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Autore: Ari Youngstairs    24/07/2014    7 recensioni
Il dolore per la perdita di una madre non è concepibile, per chi non l'ha provato sulla propria pelle.
Il senso di vuoto che si percepisce al cuore, quando l'unico raggio di luce si spegne, non si può riempire.
Per Tobias Eaton, entrambi i dolori sono causati da un'unica disgrazia: la morte di Evelyn Johnson.
[I pensieri di Tobias durante il funerale della mamma|Non vi sono spoiler, poiché la OS è ambientata prima degli eventi di Divergent]
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Evelyn Johnson-Eaton, Four/Quattro (Tobias), Marcus Eaton, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nightmare
 
 
“L'uomo può sopportare le disgrazie quando esse sono accidentali e vengono dal di fuori, ma soffrire per le proprie colpe è l'incubo della vita.”
                                                                                     ~ Oscar Wilde                                                                                       


Dedicata a Life before his eyes♡, la prima a cui ho esposto l'idea


L'ennesima goccia di pioggia cade sui miei capelli, bagnandoli più di quanto siano già.
Sono completamente fradicio, dalla testa ai piedi, ma ringrazio l'acqua piovana per aver nascosto le mie lacrime. 
Ancora non riesco a credere a ciò che è successo solo l'altro ieri, non voglio crederci.
Continuo a fissare la buca, ormai una pezza di terreno smosso, che un uomo in grigio sta ricoprendo con una pala enorme, vecchia e consumata dalla ruggine. 
Ormai non è rimasto più nessuno, solo io, una famiglia di cui il padre fa parte del Governo e...Marcus. 
Mi sta stringendo la spalla con una mano, dandomi di tanto in tanto qualche pacca che però di rassicurante non ha nulla. 
“La mamma è morta, Tobias” mi aveva detto due giorni prima “Mi dispiace tanto”.
È un bugiardo. A lui della mamma non è mai importato nulla. 
Quando mi ha detto che se n'era andata, che se n'era andata per sempre, sono crollato a terra, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
Sono corso in camera mia e ho stretto al petto il nostro segreto, quel soprammobile di cristallo blu che lei mi donò poco tempo prima, dicendomi di tenerlo al sicuro, soprattutto da lui
Lei era l'unica stella che avevo in un cielo buio, e adesso si è spenta. 
Anche la mamma sapeva quanto Marcus fosse violento, lo sapeva bene, e tutti i lividi che aveva sulle braccia e sul collo lo dimostravano. 
Sto parlando al passato, ciò che succede quando qualcuno scompare. Ma io non voglio crederci. Non è vero, mi ripeto. Non è vero

Invece, il funerale che si è concluso pochi minuti fa era reale. 
Come l'uomo abnegante che celebrava la funzione funebre.
Come tutte le persone che sono venute a salutare, per l'ultima volta, quella che era Evelyn Johnson. Quella che era la mia mamma. 
Tante persone mi hanno detto cose come “mi dispiace molto, Tobias”, o mi hanno guardato come se fossi un cucciolo, un cucciolo ferito e abbandonato.
Odio tutte quelle persone.
Dire “mi dispiace” non serve a nulla. Nessuno voleva la morte della mamma, perché lei era una donna gentile e premurosa, come tutti gli Abneganti. O meglio, quasi tutti.
Guardarmi come se fossi io il morto nella bara, sepolta qui di fronte a me, non ha senso. O forse sì, dato che senza la mamma è come se fossi già sepolto. 
Nessuno mi verrà più a rimboccare le coperte mentre mi addormento.
Nessuno mi darà più un bacio sulla guancia prima di andare a scuola. 
Nessuno mi aiuterà a curare le ferite inflitte da mio padre, dicendomi che prima o poi tutto questo inferno finirà. 
Ma è finita l'unica cosa che mi mandava avanti. 

La pioggia non cessa, ma sembra aumentare ad ogni secondo.
L'altra famiglia di Abneganti si avvicina a noi con passo un po' titubante, come se non sapesse se sia davvero la cosa giusta da fare. 
Sono in quattro, di cui due bambini che devono esser più piccoli di me. 
Li riconosco: sono i Prior, ed Andrew Prior è un collega di mio padre, anche se è la prima volta che lo vedo. 
«Mi dispiace, Marcus.» La sua voce è un sussurro sotto lo scrosciare della pioggia. «A nome di tutta la mia famiglia.»
Distolgo lo sguardo da Andrew e studio i suoi figli, un ragazzo e una ragazza; lui è moro, occhi grandi e verdi, guance scavate, abbastanza alto. 
Lei invece è tutto l'opposto, e mi domando se siano davvero fratelli biologici: è bionda, minuta, e tiene lo sguardo fisso sull'erba. 
Pochi minuti dopo, se ne vanno a passi moderati, l'andatura di ogni Abnegante. Tranquilla, silenziosa, che non andrebbe nell'occhio neanche volendo. 

Torniamo a casa, e tutto sembra terribilmente normale
«La cena è alle otto, Tobias.» Dice mio padre «Come sempre.»
Salgo le scale che portano in camera mia, un gradino alla volta, perché mi sento le gambe cedere.
Non so come, ma riesco ad arrivare in cima alla rampa senza versare una lacrima, e senza sentirmi schiacciato come una noce. 
La stanza sarebbe vuota, se non fosse per il letto, una scrivania di legno lucido e un armadio.
Apro le ante di quest'ultimo, scoprendo l'insieme di abiti rigorosamente grigi e quasi tutti uguali tra loro. 
Nascosto sul fondo dell'armadio, coperto da una pila di pantaloni anch'essi color cielo temporalesco, c'è il soprammobile di cristallo blu. 
Lo prendo e lo adagio delicatamente sulla scrivania, restando a fissarlo, immerso nei miei pensieri.
Dev'esserci un modo per andarmene. Per far finire questa tortura. 
Dopo esser rimasto a rimuginare per un po', nella mia testa si accende la scintilla di un'idea: la Cerimonia della Scelta. È l'unica possibilità che ho per fuggire da qui. 
Perché di una cosa sono sicuro: questo posto non mi piace, non fa per me. 
Ho buone possibilità di esser destinato ad un'altra Fazione. 
Ma tra me e i sedici anni c'è ancora un bel lasso di tempo, perciò tutte le mie fantasie sulle altre fazioni si spengono come fuoco al vento. 
Se ci fosse ancora lei, sarebbe più facile. Almeno avrei ancora qualcuno con cui confidarmi.
E invece sono solo. Con mio padre.
Con l'incubo peggiore che abbia mai avuto.



 

 
 
 

Note
Non è il massimo, lo so. Volevo "debuttare" in questo fandom con qualcosa di bello corposo, invece è venuto fuori quest'orrore di 881 parole. UCCIDETEMI. 
Cara Alice, scusa se ti dedico una cosa così corta e mal scritta. Mi perdonerai mai?
Spero che sia accettabile, perlomeno. Vi sarei davvero grata se mi diceste cosa ne pensate. Grazie a chi leggerà e/o recensirà. Grazie di cuore!
   
 
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