Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: fire_94    27/07/2014    4 recensioni
"Una ragazza di diciassette anni sta tornando a casa in una giornata di pioggia, quando incontra un ragazzo molto carino e gentile che la colpisce subito. Il ragazzo però scompare nel nulla e lei si ritrova a chiedersi se sia impazzita... Quale segreto cela questo misterioso ragazzo?"
Salve! Questa è la prima fic che pubblico, perciò spero di non aver combinato un casino! E' il frutto di uno sfogo di una domenica mattina. Spero possa piacervi!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È una giornata piuttosto fredda, con il cielo pieno di nuvole scure da cui scende inesorabile una pioggia fine. Sto camminando per le stradine del mio piccolo paese riparandomi con un ombrello rosa e appariscente, l'unico abbastanza resistente da soppravvivere al vento forte e violento che tira praticamente tutti i giorni; tutti gli altri di solito si rompono non appena li apro. Ho addosso un cappotto nero lungo e un paio di stivali alti che mi arrivano fino al ginocchio. Porto con me una borsa a tracolla per cui mio padre mi prende sempre in giro, dicendo che sembra una borsa da postina. Forse un po' ha anche ragione, ma a me non importa, l'importante per me è che sia comoda e capiente.
La strada per casa mia è deserta, soprattutto in un giorno di pioggia come questo. Mentre avanzo a passo svelto non guardo nemmeno i soliti edifici transennati e pieni di crepe a causa di un terremoto che c'è stato ormai più di cinque anni fa. Avrebbero dovuto aggiustarli molto tempo fa, ma ormai nessuno ci spera più.
Sto riflettendo su cosa potrei fare questa sera dopo cena, dato che mia sorella non c'è avrò la cameretta tutta per me. Non mi accorgo che la strada è rotta e inciampo. Lascio subito la presa sul mio ombrello per allungare le braccia in avanti, così da ripararmi la faccia; emetto un verso debole mentre aspetto di incontrare il terreno bagnato, mentre le sottili ma numerose gocce di pioggia mi picchiettano sulla testa e sul cappotto.
Ma non incontro il terreno.
Sento una mano forte che mi afferra il braccio e mi tiene in equilibrio.
«Tutto bene?» mi chiede. È la voce di un ragazzo, che mi giro a guardare stupita. È un tipo piuttosto alto, con un sorriso gentile e dei profondi occhi verdi. Mentre mi copre la testa con il suo ombrello, non posso fare a meno di arrossire: è forse il più carino che mi sia mai capitato di incontrare. Lo guardo riavviarsi i capelli scuri dal taglio corto in silenzio.
Non riesco a capire bene da dove sia sbucato, dato che non avevo notato nessuno prima, ma alla fine decido che non m'importa. Deglutisco, cercando dentro di me il coraggio per rispondere alla sua domanda. «S-sì, sto bene... grazie...»
Lui allarga ancora di più il suo sorriso. «Fortuna che passavo di qui. Queste strade sono fatte proprio male, eh?!» Ha una voce così calda che sento vorrei restare a sentirlo parlare per ore.
«Eh già...», mormoro. In realtà non sono brava a parlare con i ragazzi, perciò vorrei soltanto sotterrarmi in questo momento perché non riesco nemmeno a pronunciare una frase intera.
«Bene, meglio così,» dice lui. Poi si abbassa per riprendere il mio ombrello che, per miracolo, non è volato via col vento. Me lo porge e, quando lo afferro, la sua mano sfiora la mia per un attimo. Mi sento lo stomaco in subbuglio, anche se cerco di far finta di niente il mio volto avvampa ancor più di prima.
«G... grazie...»
«Ora devo andare. Spero di rivederti.» Con queste parole, mi supera e se ne va.
Rimango immobile nella posizione dove mi trovo, ad ascoltare il rumore prodotto dai suoi passi sulla strada bagnata. Dopo alcuni istanti mi giro per guardarlo un'ultima volta.
Spalanco la bocca per la sorpresa: è sparito.
Sono di nuovo completamente sola. Strano, perché in questa strada non ci sono vicoli dove potrebbe aver girato, e poi l'ho sentito camminare fino a qualche secondo prima. Sbatto le palpebre più volte, confusa. Possibile che me lo sia soltanto immaginato? Ma stavo cadendo davvero e lui mi ha presa, ho sentito il suo tocco, mi ha ripreso l'ombrello. Dovrei essere completamente pazza per essermi sognata tutto quanto.
Sospiro con fare rassegnato. Qualsiasi sia la risposta, preferisco evitare di pensarci per ora.
Mi incammino di nuovo verso casa.

~~~

Quella notte, mi sono addormentata nel mio letto, per la prima volta da sola. All'inizio mi era sembrato strano non sentire il respiro di mia sorella dall'altro lato della stanza, ma alla fine sono crollata in un profondo.
Quando mi sveglio, però, nella mia camera è ancora buio. Dalla finestra aperta entra soltanto la flebile luce della luna e un vento freddo. Mi raggomitolo fra le coperte per scaldarmi. Ed è a questo punto che mi rendo conto che la finestra era chiusa quando mi sono messa a letto.
Mi viene la pelle d'oca. Questo può voler dire soltanto due cose: o sono completamente pazza e faccio cose di cui poi non ricordo nulla, oppure qualcuno è entrato in casa mia. Deglutisco forte e chiudo gli occhi con forza. Anche se sono nascosta sotto le pesanti coperte invernali, sento la presenza di qualcuno accanto al mio letto. Ho troppa paura di guardare. So che mi sta fissando. Penso che forse è solo un ladro che vuole assicurarsi che io stia dormendo davvero, oppure è un assassino che sta pensando a come uccidermi.
Ma io so che non è nessuna di queste due cose.
Non so come, ma sento che è qualcosa di diverso.
Rimango così per quelle che mi sembrano ore, ma in realtà è soltanto una manciata di minuti. Le lacrime mi scendono calde sulle guance. Quella presenza non accenna ad andarsene. Comincio a pensare che non se ne andrà mai.
Nonostante la paura che mi blocca quasi il respiro, alla fine decido di scostare un poco le coperte, quel po' che mi basta per guardare.
Non c'è nessuno accanto a me.
Il mio respiro comincia a tornare regolare, sebbene il mio cuore sia ancora un po' troppo veloce, mi sento un po' più rilassata. Esco completamente da sotto le coperte. Sono sola nella mia stanza. Completamente sola. Ancora una volta mi capita di chiedermi se sono pazza.
Vado a chiudere la finestra. Poi, invece di rimettermi a letto, preferisco andare in cucina. Una volta lì, accendo subito la luce. Mi riempio un bicchiere d'acqua fresca e lo mando giù in un sorso solo, per poi poggiarlo sul tavolo.
È tutto talmente silenzioso che mi vengono i brividi. Mi stringo nella mia vestaglia da notte, mentre mi concentro sul rumore del frigorifero per tranquillizzarmi. Ascoltare suoni familiari mi aiuta a riprendermi. Dopo parecchi minuti finalmente mi lascio andare a un sospiro e mi giro.
E lui è lì.
Apro la bocca per esplodere in un grido terrorizzato, ma lui mi si avvicina veloce e mi copre con una mano. Mi escono soltanto dei rantoli soffocati.
Mi guarda dritto negli occhi. Nonostante la situazione, non riesco a smettere di pensare a quanto sia bello. Le sue iridi verdi sembrano quasi scrutarmi all'interno, sento come se riuscissero a vedere anche i miei pensieri.
Respiro di nuovo a fatica, e il cuore minaccia di esplodermi nel petto.
Lui mi toglie lentamente la mano dalla bocca. «Non aver paura,» mi sussurra nell'orecchio. Mi sorprendo quasi nel sentire il suo alito caldo sulla pelle. Questo significa che lui non è un fantasma, anche se la cosa non mi rassicura molto. E probabilmente è anche la prova che non sono pazza. Non sarei mai in grado di immaginarmi niente di tanto realistico. Perciò posso sperare soltanto che si tratti di un sogno.
«La... lasciami...», lo prego. Gli poso entrambe le mani sul petto e lo spingo via con tutta la forza che ho.
Lui si allontana di pochi passi, ma nel volto ha ancora quel sorriso con cui l'ho visto la prima volta, quando mi ha aiutata a rimettermi in piedi. «Non voglio farti del male,» mi dice. «Voglio solo aiutarti a essere felice.»
Mi guardo intorno alla ricerca di un'arma con cui potermi difendere. I miei occhi si posano sul coltello per la carne lasciato sul lavandino dalla sera prima. Comincio a girare lentamente attorno al tavolo per raggiungerlo. «Chi sei tu?», gli chiedo, cercando di distrarlo. «Che vuoi da me?»
«Te l'ho detto, voglio solo renderti felice.»
È un maniaco. Ho attirato in casa un maniaco.
Solo alcuni passi e sono arrivata al lavandino.
«Anche se ci riesci non puoi fermarmi,» dice, gettando una veloce occhiata in direzione del coltello. Ovviamente ha capito cos'ho intenzione di fare, ma non mi lascio spaventare dalle sue parole. Non posso permettermi più di esitare.
Con uno slancio improvviso, afferro il coltello e lo impugno con entrambe la mani di fronte a me, guardando quel ragazzo con occhi di fuoco, o almeno, è quello che spero. Probabilmente però il mio sguardo in realtà risulta soltanto terrorizzato.
Mi sorride ancora. «Perché non ti fidi di me? Non voglio farti del male.» Mi si avvicina lentamente, e io stringo l'elsa dell'arma con ancor più forza.
Tendo i muscoli e mi preparo. Quando lui è abbastanza vicino, faccio scattare il coltello verso il suo stomaco. La sua mano mi afferra il polso prima che io possa ferirlo. Sull'orlo di un pianto isterico e con gli occhi umidi, guardo i suoi. E mi blocco un'altra volta. Non so bene perché, ma nel suo sguardo c'è qualcosa che riesce a immobilizzarmi.
«Non aver paura,» mi ripete. Avvicina il suo volto al mio. «Voglio solo aiutarti a essere felice.»
Le sue labbra si poggiano sulle mie. Ma non è un bacio violento come mi ero aspettata, il suo tocco è quasi dolce. Mentre le sue braccia mi circondano, lascio andare il coltello e chiudo gli occhi. Mi lascio andare a quella sensazione calda che riesce a darmi. All'improvviso, tutta la mia paura è scomparsa.
E mi sento bene.
Mi sento felice.

~~~

Non saprei dire con esattezza cosa è successo dopo. Tutto quello che ricordo è di averlo visto scomparire lentamente di fronte a me, mentre ancora mi stringeva. Poi tutto è diventato confuso, ho cominciato a sentirmi strana. Il mio corpo si muoveva da solo e io riuscivo a vedermi quasi come se fossi una spettatrice esterna.
Mi sembra di avermi vista raccogliere il coltello e uscire di casa. Iniziai a camminare per le strade deserte nella notte, con indosso soltanto la mia vestaglia. Avevo un sorriso strano sul volto, sono riuscita a vederlo, e mi ha spaventata non poco. Perché quello è lo stesso sorriso che aveva quel ragazzo.
I miei ricordi a questo punto si fanno confusi. Mi viene in mente soltanto l'immagine di un uomo che mi chiede se sto bene e cosa ci faccio lì, poi la sensazione del suo sangue sulle mie mani.
Ora vedo un ponte.
E poi soltanto il buio.

~~~

Il giorno seguente, i genitori della ragazza si accorsero subito dell'assenza della figlia, e quando chiamarono la polizia scoprirono con orrore che la ragazza era già stata trovata.
Si era buttata da un ponte.
Dissero di aver trovato anche delle macchie di sangue sulla sua vestaglia, perciò la considerarono colpevole dell'assassinio del loro vicino di casa, un uomo bianco sulla trentina, ritrovato accoltellato alla gola non molto lontano dal ponte.
Vennero fatte molte indagini, senza tuttavia riuscire mai a scoprire niente di utile.
Il perché la giovane di appena diciassette anni avesse ucciso quell'uomo per poi suicidarsi non riuscirono mai a spiegarlo.




Piccolo Angolo Autrice:
Salve a tutti! Questa è la prima storia che pubblico qui su Efp!
Se siete arrivati fino a qui vuol dire che l'avete letta tutta e vi ringrazio per questo. Non sono sicura nemmeno io che abbia un senso... 
Sinceramente volevo rileggerla prima di postarla, ma avevo paura che potessi perdere il coraggio di pubblicarla così ho deciso di buttarmi a capofitto. Perciò sono sicura che sarà piena di errori e mi scuso vivamente per questo.
Vi invito comunque a scrivermi una recensione, positiva o negativa che sia, per sapere cosa ne avete pensato, se volete darmi dei consigli, non so... 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: fire_94