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Autore: oleander97    24/07/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Perchè Roger voleva che quella bambina facesse parte della sua vita, voleva accompagnarla a scuola e andarla a prendere; aiutarla con i compiti; prepararle i suoi piatti preferiti; giocare con lei; guardare insieme i cartoni animati; leggerle le fiabe e darle la buonanotte. Tutto questo per poter avere solo in cambio il desiderio, anzi la gioia di essere chiamato papà"
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avrebbe dovuto immaginarlo, lei era scomparsa così… nel nulla, dall'oggi al domani senza dire nulla. Non aveva più avuto sue notizie.
Matilde era stata la sua ragazza per molti anni, 9 infatti non erano pochi, ma si conoscevano già da prima. Matilde era bella, con una cascata di riccioli castani che gli cadevano sulla schiena e due meravigliosi occhi azzuro-verde. I suoi amici dicevano che aveva avuto una gran botta di fortuna a trovare una come lei, ma per lui Matilde era di più, era il suo grande amore.
Per questo quando lei se ne andó lasciando solo un breve messaggio in segreteria, soffrì come un cane, cercandola in lungo e in largo ma senza riuscire a trovarla. "Voglio chiudere, sono stanca di tutto, non cercarmi perchè tanto non mi troverai" diceva il messaggio.
Ora dopo cinque anni, Roger capiva perchè Matilde se ne era andata senza fare mai più ritorno, cambiando numero di telefono, non dando notizie di se neanche ai suoi genitori. Matilde aveva una figlia, figlia che d'altronde era anche sua. Era rimasta incinta e non sapendo che fare pensó bene di fuggire e lasciare la bambina in un orfanotrofio. In quel momento la piccolina aveva cinque anni ed era lì che lo guardava con i suoi occhi azzurri, troppo simile a lui, nell'aspetto e negli atteggiamenti.
Biondina, con le lentigini sul nasino, ammirava delle immagini di un libro con espressione accigliata. Si, era davvere simile a lui. 
"Ciao" le disse avvicinandosi
"Ciao" rispose lei
"Mi chiamo Roger"
"Lo so, so chi sei, ho sentito le suore parlare di te prima. Io sono Lucia"
Aveva una vocina silenziosa. Era anche molto sveglia… e furba… e curiosa, la stessa curiosità che aveva lui da bambino quando origliava, dalla sua cameretta, i genitori parlare.
"Non si origlia, sai?"
"Si, lo so, ma stavano parlando di te. Sei mio padre, avevo diritto di ascoltare"
Furba, davvero furba.
"Già" Roger sorrise, le piaceva quella bambina.
Lei si alzó, prese la barbie che stava stesa per terra e la porse all'uomo
"Giochiamo?" una parola, una semplice parola, detta con ingenuità, ma a lui gli si scaldó il cuore. Sua figlia di cinque anni, che non aveva mai visto fino a quel momento, gli aveva appena chiesto di giocare con lui. Accettó.

"Non potrà avere l'affidamento di quella bambina, lei non puó neanche avvicinarsi a Lucia"
"Ma perchè? Cavolo è mia figlia! Avró qualche diritto su di lei"
"Ci è stato ordinato di fare così, mi rincresce"
Non poteva crederci, gli era stato impedito di avere l'affidamento di Lucia e di avvicinarsi a lei, e sapeva anche a chi doveva dare la colpa di tutta quella assurda situazione. Ma perchè?
"La madre della bambina viene a trovarla?"
Che domanda, cosa potesse importargliene di quel che faceva Matilde?
"No"
"Ah…"
Delusione, si, era deluso. Ma come si poteva abbandonare la propria figlia, impedirle di avere rapporti con il proprio padre e poi fregarsene altamente di lei? Non immaginava che Matilde potesse essere cosí… menefreghista, per non dire di peggio.
"vabbe… mi dispiace di averla disturbata sorella, la ringrazio della sua pazienza, posso salutare Lucia almeno?"
"Certo che può" disse infine lei.

"Quindi te ne vai?" 
"Si piccolina"
"E non verrai mai più"
Non era una domanda, Lucia aveva già capito tutto, e soprattutto sembrava non toccata personalmente dalla faccienda. Ma alla fine cosa pretendeva? Era una bambina di cinque anni che fino a quel momento non sapeva neanche dell'esistenza di quell'uomo il quale era davanti a lei e stava per avere un crollo emotivo. Lo sentiva.
"Senti, facciamo così, io verró a trovarti tutti i giorni, te lo prometto"
Disse lui abbassandosi
"Va bene" solito tono atono, e lui che si immaginava di vedere allegria in quegli occhioni. 

Lasciò quell'edificio con il magone in gola, voleva piangere, urlare e maledire quella donna che tanto aveva amato e da cui voleva spiegazioni. Ma cosa c'era fa spiegare? Forse tutto, forse niente. L'avrebbe cercata, ancora.

"Le suore dicono che la mia mamma mi ha lasciato qui subito dopo che sono nata, mi hanno detto che lei era giovane e che non se la sentiva di crescere un bambino. Mi hanno anche detto che forse la mia mamma non sapeva neanche chi potesse essere il mio papà. Ma come si fa a non saperlo? Quando si è innamorati e si vuole un figlio si sa con chi lo vuoi, non si può chiedere un figlio a una persona che non si conosce. È una cosa stupida"
Per tutta la settimana era andato a trovare Lucia, come le aveva promesso, di nascosto alle suore. Ogni giorno che si incontravano parlavano tanto e di cose diverse, quel giorno Roger chiese a sua figlia se sapessa qualcosa della sua mamma. Chissà se la bambina avesse saputo qualcosa o la avesse sentita.
Non si aspettava quella risposta, lo fece sorridere, la bimba aveva parlato con quella ingenuità che hanno i bambini della sua età, con quella visione del mondo e dell'amore cosí genuina e pura. La invidiava in quel momento e un pò le faceva tenerezza, non era facile per una figlia sapere che la propria madre non la voleva. Non lo era affatto.
"La tua mamma mi conosceva, sapeva chi ero, solo che come hai detto era piccola e spaventata"
"Ma tu non sapevi nulla di me, se lo avessi saputo mi avresti accettata? E magari portata con te?"
"Ti porterei via con me anche adesso"
"E perchè non lo fai?"
"è difficile"
Già perché non lo faceva? Alla fine dei conti lui era il padre.
"Tutto è difficile all'inizio, ora devo andare o le suore si preoccuperanno. Ciao Roger"
Si alzò e pulí i pantaloni dalla terra e dall'erba e se ne andò, cosí come era arrivata. Era Roger ad essere cambiato, cambiava sempre qualcosa in lui quando parlava con quella bambina.

"Chi sono queste persone?" era una mattina come tutte le altre, no non era come tutte le altre. Infatti all'orfanotrofio erano arrivate due persone, un uomo e una donna, marito e moglie. Dovevano prelevare quello che avrebbero considerato da quel momento loro figlio. Ma Lucia non immaginava che quel figlio era lei, nessuna coppia sembrava mai interessata a lei. Troppo timida, troppo sulle sue, troppo complessa.
"I tuoi genitori addottivi Lucia"
No, non poteva essere vero.
"Ma io ce l'ho già un padre"
"Ma non lo è in maniera ufficiale, queste persone hanno il tuo affidamento, Ora sono loro i tuoi genitori. Dovresti essere contenta, avrai finalmente una famiglia"
"È Roger la mia famiglia"

Stava correndo, correndo veloce, non voleva essere addottata da quelle persone. Le aveva viste in faccia, erano come le altre, tu per loro eri un figlio ma non eri mai completamente loro figlio.
Con Roger si trovava bene, si conoscevano da poco ma che importava? Bisogna conoscerlo da sempre un padre per rivedere nei suoi i toui occhi? Era piccola ma certe cose le capiva. Ora stava correndo da lui, per dirgli tutto, per supplicarlo di portarla via con se.
"Lucia fermati"
Sentiva la suora chiamare il suo nome dietro di lei, e correva, ma poi dove avrebbe trovato Roger? Dove stava correndo? Non lo sapeva.
Ma comunque lo vide, vide suo padre per strada, stava passeggiando sul marciapiede dalla parte opposta della sua. E gridò
"PAPÀ! PAPÀ!  PAPÀÀÀ"

Sentiva urlare, sentiva urlare "papà"
Non capiva quello che stava accadendo, però poi la vide. Era Lucia che correva verso lui, e gridava papà. Era l'emozione più grande di tutta la sua vita, sentirsi chiamare papà.

La suora la raggiunse e la cinse dalla vita trascinandola indietro, lo vide correre verso di lei e tentare di prendere la mano della piccola, ma le due mani si sfiorarono solamente.
"STIA LONTANO DA LEI"
Gridó la suora. Il cuore di entrambi si spezzó e il rumore fu più forte delle grida di Lucia, delle sue lacrime, di tutte le speranze e i progetti di Roger andati in fumo. Speranza di poterla avere con se, progetti che includevano anche quella bimba di cinque anni.
Perchè Roger voleva che quella bambina facesse parte della sua vita, voleva accompagnarla a scuola e andarla a prendere; aiutarla con i compiti; prepararle i suoi piatti preferiti; giocare con lei; guardare insieme i cartoni animati; leggerle le fiabe e darle la buonanotte. Tutto questo per poter avere solo in cambio il desiderio, anzi la gioia di essere chiamato papà. Una gioia che non avrebbe mai avuto.

Lucia se ne andó con loro, con quei genitori che per lei saranno sempre solo delle care persone che le hanno voluto riservare un futuro migliore. Delle persone che avrebbe chiamato mamma e papà, ma in cuor suo sapeva che la mamma era solo una figura idealizzata, che non avrebbe mai trovato perchè troppo perfetta e il papà… beh… suo padre sarebbe sempre stato Roger, anche se non lo conosceva un gran che, anche se era strano e impotente, ma lui era doprattutto quell'uomo che andava a trovarla e che urlava contro le suore dicendo "IO SONO SUO PADRE" e si lo sentiva nel cuore, Lucia, che lui era suo padre.

Due anni dopo

Matilde non era riuscito a rintracciarla, chissà forse era morta o dall'altra parte del mondo, ma cosa importava? Non gli importava più nulla di una donna che gli aveva privato della cosa più importante, sua figlia. Chissà come stesse ora quella bambina, se lo chiedeva Roger, tutti i giorni, se stesse bene, se fosse felice. Era una mattina fredda quella, l' inverno non voleva cessare, ma a lui piacevano le temperature fredde.
Stava in casa, a guardare la televisione con il suo gatto sulle gambe a riscaldarlo, quado suonò il citofono.
"Chi è?" erano due persone, un uomo e una donna, che non aveva mai visto.
"Abbiamo una sorpresa per lei, signor Roger"
Una sorpresa? Aprí e su per le scale vide la gioia della sua vita. Lucia era un pò più alta, ma era uguale all'ultima volta che si erano visti.

Era strano Avere quelle persone e soprattutto Lucia in casa.
"Scusi l'intrusione ma pensavamo che fosse giusto un incontro tra lei e Lucia, meno burrascoso dell'altra volta"
A parlare fu la donna. Aveva una voce frizzante, aveva i capelli rossi a caschetto e gli occhi neri come due liquirizie. Il marito invece era alto, moro con la barba di qualche giorno. Lui era più mite, si capiva dalla voce più calda e pacata a differenza di quella della moglie.
"Giacomo e Martina sono i miei genitori, si è vero, ma sei tu mio padre. Roger, non importa se non sarai tu quello che mi vedrà crescere, non importa, davvero. Perchè qualunque cosa accadrà tu sarai sempre mio padre e ovunque saremo non ci separeremo, perchè tu sei nel cuore. Ti voglio bene papà"
Ora stava piangendo, ma di gioia ed era felice di versare quelle lacrime, perchè le sue erano le stesse di sua figlia. 
"Ti voglio bene anche io, piccola Lucia"
  
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