesi si era rimangiato, intenzionato a dimenticarle.
Di nuovo, resistette alla voglia di voltarsi verso colui che lo stava lentamente portando fuori da quella stanza.
Questo odiava della sua situazione, il non poter prendere decisione. L'essere in balia degli eventi e dipendere da qualcuno.
Hank era stato un buon amico, ma odiava dover elemosinare il suo aiuto. Così come odiava l'essere spostato come una bambola di pezza senza volontà.
-Cosa sei venuto a fare?- parole dure, arrabbiate.
-Questo, professore, dovrebbe dirmelo lei.- una risata forzata lo raggiunse da dietro.

Charles era incredibilmente freddo, freddo e diverso, e non c'era bisogno di ascoltarne le parole per capirlo.
Le sue mani si erano strette intorno ai manici della sedia la rotelle e sul viso gli si era dipinto un sorriso invisibile.
- Io non ti ho detto di venire qui. -
No, non lo aveva detto, tuttavia era un pensiero così evidente che non era necessario essere un telepate per coglierlo.
- Sono venuto ad esaudire il suo desiderio, professore. - sussurrò Erik, la voce melliflua e graffiante al tempo stesso.
Fece qualche passo avanti spingendo la carrozzella lungo tutta la stanza: in essa erano sistemate alcune provette contenenti, forse, proprio quel piccolo tentativo del mutante di non essere più se steso.
Magneto le guardava, erano vetro sistemato in comodi contenitori che, guarda caso, erano proprio fatti di metallo. Riusciva a sentirne l'attrazione anche da lontano.
- Voglio che mi lasci stare. -
Il mutante però non sentì le parole del telepate.
Le mani rimasero strette alle maniglie di plastica della SEDIA a rotelle, ma uno ad uno i porta provette cominciarono a cadere a terra rompendo i piccoli contenitori di vetro e spargendo i liquidi di diversi colori su tutto il pavimento fino a che il marmo bianco non prese un colore bluastro.
Blu come gli occhi di entrambi, come il mare nel quale si erano trovati e quello davanti al quale si erano divisi.
- No! - questa volta la voce di Charles fu troppo forte per essere ignorata, - Smettila! Smettila subito! - erano ordini, certo, ma non avevano forza; Magneto continuava a far cadere le provette e gli apparecchi proprio come se fosse dietro di essi a spingerli con la mano.
- E' la mia unica possibilità di essere normale! - era quasi disperata la voce del piccolo topo da laboratorio.
- Oh, vecchio amico mio, non hai mai avuto questa chance. -

   
 
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