Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Smeralda Elesar    25/07/2014    4 recensioni
Kanon ha protetto Athena dal tridente di Poseidone, ma cosa gli è successo dopo?
Come è scampato alla distruzione del regno sottomarino? E cosa lo ha cambiato e fatto diventare un protettore della dea Athena da cinico individualista che era?
//Perché, Athena? Che valore ha la vita di un peccatore?
Forse in fondo non ha senso che io continui a chiedermelo.
Insomma, lei è una divinità, e non si dice sempre che la giustizia divina non coincide con quella umana?
Chi sono io per chiedere conto ad una dea della sue azioni?//
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Kanon, Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kamaimelon

 

 

“A golden girl can win a prayer from out the lips of sin”

(Una fanciulla d’oro riuscirà a ottenere una preghiera dalle labbra del peccatore)

 

(Oscar Wilde – Canterville Ghost)

 

 

Acqua.

Un’enorme quantità di acqua si riversa sulle rovine del tempio sottomarino di Poseidone, ora che non ci sono più le Colonne dei Mari a sostenere la volta liquida con il loro potere.

Ora che lo spirito del dio dei mari è stato sigillato.

Che ne sarà di noi umani che siamo rimasti qui sul fondo del mare?

Non che nel mio caso abbia molta importanza: io che sono stato ferito dall’arma di un dio non sopravvivrei comunque, ho solo il dubbio se mi uccideranno prima i tre squarci sul torace o le acque.

Ho sfidato due divinità ed ora due sono le forze che metteranno fine alla mia vita.

In ginocchio, in un gesto istintivo, premo le mani sulle ferite.

Ed ottengo solo di farmi affondare di più nella carne le schegge taglienti della Scale di Sea Dragon.

Delizioso esempio di contrappasso, no? L’armatura che mi proteggeva adesso da il suo contributo per la mia punizione.

Sto per morire e l’unica cosa a cui riesco a pensare è “Me la sono cercata”.

Mi guardo intorno e non sono l’unico ridotto male: anche i Bronze Saint che hanno seguito Athena sono più morti che vivi dopo tanti scontri, e vederli feriti mi fa provare una strana fitta.

Sì, io me la sono proprio cercata e probabilmente merito di finire così, ma loro?

Loro sapevano che avrebbero potuto morire, eppure non si sono fermati ed hanno rischiato le loro vite per fermare Poseidone ed il diluvio che voleva scatenare contro gli uomini.

Loro, dei ragazzini, hanno dimostrato molto più coraggio di me! E se ora moriranno la colpa sarà solo mia.

Questo pensiero mi affonda dentro una lama di vergogna bruciante.

E quel che è peggio non posso evitarlo.

Perché? Non è giusto! Perché per anni ho avuto nelle mie mani il potere di distruggere il mondo e adesso che vorrei salvare solo cinque persone non posso fare niente?

Io no, ma forse…

Cerco la fanciulla che è Athena.

Eccola lì, uno sprazzo di bianco come la spuma del mare nel suo Cosmo di luce e purezza, e mi rivolgo a lei.

Dea Athena… Se a me è ancora concesso pregare, ti prego, salvali.

È lontana ed io non ho espresso a voce alta il mio pensiero, ma lei si gira e mi guarda, ed io so, ne sono certo, che ha ascoltato la mia preghiera.

Sorride e tanto mi basta: so che li salverà, e questo per me adesso è l’unica cosa che conta.

Anche se, a pensarci bene, forse è solo il mio ultimo sprazzo di egoismo non volere altri morti sulla coscienza.

Forse.

Mi sento un sorriso amaro sulle labbra.

Cinico e calcolatore fino in fondo, non è vero?

Non prego per la mia vita perché sono orgoglioso e prego per quella degli altri perché nei miei ultimi momenti sono riuscito a diventare un ipocrita.

Dunque alla fine è vero che io ho solo un’anima malvagia?

Prima di trovare la risposta, l’emorragia diventa troppo importante ed io mi sento svenire.

Non è come addormentarsi, questa è un’idiozia: tremo senza controllo, ho la fronte coperta di sudore freddo e riesco a sentire il sangue che defluisce dalla testa, nel disperato tentativo di tenere in funzione gli organi fondamentali del torace.

È. Orribile. Il mio cervello è una spugna che ha la percezione di essere strizzata senza pietà.

Non vedo più niente e non è solo nero: ho fisicamente perso la facoltà di vedere. Evidentemente gli occhi sono considerati superflui in queste circostanze.

La cosa peggiore è che non riesco ad abbandonarmi e ad accettare di perdere conoscenza.

Sarebbe meglio, no? Mi risparmierei di soffrire, e invece niente da fare: il mio corpo continua a lottare, non vuole saperne di morire, e la mia coscienza si rifiuta di lasciarsi risucchiare nel nulla.

Mi aggrappo per istinto alla vita come i balani agli scogli, che puoi spezzare la loro conchiglia ma non lacereranno mai la presa.

È questa l’agonia, dunque?

Un estremo, testardo tentativo di restare vivi?

Non lo so, non…

Che cos’è?

C’è qualcosa... Il mio cuore non batte ed il mio respiro non esiste più, eppure qualcosa mi tiene in vita. Mi protegge.

Non devo più lottare per mantenere la consapevolezza di me stesso.

Non sento il mio corpo, e non ho nessun punto di riferimento, però so di esistere.

Perché qualcuno lo vuole. Perché per qualcuno sono importante.

Non mi lascerà andare.

Ho già provato questa sensazione, molti anni fa, ogni volta che la marea nella prigione di Sounion stava per affogarmi.

Quando la dea bambina salvava la mia vita mentre io continuavo a maledire il suo nome e quello di mio fratello.

Athena!

Ma perché?! Tu sai chi sono io, e allora perché…?

Non ho risposta, solo la sensazione di essere protetto.

È un abbraccio che mi avvolge, e una mano gentile che mi accarezza la fronte e cancella il dolore e la paura.

Se è così è più facile arrendermi. Sprofondare nell’oblio senza dover soffrire. Adesso sì che è come addormentarsi.

 

 

“Signore, allontanati da me che sono un peccatore”

Luc 5,8

 

Quando mi sveglio riprendo la percezione del mio corpo attraverso il dolore.

Fin dove fa male, brucia o c’è qualcosa di lacerato so di essere io, dove invece non sento niente deve essere qualcos’altro.

Il punto peggiore è senza dubbio il petto: per quelle ferite urlerei fino a graffiarmi la gola se solo ne avessi la forza, ma non ce la faccio neanche ad aprire gli occhi.

Non temere.

Ed è ancora la sua presenza accanto a me.

A confortarmi e lenire la sofferenza.

Athena.

Sono le sue mani bianche di dea che si posano sul mio petto squarciato.

No, non sporcarti con il mio sangue. Signora, io non merito che mi sia fatta grazia.

Di nuovo?! Tutto questo dovrebbe farmi diventare una persona migliore, non il più meschino ipocrita del mondo!

Io lo so benissimo che mi salverà, e fare adesso la scenata del pentito che vuole infliggersi una punizione che tanto so che non arriverà mai, è… , è disgustoso!

E intanto è così dolce la sensazione del dolore che scompare.

Il battito del cuore che finalmente può rallentare, i muscoli che cedono perché non sono più sferzati dalle scariche di adrenalina.

Finalmente ho un po’ di pace.

Vorrei ringraziarla per questo, possibilmente senza ipocrisia.

Però continuo a non capire: lei è una divinità ed io l’ho offesa oltre ogni limite, e allora perché non si prende la sua vendetta? Come può tollerare che io viva?

Potrebbe infliggermi un castigo di dolore e sangue come gli dei hanno sempre fatto per punire la ùbris, l’arroganza degli esseri umani che offende le divinità, e invece preferisce curarmi.

Athena, perché?

L’unica risposta è il suo Cosmo che risana le ferite come un balsamo.

Ormai il dolore è ridotto a pochi spasmi.

È la cosa più bella che mi sia mai capitata: è una preghiera di amore e speranza come quella che ha intonato nella Main Breadwinner, ma stavolta è solo per me ed il suo canto mi richiama alla vita: sento il vento sulla pelle, il mormorio delle onde in lontananza, sotto le dita il tocco leggermente ispido dell’erba ed il calore della terra.

C’è un profumo dolce nell’aria, qualcosa che evoca tranquillità.

Ricordo che mi piaceva molto, in un tempo di innocenza ormai lontano, ma non riesco a ricordare cosa sia.

Riesco a fatica a voltare la testa, e accanto a me sento la sua luce che mi incoraggia a non arrendermi.

È uno sforzo enorme emergere dall’oscurità che pesa sui miei occhi come un velo di piombo, ma allo stesso tempo la luce è un richiamo irresistibile.

Devo lottare con tutte le mie forze per strappare il velo, e poi…

Non posso crederci!

Lei è veramente accanto a me, non è il delirio creato da una mente sconvolta.

Kanon.

Boccheggio come un neonato ai suoi primi respiri.

Shh… hai bisogno di riposare.

Vorrei dire tante cose ma è lei a chiudermi gli occhi con la mano, stavolta per concedermi un sonno vero, non l’anticamera della morte.

Dormi adesso, Kanon.

Il suo tocco e la sua voce mi calmano immediatamente.

Sento ancora quel profumo tutto intorno a me e per un attimo mi sembra di ricordare, ma è solo un attimo, poi tutto torna piacevolmente confuso.

Non importa, sono sicuro che mi tornerà in mente.

L’ultima cosa che riesco a fare prima di spegnermi è grazie, Athena con tutta la sincerità di cui sono capace.

 

“Colui al quale si perdona poco, ama poco”

Luc 7,47

 

Quando mi sveglio di nuovo non c’è nessun dolore a torturarmi.

Apro lentamente gli occhi e sopra di me trovo la volta turchese del cielo con le ultime stelle che si spengono.

Resto a fissarle inebetito per non so quanto tempo semplicemente perché non riesco a credere di essere ancora vivo per poterle vedere, e non solo il cielo: anche  il chiarore dell’alba, la brezza salmastra, il fruscio dell’erba… tutte queste cose mi sembrano nuove e meravigliose.

Inspiro a fondo una, due, tre volte c’è ancora quel profumo e poi lascio andare l’aria lentamente.

Non sento nulla durante i movimenti del torace, e questo può voler dire solo che…

Le ferite non ci sono più!

La maglia è strappata e sporca di sangue, ma il mio corpo al disotto è integro.

Tutto quello che resta di tre ferite mortali sono tre punti dove sotto le dita la pelle è rosa, delicata e sensibile come se fosse appena guarita.

È appena guarita, razza di idiota! Mi rimprovero immediatamente.

Non c’è dubbio: sono vivo, ed è grazie a lei che mi ha salvato la vita per la seconda volta.

Ormai non ho più dubbi sul fatto che sia stato il suo amore immenso a salvarmi.

Non posso crederci! Ha amato e salvato me che l’ho offesa come ama i Saint che la difendono.

Con le mani ancora strette al petto mi rannicchio su un fianco, cercando di occupare meno spazio possibile sulla terra che ho quasi distrutto, e di nuovo mi chiedo il perché.

Anche la Terra, lei l’ha protetta dal diluvio di Poseidone pur sapendo che ci sono molti uomini malvagi.

Come me.

E allora perché? Perché salvare i ladri, gli assassini e i traditori, e me che sono forse il peggiore di tutti?

Perché donare il suo amore a noi che non lo meritiamo?

Mi accorgo di avere il viso rigato di lacrime, che finiscono sugli steli d’erba come una rugiada falsa e blasfema.

Perché, Athena? Che valore ha la vita di un peccatore?

Forse in fondo non ha senso che io continui a chiedermelo.

Insomma, lei è una divinità, e non si dice sempre che la giustizia divina non coincide con quella umana?

Chi sono io per chiedere conto ad una dea della sue azioni? Ed in ogni caso non posso pretendere di capire lei che ha amato chi voleva ucciderla, io che non avrei esitato a compiere una strage per ripicca verso mio fratello.

So che non serve a niente piangere adesso, ma che altro posso fare?

È la mia vita! Un grumo malsano di odio, rabbia e desiderio di vendetta adesso raccolta con cura e trattata come una cosa preziosa.

Non posso accettarlo!

E come se non bastasse, l’unica soluzione per sottrarmi a tutto questo è fuori dalla mia portata: Saga ha potuto togliersi la vita per lavare i suoi peccati, ma se lo facessi io dopo che lei mi ha salvato sarebbe un’enorme mancanza di rispetto.

Se gettassi via la grazia che mi ha concesso sento che brucerei in un inferno più profondo di quello che già merito.

Piango perché il suo amore brucia, per me che non ne sono degno.

Alla fine tutto esplode in un grido di angoscia ed invoco il suo nome tra i singhiozzi, perché abbia pietà di me ancora una volta.

ATHENA.

Perché mi sento perso, perché il mio orgoglio è finito stracciato e perché ho bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, per non impazzire.

Kanon.

Qualcosa… qualsiasi cosa… ti prego.

Vuole che io apra gli occhi.

È difficile vedere bene visto come sono appannati di lacrime, ma alla fine distinguo qualcosa proprio davanti a me, a pochi centimetri dal mio viso.

È qualcosa di bianco e oro, come il suo Cosmo.

Cerco di metterlo meglio a fuoco. È un fiore. Un fiore con una corolla bianca ed un centro giallo intenso, piccolo e delicato che ondeggia nella brezza del mattino.

Lo sfioro appena con le dita che tremano, e allora ricordo.

Camomilla.

Ma certo! Il profumo che sentivo era di fiori di camomilla!

Intorno a me, sul prato, ce ne sono a centinaia con il loro profumo che calma l’animo.

Sono qui per tutti: per aiutare qualunque animo tormentato, senza chiedere prima conto dei meriti.

Non so se sono stato io a pensarlo o se mi è stato suggerito, in ogni caso mi fermo su questo pensiero.

Possibile che…? Allora è questo? È tutto qui?

Mi sembra incredibile, ma capisco che può essere solo così: la verità è che non c’è una ragione, e che lei mi ha aiutato semplicemente perché avevo bisogno di aiuto.

È così semplice, in fondo, ed è di una semplicità disarmante.

L’amore non è fatto per pochi che lo meritano, ma per tutti quelli che ne hanno bisogno.

Per tutti. Anche per me.

Sento questa consapevolezza sbocciare come un fiore.

È per questo che Athena ha salvato me e continua a proteggere la Terra: perché sa che siamo solo uomini, fatti di bene e male insieme; e per quanto in alcuni di noi il bene non sia più che una minuscola scheggia, lei sceglierà sempre di salvarci per amore di quel frammento di luce.

Lei ha impedito il diluvio per amore degli innocenti, vero, ma anche per portare a noi una speranza.

La speranza di poter essere amati, un giorno, anche per chi ha un cuore avvelenato come il mio.

Grazie, Athena, ora posso accettare di nuovo la vita.

Ogni tanto qualche singhiozzo mi scuote ancora, ma non è più per disperazione; se devo versare lacrime ora è per sollievo.

È incredibile! Io che bestemmiavo gli dei e che non mi sono mai piegato davanti alla minaccia della punizione divina ora mi trovo a tremare perché sono stato perdonato.

La punizione non mi avrebbe fatto rendere conto dei miei errori, anzi mi avrebbe inasprito ancora di più e mi avrebbe spinto rispondere con altrettanta forza per puntiglio; il perdono invece mi ha tolto l’orgoglio senza strapparmelo di dosso, senza farmi alcun male.

Ora sta a me.

Lentamente mi metto a sedere e mi strofino gli occhi per togliere le ultime tracce di pianto e potermi guardare intorno.

In lontananza si vede il mare con il disco rosa del sole che comincia a spuntare dalle acque, ed intorno a me ci sono solo i rumori della campagna: il canto degli uccelli ed il frusciò del vento tra l’erba.

Per un attimo penso di staccare uno dei fiori di camomilla e portarlo con me ma poi ci ripenso perché non mi piace l’idea di spezzare una vita, anche se è di un fiore.

Al momento di alzarmi per un attimo appoggio il peso su un ginocchio, ed è allora che la sento.

La sua mano sulla mia testa, in un gesto protettivo.

Resto in ginocchio più del necessario.

Dea Athena, io, Kanon, non dimenticherò mai a chi devo la vita e la mia lealtà da questo momento.

Finalmente mi alzo, do un’ultima occhiata al mare e poi mi incammino nella direzione opposta.

Mi viene da sorridere.

A me piace il mare, ma credo che per un po’ di tempo me ne terrò alla larga e preferirò avere sotto i piedi la terra ferma.

Non so bene cosa farò adesso, ma di sicuro non avrà a che fare con piani machiavellici. No. Decisamente no. Basta mentire.

Posso vivere una nuova vita e non voglio sprecarla di nuovo.

Quanto al miracolo che mi ha salvato credo di aver capito una cosa: “perdono” non è altro che il nome che l’amore prende quando vuole presentarsi al peccatore.

 

“La più grande felicità nella vita è la convinzione di essere amati; amati per se stessi, anzi, malgrado se stessi”

 

(Victor Hugo; “I Miserabili” parte I, libro V, capitolo 4 “Madeleine in lutto”)

 

___________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

(e anche e del kit di rianimazione, dopo questa mattonata di Angst che vi ho propinato con tanto ammmore <3 )

 

Salve, sono ancora su questo fandom.

Ora, questa dovrebbe essere una cosa seria, giusto? Ebbene, sappiate che ho cominciato a scriverla mentre preparavo una materia che prevede l’essiccamento delle piante… vedevo piante ovunque XD

A proposito delle citazioni mi sono limitata perché ne avevo parecchie altre.

Per esempio la canzone “Sono innocente” di Renato Zero https://www.youtube.com/watch?v=-DJxLXRKnAo

Poi anche What I’ve done dei Linkin Park https://www.youtube.com/watch?v=Dj_d8DlZ-Jo

E “A place in Heaven” dei Two steps from Hell https://www.youtube.com/watch?v=HwIQXRZpqr8

 

E ora le note:

 

-Kanon è ferito perché ho fatto riferimento al manga dove è Kanon a mettersi tra Athena e il tridente di Poseidone, non Seiya. E giuro che avrei pagato per vedere questa scena nell’anime.

 

-La camomilla (in greco antico “kamaimelon” cioè “mela di terra”): nella simbologia dei fiori quest’erba è la rappresentazione della forza nelle avversità, quindi oltre ad essere dolce e amorevole la pianta da la forza di combattere contro le ostilità della vita quotidiana.

Comunque la camomilla non è un fiore: è un’infiorescenza, cioè un raggruppamento di fiori disposti sullo stesso asse fiorale.

Se lo guardate bene, magari con un po’ d’ingrandimento, vedrete che la parte gialla è formata da minuscoli fiori, ed anche quelli bianchi sono ognuno un fiore completo e non semplici petali.

 

-L’Athena originale della mitologia greca era decisamente vendicativa, permalosa e pure lunatica (magari per quella storia della parthène theà) quindi altro che perdonare Kanon! Piuttosto lo avrebbe fatto allo spiedo durante una grigliata in spiaggia insieme a calamari e gamberoni (gentilmente forniti da Poseidone) e accompagnato con il vino bianco portato da Dioniso.

Ma tant’è: se Kurumada-sama vuole che la dea Athena sia dolce e gentile con tutti, noi possiamo solo adeguarci all’OOC più colossale della storia.

 

-“Questo pensiero mi affonda dentro una lama di vergogna bruciante” cfr “I feel my shame inside me like a knife” di “Les Misèrables

 

-Tutto il resto: cfr “Les Misérables  parte prima (Fantine), libro secondo (la caduta), capitolo tredici (Petite-Gervais). Un’altra mattonata di Angst che vi consiglio con tanto ammmore <3

 

Ho finito, grazie per avere letto ^^

 

                                                               Makoto

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Smeralda Elesar