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Autore: vivajackson99    24/07/2014    1 recensioni
Dal testo:
“-Hey Annabeth!!- disse percy.
-Ciao Testa D’alghe!-rispose la ragazza che accompagnava Alice.
-Aspettate un attimo. Ma voi due vi conoscete!?- dissi irritata per il semplice fatto che nessuno mi stesse dicendo cosa cavolo stavano facendo.
-Ceerto. Io e Annie eravamo d’accordo di portarvi tutte e due al campo-mi rispose Percy sorridendo.
-Ora Chirone vi spieghera tutto quello che...
-Aspetta ma tu dici quel Chirone quello dei miti greci!?!-disse sbalordita estupita alice.
-Precisamente- rispose Annabeth sbuffando.
-Quindi voi volete dirmi che gli dei, i semidei, le creature mitologiche...ESISTONO!?!?!- chiese speranziosa.
-Si esistono. E voi due siete figlie di una dea o un dio greco- spiegò percy allargando di più il suo sorriso, se si può fare.
-Se,se. E sentiamo...tu di chi sei figlio- domandai sarcastica
-Io sono il giovane figlio di Poseidone, dio del mare, e lei è figlia di Atena, dea della saggezza.- disse recitanto Percy e poi dando un veloce bacio sulle labbra ad Annabeth.
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La storia è abbientata un anno e mezzo dopo la famosa guerra contro Gea. I nostri eroi sono miracolosamente sopravvissuti e ora dovranno affrontare una nuova missione con due nuove compagne. ATTENZIONE: NIENTE SPOILER.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~P.o.v. lauren
Il 5 giugno era un giorno come tanti altri. Io, come sempre non volevo alzarmi dal mio letto, ma appena aprì gli occhi scattai in piedi, perchè facevo tardi a scuola. Mi feci una doccia veloce e misi i primi vestiti che ho trovato. Visto l’ora tarda, non feci colazione. Salutai mia madre e scesi giù per le scale. Di solito c’era un autobus che mi aspettava sempre sotto casa mia, ma quel giorno ero terribilmente in ritardo. Incominciai a correre in direzione della scuola, che distava qualche miglio. “A proposito il mio nome è Lauren King. Ho 16 anni, sono dislessica e iperattiva e soffro di deficit dell’attenzione. Vivo con mia madre, Jasmine King, in un piccolo appartamento di New York. Mio padre non l’ho mai conosciuto perchè se ne andato quando io avevo solo pochi mesi. Al solo pensarci mi viene di tirargli un bel pugno in faccia e dire parolaccie a non finire. Non ho amici e mi pare anche ovvio visto il mio comportamento da bulla aggressiva. Non penso mai prima di agire e questo mi porta sempre in guai moooolto seri” Arrivata a scuola molto in ritardo, entrai in classe dove gia c’era il professore, e te pareva, e mi dirigo verso il mio banco nell’ultima fila, ma la voce del prof. Mi fa trasalire.
-Signorina King!!!- mi richiama il professore con voce piatta.
-Si prof. ??- dico girandomi verso di lui che mi guarda con sguardo truce.
-Le pare questa l’ora di arrivare a scuola!?!?!
-No prof., mi scusi la prossima volta farò prima lo prometto- lo sguardo del professore si addolcisce un po’, e quando dico un po’ significa che manda via le rughe sulla fronte che gli spuntano quando è furioso, quindi ora è solo arrabbiato.
-Stia attenta signorinella, non promettere mai cose che non puoi mantere. Ora fila a sedere forza e cerchi di stare attente alla lezione una buona volta- finito di fare la predica feci un legero inchino con la testa e quando fui seduta sulla mia sedia il professore torna a spiegare quello che sembrava un difficilissimo teorema di matematica. Io odio la matematica.
^=^=^=^=^=^=^
Uscita dalla classe di biologia, dopo cinque ore di stress, mi stavo dirigendo verso l’uscita della scuola quando andai a sbattere contro una ragazza facendola cadere a terra, insieme ai libri che teneva in mano. Era magra e di media statura. Aveva i ricci capelli castani raccolti in una coda e aveva due occhi di un griggio tempestoso che alla luce del sole diventavano di un azzurro come il cielo sereno. Aveva il naso piccolo e le labbra sottili. Indossava una semplice maglietta blu con i bordi delle maniche argentati, dei jeans neri e delle convers rosse. La ragazza nel frattempo si stava massaggiando la schiena e ora la stava guardando intimorita dal mio sguardo fulminante.
-Hey, sta un po’ attenta a dove metti i piedi.
-Scusami tanto, i-io non... non volevo...
-Non ti preoccupare, non fa niente.- dissi cercando di calmarla. Le porsi la mano e l’aiutai ad alzarsi. Rimessasi in piedi, io mi inginocchiai e raccolsi i libri –comunque io mi chiamo Lauren King- mi presentai porgendole i libri -tu?
-Oh...bhe io sono Alice Watson.
-Piacere di conoscerti, ma... posso sapere dove stavi andando cosi di fretta?!?!
-Oh... ecco... io stavo andando al corso di storia antica pomeridiano- disse illuminandosi, ma poi sbarrando gli occhi quando poso lo sguardo sul suo orologio da polso - e...e ora devo andare sono tremendamente in ritardo. Ci si vede. Ciaooo.
-Spero di riverti. Ciaooo.
-Anch’io.- detto questo corse via nella parte opposta a quella dove stavo andando io. Che ragazza strana. Bha, comunque, mi misi a corerre e usci dalla scuola, arrivata fuori dal cancello ispirai l’aria pulita e poi buttando tutto fuori con un sospiro annoiato. Sali sull’autobus che era davanti alla scuola e mi sedetti al primo posto. Dopo pochi minuti scesi da quell’aggeggio e mi diressi davanti casa mia. Apri la porta del mio appartamento e fui invasa dall’odore di... di casa. Mia madre quel pomeriggio sarebbe rimasta fuori fino a tardi visto che lavorava in un hotel dall’altra parte della città. Buttai lo zaino in un angolo e mi fiondai nel divano accendendo la tv. Dopo un po’ si erano fatte le cinque del pomeriggio e il mio stomaco incominciava a farsi sentire. Cosi chiamaia il numero della... pizza a domicilio!!! Dopo pochi minuti suonarono al campanello. –Chi è??
-Pizza a domicilio- bhe impossibile non dire che il mio stomaco esultò dalla  gioia come la sua padrona. Scattai in piedi e dal divano del salotto, in meno di un secondo, mi ritrovai davanti alla porta d’ingresso, che apri velocemente. Davanti alla porta c’era un ragazzo alto e snello con i capelli castano scuro e gli occhi neri pieni di...possiamo dire rabbia. Feci del mio meglio per non apparire intimorita da quello sguardo di fuoco.
-La prego, si accomodi. Nel frattempo vado a prendere il portafogli nell’altra stanza- dissi allontanandomi il piu in fretta possibile da quel ragazzo che ora era intento a scrutarmi con odio. Andai nella mia camera e preso il portafoglio ritornai in salotto, -quanto le devo per... MA COSA DIAVOLO...!?!?- non riusci nemmeno a completare la frase tanto ero sbalordita e terrorrizzata allo stesso tempo. Davanti a me il ragazzo si stava trasformando in un mostro orribile. Era alto fino al soffito, aveva la testa da leone con la criniera incrostrata di sangue, il corpo e le zampe era di una capra gigante e la coda era di un serpente a sonagli, abbastanza lungo, che faceva da coda. Il mostro apri la bocca e io mi spostai appena in tempo prima che una colonna di fuoco mi investiste in pieno. Cercai di scappare dalla porta di ingresso ma il serpente a sonagli me lo impedì e cercò di mordermi le gambe. Indietreggiai fino a sbattere le spalle contro il muro. Era la mia fine, lo sentivo. Il mostro si avvicino lentamente verso di me e io chiusi gli occhi aspettando la morte, sperando che fosse veloce e indolore. Prima che il mostro potesse fare un altro passo verso di me si senti un romore di vetro rotto. Dopo pochi attimi dalla cucina spuntò un ragazzo alto, snello e abbastanza muscoloso, con i capelli neri corvini in disordine, come se si fosse svegliato da poco, gli occhi verdi come il mare che scrutavano avidi il mostro e le labbra sottili. Indosssava una maglietta arancione  sbiadita con su scritto ‘campo mezzosangue’ e dei jeans chiari, e in mano teneva una spada che brillava di una debole luce azzurra. Dopo un istante di supore del mostro, quest’ultimo si girò verso di me, ma il ragazzo richiamò la sua attenzione verso di lui.
-Hey, stupido mostro che non sei altro, si dico a te. Perchè non ti batti con me- il mostro non lo ascoltò e continuò ad avansare verso di me- aahh, allora hai paura di perdere... quindi sei un fifone...- a quel punto il mostro si infuriò. Si allontanò da me e con un scattò si trovò davanti al ragazzo che ora sorrideva con aria complice. Il mostro attaccò il ragazzo con morsi da parte del serpente, zampate e colonne di fuoco, ma il ragazzo evitava e parava tutti i colpi. Poi fu il turno di quest’ultimo  attaccare, con mosse veloci e decise. Dopo vari minuti che lottavano il ragazzo infilzò la spada dritto nel cuore del mostro che mi guardo un’ultima volta con odio prima che si dissolvesse in una nube di polvere dorata, che si sparse in tutta la stanza.
Dopo qualche attimo, mi ripresi dallo shock e andai verso la cucina, prendendo un grosso coltello da cucina, meglio tardi che mai, e lo puntai verso il ragazzo. – N-non ti m-muovere. Chi sei e che cosa era quel coso????- chiesi cercando di riprendere il controllo del mio corpo, cosa alquanto inutile visto che con un coltello in mano sembravo una pazza sull’orlo di una crisi di nervi.
Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi con curiosità e poi tocco la punta della lama con il dito che, con mio grande supore, si rimpicciolì fino a diventare un’inutile penna a sfera, che finì dritta dritta nella tasca del ragazzo- Ciao. Mi chiamo Percy Jackson, e quel mostro li... era una chimera...
-Una...una chimera...!?!?!- domandai scioccata. Percy annuì.- E... cosa sei venuto a fare qui..!?!
-Bhe...è già da un po’ che ti sto seguendo e... quando ho visto il ragazzo delle pizze mi sono insospettito quindi sono salito per le scale di emergenza...
-Ma per quale motivo mi hai salvata?!?-vendendo la sua faccia decisi di esprimermi meglio- cioè voglio dire... “ti sono infinitamente grata per avemi salvata” ma... io vorrei sapere il motivo..., voglio dire io sono una sconosciuta!!!- dissi soffermandomi sull’ultima parola.
-Perchè noi due siamo uguali- disse lui.
Io non potei trattenere una risata folle- uguali...ahahah... ma non fammi ridere...
-Si è vero, tu sei dislessica e iperattiva proprio come me...- appena sentì quelle parole lo guardai dritto neglio occhi. Diceva la verita.- Ora, te lo chiedo per favore, vieni con me in un posto sicuro, prima che arrivano altri mostri. Anzi sei stata fortunata visto che tua madre non era in casa. Potevi metterla in pericolo. Ora se vuoi venire prendi velocemente alcune cose che ti possono servire e poi andiamo.
Per alcuni secondi rimasi indecisa su cosa fare, ma poi presi il mio zaino e infilai denrìtro qualche vestito e altre cose utili. Poi scrissi un biglietto a mia mamma nel quale la informavo che sarei rimasta fuori molto allungo e di non preoccuparsi. Misi lo zaino in spalla e subito Percy mi trascino fuori di casa chiamammo un taxi e partimmo.- Potrei sapere dove stiamo andando!?!-dissi sbuffando.
-A Long Isalnd. Li c’è un posto sicuro lontano dai mostri e dove ci sono altri ragazzi come me e te. Ok?- Annui leggermente mentre voltavo lo sguardo verso il finestrino. Dopo pochi minuti scendemmo in un posto sperduto nel nulla. Percy pagò il taxi e, quando questo svanì dalla nostra vista ci arrampiccammo verso la collina più alta. Dopo aver superato un pino abbastanza grande ci trovammo all'entrata del...’campo mezzosangue’. “ Strano nome, non c’e che dire.”Davanti all’entrata c’erano due ragazze una coi capelli biondi ondulati e gli occhi griggi, l’altra coi capelli ricci e castani e gli occhi di un griggio misto ad azzurro. Quest’ultima si voltò e la riconnobbi subito.
-Tu!?!?!- dicemmo all’uniscono e sbarrando gli occhi io e Alice.

ANGOLO AUTRICE: Bene bene bene. Finalmente dopo mesi a scrivere questa dannata storia IO sono riuscita a pubblicarla. Questo capitolo risulta più un prologo, mha ehy... è la mia prima fanfiction, non ci rimanete male.  Se volete il sequel recinsate questo capitolo, ci tengo molto. Ciao a tutti cari lettori ah... e ringrazio le mie compagne di scuola per il valido aiuto che mi hanno dato.
p.s.: se non pubblico il secondo capitolo ento il 31 di questo mese non aspettate perchè non arriverà prima del 5 settembre, visto che vado in vacanza.

   
 
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