Kamaimelon
“A golden girl can win a prayer from out the lips
of sin”
(Una fanciulla d’oro riuscirà a
ottenere una preghiera dalle labbra del peccatore)
(Oscar Wilde – Canterville
Ghost)
Acqua.
Un’enorme quantità di acqua si riversa sulle rovine del
tempio sottomarino di Poseidone, ora che non ci sono
più le Colonne dei Mari a sostenere la volta liquida con il loro potere.
Ora che lo spirito del dio dei mari è stato sigillato.
Che ne sarà di noi umani che siamo rimasti qui sul fondo
del mare?
Non che nel mio caso abbia molta importanza: io che sono
stato ferito dall’arma di un dio non sopravvivrei comunque, ho solo il dubbio
se mi uccideranno prima i tre squarci sul torace o le acque.
Ho sfidato due divinità ed ora due sono le forze che
metteranno fine alla mia vita.
In ginocchio, in un gesto istintivo, premo le mani sulle
ferite.
Ed ottengo solo di farmi affondare di più nella carne le
schegge taglienti della Scale di Sea Dragon.
Delizioso esempio di contrappasso, no? L’armatura che mi
proteggeva adesso da il suo contributo per la mia punizione.
Sto per morire e l’unica cosa a cui riesco a pensare è “Me
la sono cercata”.
Mi guardo intorno e non sono l’unico ridotto male: anche i
Bronze Saint che hanno seguito Athena sono più morti che vivi dopo tanti
scontri, e vederli feriti mi fa provare una strana fitta.
Sì, io me la sono proprio cercata e probabilmente merito di
finire così, ma loro?
Loro sapevano che avrebbero potuto morire, eppure non si
sono fermati ed hanno rischiato le loro vite per fermare Poseidone
ed il diluvio che voleva scatenare contro gli uomini.
Loro, dei ragazzini, hanno dimostrato molto più coraggio di
me! E se ora moriranno la colpa sarà solo mia.
Questo pensiero mi affonda dentro una lama di vergogna
bruciante.
E quel che è peggio non posso evitarlo.
Perché? Non è giusto! Perché per anni ho avuto nelle mie
mani il potere di distruggere il mondo e adesso che vorrei salvare solo cinque
persone non posso fare niente?
Io no, ma forse…
Cerco la fanciulla che è Athena.
Eccola lì, uno sprazzo di bianco come la spuma del mare nel
suo Cosmo di luce e purezza, e mi rivolgo a lei.
Dea Athena… Se a me è ancora concesso pregare, ti prego, salvali.
È lontana ed io non ho espresso a voce alta il mio
pensiero, ma lei si gira e mi guarda, ed io so, ne sono certo, che ha ascoltato
la mia preghiera.
Sorride e tanto mi basta: so che li salverà, e questo per
me adesso è l’unica cosa che conta.
Anche se, a pensarci bene, forse è solo il mio ultimo
sprazzo di egoismo non volere altri morti sulla coscienza.
Forse.
Mi sento un sorriso amaro sulle labbra.
Cinico e calcolatore fino in fondo, non è vero?
Non prego per la mia vita perché sono orgoglioso e prego
per quella degli altri perché nei miei ultimi momenti sono riuscito a diventare
un ipocrita.
Dunque alla fine è vero che io ho solo un’anima malvagia?
Prima di trovare la risposta, l’emorragia diventa troppo importante
ed io mi sento svenire.
Non è come addormentarsi, questa è un’idiozia: tremo senza
controllo, ho la fronte coperta di sudore freddo e riesco a sentire il sangue
che defluisce dalla testa, nel disperato tentativo di tenere in funzione gli
organi fondamentali del torace.
È. Orribile. Il mio cervello è una spugna che ha la percezione
di essere strizzata senza pietà.
Non vedo più niente e non è solo nero: ho fisicamente perso
la facoltà di vedere. Evidentemente gli occhi sono considerati superflui in
queste circostanze.
La cosa peggiore è che non riesco ad abbandonarmi e ad
accettare di perdere conoscenza.
Sarebbe meglio, no? Mi risparmierei di soffrire, e invece niente
da fare: il mio corpo continua a lottare, non vuole saperne di morire, e la mia
coscienza si rifiuta di lasciarsi risucchiare nel nulla.
Mi aggrappo per istinto alla vita come i balani agli
scogli, che puoi spezzare la loro conchiglia ma non lacereranno mai la presa.
È questa l’agonia, dunque?
Un estremo, testardo tentativo di restare vivi?
Non lo so, non…
Che cos’è?
C’è qualcosa... Il mio cuore non batte ed il mio respiro
non esiste più, eppure qualcosa mi tiene in vita. Mi protegge.
Non devo più lottare per mantenere la consapevolezza di me
stesso.
Non sento il mio corpo, e non ho nessun punto di
riferimento, però so di esistere.
Perché qualcuno lo vuole. Perché per qualcuno sono
importante.
Non mi lascerà andare.
Ho già provato questa sensazione, molti anni fa, ogni volta
che la marea nella prigione di Sounion stava per affogarmi.
Quando la dea bambina salvava la mia vita mentre io
continuavo a maledire il suo nome e quello di mio fratello.
Athena!
Ma perché?! Tu sai chi
sono io, e allora perché…?
Non ho risposta, solo la sensazione di essere protetto.
È un abbraccio che mi avvolge, e una mano gentile che mi
accarezza la fronte e cancella il dolore e la paura.
Se è così è più facile arrendermi. Sprofondare nell’oblio
senza dover soffrire. Adesso sì che è come addormentarsi.
“Signore, allontanati
da me che sono un peccatore”
Luc 5,8
Quando mi sveglio riprendo la percezione del mio corpo
attraverso il dolore.
Fin dove fa male, brucia o c’è qualcosa di lacerato so di
essere io, dove invece non sento niente deve essere qualcos’altro.
Il punto peggiore è senza dubbio il petto: per quelle
ferite urlerei fino a graffiarmi la gola se solo ne avessi la forza, ma non ce
la faccio neanche ad aprire gli occhi.
Non temere.
Ed è ancora la sua presenza accanto a me.
A confortarmi e lenire la sofferenza.
Athena.
Sono le sue mani bianche di dea che si posano sul mio petto
squarciato.
No, non sporcarti con
il mio sangue. Signora, io non merito che mi sia fatta grazia.
Di nuovo?! Tutto questo dovrebbe farmi diventare una
persona migliore, non il più meschino ipocrita del mondo!
Io lo so benissimo che mi salverà, e fare adesso la scenata
del pentito che vuole infliggersi una punizione che tanto so che non arriverà
mai, è… bè, è disgustoso!
E intanto è così dolce la sensazione del dolore che
scompare.
Il battito del cuore che finalmente può rallentare, i
muscoli che cedono perché non sono più sferzati dalle scariche di adrenalina.
Finalmente ho un po’ di pace.
Vorrei ringraziarla per questo, possibilmente senza
ipocrisia.
Però continuo a non capire: lei è una divinità ed io l’ho offesa
oltre ogni limite, e allora perché non si prende la sua vendetta? Come può
tollerare che io viva?
Potrebbe infliggermi un castigo di dolore e sangue come gli
dei hanno sempre fatto per punire la ùbris,
l’arroganza degli esseri umani che offende le divinità, e invece preferisce
curarmi.
Athena, perché?
L’unica risposta è il suo Cosmo che risana le ferite come
un balsamo.
Ormai il dolore è ridotto a pochi spasmi.
È la cosa più bella che mi sia mai capitata: è una
preghiera di amore e speranza come quella che ha intonato nella Main Breadwinner, ma stavolta è solo
per me ed il suo canto mi richiama alla vita: sento il vento sulla pelle, il
mormorio delle onde in lontananza, sotto le dita il tocco leggermente ispido
dell’erba ed il calore della terra.
C’è un profumo dolce nell’aria, qualcosa che evoca
tranquillità.
Ricordo che mi piaceva molto, in un tempo di innocenza
ormai lontano, ma non riesco a ricordare cosa sia.
Riesco a fatica a voltare la testa, e accanto a me sento la
sua luce che mi incoraggia a non arrendermi.
È uno sforzo enorme emergere dall’oscurità che pesa sui
miei occhi come un velo di piombo, ma allo stesso tempo la luce è un richiamo
irresistibile.
Devo lottare con tutte le mie forze per strappare il velo,
e poi…
Non posso crederci!
Lei è veramente accanto a me, non è il delirio creato da
una mente sconvolta.
Kanon.
Boccheggio come un neonato ai suoi primi respiri.
Shh… hai bisogno di
riposare.
Vorrei dire tante cose ma è lei a chiudermi gli occhi con
la mano, stavolta per concedermi un sonno vero, non l’anticamera della morte.
Dormi adesso, Kanon.
Il suo tocco e la sua voce mi calmano immediatamente.
Sento ancora quel profumo tutto intorno a me e per un
attimo mi sembra di ricordare, ma è solo un attimo, poi tutto torna
piacevolmente confuso.
Non importa, sono sicuro che mi tornerà in mente.
L’ultima cosa che riesco a fare prima di spegnermi è grazie, Athena con tutta la sincerità di
cui sono capace.
“Colui al quale si
perdona poco, ama poco”
Luc 7,47
Quando mi sveglio di nuovo non c’è nessun dolore a
torturarmi.
Apro lentamente gli occhi e sopra di me trovo la volta
turchese del cielo con le ultime stelle che si spengono.
Resto a fissarle inebetito per non so quanto tempo
semplicemente perché non riesco a credere di essere ancora vivo per poterle
vedere, e non solo il cielo: anche il
chiarore dell’alba, la brezza salmastra, il fruscio dell’erba…
tutte queste cose mi sembrano nuove e meravigliose.
Inspiro a fondo una, due, tre volte c’è ancora quel profumo e poi lascio andare l’aria lentamente.
Non sento nulla durante i movimenti del torace, e questo
può voler dire solo che…
Le ferite non ci sono più!
La maglia è strappata e sporca di sangue, ma il mio corpo
al disotto è integro.
Tutto quello che resta di tre ferite mortali sono tre punti
dove sotto le dita la pelle è rosa, delicata e sensibile come se fosse appena
guarita.
È appena guarita, razza
di idiota! Mi rimprovero
immediatamente.
Non c’è dubbio: sono vivo, ed è grazie a lei che mi ha salvato la vita per la
seconda volta.
Ormai non ho più dubbi sul fatto che sia stato il suo amore
immenso a salvarmi.
Non posso crederci! Ha amato e salvato me che l’ho offesa
come ama i Saint che la difendono.
Con le mani ancora strette al petto mi rannicchio su un
fianco, cercando di occupare meno spazio possibile sulla terra che ho quasi
distrutto, e di nuovo mi chiedo il perché.
Anche la Terra, lei l’ha protetta dal diluvio di Poseidone pur sapendo che ci sono molti uomini malvagi.
Come me.
E allora perché? Perché salvare i ladri, gli assassini e i
traditori, e me che sono forse il peggiore di tutti?
Perché donare il suo amore a noi che non lo meritiamo?
Mi accorgo di avere il viso rigato di lacrime, che finiscono
sugli steli d’erba come una rugiada falsa e blasfema.
Perché, Athena? Che
valore ha la vita di un peccatore?
Forse in fondo non ha senso che io continui a chiedermelo.
Insomma, lei è una divinità, e non si dice sempre che la
giustizia divina non coincide con quella umana?
Chi sono io per chiedere conto ad una dea della sue azioni?
Ed in ogni caso non posso pretendere di capire lei che ha amato chi voleva ucciderla,
io che non avrei esitato a compiere una strage per ripicca verso mio fratello.
So che non serve a niente piangere adesso, ma che altro
posso fare?
È la mia vita! Un grumo malsano di odio, rabbia e desiderio
di vendetta adesso raccolta con cura e trattata come una cosa preziosa.
Non posso accettarlo!
E come se non bastasse, l’unica soluzione per sottrarmi a
tutto questo è fuori dalla mia portata: Saga ha potuto togliersi la vita per
lavare i suoi peccati, ma se lo facessi io dopo che lei mi ha salvato sarebbe
un’enorme mancanza di rispetto.
Se gettassi via la grazia che mi ha concesso sento che
brucerei in un inferno più profondo di quello che già merito.
Piango perché il suo amore brucia, per me che non ne sono degno.
Alla fine tutto esplode in un grido di angoscia ed invoco
il suo nome tra i singhiozzi, perché abbia pietà di me ancora una volta.
ATHENA.
Perché mi sento perso, perché il mio orgoglio è finito
stracciato e perché ho bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, per non impazzire.
Kanon.
Qualcosa… qualsiasi cosa… ti prego.
Vuole che io apra gli occhi.
È difficile vedere bene visto come sono appannati di
lacrime, ma alla fine distinguo qualcosa proprio davanti a me, a pochi
centimetri dal mio viso.
È qualcosa di bianco e oro, come il suo Cosmo.
Cerco di metterlo meglio a fuoco. È un fiore. Un fiore con
una corolla bianca ed un centro giallo intenso, piccolo e delicato che ondeggia
nella brezza del mattino.
Lo sfioro appena con le dita che tremano, e allora ricordo.
Camomilla.
Ma certo! Il profumo che sentivo era di fiori di camomilla!
Intorno a me, sul prato, ce ne sono a centinaia con il loro
profumo che calma l’animo.
Sono qui per tutti:
per aiutare qualunque animo tormentato, senza chiedere prima conto dei meriti.
Non so se sono stato io a pensarlo o se mi è stato
suggerito, in ogni caso mi fermo su questo pensiero.
Possibile che…? Allora è questo?
È tutto qui?
Mi sembra incredibile, ma capisco che può essere solo così:
la verità è che non c’è una ragione, e che lei mi ha aiutato semplicemente
perché avevo bisogno di aiuto.
È così semplice, in fondo, ed è di una semplicità disarmante.
L’amore non è fatto per pochi che lo meritano, ma per tutti
quelli che ne hanno bisogno.
Per tutti. Anche per
me.
Sento questa consapevolezza sbocciare come un fiore.
È per questo che Athena ha salvato me e continua a
proteggere la Terra: perché sa che siamo solo uomini, fatti di bene e male
insieme; e per quanto in alcuni di noi il bene non sia più che una minuscola
scheggia, lei sceglierà sempre di salvarci per amore di quel frammento di luce.
Lei ha impedito il diluvio per amore degli innocenti, vero,
ma anche per portare a noi una speranza.
La speranza di poter essere amati, un giorno, anche per chi
ha un cuore avvelenato come il mio.
Grazie, Athena, ora
posso accettare di nuovo la vita.
Ogni tanto qualche singhiozzo mi scuote ancora, ma non è
più per disperazione; se devo versare lacrime ora è per sollievo.
È incredibile! Io che bestemmiavo gli dei e che non mi sono
mai piegato davanti alla minaccia della punizione divina ora mi trovo a tremare
perché sono stato perdonato.
La punizione non mi avrebbe fatto rendere conto dei miei
errori, anzi mi avrebbe inasprito ancora di più e mi avrebbe spinto rispondere
con altrettanta forza per puntiglio; il perdono invece mi ha tolto l’orgoglio
senza strapparmelo di dosso, senza farmi alcun male.
Ora sta a me.
Lentamente mi metto a sedere e mi strofino gli occhi per
togliere le ultime tracce di pianto e potermi guardare intorno.
In lontananza si vede il mare con il disco rosa del sole
che comincia a spuntare dalle acque, ed intorno a me ci sono solo i rumori della
campagna: il canto degli uccelli ed il frusciò del vento tra l’erba.
Per un attimo penso di staccare uno dei fiori di camomilla
e portarlo con me ma poi ci ripenso perché non mi piace l’idea di spezzare una
vita, anche se è di un fiore.
Al momento di alzarmi per un attimo appoggio il peso su un
ginocchio, ed è allora che la sento.
La sua mano sulla mia
testa, in un gesto protettivo.
Resto in ginocchio più del necessario.
Dea Athena, io, Kanon,
non dimenticherò mai a chi devo la vita e la mia lealtà da questo momento.
Finalmente mi alzo, do un’ultima occhiata al mare e poi mi
incammino nella direzione opposta.
Mi viene da sorridere.
A me piace il mare, ma credo che per un po’ di tempo me ne
terrò alla larga e preferirò avere sotto i piedi la terra ferma.
Non so bene cosa farò adesso, ma di sicuro non avrà a che
fare con piani machiavellici. No. Decisamente no. Basta mentire.
Posso vivere una nuova vita e non voglio sprecarla di
nuovo.
Quanto al miracolo che mi ha salvato credo di aver capito
una cosa: “perdono” non è altro che il nome che l’amore prende quando vuole presentarsi
al peccatore.
“La più grande
felicità nella vita è la convinzione di essere amati; amati per se stessi,
anzi, malgrado se stessi”
(Victor Hugo; “I
Miserabili” parte I, libro V, capitolo 4 “Madeleine
in lutto”)
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Cantuccio dell’Autore
(e anche e del kit di
rianimazione, dopo questa mattonata di Angst che vi
ho propinato con tanto ammmore <3 )
Salve, sono ancora su
questo fandom.
Ora, questa dovrebbe
essere una cosa seria, giusto? Ebbene, sappiate che ho cominciato a scriverla
mentre preparavo una materia che prevede l’essiccamento delle piante… vedevo piante ovunque XD
A proposito delle
citazioni mi sono limitata perché ne avevo parecchie altre.
Per esempio la canzone
“Sono
innocente” di Renato Zero https://www.youtube.com/watch?v=-DJxLXRKnAo
Poi anche “What I’ve done” dei Linkin Park https://www.youtube.com/watch?v=Dj_d8DlZ-Jo
E
“A
place in Heaven” dei Two steps from Hell https://www.youtube.com/watch?v=HwIQXRZpqr8
E ora le note:
-Kanon è ferito perché ho
fatto riferimento al manga dove è Kanon a mettersi tra Athena e il tridente di Poseidone, non Seiya. E giuro che
avrei pagato per vedere questa scena nell’anime.
-La camomilla (in
greco antico “kamaimelon” cioè “mela di terra”): nella
simbologia dei fiori quest’erba è la rappresentazione della forza nelle
avversità, quindi oltre ad essere dolce e amorevole la pianta da la forza di
combattere contro le ostilità della vita quotidiana.
Comunque la camomilla
non è un fiore: è un’infiorescenza, cioè un raggruppamento di fiori disposti
sullo stesso asse fiorale.
Se lo guardate bene,
magari con un po’ d’ingrandimento, vedrete che la parte gialla è formata da
minuscoli fiori, ed anche quelli bianchi sono ognuno un fiore completo e non
semplici petali.
-L’Athena originale
della mitologia greca era decisamente vendicativa, permalosa e pure lunatica
(magari per quella storia della parthène theà) quindi altro che perdonare Kanon! Piuttosto lo
avrebbe fatto allo spiedo durante una grigliata in spiaggia insieme a calamari
e gamberoni (gentilmente forniti da Poseidone) e
accompagnato con il vino bianco portato da Dioniso.
Ma tant’è: se Kurumada-sama vuole che la dea Athena sia dolce e gentile
con tutti, noi possiamo solo adeguarci all’OOC più colossale della storia.
-“Questo pensiero mi
affonda dentro una lama di vergogna bruciante” cfr “I feel
my shame inside me like a knife” di “Les Misèrables”
-Tutto il resto: cfr “Les Misérables” parte prima (Fantine), libro secondo (la
caduta), capitolo tredici (Petite-Gervais). Un’altra
mattonata di Angst che vi consiglio con tanto ammmore <3
Ho finito, grazie per
avere letto ^^
Makoto