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Autore: saramermaid    25/07/2014    1 recensioni
Niff | Fluff (Romantico, Introspettivo)| Verde
"Jeff se ne stava seduto su uno dei tanti tavolini presenti in aula studio, le dita che tamburellavano senza sosta sul legno e la testa che si muoveva leggermente per seguire le note di quella canzone. La canticchiava da giorni ormai, completamente assorbito da quel ritornello orecchiabile, ed aveva perso il conto di quanto spesso gli veniva spontaneo farlo. In teoria avrebbe dovuto studiare ma dopo i primi cinque minuti si era puntualmente distratto ed i libri di storia giacevano aperti a pagina 200 del tutto abbandonati a se stessi."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rather Be









A Broken,
che ha la sindrome di Niffite acuta
tanto quanto me. ❤









«When I am with you there's no place I rather be. No, no, no, no place I rather be..»

Jeff se ne stava seduto su uno dei tanti tavolini presenti in aula studio, le dita che tamburellavano senza sosta sul legno e la testa che si muoveva leggermente per seguire le note di quella canzone. La canticchiava da giorni ormai, completamente assorbito da quel ritornello orecchiabile, ed aveva perso il conto di quanto spesso gli veniva spontaneo farlo. In teoria avrebbe dovuto studiare ma dopo i primi cinque minuti si era puntualmente distratto ed i libri di storia giacevano aperti a pagina 200 del tutto abbandonati a se stessi.

In realtà il motivo fondamentale della sua distrazione erano un paio di occhi castani contornati da un naso leggermente pronunciato appartenenti ad uno specifico ragazzo che, proprio in quel momento, era intento a tracciare numeri e segni sul quaderno di matematica. Jeff si soffermò a studiarne i contorni del viso; la fronte leggermente aggrottata in segno di concentrazione, gli occhi fissi sulla pagina degli esercizi e le labbra ripiegate tra i denti con un certo nervosismo. Nick Duval era assolutamente affascinante, si ritrovò a constatare il biondino, mentre al movimento delle sue dita si accompagnava anche quello dei talloni che sfregavano il pavimento.

«Jeff smettila di fare casino, mi distrai.» Mormorò Nick sollevando lo sguardo per pochi secondi per poi riabbassarlo sui propri compiti.

«Scusa Nicky», rispose in un sussurro per evitare di creare disturbo anche agli altri studenti, «non lo faccio apposta.»

Il grattare della penna si fermò di colpo, dopo aver trascritto un tondeggiante zero a fondo pagina, e Jeff poté notare l’ombra di un sorriso far capolino sulle labbra dell’altro per essere riuscito probabilmente a svolgere correttamente quell’integrale dall’aria complicata.

«Se è vero che ti conosco come le mie tasche, quella canzone deve piacerti parecchio.» Rispose Nick con naturale compostezza, certo di aver fatto centro senza nemmeno dover leggere l’espressione sul volto dell’altro. Del resto lui e Jeff erano migliori amici, ormai conosceva alla perfezione ogni singola sfaccettatura di quel biondino fin troppo iperattivo.

Veramente sei tu che mi piaci.” Pensò Jeff evitando di rispondere per la paura che potesse farsi scappare quella frase ad alta voce, mandando alle ortiche mesi di amicizia. Si limitò invece a mangiucchiarsi le unghie già corte mentre il suo stomaco si annodava leggermente di fronte alla sempre più crescente consapevolezza dei propri sentimenti. Era inutile mentire a se stesso, Nick Duval gli piaceva da impazzire e di certo non come semplice amico. In un certo senso le parole di quella canzone rispecchiavano il senso di sicurezza e protezione che provava quando Nick era accanto a lui; gli sembrava infatti che non ci fosse posto più giusto al mondo. Improvvisamente si sentiva oppresso da tutte quelle sensazioni confuse ed iniziò quindi a raccogliere le proprie cose gettandole alla rinfusa nella tracolla. Era certo che se fosse rimasto ancora pochi secondi seduto accanto all’altro, con le spalle che si sfioravano ad ogni movimento, avrebbe commesso qualche sciocchezza. Come baciarlo, ad esempio.

«Non dovevi studiare?» Gli chiese Nick, scrutandolo con sguardo confuso, mentre le dita di Jeff si stringevano spasmodicamente attorno alla fascia di cuoio della tracolla.

«Mi sono ricordato di avere un impegno. Ci vediamo a cena.» Rispose fin troppo in fretta sparendo oltre l’uscio della porta e non lasciando all’altro possibilità di replica.

Purtroppo l’ora di cena arrivò in un battibaleno e Jeff si costrinse ad andare a mensa sebbene non avesse così tanta fame. Prese posto insieme agli amici, come al solito, ma era presente soltanto fisicamente. Mangiava in silenzio da più di un quarto d’ora, mandando giù quell’arrosto con patate senza nemmeno sentirne il sapore. Per la prima volta aveva mentito a Nick ed in un certo senso si sentiva colpevole per questo – e per il fatto che sapeva perfettamente di star evitando di parlare all’amico più del dovuto. Gli unici momenti che condividevano insieme erano quelli durante i pasti, le lezioni in comune e le prove coi Warblers. Avevano perso l’abitudine di organizzare maratone di film o di uscire insieme anche per una semplice passeggiata.

Inconsciamente il suo essere insolitamente taciturno lo portava a convincersi che quello fosse l’unico modo per farsi passare la sbandata che aveva preso per Nick. Jeff ci teneva molto alla loro amicizia e sentiva crescere in sé un insano terrore al solo pensiero di rovinare tutto, perché credeva che Nick non fosse gay, vedendosi scivolare via dalle mani l’unica persona che gli volesse bene nonostante le sue pazzie, la sua iperattività ed i suoi modi ancora infantili. Masticò l’ultimo boccone di carne con ancora quei pensieri che gli ronzavano in testa, non riuscendo a divertirsi di fronte alle battute di Flint o ai battibecchi da vecchia coppia sposata tra Sebastian e Thad.

Tornò in stanza ancora più stanco di quanto pensasse, buttandosi a peso morto sul proprio letto con il volto completamente immerso nel cuscino. Magari si sarebbe addormentato prima che Nick finisse di fare la doccia ed avrebbe evitato di far trapelare la propria agitazione di fronte alla visuale dell’altro con solo un asciugamano legato alla vita. Automaticamente scosse la testa con forza, passandosi la mano sulla fronte, ed infilando le cuffiette dell’ipod nelle orecchie salvo poi rendersi conto di star sentendo per l’ennesima volta la stessa identica canzone dei giorni precedenti. Le palpebre erano ormai già in procinto di abbassarsi ed i suoni troppo ovattati per cambiare brano, per questo ci rinunciò in partenza mentre pian piano si abbandonava al dormiveglia.

E fu così che Nick lo trovò pochi minuti dopo; il viso rivolto al soffitto, le labbra dischiuse leggermente, gli occhi ermeticamente chiusi e le dita delle mani posate sull’addome. Sorrise intenerito di fronte alla visione di Jeff profondamente addormentato e con tutta la delicatezza del mondo si premurò di sfilargli gli auricolari per poi rimboccargli le coperte. Indugiò soltanto pochi secondi, accarezzandogli amorevolmente il ciuffo biondo e le gote leggermente rosee, prima di fare un passo indietro in direzione del proprio letto.

«Tu non hai idea di quanto tenga a te», mormorò Nick sconsolato, «mi piaci davvero tanto Jeff.» Aggiunse poi nel silenzio della stanza sicuro che l’altro non avrebbe mai sentito quelle parole.

La mattina seguente quando Jeff si svegliò si sentiva più riposato ed ancora del tutto intontito fece vagare lo sguardo per la stanza finché non notò un bigliettino posto sulla federa del cuscino, segno che Nick fosse già uscito stando attento a non svegliarlo. Con mano incerta lesse quelle poche righe tutto d’un fiato non potendosi comunque impedire che un lieve sorriso gli solcasse le labbra.


Stavi dormendo come un angioletto e non ce l’ho fatta a svegliarti perché sei assolutamente adorabile quando riposi. Ti aspetto in aula e cerca di non fare tardi. – Nick”


Quelle poche frasi ebbero il potere di calmarlo e di fargli tornare il buon umore mentre apriva il getto della doccia prendendo a massaggiare la cute con lo shampoo. Ci mise relativamente poco a vestirsi ed una volta pronto si avviò direttamente in aula di letteratura saltando inevitabilmente la colazione a causa del lieve ritardo accumulato. Fortunatamente riuscì a seguire attentamente gran parte della lezione, prendendo appunti e notando Nick fare altrettanto alla sua sinistra. Il loro banco era praticamente attaccato alla finestra centrale e Jeff si incantò ad osservare il gioco di luci che i raggi solari creavano sulla pelle del suo migliore amico. Tanti piccoli riflessi blu, rossi e verdi – dovuti al mosaico colorato che ricopriva il vetro – andavano ad unirsi sulla pelle chiara di quelle mani leggermente sporche d’inchiostro per via del movimento veloce della penna.

Fu in quel preciso istante, quello in cui Nick gli sorrise in maniera dolce intimandogli scherzosamente di copiare gli esercizi alla lavagna, che prese la sua decisione. Alla fine di quella giornata gli avrebbe confidato tutto perché era giusto che Nick sapesse la verità ed era giusto anche per se stesso liberarsi da quel peso che sentiva sempre sullo stomaco ed attorno alle spalle. Mentre la campanella suonava, sperò soltanto che le sue paure si dissolvessero e che il rapporto con Nick restasse intatto a prescindere da ciò che sarebbe accaduto fra loro.

«Nicky devo parlarti di una cosa importante», iniziò a dire cercando di mantenere una parvenza di sicurezza, «ti dispiace se ci vediamo dopo le lezioni?» Terminò mentre si facevano largo tra la massa di studenti, districandosi dalla confusione, per dirigersi verso le rispettive aule.

«Certo Jeffie nessun problema. Se per te va bene puoi raggiungermi al campetto di basket visto che io ho gli allenamenti e tu devi fare nuoto.» Gli rispose fermandosi di fronte all’incrocio tra i due corridoi mentre Jeff annuiva concorde. «Perfetto. A dopo!» Aggiunse poi incamminandosi verso sinistra per raggiungere l’aula di matematica avanzata.

«A dopo.» Mormorò Jeff quando ormai Nick era già sparito dalla sua visuale per evitare di arrivare in ritardo e seguendo subito dopo il suo esempio imboccando il corridoio a destra dove ben due ore di chimica l’attendevano.

La piscina della Dalton distava dal campo di basket circa tre metri percorrendo in linea retta il viale alberato che costeggiava il parco, eppure Jeff era del tutto sicuro di star camminando da almeno una decina di minuti con ancora i capelli leggermente umidi a causa dell’acqua mista a cloro. L’allenamento era finito in anticipo e quindi aveva deciso di fare con calma, prendendosi quel tempo in più per ripassare a mente il discorso che aveva preparato durante le ore precedenti. Fu quando arrivò in prossimità della rete metallica che si fermò, assottigliando lo sguardo per individuare la sagoma di Nick in mezzo alle urla e gli schiamazzi. In un attimo lo individuò ed il suo buon umore insieme al coraggio che aveva racimolato svanirono di colpo di fronte alla vista dell’altro stretto tra le braccia di una ragazza mora.

Nick rise, probabilmente a causa di una battuta che la ragazza aveva appena fatto, mentre Jeff vedeva chiaramente la sua mano sollevarsi per stringere caldamente quella dell’altra. Sentì distintamente il suo cuore frantumarsi e saltare qualche battito mentre gli sembrava di percepire la terra mancargli sotto i piedi. Gli occhi gli pizzicavano da morire nel tentativo di bloccare le lacrime che minacciavano di venir fuori, ma proprio quando stava per andarsene Nick si voltò nella sua direzione sorridendogli e facendogli segno di raggiungerlo. Se possibile, quella fu la cosa che lo ferì ancora di più e non poté far altro che muovere un passo dopo l’altro nonostante i piedi sembrassero macigni.

«Hey Jeff! Ti stavo aspettando.» Mormorò Nick in modo sereno continuando a tenere per mano l’altra ragazza.

«Pensavo ti stessi ancora allenando.» Si costrinse a dire mandando giù il magone di delusione che gli si era formato in gola e cercando di abbozzare un sorriso senza riuscirci.

«Ho finito cinque minuti fa», concesse scrutandolo con attenzione, «Jeff ti senti bene? Stai tremando.» Aggiunse assumendo improvvisamente un’espressione preoccupata in volto.

«In effetti non mi sento molto bene… credo che sarebbe meglio se tornassi in camera.» Bisbigliò stringendo le nocche mentre le sue gambe lo trascinavano il più lontano possibile da quel posto e dall’immagine di Nick fin troppo vicino a quella ragazza.

La porta della stanza numero 36 sbatté con forza mentre finalmente Jeff permetteva alle lacrime di solcargli le guance ed ai singhiozzi di scuotergli il petto. In quel momento non gli importava di nulla, né del fatto che chiunque avrebbe potuto vederlo in quelle condizioni né tantomeno del fatto che Nick stesso sarebbe potuto entrare dalla porta in qualsiasi istante. Aveva bisogno di sfogarsi, di prendere a pugni il muro o urlare se ce ne fosse stato bisogno. Sentiva che se avesse continuato a tenere tutto dentro, non sarebbe stato in grado di voltare pagina ed andare avanti. Una delusione non era la fine del mondo, lo sapeva, ma gli serviva tempo per rimettere insieme i pezzi della sua anima.

Gli ci volle un quarto d’ora prima di riuscire a smettere di piangere e di singhiozzare nonostante gli occhi fossero irrimediabilmente arrossati. Strinse la presa sul cuscino cercando un appiglio per tornare lucido e si avvolse nelle coperte rannicchiandosi su se stesso in cerca di calore e conforto. Non fece nemmeno caso alla maniglia della porta che ruotava ed alla figura di Nick che vi entrava se non quando sentì un peso sul materasso e le molle del letto che cigolavano. Trattenne il respiro ringraziando di dare le spalle all’altro e cercando di fingere di star dormendo.

«Jeffie lo so che non stai dormendo. Mi vuoi dire cosa succede?» Sussurrò Nick con cautela non riuscendo ad impedirsi di sospirare.

Jeff si diede dello stupido per aver anche solo sperato che l’altro non si accorgesse minimamente dei suoi strani comportanti e delle sue reazioni. Per un attimo aveva completamente dimenticato che la parte più importante del loro legame era quello di saper intuire sempre cosa stesse succedendo all’altro senza bisogno di parole. Non voleva mostrarsi debole di fronte a Nick ma prima o poi una specie di confronto ci sarebbe inevitabilmente stato. Non avrebbe di certo potuto evitarlo per sempre. Rafforzando la presa sulla federa bianca si voltò lentamente tenendo comunque lo sguardo basso per mascherare gli occhi rossi.

«Mi sono sentito di troppo quando ti ho visto con quella ragazza prima…» Rispose con voce tremante ed abbastanza flebile, prendendo a muovere le dita tra i bordi del cuscino.

«Aspetta. Mi stai forse dicendo che sei geloso di Cristine?» Esclamò Nick con assoluto stupore collegando i tasselli tra loro. «Jeff, Cristine è mia sorella maggiore! E’ venuta a trovarmi per dirmi del suo imminente fidanzamento.»

«Oh» Fu tutto quello che Jeff riuscì a dire.

«Mi sono preoccupato da morire! In effetti mi preoccupo sempre da morire quando si tratta di te ma non è il momento adatto per questo. Ora mi spieghi per quale motivo eri geloso e perché hai pianto?» Mormorò con voce dolce il moro allungando la mano per passarla tra quei capelli biondi, regalandogli una lieve carezza dietro la nuca.

«Perché, dannazione, mi piaci Nick!» Sbottò Jeff assumendo una discreta colorazione pomodoro e tirandosi il lenzuolo fino agli occhi per nascondere l’imbarazzo.

Nick si lasciò scappare una risata continuando quella specie di carezza ed avvicinandosi per mettersi sotto le coperte insieme a Jeff. Si voltò su un fianco per poterlo osservare meglio mantenendo sul volto quel sorriso dolce che piaceva tanto all’altro. Il suo naso pronunciato sfiorava la pelle della guancia di Jeff ed i loro respiri erano leggermente accelerati.

«Ti svelo un segreto Jeffie», gli bisbigliò Nick all’orecchio facendogli venire la pelle d’oca a causa del tono palesemente sensuale, «mi piaci anche tu.» Terminò per poi far incontrare le loro labbra in un bacio a stampo. Si lasciarono andare entrambi ad una risata accorgendosi di quanto fossero stati stupidi e ciechi fino a quel momento, poi le loro labbra si incontrarono di nuovo dando vita ad un bacio più intenso.


But as long as you are with me
There's no place I rather be
I would wait forever
Exulted in the scene
As long as I am with you
My heart continues to beat













A/N

Dopo il tanto tergiversare attorno alla Niff , ho finalmente colto l’occasione per scrivere una OS su di loro. L’ispirazione principalmente è nata a causa della canzone Rather Be di Clean Bandit che ormai si sente praticamente ovunque e che è impossibile non canticchiare almeno una volta. Non so perché ma soffermandomi sulle parole mi è subito venuto in mente Jeff con la sua iperattività ed ho pensato che ci stesse bene per descrivere il rapporto con Nick. E diciamo pure che ce lo vedo proprio il mio piccino puccioso cantare queste strofe ancheggiando qua e là. Questa storia è anche un piccolo regalino per Broken che mi segue sempre in ogni passo e che è diventata la mia compagna di scleri quotidiani. Spero con questo pensierino di averti strappato un sorriso e di averti regalato un pizzico di sicurezza sulle tue capacità come scrittrice. Non ho altro da aggiungere, come sempre se avete domande, dubbi, curiosità, scleri da propormi o volete esprimere la vostra opinione sulla OS lasciatemi una recensione e vi risponderò. Vi auguro buona lettura!

xoxo

Sara
  
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