Serie TV > Pretty Little Liars
Segui la storia  |       
Autore: caly    25/07/2014    8 recensioni
La vita vera di Emily iniziò nel giorno in cui sarebbe dovuta morire.
[...]
Sorrise.
Aveva perso ogni timore. Ogni ansia che aveva in vita. Fino a quel momento aveva avuto più paura della vita che della morte e questo la faceva sorridere.
L'idea di levarsi la vita era nata tanto tempo prima quando aveva capito che paradossalmente, vivere, la uccideva lentamente.
Ed era felice di poter mettere fine a quella tortura, felice di poter scegliere lei il giorno, il momento.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alison DiLaurentis, Emily Fields
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La vita vera di Emily iniziò nel giorno in cui sarebbe dovuta morire.
In quel giorno aveva svolto ogni azione, godendosi gesto per gesto e pensando che fosse l'ultima.
Aveva indossato un abito semplice ma bello, il suo preferito in anni che oramai le sembravano così distanti. Era l'unico che aveva potuto salvare e lo conservava gelosamente.
Aveva pettinato i lunghi capelli castani ed era salita sul tetto dell'edificio decadente,godendosi perfino gli scalini arrugginiti della scala che vi portava.
Non aveva scritto niente. Neanche una semplice lettera, non un motivo. Perché infondo sapeva che non l'avrebbe letta nessuno.
Aveva guardato giù-come tante altre volte- ma, in quel giorno, c'era qualcosa di diverso rispetto agli altri. Forse la luce, forse l'aria o l'odore di pioggia. C'era qualcosa che le aveva fatto capire che non sarebbe più scappata.
Avrebbe saltato, generato forse un po' di shock tra i vecchi amici, magari un annuncio sul quotidiano della città e poi sarebbe scomparsa nel nulla.
Dondolava sul cornicione, attendendo. Era calma.
Le venne in mente sua madre e avrebbe voluto gridarle che aveva torto almeno su una cosa, non era una vigliacca. Non lo era mai stata e adesso che aveva metà piede oltre il bordo del tetto poteva dirlo con certezza.
Sorrise.
Aveva perso ogni timore. Ogni ansia che aveva in vita. Fino a quel momento aveva avuto più paura della vita che della morte e questo la faceva sorridere.
L'idea di levarsi la vita era nata tanto tempo prima quando aveva capito che paradossalmente vivere la uccideva lentamente.
Ed era felice di poter mettere fine a quella tortura, felice di poter scegliere lei il giorno, il momento.
La prima volta che aveva pensato al suicidio si era sentita bene per un istante e subito dopo male.
Tutto lo sporco era sparito e tornato immediatamente dopo, più intenso.
Ma il tempo aveva cancellato le incertezze e i sensi di colpa.
E adesso si trovava sospesa tra la vita e il vuoto.
Chiuse gli occhi, ispirando profondamente. 
Stava per buttarsi quando una voce  risuonò nell'aria.
"Non vorrai mica buttarti vero?!"
Si girò lentamente e vide come per la prima volta quegli occhi azzurri nella loro sfrenata promessa di bellezza e mistero.




Alison conosceva quella ragazza.
L'aveva vista due, forse tre volte di notte. L'aveva vista, sul pianerottolo, rientrare dal lavoro, distrutta. Forse con pochi dollari in tasca,tante volte il pensiero di invitarla a mangiare qualcosa o semplicemente parlarle l'aveva sfiorata. Eppure non l'aveva mai fatto. 
Era sempre stata lì, appoggiata allo stipite della sua porta, ad osservarla.
Si chiedeva cosa l'avesse ridotta così, perché vivesse così e-pur non conoscendola- aveva sempre pensato che non lo meritasse. Ma quella ragazza, per lei, rimaneva un mistero e parlarle sarebbe stato come svelarlo.
E Alison amava i misteri.
Quando l'aveva vista lì però, con un piede oltre il parapetto, non aveva esitato a parlarle per la prima volta.
Consapevole che infondo non era la prima volta. Perché quando i suoi occhi incrociavano quelli color pece della ragazza era come parlare dei segreti più profondi, quelli che si rivelano sottovoce.
E adesso che quella ragazza era lì, a metà tra la vita e la morte, si guardavano, cadendo una negli occhi dell'altra. E Alison la pregava, con gli occhi, di non farlo. 
Ti prego,non farlo.Non farlo, ti scongiuro.  Vide una lacrima scorrere sulla guancia della ragazza difronte a lei.
La ragazza scese dal parapetto e la superò, questa volta senza guardarla.



Erano passati due giorni dal suo ennesimo tentativo. Non era andata a lezione, ne a lavoro.
Era diverso dalle altre volte.
Aveva tentato di uccidersi per davvero, questa volta.
E lo avrebbe fatto, giuro lo avrebbe fatto se non fosse stato per quella ragazza. 
Alison Dilaurentis.
La conosceva- almeno di nome- come si poteva non conoscerla?
Era famosa a scuola per la sua cattiveria, a tal punto che Emily aveva subito pensato che sarebbe diventata "la suicida" in poco tempo.
Ma poi....Poi aveva ripensato al suo sguardo. Il suo sguardo che aveva incrociato spesso nei corridoi.
Quello sguardo le aveva spezzato il respiro più volte, quello sguardo che aveva paura di incrociare perché si sentiva opprimere. Si sentiva affogare in quelle iridi così magnetiche e seducenti.
Ed era stata certa che non avrebbe detto una parola di quello che era successo sul tetto.
Si vestì velocemente. Non avrebbe potuto saltare tre giorni consecutivi il lavoro, le servivano soldi. Non mangiava un pasto decente da una settimana e la busta paga sarebbe arrivata a breve.
Non poteva farsi licenziare.

"La dolce Emily.... Sono due giorni che non ti si vede, che morte avevi fatto?!" La salutò Drake all'entrata, passandole il grembiule.
"Già...che morte ho fatto" mormorò tra se per poi aggiungere  con un sorriso "non sono stata troppo bene".
Si diresse verso il bancone e controllò che fosse tutto in ordine mentre allacciava il grembiule striminzito.
Erano due giorni che non lavorava, le luci al neon non le mancavano affatto e nonostante mancasse mezz'ora all'apertura la pessima musica già risuonava nel locale.
"Drake...sai dove posso trovare Tim??"  Disse, nonostante non vedesse l'amico.
"Quel bastardo arriverà in ritardo come al solito... Ma non è un buon momento per chiedergli un aumento, se è quello che vuoi fare!" Urlò dall'altra parte del locale, ridacchiando.
"Come mai??"
Drake sorrise.
"Ti ricordi la bionda che si stava lavorando??"
Emily annuì, cercando però di ricordare quale bionda.
Sopratutto perché a quella parola le veniva in mente un viso in particolare. Scosse la testa.
"Gli ha dato buca e scommetto che stasera non vede l'ora di torturarci".
Emily rabbrividì.

Quando l'ultimo cliente fu fuori dal locale, la musica si spense e Emily tirò un sospiro di sollievo.
Purtroppo però le toccava ancora pulire i tavoli e il bancone.
Dopo un quarto d'ora, quando oramai stava pulendo il quarto tavolo  vide Tim con la coda dell'occhio.
"Tim!" Lo chiamò, camminando a passo veloce verso di lui.
"Tim!"
"Cosa c'è Fields ?!"
"Dovrei chied-"
"Se sei in cerca di un fottuto aumento, quella è la porta!" Cercò di liquidarla con un gesto della mano.
"No! No io ti volevo chiedere se... Se..."
"Forza ragazza, non ho tempo da perdere!" Mormorò infastidito.
Emily storse il naso, il suo alito sapeva di rum.
"Se posso fare un turno....non al bancone" 
Tim in un primo momento aggrottò le sopracciglia, quando capì il suo viso parve illuminarsi.
"E così la nostra dolce Emily... Non è così tanto dolce" si leccò le labbra e Emily rabbrividì.
"Io... io ho bisogno di soldi..." Disse, quasi a giustificarsi.
L'uomo ghignò, accarezzandosi i baffi, non le piaceva affatto la luce nei suoi occhi verdi.
"Per quello...possiamo trovare anche un altro modo..." Disse viscido, passandole una mano sulla guancia.
"...ma sono così curioso di vedere come sei mentre... balli e...ti spogli...." 
Emily si trattenne dal vomitare.
Le servivano quei soldi, le servivano davvero. Doveva pagare l'affitto.
"...certo prima devo assicurarmi che tu possa farlo..." Disse, squadrandola da capo a piedi e schioccando le labbra umide.
"C-certo.." Mormorò,allontanandosi dalla mano dell'uomo.
"Quando vuoi Fields, mi trovi nel mio ufficio" concluse, facendole l'occhiolino e uscendo dal locale.

Emily salì le scale per arrivare al secondo piano. 
Si fermò un attimo davanti alla porta del appartamento della ragazza dagli occhi blu ma proseguì immediatamente dopo.
Le loro camere distavano pochi metri e,quando raggiunse la propria, sentì quella porta aprirsi.
Si girò e- dopo due giorni- il nero cadde ancora nell'azzurro.
Trattenne il respiro, poi ricordò l'ultima volta che aveva visto quegli occhi e si affrettò ad aprire.
"A-aspetta..." Sentì debole, tanto che pensò di aver immaginato tutto.
"Aspetta!" Questa volta non se l'era immaginato.
Si girò nuovamente e la ragazza venne verso di lei. 
"Ciao...." Era bella, molto bella.
Le sorrise "Ciao" rispose.
Emily rimase a fissarla, forse per troppo o forse per troppo poco, con una mano sulla maniglia, aspettando che parlasse.
"Io sono Alison...."
Si, lo so chi sei. "Io... Emily" 
"Ti va d-"
"Scusami, devo andare" disse in fretta ed entrò, chiudendo la porta alle sue spalle.



"Ali! Ti vuoi muovere?!faremo tardi!"
"Eddai Hanna, lasciala stare...lo sai che è un po' distratta ultimamente"
"Ci sono! Un momento e ci sono!"
Alison chiuse la portiera dell'auto saltellando su un piede, tentando di infilare la scarpa destra.
"Era ora.." Sbuffò la bionda.
"Aria, Spencer ti ha detto dov'è?" Domandò,ignorandola.
"Ha detto che lei e Toby ci raggiungeranno più tardi..." Rispose.
"Possibile che fanno sempre tardi?!" Sbottò Alison.
"Senti chi parla..." Mormorò Hanna, meritandosi una stilettata.
"Non capisco chi ha scelto questo posto..." Sbuffò appena fu visibile il locale che, almeno da fuori, sembrava mal ridotto eppure circondato da una fila interminabile.
"Travis!!" Strillò Hanna, salutando il ragazzo di turno.
Aria ridacchiò e Alison parló al suo posto "E questo da dove è uscito?!"
"Questo.." disse Hanna, rimarcando la parola "...è il ragazzo che ci farà saltare più di mezza fila" concluse con un sorrisetto e Alison scosse la testa.
Si avvicinarono al ragazzo e effettivamente risparmiarono un bel po' di tempo, dopo circa un quarto d'ora furono all'interno del locale.
Le luci erano soffuse e la musica-già forte- rimbombava, facendo tremare il pavimento.
Travis, dopo aver portato dei drink al tavolo intorno a cui era seduti per le ragazze,trascinò Hanna a ballare e Aria sbuffò.
"Cosa c'è? I ragazzi sono troppo piccoli qui per te?" Disse ghignando Alison. 
Aria serrò la mascella "Non sai di cosa stai parlando" quasi ringhiò, facendo ridere l'amica.
"Ti stai annoiando? È questo?"
"Già...mi annoio" sbuffò la bionda, poggiando delicatamente il bicchiere sul tavolino lucido.
 Si guardò annoiata in giro, sperando di trovare qualcuno che potesse farle perdere una serata magari con una sana scopata in bagno. 
Sbuffando, vuotò l'ultimo sorso del suo bicchiere.
"Hey, stronzetta, cos'è quel broncio?!" L'apostrofò una ragazza snella, accompagnata da un ragazzo muscoloso che la cingeva da dietro.
"Cazzo, Spencer, lasciami in pace"
"Woah! Qualcuno si sta annoiando eh?"
"No." rispose secca, distogliendo però lo sguardo. Perché,si, si stava annoiando. Ma non lo avrebbe mai ammesso, non davanti a Spencer.
" Non riesci a rimorchiare?!" le domandò con un sorrisetto il ragazzo.
"Va a farti fottere, Toby."
Il ragazzo ridacchiò, sapeva che quando Alison era nervosa tendeva a essere più acida del solito.
Ma Spencer, avendo adocchiato le gabbie vicino alla console, non si lasciò sfuggire l'occasione.
Si mise a sedere vicino alla bionda, avvicinandosi quel tanto che bastava per poterle sussurrare all'orecchio.
"Forse è meglio così, non credi? Invece di farti un poveretto che non ti piace neanche, potrai stare qui...ad osservare le ballerine nelle gabbie. Scommetto che preferisci." Disse con tono mellifluo, schioccando le labbra alla fine.
Sorrise soddisfatta quando notò l'espressione dura dell'amica. Questo era un colpo basso.
Spencer non aveva mai proferito parola o accennato a qualcosa, ma pensava di sapere perché Alison fosse stata cacciata di casa e pensava di sapere perché Alison adesso vivesse in un appartamento decadente in periferia.
Alison fece per rispondere a tono ma le luci si spensero e la musica si abbassò. Un rumore metallico invase il locale e si sentirono le urla dei clienti abitudinari che già sapevano cosa sarebbe successo.
Hanna e Travis ricaddero stanchi e accaldati sul divanetto che circondava il tavolo, un secondo prima che una voce 
annunciasse "Signori e signore.." Altre urla "....Le nostre ballerine hanno preparato uno spettacolo per voi" pausa "e chiaramente per i vostri soldi" risate "non siate tirati con le mance e loro non saranno tirate con i vestiti" annunciò, scatenando questa volta urla frammiste a risate.
Alison spalancò gli occhi.
Chi diavolo aveva scelto quel maledetto loc-
" Non ti preoccupare... Il venerdì c'è troppa gente, non si spoglieranno completamente.... O forse è questo che ti preoccupa?" Sussurrò nuovamente Spencer.
Alison sbatté le palpebre, incapace di dire o fare altro. Si sentiva scoperta e vulnerabile.
Fissava il bicchiere davanti a se, cercando di non guardare altro, nonostante la tentazione fosse forte.
Ma sentiva lo sguardo di Spencer su di se è poteva immaginare la sua espressione soddisfatta. Voleva andarsene, voleva scappare e si alzò mormorando un "ho bisogno di uscire..." 
Ma Hanna l'afferrò per il polso ridacchiando -probabilmente già brilla- Alison aggrottò le sopracciglia  e lei indicò una delle gabbie.
La prima cosa che vide furono due gambe ambrate, chilometriche, strette in un pantaloncino inesistente. Fece correre avidamente gli occhi-scuriti-anche sugli addominali appena accennati, lasciati completamente liberi da un top che copriva a malapena il seno.
Il viso era coperto da una maschera molto decorata con piume e fili colorati che si muovevano insieme alla ragazza creando un movimento ipnotico. 
Tra i fili riuscì ad incrociare un paio d'occhi neri come la pece,che riconobbe immediatamente.
Emily.
I loro occhi si incrociarono, nonostante la lontananza, e Alison si sentì morire. Si scrutarono per pochi secondi -che a lei parvero ore- in cui Emily smise di ballare e Alison di respirare.
Alison l'aveva riconosciuta e Emily lo sapeva.
Se c'era una cosa che Tim le aveva giurato quel pomeriggio nel suo studio, tra un sospiro e l'altro, era l'anonimato. Ed era stata privata anche di quello. Riprese a ballare, guardando dritto davanti a se, e anche Alison sembrò riprendersi.
Per poco, perché Hanna l'aveva chiamata per un motivo.
Quando l'amica iniziò a ridere, indicando la gabbia, Alison sentì lo stomaco stringersi.
"L'avete riconosciuta?!" Altre risate "Non è quella che nuota negli Sharks ?!"
Alison strinse i denti.
"No. Non è lei."



  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Pretty Little Liars / Vai alla pagina dell'autore: caly