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Autore: Mugna    26/07/2014    1 recensioni
*tratto dal primo capitolo:
La guardia ci scortò per i corridoi, giungendo davanti ad una porta rossa dai bordi arrugginiti. Con rigidezza ci aprì la porta, e lui era lì, seduto e legato su una sedia, il capo penzolante sul petto. Non aveva abbastanza forze, o forse volontà, per sapere chi fossi.
Lo squadrai per bene, era messo malaticcio, e la stanza senza finestre mi dette una stretta alla gola quando gli chiesi:
"Chi sei?". Non rispose. "Mi servono delle informazioni. Insomma, come ti chiami?".
"Marck."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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La guardia ci scortò per i corridoi, giungendo davanti ad una porta rossa dai bordi arrugginiti. Con rigidezza ci aprì la porta, e lui era lì, seduto e legato su una sedia, il capo penzolante sul petto. Non aveva abbastanza forze, o forse volontà, per sapere chi fossi.
 
Lo squadrai per bene, era messo malaticcio, e la stanza senza finestre mi dette una stretta alla gola quando gli chiesi:
 
"Chi sei?". Non rispose. "Mi servono delle informazioni. Insomma, come ti chiami?".
 
"Marck.". Mi rispose, sebbene quasi sussurrando. Continuai:
 
"Okay, 'Marck', dov'è che sei nato?".
 
"Non ricordo... non so niente.". Il tono della voce si fece più forte dopo quelle parole. Continuò: "Dove cazzo sono?!" Alzò il capo.
 
Aveva gli occhi Marroni, la pelle del viso era biancastra, come il resto del corpo. I capelli neri, ed un naso un po' grande. Aveva la bocca mezza aperta, doveva essere molto stanco.
 
"Ehm... Ascolta, so che sei spaventato.". Si esibì in un mugugno di approvazione. "Rispondi prima alle mie domande, poi ti dirò cosa succede, ti va... va bene?"
 
Questa volta i mugugni erano due, il primo più acuto, acconsentì nuovamente.
 
"Quanti anni hai?". "Diciasette.". "Quando sei nato?". "Aprile..." La sua voce si affievolì alle ultime vocali.
 
Mi voltai e feci capolino alla guardia sul ciglio della porta. Alzo il capo e gonfiò lievemente il petto, non aspettava altro che ordini.
 
"Portami una sedia e l'oggetto che abbiamo in custodia.". L'idea di dare ordini mi infastidiva un po'. Non mi piace comandare ma la mia posizione in questa società mi imponeva di farlo, se era necessario. E poi le guardie sono state addestrate per esserlo, dubito che un ordine tanto semplice possa mai infastidirle.
 
La guardia entrò nella stanza, pose la sedia a terra tenendola dallo schienale pronunciando di comando: "Ecco a lei, signore.". Strinsi le labbra, ma mi sarebbe piaciuto ringraziarlo. Non posso farlo, è una delle regole se si deve essere al comando. Tu comandi, lui esegue; semplice.
 
Mi sedetti, tenendomi a distanza debita dal sopravvissuto.
 
"Come ti senti?". "Hmm?". "Come stai, come ti senti? Stai bene?". "Sì, sì... grazie.". Avrei potuto commuovermi, ma mi impedii di farlo.
 
"Beh, Marck, so pochissimo di te. Quali sono le tue... passioni?". "I videogiochi.". Ci fu un po' di silenzio, dopodiché continuo: "Sono sempre stati la mia vera passione. Tutti quei colori, tutto quel movimento... io... vorrei tanto metterci mano adesso, sapete...". "Lo farai, non ti preoccupare.".
 
Sorrise. I suoi denti erano sporchi di sangue, ma non ci detti troppo peso.
 
"Voglio mostrarti una cosa. Devi solo dirmi se ricordi quest'oggetto.". Annuì.
 
L'oggetto, avvolto in un panno, era proprio sulle mie gambe.
 
Svelai il panno. L'oggetto nelle mani.
 
I suoi occhi puntarono sull'oggetto. Si divampò in avanti e spalancò la bocca urlando così forte, e in un modo così strano, che sembrava tutto l'edificio stesse tremando, ed in effetti così era, perché mi ritrovai scaraventato fuori dalla stanza, con un affanno inspiegabile.
 
"CHIUDI QUELLA PORTA!". Nessuna esitazione, ancora, da parte della guardia. Persi conoscenza dopo aver urlato.
   
 
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