24/07/2014
4 recensioni Desiderare il perdono
Cessa dall'empio tuo furor; rimanti
Dal tentar gli altri, e l'adirato Padre
A placar vola e l'adirato Figlio,
Finchè concesso d'ottener perdono
T'è forse il tempo.
John Milton, Paradise Lost
Il vestito bianco che indossava le sembrava una corda stretta attorno ai suoi polmoni, che le impediva di respirare. Registrò distrattamente che stava tremando, in maniera incontrollabile.
Avrebbe dovuto sentirsi soddisfatta. Avrebbe dovuto sentirsi sollevata. Avrebbe dovuto assaporare quel momento che aspettava ormai da mesi.
Eppure non provava niente di tutto questo. Solo un enorme senso di vuoto nel petto, che neanche lei sapeva spiegarsi.
Sebastian era morto.
Il suo corpo giaceva immobile sul freddo pavimento, sporco del sangue che colava da una ferita sul suo petto. Una ferita provocata da una spada la cui creazione era stata voluta da Valentine anni prima, insieme alla versione più grande, che si trovava ancora legata al fianco del cadavere. Fosforos, portatrice di luce, ed Eosforos, portatrice dell'aurora.
Con quella spada, aveva ucciso suo fratello.
Dentro di te hai un cuore di tenebra, figlia di Valentine.
Quando lei e Jace avevano progettato il piano per ucciderlo, utilizzando il Fuoco Celeste all'interno della spada, era stata sicura di sé e di quello che doveva fare: vendicare Amatis, Jordan, il signor Blackthorn, Raphael e tutti quelli che avevano perso la vita o erano stati trasformati mentre combattevano per salvare tutto ciò che amavano. Perché era questo quello che i Nephilim facevano: salvare gli altri.
Clary aveva continuato ad essere certa che fosse quella la cosa giusta da fare, fino alla fine. Fino a quando non lo aveva ferito a morte, liberando tutto il potere del Fuoco Celeste. Fino a quando l'onice nera del suo sguardo non si era trasformata in un verde smeraldo. Come i suoi occhi. Come quelli di sua madre.
Mi dispiace. Mi dispiace tanto.
Le aveva chiesto perdono per qualcosa di cui non aveva colpa. Dopotutto, era stato Valentine a trasformare in un mezzo demone Sebastian– no. Jonathan. Non avrebbe continuato a pensare a lui come qualcuno di separato da lei e dalla sua vita, attraverso un nome che non gli era mai appartenuto.
Una volta ho sognato un luogo verde. Una casa di campagna e una bambina dai capelli rossi, e i preparativi di un matrimonio. Se ci sono altri mondi, allora forse ce n'è uno in cui sono stato un buon fratello e un buon figlio.
Jace non era lì, aveva preferito non venire, ma andava bene così. Era una cosa che voleva fare da sola. Non poteva sopportare che lui la vedesse dirgli addio.
Sua madre era con lei, ma era rimasta in un angolo senza dire nulla, senza neanche riuscire ad avvicinarsi.
Erano solo loro due, madre e figlia, nessun altro aveva voluto venire al funerale del mostro che aveva provocato la morte di centinaia di Shadowhunters e Nascosti. Non c'era nemmeno Luke, ancora in riabilitazione dopo la prigionia nel Regno di Edom.
In fondo, pensò Clary avvicinandosi al corpo inerte, era già tanto se erano riusciti a convincere il Conclave a fargli un funerale.
Si avvicinò ancora, piegandosi per poggiare sul suo petto ciò che teneva in mano: un piccolo scrigno, su cui erano incise le iniziali J. C.
«Ave atque vale, frater»
Non seppe quanto rimase lì. A un certo punto sentì le braccia di sua madre tirarla indietro mentre la pira iniziava a prendere fuoco.
In un mondo in cui tutti i Nephilim e i Nascosti gioivano per la fine di Sebastian, Clarissa piangeva in silenzio la morte di Jonathan. Chiedendo perdono a sua volta.