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Autore: Saberius    24/07/2014    0 recensioni
Mi sveglio di colpo. Alle mie orecchie, la pioggia crea suoni diversi dal solito, mentre si schianta sui rami frondosi degli alberi più verdi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio di colpo. Alle mie orecchie, la pioggia crea suoni diversi dal solito, mentre si schianta sui rami frondosi degli alberi più verdi.

“La pioggia è una strana orchestra che ha per direttore la natura.”
I miei capelli castani sono come incollati alla fronte, ho il respiro pesante, una specie di fiatone, e gocce salate di sudore mi colano lungo il mento, fino ad unirsi alla barba ben curata, per poi cadere sul pavimento. “Cos'è stato? Un incubo?” Mi dico mentre mi passo una mano tra i capelli umidicci. “No è stato il più bel sogno che abbia mai fatto in una vita intera” mi rispondo. I dettagli di quello strano sogno iniziano ad andare perduti nei recessi della mia mente, sappiamo tutti quant'è difficile ricordarsi un sogno. Per fortuna qualcosa mi rimase.

Ombre confuse si muovono in un bar, riesco a distinguere qualche faccia, molto vagamente. Un uomo seduto su un divanetto mi ricorda un attore famoso, penso sia proprio lui. “Cosa ci fa qui un attore di Hollywood?” Ricordo di essermi chiesto. Giro la testa e mi accorgo di altre ombre famose, tutte riunite in quel bar, circondate da belle donne, gli alcolici sui tavoli lasciano come segno di passaggio della condensa di forma circolare. Ho qualcosa che mi da fastidio al livello della cintura. “Cosa diavolo ho qui sotto?” Abbasso lo sguardo e vedo una pistola, una classica pistola, di quelle che si vedono nei telefilm polizieschi e nei film. Non mi stupisco troppo di avere una pistola infilata nella cintura. All'improvviso, senza sapere il perché, afferro l'arma e la punto contro un'ombra. Fuoco. Punto la canna verso le ombre femminili che scappano urlando, ne colpisco una o due. Le ombre colpite crollano per terra, in un lago di sangue. Non riesco a controllarmi, sparo ancora e ancora. Non rimane quasi nessuno in quel bar. Mi giro verso l'entrata e vedo due taxi gialli passare per la strada buia. È notte fonda. Getto la pistola sul pavimento, in un angolo scuro e mi giro verso il bancone. Ed è qui che i ricordi si fanno vividi e intensi, è qui che mi ricordo perfettamente quello che ho visto.
Dietro al bancone una figura femminile, non sto scherzando quando dico che, quella, è la donna bionda più bella che abbia mai visto. Il famoso colpo di fulmine? Sì, ma qui si rischia di andare ben oltre. Ha i capelli lievemente ondulati, della lunghezza giusta, perfetti. Cadono sulle guance e coprono leggermente le orecchie. Il mento è come piace a me. Le labbra non hanno traccia di rossetto, ma solo di un elegante lucidalabbra. Mi sorride e io mi sciolgo. “Ha anche i denti perfetti, incredibilmente bianchi.” I suoi occhi sono il pezzo forte. Sono blu, profondi come il mare di notte, ma allo stesso tempo luminosi come il mare di giorno. Mi perdo in lei, ormai siamo vicini e la guardo dritta nelle pupille. Tutto il resto diventa sfocato, sono concentrato solo sui suoi occhi. È la prima volta che la vedo eppure mi sembra di conoscerla da tanto tempo, mi sembra di amarla da tanto tempo. “Ti sei innamorato?” Mi sono innamorato. Mentre la fisso nel blu dei suoi occhi perfetti, vedo talmente tante cose passarmi davanti che il suo volto entra in secondo piano, solo per un momento. La guardo per qualche secondo, ma sembra un'eternità. I suoi capelli sono veramente biondi, talmente chiari da emanare luce propria. “È un angelo” penso mentre mantengo il contatto. “Non dire sciocchezze, tu non credi a queste cose, è semplicemente la donna perfetta per TE.”
Alzo le mani e le avvicino al volto di quell'angelo, voglio accarezzarla prima di andarmene. Le cingo il volto e la accarezzo, la pelle è come seta, non penso esistano altri aggettivi per definirla. Un amore così luminoso.
«Devo andare» sono le uniche parole che mi escono dalla bocca. Probabilmente, la mia espressione incarna il senso stesso del timore, timore di non vederla mai più. 

La pioggia continua a scendere sugli alberi. “Un amore così lontano da sembrare impossibile, lontano tanto quanto sono lontani i sogni.”
Mi passo una mano tra i capelli, ancora. Mi stendo nuovamente sul letto, cercando di far passare velocemente quella strana notte. 
Il giorno dopo mi sveglio pensando allo strano sogno. Penso solamente a lei, in realtà. Il momento in cui l'avevo toccata in viso continuava a rimbombarmi nella mente. 
Ogni volta che la penso, non riesco a fare niente altro. Mi fermo per un secondo e chiudo gli occhi, cercando di definirla il più possibile. “Quanto è bella, è perfetta” dico. Me la immagino e subito nascono della lacrime dai miei occhi, lacrime di dispiacere. “Non troverò mai una donna così” penso. Lacrime di gioia, perché le sono stato così vicino da poterla guardare e lievemente toccare. I suoi occhi mi avevano colpito dritto nell'anima, e il mio cuore, il quel momento, non era pronto a un simile affondo. Forse solo ora capisco gli antichi poeti quando parlavano di donna-angelo o di musa ispiratrice. “Magari ci incontreremo di nuovo, sempre in quello strano bar.”​
   
 
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