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Autore: LeoValdez00    24/07/2014    5 recensioni
Leo ed Esperanza.
Madre e figlio, inseparabili.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Esperanza Valdez, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Leo Valdez'
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"Chiave inglese" disse Esperanza Valdez al figlio.
"Chiave inglese" rispose pronto Leo.
Era un caldo pomeriggio di luglio e il bambino stava aiutando la madre con il suo lavoro di meccanica.
Loro lavoravano sempre insieme, e si divertivano un mondo ad aggiustare macchine e ingranaggi vari.
"Cacciavite a stella"
"Cacciavite a stella"
Passarono almeno due ore ad aggiustare il motore di una vecchia moto e, quando uscirono all' aria aperta, iniziava già a sentirsi un po' di aria fresca.
"Tesoro, cosa vuoi fare?" chiese Esperanza al figlio, con ancora il faccino sporco di olio per motori.
"Gelato?" chiese lui con il sorrisetto furbo che era la sua firma.
La donna non era di famiglia ricca, non  guadagnava un granché, ma se poteva accontentare il figlio in qualcosa, sprecava intere giornate di lavoro per farlo.
Fortunatamente Leo non aveva grandi pretese.
Era un bambino di otto anni, magro, di carnagione scura, con un grande cespuglio nero al posto dei capelli e con pozzi profondi al posto degli occhi.
Era furbo per la sua età, ma l' unica cosa che voleva fare era divertirsi e, soprattutto, divertire.
Buffone di classe e piccola peste, ecco chi era Leo Valdez.
Si accontentava di poco: un gelato in compagnia di sua madre.
Fecero merenda sul muretto, davanti alla gelateria, guardando le macchine che passavano, giocando a "Quante macchinine blu? ".
Erano uniti, erano una cosa sola.
Madre e figlio, Esperanza e Leo, inseparabili.
"Mamma, dimmi di Papà" chiese lui, con occhi supplicanti.
La donna sapeva che le avrebbe fatto quella domanda.
Glielo chiedeva tutti i giorni e lei non sapeva mai cosa rispondere.
"Lo sai Leo, se ne è andato.."
"Ma dimmi com' era! Mi assomigliava?" insisteva lui.
"No, tu sei molto più bello. Hai preso da lui solo i ricci" disse scompigliandogli la chioma scura.
Il bambino le sorrise e si abbracciarono stretti stretti.
Leo soffriva nel non sapere chi fosse suo padre e perché se ne fosse andato, ma aveva Esperanza che lo amava sopra ogni cosa, e a lui bastava.
Passarono gli anni e loro rimasero uniti, nelle gioie e nei dispiaceri, affrontando i problemi in un unico modo: insieme.
Ma venne il giorno, quel maledetto giorno, in cui una donna rovinò tutto in una sera, una sera come le altre, a lavorare in officina fino a che il buio non inghiottiva del tutto il pallido chiarore del giorno ormai passato.
Leo era stanco, non aveva avuto una bella giornata.
Disse a sua madre che aveva voglia di dormire e, quindi, che la avrebbe aiutata l' indomani.
Ma quella donna non aveva gli stessi piani per loro.
Leo non poté fare nulla quando lei appiccò fuoco all' officina.
Urlò invano il nome di sua madre, tentò di buttare giù la porta, ma senza risultato.
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre sapeva che Esperanza bruciava tra le fiamme.
Già, le fiamme.
Sembrava un crudele scherzo del destino che sua madre dovesse morire proprio per mano della cosa da cui lei cercava sempre di tenerlo lontano.
Quando capì che per lei non ci fu più nulla da fare, iniziò a piangere, prima sommessamente, poi con sempre più rabbia.
Quando arrivò la polizia, non aveva più voce per spiegare, non aveva più lacrime da versare.
Si sentiva solo vuoto, come se al posto del cuore ci fosse stato un enorme buco nero.
Come se gli si fosse stato strappato un pezzo di anima.
 
   
 
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